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Autore: Aqua Keta    03/11/2020    6 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si buttò sul letto sfinito nella speranza di riuscire a dormire almeno un paio d’ore.
Invece i pensieri lo assillarono senza dargli tregua.
Mornay.  Cosa stava tramando?  Si era sempre fidato di lui. Quali erano realmente le sue intenzioni nei confronti di Bouillè?
Socchiuse per qualche istante gli occhi.
Oscar non era morta. Anche Emilie la pensava come lui.
Inutile e frustrato. Ecco. Forse non aveva fatto abbastanza per ritrovarla. Aveva sbagliato tutto.
Anche se fosse andato lui dal Generale non avrebbe risolto nulla. Anzi. Quell’uomo sicuramente lo avrebbe fatto buttare fuori da palazzo se non addirittura arrestare. Del resto sarebbe stato così anche per Vincent. Forse , forse solo Jarjayes avrebbe potuto spingersi oltre, minacciandolo, ricattandolo. Che ne sapeva. Lui non era che un nullatenente entrato nelle grazie di una famiglia importante e successivamente di un uomo, Mornay, dimostratosi magnanimo nei suo confronti.
L’amava. Dio quanto l’amava!
“Dimmi Oscar, che cosa devo fare ora?”


Sentì una rabbia incontrollabile pervaderla all’improvviso.
Quella donna. Lì. Di fronte a lei.
Volse le spalle nonostante la tentazione fosse quella di prenderla a schiaffi –“Non ho bisogno dell’aiuto di nessun’altra se non di Renèe. Tenetela per voi”- sedendo sul letto.
Laeh abbassò lo sguardo. Perché si trovava in quel luogo e proprio al cospetto della futura … No. Un momento. Che diavolo stava succedendo? Oscar moglie di un altro? Scosse il capo quando Renèe la prese per un braccio –“Uscite per il momento. Vi raggiungo a breve”
“Mia cara. Ero convinto di farvi una bella sorpresa. Del resto ve lo avevo promesso.”- Bouillè si avvicinò – “Ed ora vi prego , ditemi. E’ venuto dunque un dottore …”
“Oh si che è venuto un dottore”
Renèe sbiancò.
Quell’uomo incappucciato fece alcuni passi entrando nella stanza – “Non volete dire a vostro marito che cosa vi ha raccontato?”- rivolgendosi ad Oscar.
“Ah … siete voi. Dovreste comunque imparare a bussare prima di entrare nella stanza di mia moglie”
“Vostra moglie …”- sottolineò.
“Signore …”- la domestica avanzò verso il Generale tendendo una mano per attirare la sua attenzione.
“Voi uscite di qua!”- le urlò contro.
“Non ci penso proprio. Da quando siete qui avete solo creato problemi. Siete d’intralcio ogni volta che ci si muove e …”
“Perché non raccontate come siete fuggita il giorno della partenza del Generale per Parigi , di come vi ho ritrovato e ricondotto al castello, del fatto che il figlio che portate in grembo non è ..” Renèe  passandogli accanto gli pestò un piede.
L’ombra la colpì a man rovescia facendola cadere a terra –“Che cosa volete fare? Volete continuare ad essere complice di questa farsa?”- le urlò .
“Vi da di volta il cervello?”- chinandosi sulla donna –“Vi proibisco di prendere tali iniziative nei confronti dei miei domestici!”- lo bacchettò.
“I vostri domestici? Forse qualcuna trama alle vostre spalle!”
La guardò crucciato per quelle parole –“Devi dirmi qualcosa?”
“Avanti, aprite quella bocca invece di adoperarla a sproposito. O volete forse dirlo voi?”- richiamando l’attenzione di Oscar –“Si, credo che in quanto moglie dobbiate voi confessare al vostro consorte del vostro tradimento!”
 “Che cosa?”- incredulo.
“Abbiate il coraggio di dirgli che il figlio che portate in grembo non è suo”
Bouillè avvampò dall’ira –“E’ vero?”- un’occhiata di fuoco.
Non fiatò.
L’uomo le si parò di fronte –“Vi domando nuovamente. E’ vero?”
Lo fissò in silenzio.
“Si”- il tono fiero  – “questo è figlio del vero amore non dei vostri ricatti, delle vostre menzogne, delle vostre minacce assieme a quel vostro scagnozzo incappucciato. E mai sarà vostro!”
Il Generale paonazzo esplose in tutta la sua rabbia – “Mi avete ingannato!! – afferrandola per un braccio –“Voi … “
“Si, io. Credete abbia paura di voi? Non vi temo, nessuno dei due. E sappiate che se non mi ucciderete prima , un giorno pagherete. Ricordatelo per il futuro.  Pagherete!”
Bouillè si strappò la camicia urlando e ringhiando come un animale ferito. – “Immaginate di aver vinto in questa maniera? Vi sbagliate. Vi sbagliate di grosso”
Oscar sedette sul letto – “Avreste dovuto pensarci bene quel giorno che decideste di dar fuoco alla villa!”
Il passo pesante sul pavimento, le si avvicinò . Una mano posata sul letto l’altra tenendola per il mento –“Sarebbe troppo comodo farvi fuori. No. Voi vivrete e darete alla luce questo bastardo ..”
Lo colpì con un sonoro schiaffo –“Guai a voi se osate ancora a chiamarlo bastardo!”
Le strinse il polso –“Darete alla luce questo bambino e porterà il mio nome. Questo posso garantirvelo. E non appena vi sarete rimessa dal parto mi darete un erede, un vero Bouillè!”
Esplose in una risata –“Ne siete veramente convinto?”
“Ci potete giurare”- poi rivolgendosi a quell’ombra –“Venite nel mio salottino ora!”
“Uhh che modi. Si può chiedere più garbatamente”- pacatamente.
“Non ve lo sto chiedendo, ve lo sto ordinando !”
“Sapete che non prendo ordini da nessuno, tanto meno da voi”
“Le cose sono cambiate. Ora il gioco lo dirigo io. Muovetevi!!”- uscendo dalla stanza – “Con voi comunque terminerò più tardi” - ad Oscar.
“Risparmiatevi la perdita di tempo”- infilandosi sotto le lenzuola.
Renèe le sistemò i cuscini dietro la schiena –“Voi siete veramente pazza … una pazza piena di coraggio. E ora?”
“ Non so a cosa andrò incontro ma non potevo continuare a mentire su mio figlio”
“Siete una gran persona”- stringendole una mano.
Leah ferma lungo il corridoio poco fuori dalla camera rimase per tutto il tempo in silenzio.
Quella conversazione era stata a dir poco sconvolgente. Oscar non aveva allora contratto matrimonio volontariamente. E del resto come poteva? In grembo portava il figlio di Andrè.  Dunque cos’era realmente accaduto? Un fatto non le era sfuggito: Bouillè era l’artefice dell’incendio a casa Jarjayes a Le Conquet e quindi anche di un ipotetico rapimento … perché tutto questo?
Si affacciò timidamente alla porta. Lo sguardo basso. Gli occhi appena sollevati giusto per riuscire ad intravvedere le due donne nella stanza, in attesa che qualcuno le dicesse cosa fare.
Oscar increspò la fronte stringendo i denti dal nervoso vedendola a pochi passi da lei.
“Deve per forza stare qui?”- rivolgendosi a Renèe.
“Che male può farvi? Sarà un bell’aiuto”- scostando le tende in maniera che potesse entrare più luce.
“Tenetevela in cucina. Qui non voglio vederla”- sempre più stizzita.
“Non posso controbattere le decisioni del generale. Suvvia ..”
“Uscite per cortesia”- a Leah .
Non se lo fece ripetere e senza fiatare si allontanò lungo il corridoio.
Che situazione assurda. Per la seconda volta il destino aveva voluto che si incontrassero. Ora però era diverso. Non aveva più la necessità di competere con lei per amore. No, non più. I suoi errori le avevano aperto gli occhi e spalancato le porte del cuore ad Alain. Anche se a questo punto inutilmente.
Ora però non c’era più nulla da fare. Chi mai avrebbe saputo di lei in quel luogo sconosciuto?
Pensò che anche per Oscar fosse la medesima situazione. Andrè del resto la cercava disperatamente .. e lei era lì alla sua insaputa.
Assorta nei suoi pensieri tornò alla realtà solo quando Renèe la richiamò dicendole di seguirla.
 

Sarebbe rimasta fino ai primi del nuovo anno. Glielo aveva promesso, ad una condizione. Lei la sera sarebbe rientrata  da Du Mont e là avrebbe trascorso le notti con i suoi fratelli.
Alain aveva accettato senza battere ciglia. A fine turno era comunque piacevole trovare qualcuno a casa. Nonostante fosse consapevole del fatto che quella non era la sua normalità, Yvy rassettava casa, gli seguiva la biancheria e non gli faceva mai mancare la tavola apparecchiata al suo rientro. Non era speciale a cucinare quanto Leah, ma se la cavava.
Aveva ripreso a frequentare Bernard. Un paio di volte a settimana si ritrovavano da Du Bois con alcuni vecchi nomi dei Soldati della Guardia. Discutevano per lo più di quello che sarebbe stato il futuro della Francia, o meglio, ciò che avrebbero voluto.
Mentre loro speravano in condizioni di vita migliori per tutti, l’Assemblea si era dedicata ad alcune riforme tra le quali quella amministrativa e municipale. Poco prima di Natale erano stati creati i dipartimenti, una sorta di circoscrizioni amministrative, giudiziarie, fiscali e religiose.
Molto dibattuto era l’argomento della riforma del sistema elettorale sul quale era un continuo scontrarsi tra alcuni deputati convinti che il voto lo si sarebbe dovuto estendere a tutti i cittadini maschi, altri che tale diritto fosse riconosciuto solo ad una parte della popolazione.
“Io proprio non capisco. D’accordo sul dare nuove prospettive politiche al paese ma non è forse più importante preoccuparsi della miseria in cui versa la maggior parte della popolazione?”- Yvy aspirò a lungo dalla sigaretta –“Se andiamo avanti così sarà un macello”
“Non hai forse deciso di andartene a Londra? “- la stuzzicò Alain.
Un’occhiata quasi da fulminarlo. Trangugiò l’ultimo sorso di birra e seccata se ne uscì dalla taverna.
Il passo spedito verso la canonica di Du Mont –“Idiota! Ma perché gli ho promesso di restare? “.
Una mano l’afferrò per un braccio –“Ehi …”
“Ma come fa quella a sopportarti? Dev’essere una santa!”- riferendosi a Leah –“Non cambierai mai”- liberandosi con uno strattone –
“Forse nemmeno tu”
“Basta, domattina me ne vado. A volte mi domando cosa pensassi quando ho deciso di tornare a Parigi. Maledizione a me!”- riprendendo a camminare.
“Semplice. Hai pensato a me.”- con tono altezzoso.
“Ma piantala di dire scemenze”- sempre più seccata.
La raggiunse bloccandola –“Perché altrimenti?”
“Perché …”- le spalle al muro.
Alain avvicinarsi sempre più fino a sentirne il corpo aderire al suo. Il respiro caldo accarezzarle una guancia –“Perché non stai da me stasera ….”
Percepì tutta la sua eccitazione dietro la tela dei pantaloni contro la sua gamba. Socchiuse gli occhi una frazione di secondi quasi inebriata dal tono suadente della sua voce.
Si, ecco l’Alain che sapeva comunque come prenderla.
Un tentativo di riaprire gli occhi quando le labbra carnose e morbide di lui le sfiorarono un orecchio scivolando lungo il collo a risalire fino a trovarsi di fronte le sue. Le passò delicatamente la punta della lingua sull’arcata superiore.
Persa.
 

“Posso domandarvi da quanto sono sposati i signori?”- azzardò dopo aver seguito a lungo una serie di insegnamenti impartitele da Renèe.
“Un mese circa”- armeggiando con tazza e teiera –“Piano piano dovrai occuparti tu di lei. Così vuole il padrone”
“Non mi pare sia ben disposta nei miei confronti”
“Si fida solo di me”- ribattè.
“Ma …”
Renèe si volse lanciandole un’occhiataccia –“Prima regola: mai essere ficcanaso. Ascolta e taci, la seconda. Rispondi e parla solo quando ti viene chiesto, la terza”
Leah abbassò gli occhi. Ma dov’era capitata? Una prigione, ecco!
“I pasti vengono serviti in camera a Madame come hai potuto constatare questa sera con la cena. La mattina va arieggiata e sistemata la stanza e rifatto il letto. Il tutto abbastanza velocemente. Madame non deve affaticarsi”
“Mi sembra di aver capito che sia in dolce attesa. Immagino la gioia di entrambi”
La donna non rispose. Preparò un vassoio e glielo porse –“Cominciamo subito. Portale la tisana serale”
Rimase immobile di fronte a quelle parole.
“Beh? Che hai da stare lì imbambolata? Forza, sei qui per questo. Muoviti”- quasi spintonandola.
Afferrò il vassoio titubante.
“Avanti”- la incitò nuovamente la domestica.
Salì le scale assalita da mille pensieri e domande. Attraversato il lungo corridoio giunse infine di fronte alla camera di Oscar.
Un lungo respiro. Bussò.
La voce dall’interno le disse di entrare.
Rimase con il vassoio in mano in silenzio, in attesa che le venisse indicato dove posarlo.
La tensione era palpabile.
Oscar strinse con rabbia le lenzuola –“Che cosa volete?”
“Ecco … ho portato la tisana serale”- lo volto chino, il respiro leggermente affannato.
Riprese in mano il libro lasciato cadere tra le coperte –“Sul tavolino”
Leah eseguì e volgendosi cominciò a tormentarsi le mani –“Posso esservi d’aiuto?”
“Non ho bisogno di voi. Vi prego di lasciare la mia camera”- senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
Perché la trattava così? Non c’era motivo. Lei era la donna di Andrè, in grembo portava suo figlio. Non aveva proprio nulla di cui aver paura. Si, certo c’era stato quel momento di debolezza. Ma Andrè non aveva dubbi sui suoi sentimenti nei confronti di Oscar. Glielo aveva detto e ripetuto. Tra loro solo un profondo sentimento di amicizia.
“Permettete?”- il tono sicuro di sè eppure rispettoso nel contempo.
Non rispose.
“Potete ascoltarmi gentilmente? Io …”
“Vi chiedo per cortesia di uscire”- voltando pagina.
“Non ho voluto io venire qui . Se penso che potrei tranquillamente essere già a Londra a quest’ora”
“Potevate partire, avreste fatto piacere a molti”- sempre senza guardarla.
“Forse se non mi avessero rapito non sarei qui!”- stizziita.
“Avete terminato? “- lasciando scivolare il libro.
“No, non ho finito. E’ ora che chiariamo una volta per tutte questa storia.”- i pugni stretti avvicinandosi al letto.
“Non ho alcun motivo per conversare con voi”- lo sguardo di ghiaccio.
“Io credo di si. E lo sapete bene!”-
“Personalmente l’argomento è chiuso. Da tempo. E poi …”- volse lo sguardo verso la finestra. Gli occhi le si fecero lucidi –“… poi ora non ha più importanza”.
“No. Ha importanza, soprattutto ora che attendete un figlio!”- incalzò.
Si accarezzò il ventre con infinita tenerezza. Che importanza poteva avere il passato ora. Andrè non c’era più. Lei era rimasta sola, sola con la sua creatura che cresceva giorno dopo giorno e che lei amava sempre di più. E quella ragazza di fronte a lei, la sua rivale …
“Lasciatemi sola”- nascondendo le lacrime.
Rimase colpita dal tono di voce strozzato da infinita sofferenza..
“Oscar …”- per la prima volta la chiamò per nome.
Incrociò quegli occhi celesti velati di tristezza.
“Uscite, ve lo chiedo per cortesia”- passò una mano per asciugarsi le lacrime.
“Vi prego … ascoltatemi. Solo qualche minuto”
“Che cosa volete? Perché mi tormentate ancora con la vostra presenza? Lasciatemi in pace”- il volto ricadde sul cuscino .
“Non voglio tormentarvi. Andrè non me lo perdonerebbe mai! Vi ama, vi ama troppo. E tra noi c’è solo tanto affetto, null’altro”- affondò il viso tra le mani –“Se solo potesse sapere che siete qui …”.
“… non può … Andrè è morto! …”- quasi aggredendola verbalmente.
Leah sgranò gli occhi –“Morto?”
 

“Non credo che alla tua bella rossa faccia piacere sapere che mentre lei non c’è te la intendi con la tua ex”- lo sfidò.
Sorrise maliziosamente di fronte a quell’affermazione.
Ma poi si fece serio. Le parole di Yvy avevano colpito nel segno. Si, adorava le donne, non lo aveva mai negato. Ed ora era una situazione alquanto assurda.
Nel cuore il desiderio di cercare a tutti i costi Leah e riportarla a casa. Nella mente e negli occhi il volto di Yvy.
Si passò le mani fra i capelli voltandole le spalle –“In un duello bisognerebbe combattere ad armi pari”
“Sai bene che non possiamo continuare ad illuderci. Ne abbiamo già discusso più di una volta. Inutile, tu ed io non siamo compatibili …”
“… tranne che…”
“Si, tranne che ! Ma questo non può bastare per far funzionare una relazione e tu lo sai … noi lo sappiamo. Abbiamo tentato più di una volta. E’ ora di darci un taglio definitivo. Tu e Leah vi appartenete. Per noi non è mai stato così”- accendendosi una sigaretta.
Il discorso di Yvy non faceva una piega –“Che cosa resterà di noi?”
Sorrise –“Tanti ricordi. Belli. Brutti. … affetto”
“Rispetto ….”- concluse.
Scoppiò in una risata –“Rispetto? Dai Alain … non ci credi nemmeno tu”
“A modo nostro …”
“Ecco “- aspirando dalla sigaretta.
“Non perderai mai il vizio”- avvicinandosi.
Lasciò cadere la cicca a terra –“Non voglio nemmeno smettere”- si lasciò cingere i fianchi.
Alain la strinse forte a sé –“E’ un addio vero?”
Chiuse gli occhi.
L’ultimo abbraccio.
 

“Quando?”- la voce tremante.
La fissò –“ … uscite. Non sono tenuta a raccontarvi eventi personali”- si coricò girandole le spalle.
Leah scosse il capo –“Non può essere!”- incredula –“Non può essere assolutamente”
“Uscite, ve ne prego”- quasi singhiozzando –“Uscite da questa camera”- la intimò sollevandosi.
Il volto rigato dalle lacrime, gli occhi gonfi –“Uscite!!- le gridò per l’ultima volta.
Fece un passo indietro come spaventata da tant’aggressività.
“Andrè non è morto!”- sbottò con gli occhi lucidi -“è a Parigi a casa di Alain!!”
Oscar fece scendere le gambe sul lato del letto. Gli occhi e la bocca spalancati, incredula.  Si volse verso di lei avvicinandosi lentamente. Una mano poggiata alla balaustra del baldacchino –“Che cos’avete detto?”
La giovane indietreggiò.
Avanzò nuovamente afferrandola per le braccia –“Che cos’avete detto di Andrè?”
“E’ a Parigi a casa di Alain … almeno fino a quando …”
“Voi mentite”- scuotendola.
“E come potrei? Che senso avrebbe? Perché dovrei dirvi il contrario?”
“Perché voi l’amate”- la zittì.
Chinò gli occhi –“ ….  ho creduto di amarlo … in realtà amo un altro uomo … “
Oscar si prese la testa tra le mani –“Allora … allora chi era quell’uomo nella cella? Chi era … chi hanno ucciso? … io …”- le premette sugli occhi –“Io non capisco … mi sembra di’impazzire …. Andrè”.
Una fitta improvvisa la piegò in ginocchio.
Leah si chinò su di lei –“State bene?  Che cos’avete?”
L’afferrò per una mano e facendosi forza tentò di rimettersi in piedi.
“Se non sbaglio dovete rimanere a letto e cercare di stare tranquilla. Coraggio. Vi aiuto”
Le spiumacciò i cuscini e la fece coricare.
Il cuore le batteva all’impazzata. Era vivo!
Avrebbe voluto gridare, si gridare il suo nome. Cos’era accaduto allora in quella cella? Chi era il giovane fatto passare per il suo Andrè? Bouillè e quell’atro l’avevano tratta in inganno alla perfezione. Nel buio totale di quelle mura umide si era compiuto un atto atroce. Un uomo innocente, sconosciuto. L’assassinio di un poveraccio che in tutta quella storia non aveva nulla a che fare.
Andrè era vivo … il suo Andrè. Gioia, tristezza, impotenza. Un groviglio di sentimenti.
Assurdo, tutto assurdo. La verità. Si, qual’era il vero motivo di tutto ? E poi chi era quell’essere incappucciato? Perché la odiava così tanto e perché aveva aiutato il Generale in quel losco affare?
Le parve di percepire come piccoli colpetti –“Si tesoro. Tua madre deve assolutamente cercare di stare calma. Perdonami. Ma ora tutto … tutto cambierà”- accarezzando il ventre.
Rimase ad osservare la sua “rivale”mentre le sistemava le coperte. Una montagna di ricci rossi legati dietro la nuca da un nastro incorniciavano un volto tempestato di lentiggini e occhi come due smeraldi spiccavano luminosi fra la pelle color latte.
Incrociò il suo sguardo.
“Voi mi odiate ….”
“No, io non vi odio. Forse prima avrei fatto di tutto per strapparvi Andrè. “
“Allora lo ammettete!”- sedendosi sul letto.
“Perché mentirvi? Certo, prima.”- nella sua mente l’immagine di Alain.
Intravvide un velo di tristezza infinita sul suo volto –“Ditemelo ancora!”
“Che cosa?”- versandole la tisana.
“Di Andrè ….”
Dopo averle allungato la tazza sedette poco distante dal letto – “Quando ho deciso di lasciare Parigi era a casa di Alain”
Il capo ricadde all’indietro sul cuscino. Strinse gli occhi deglutendo ripetutamente. Le lacrime scorrerle ai lati del viso.
 

Versò dell’Armagnac nel bicchiere e sorseggiandolo si mise a camminare per la stanza. Avevano discusso di mille cose e all’ora di cena non lo aveva voluto seduto al tavolo. Ora esigeva nuove spiegazioni –“Voglio un racconto dettagliato di tutto ciò che è accaduto durante la mia assenza”
L’ombra storse il naso –“Sapete bene che no amo particolarmente prendere ordini …”
“Mi avete stancato con i vostri modi falso posati e soprattutto che non facciate quello che vi chiedo”- irritato.
“Tutto è sempre filato liscio e a gonfie vele prima che s’intromettesse la vostra domestica. Fosse al mio servizio l’avrei già sbattuta in gattabuia”
“So io come gestire chi è al mio servizio. VOI, voi dovete cambiare atteggiamento”
“E’ forse una minaccia?”
“Fate come volete. A mio parere vi state prendendo troppe libertà. Vi siete dimenticato per chi lavorate?”- affondando con tutto il peso nella poltroncina –“Come vi ho ripetuto in precedenza posso sospendere ogni contratto con voi”
“E voi ben sapete non sia conveniente una decisione tale. A volte credo bramiate finire all’inferno prima del tempo!”- sghignazzò.
Qualcuno bussò.
“Avanti!”
Renèe fece il suo ingresso nello studio.
“Ah … bene. Proprio tu”- trangugiando l’ultimo sorso – “Che cosa mi hai combinato? Dopo tanti anni di fiducia nei tuoi confronti mi pugnali così alle spalle?”
 L’ombra le si avvicinò girandole attorno –“Traditrice!”-
“Piantatela!”- sbottò Bouillè –“Un’altra parola e vi sbatto fuori!!”
Digrignò i denti dalla rabbia e si mise in disparte.
“Renèe … io non posso credere …. io non mi capacito del fatto che tu abbia aiutato quella donna a …”
“Quella donna è vostra moglie”- lo interruppe.
“Giusto per questo dovresti rendermi conto sinceramente di tutto.”- si lisciò il mento –“Tu sapevi?”
La donna tacque.
“Non avete nemmeno il coraggio di aprir bocca ….”- s’intromise l’altro.
“Tacete! Nessuno vi ha interpellato”- rabbioso. Poi rivolgendosi nuovamente alla domestica –“Rispondi!”
Inizialmente tentennò – “Si”- rispose a tono basso.
“Perché Renèe, perché? Da quando sei al mio servizio non hai mai fatto una cosa del genere”
“Io vi ho sempre servito fedelmente. Sono sempre stata al mio posto, non mi sono mai intromessa in nulla. Ma questa volta non ho potuto. Approvare ciò che avete fatto sarebbe stato andar contro la mia morale”
“Come hai appena detto saresti dovuta rimanere al tuo posto. Non ti saresti dovuta intromettere nelle mie decisioni”
“Il vostro gesto nei confronti di quella giovane è a dir poco obbrobrioso ed inaccettabile. E a quanto pare avete pur preso gusto a rapire la gente”
“Modera le parole”- la bacchettò.
“Ma come avete potuto con l’aiuto di quell’essere immondo …”
“Non vi azzardate …”- l’ombra avanzò verso di lei con l’intento di colpirla.
“Se la toccate giuro che vi strozzo con le mie stesse mani”- alzandosi di scatto Bouillè gli puntò un dito.
Si rifece da parte.
“Come avete potuto rapire quella giovane, dar fuoco a casa sua, portarla via dalla sua famiglia, condurla in questo luogo sperduto nel nulla per farla vostra consorte contro la sua volontà? Non credevo vi sareste spinto così oltre ogni limite della ragione umana. Cosa vi ha fatto di tanto atroce per destinarla ad una condanna così assurda? L’amaste alla follia … ma voi la odiate. La vostra è solo una questione di ripicca, di vendetta e null’altro!”
“Il fatto è che tutto ciò non deve riguardarti”
“Sbagliate. Mi avete messo al suo fianco e non posso che ripetervi quanto siate nel torto. Avete compiuto un atto riprovevole!”
“Ora basta!”- sbottò –“Di chi è il figlio che porta in grembo?”
“Dell’uomo che ama. E se doveste toccarlo che Dio vi fulmini!”
“Basta Renèe! Non posso e non voglio cacciarti. Tanto meno rinchiuderti come suggerisce qualcuno. Ma ti allontanerò da qui per il momento.  Andrai a Bruges. Prepara le tue cose.”
“Ma signore … siamo a Natale!”
“Partirai subito dopo”
“E come farete? Oscar ha assoluta necessità di essere seguita  durante questi mesi che la condurranno al parto … e quando …”
“Quando sarà il momento ci penserà la nuova ragazza”- la zittì con un cenno di mano.
“Cosa credete che ne sappia Leah di come aiutare una partoriente?”
“Non deve certo essere una tua preoccupazione. Ho deciso così, e così sarà. Ci precederai nella nuova dimora”
“Ma non vi trasferirete prima che il bambino sia nato!”
“Avrai tutto il tempo per sistemare ed organizzare al meglio il luogo dove vivremo”
“Vi chiedo di ripensarci. Se dovessero sorgere delle complicazioni durate il travaglio e successivamente come pensate possa intervenire la ragazza?”
“D’ora in poi non è più una tua preoccupazione”
“Io vi chiedo scusa … ma siete impazzito?  Volete mettere a rischio la vita del nascituro?”- stringendo i pugni dalla rabbia.
“Renèe!!” - la richiamò.
“No! Non potete farle una cosa del genere. Se il bambino morisse … volete macchiarvi del sangue di un innocente?”
“Smetti di fare la tragica. Da che mondo e mondo tutte le donne sanno come partorire anche da sole. E’ un qualcosa che avete dentro”
“A stare con quello scellerato vi siete bevuto il cervello!”- esplose.
“Non ti permetto …”
“Ma si, cacciatemi dal castello, buttatemi in gattabuia. Sono vecchia e non vi servo più. Meglio le nuove leve”
Quelle parole fecero emergere un leggero sorriso sulle labbra di Bouillè –“Siete gelosa?”
“Ma quando mai! Ben venga l’aiuto della gioventù. Io mi preoccupo di vostra moglie e di quella creatura che ha tutto il diritto di nascere senza alcun problema”
“Quello che mi stupisce è che lasciate che una stupida serva si rivolga a voi con questo tono”- un paio di passi in avanti.
“Fuori!”- gli urlò Bouillè.
Se ne uscì dallo studiolo paonazzo dalla rabbia –“Al momento opportuno faremo i conti!”- mormorò.
 

“Quindi mi era venuto a cercare a Parigi?”
“Si”- ripensando ad allora –“Si è presentato un giorno quasi a notte fonda. Alain se lo è trovato sulla porta. Siamo rimasti allibiti nel vederlo”
Oscar volse lo sguardo verso Leah –“Siete rimasti?”
La giovane trasalì avvampando all’improvviso.
“Voi e Alain?”- sgranando gli occhi.
Chinò il capo mordendosi un labbro.
“Allora l’uomo di cui parlate è ….”
Non rispose. Rimase in silenzio. Quanto avrebbe desiderato averlo lì ora. Una stupida! Ecco! Era stata solo una stupida.
La sentì sghignazzare.
Alzati gli occhi per la prima volta vide Oscar sorridere divertita.
“Perdonatemi, non voglio sembrarvi poco rispettosa o delicata … ma con Alain? Beh, non posso che congratularmi con voi … se ho inteso bene, naturalmente”
“… si ….”
“Quindi vi avrebbe …. sorpreso in piena notte? E poi?”- incuriosita.
“Era piuttosto provato per il lungo viaggio da Le Conquet. Ci ha raccontato di quanto accaduto, di voi …”
Provò nella sua mente ad immaginarlo. Stanco, la barba incolta … Il suo Andrè.
Si sentì attraversare da un fremito e sorrise accarezzando la morbida rotondità.
“Credo sia meglio vi corichiate. E’ tardi. “. Leah sistemò la tazza sul vassoio e si accinse ad uscire -“Già una volta ve lo dissi. Siete fortunata ad avere un uomo che vi ama così perdutamente”.
La porta si richiuse alle sue spalle.
Scese dal letto. L’eccitazione per la scoperta era tale da non riuscire a rimanere ferma.
Prese a camminare avanti e indietro per la camera da letto con passo lento facendo attenzione ad ogni segno le desse il suo corpo. Doveva veramente fare attenzione, ora più che mai.
Probabilmente era stato un bene che quell’ombra l’avesse riportata a palazzo. Non fosse stato così non avrebbe incontrato Leah e di conseguenza non avrebbe mai imparato di Andrè.
Si, forse era stato meglio così.
A questo punto le cose cambiavano.
Aveva avuto fretta, troppa fretta. Il piano di fuga precedente non era stato studiato nei minimi dettagli. Questa volta le cose sarebbero andate in maniera differente.
Unico ostacolo, se così lo si poteva definire, era la sua situazione attuale. Il medico era stato chiaro.
Non avrebbe messo a repentaglio la vita di suo figlio. No, non ora.
I mesi seguenti sarebbero stati sicuramente pesanti in ogni senso. Quindi, meglio mettersi momentaneamente il cuore in pace. Si sarebbe attenuta scrupolosamente alle indicazioni del medico e di Renèe. Avrebbe fatto la brava per il suo piccolo e per Andrè. Nel frattempo avrebbe pianificato la “dipartita” da quel luogo maledetto. Senza dimenticarsi di come l’avrebbe fatta pagare a quei due.
E Renèe? E Laeh? Cos’avrebbe fatto con loro?
 

Un timido sole distese i suoi raggi sulla tenuta.
Andrè era intento a seguire i primi passi di un piccolo puledro. Era rimasto in piedi tutta la notte.
Da quando erano rientrati da Parigi dormiva si e non un paio d’ore la notte. Non riusciva a riposare. Era un susseguirsi continuo di incubi. Si risvegliava di botto madido di sudore, il respiro in affanno, i battiti accelerati  gridando spesso il nome di Oscar.
Cercava di tenersi il più possibile impegnato in modo da non pensare ma nella sua mente era sempre presente l’immagine di lei.
Vincent apparve al di là del recinto –“Ti va una tazza di caffè?”
Annuì accarezzando la bestiola.
Infilata la giacca si diressero verso l’abitazione di Mornay.
Riempì due tazze e ne porse una al giovane –“Buon Natale”- gli disse brindando.
Ricambiò il gesto con un leggero sorriso –“Sarebbe stato il primo Natale da marito e moglie”- commentò.
“Mi auguro siederai a tavola con noi per pranzo. Faresti un torto a madame non esserci”
“Certo. Ci sarò”
Rimase a fissare il giovane. Lo sguardo sulla tazza, perso in chissà quali pensieri .
“Il Generale ha deciso di far traslare la salma la prossima settimana”- abbassando lo sguardo.
“Prego?”- tornando alla realtà.
“Jarjayes farà traslare la salma di Oscar la prossima settimana”
Sorseggiò il caffè –“Non c’è nessuna Oscar in quella cassa e voi lo sapete benissimo”-
Vincent accennò ad un sorriso.
“Mornay a che gioco stiamo giocando? Mi sembra solo una presa in giro”
“Nessun gioco, ragazzo. Stò aspettando che aprano quella bara perché Augustin si convinca finalmente della falsità di Bouillè”
“Che cosa è rimasto a fare Martin a Parigi?”- con nonchalance.
Sghignazzò –“Non avevo dubbi che fossi un attento osservatore”
“Non mi avete risposto”- il tono serio.
“Ti ho detto di non preoccuparti”- riponendo la tazza.
“Non mi preoccupo. Vorrei solo capire che intenzioni avete”
“Tenere sotto controllo gli spostamenti di Bouillè. Sono certo che se ne sia andato da Parigi. Dobbiamo capire dove”
“Credete che sia con lui?”
“Ne sono certo. E quando lo avremo trovato a te l’onore di farne ciò che vorrai”
 

Leah bussò alla porta poi entrò.
Ripose il vassoio sul tavolino ed aprì lentamente le tende – “Buongiorno. Buon Natale”
Oscar si stiracchiò nel letto. Poi abbracciando il cuscino –“Dov’è Renèe?”
“E’ alle prese con il pranzo odierno”
“Buongiorno”- rispondendo poi al saluto –“Buon Natale”
Socchiuse gli occhi pensando che quello sarebbe stato il primo Natale da Signora Grandier. Già, nella loro dependance a Le Conquet. Si sarebbe svegliata tra le braccia di suo marito, sarebbero rimasti a coccolarsi prima di fare colazione assieme. A pranzo si sarebbero seduti a tavola con sua madre, suo padre e Nanny che le avrebbe sicuramente preparato una delle sue torte straordinarie per il suo compleanno.
Alzatasi decise che avrebbe fatto almeno quattro passi per il castello, giusto per muoversi un po’.
Dopo essersi vestita sedette alla specchiera mentre la giovane si accinse a spazzolarle i capelli.
“Non mi avete detto per quale motivo dovevate andare in Inghilterra. Viaggetto in programma con Alain?”
La ragazza scioccata per la domanda sentì le mani tremare.
Tacque qualche secondo mettendo insieme le parole per poterle rispondere.
“Ecco … veramente …”
“Voi non siete irlandese?”
“Si”- sibilò passando la spazzola.
“Deve essere un paese meraviglioso”
“In effetti …”
Attese un attimo e la incalzò nuovamente –“Vi sareste trasferiti  a Londra?”
Le braccia ricaddero lungo i fianchi.
Oscar si volse –“Che succede?”
Abbassò lo sguardo. La spazzola scivolò a terra. Portò le mani al volto –“Vi prego perdonatemi”
Aggrottò la fronte perplessa di fronte a tale reazione.
Piegata in ginocchio, le lacrime attraversarle le guance.
“Ho sbagliato … non volevo farlo … io non avevo compreso di amare Alain …”
“Ma che cosa …?”
La voce rotta dai singhiozzi –“Stavo lasciando Parigi … perché Alain mi aveva cacciata di casa”
“Cacciata?”-
“Ci ha sorpreso mentre ci baciavamo … ma giuro è stato ….”
“Vi baciavate? Voi e …”-
“… Andrè …”- in un pianto a dirotto.
Oscar si alzò in piedi.
Andrè si era baciato con Leah!
Andrè pur essendo a Parigi per cercarla … si era baciato con la sua eterna rivale!
Deglutì incredula.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Non poteva essere! Andrè si era gettato per l’ennesima volta tra le braccia di quella donna!
“Che cos’avete fatto!”- furiosa.
“Vi giuro che è stato uno sbaglio. Noi non volevamo … è stato un momento di smarrimento … sappiamo bene i sentimenti che …”
“Un momento di smarrimento?”- si portò una mano alla fronte –“Non ci posso credere. Un momento di smarrimento. Ma siamo impazziti? Ma chi volete prendere per i fondelli? Voi !”- avvicinandosi alla giovane –“VOI!”- la fissò livida di rabbia e piena di gelosia – “Alain vi ha cacciato e Andrè?”
“Pure lui!”- tentando di ripararsi da lei con un braccio.
Le voltò le spalle –“Alain non ha avuto dubbi a quanto pare. Anche lui ha visto bene. Come me, del resto”
“Che cosa volete dire?”- asciugandosi il viso.
“Che non ha avuto dubbi sulla vostra poca serietà e su Andrè.”
“Vi sbagliate!”
“Non credo proprio. Da quando avete incrociato la mia strada siete stata un problema. Ma a quanto pare anche terribilmente abile a trarre nella vostra tela un uomo che era prossimo al matrimonio.”
“Non sono quella persona che credete”
“Io non credo nulla. Mi baso sulle evidenze. Forse la vostra giovane età … o chissà … la vostra facilità di costumi”
Leah si alzò di scatto sollevando una mano verso di lei per colpirla.
Oscar la scansò - “Ah, bene. Siete pure manesca. Bugiarda, di facili costumi e manesca. Che bel partito per Andrè!”- si allontanò – “Uscite!”
“NO! Voi dovete ascoltarmi!”
“Non sono solita circondarmi di soggetti come voi. Vi prego di lasciare questa stanza”
“Non abbiamo fatto nulla di male. E’ stato un bacio innocente!”
“Non avete fatto nulla di male? Un bacio innocente? Uscite o giuro che vi prendo a schiaffi!”
“Vi state sbagliando su Andrè e su di me. Avrei fatto meglio a non raccontarvi dell’accaduto. Se l’ho fatto è semplicemente perché sono una persona sincera e nonostante il passato vi rispetto”
Scoppiò in una risata –“Voi parlate di rispetto? Come no! Oh si, avete avuto una gran considerazione del rapporto che c’è tra Andrè e la sottoscritta … anzi, possiamo dire che c’è stato .. visto questa squallida verità. Si, tantissimo rispetto”
“Smettetela!”
“Così tanto rispetto da non farvi scrupoli nel tentativo di portarmelo via nonostante fosse a conoscenza del legame che …”
“Forse lo avreste fatto pure al mio posto!”
“Non esiste! Non mi sarei mai messa in mezzo tra due persone sapendo quanto si amassero”
“Voi lo rifiutavate Andrè! I Io conosco bene quante volte si è ubriacato, quante volte dentro un bacio c’erano le lacrime per voi, quando una sera ci lasciammo quasi andare ma …”
“Prego?”- scioccata
“Si! Avremmo fatto l’amore se nella testa non ci foste stata voi!!”- le gridò.
Gli occhi sbarrati. La rabbia crescere e la gelosia divorarla fino ad esplodere.
“Fuori!”- indicandole la porta –“Uscite e guai se rimettete piede in questa stanza. Non voglio più vedervi. Mi date la nausea. Uscite!!”
“Siete solo una sciocca, viziata, impertinente, boriosa. Ma come ha fatto Andrè a starvi dietro per così tanto tempo con tutte le donne in giro!?!”- avviandosi.
“Oh bene. Certo, meglio scegliere una sciacquetta come voi”
“Quanto siete infantile!”
“Chiederò al Generale di destinarvi ad altro servizio. Anzi! Vi sbattesse fuori. Almeno così potreste tornare da Andrè a piagnucolare”
“Molto volentieri. Vi auguro di rimanere a lungo al fianco di vostro marito, madame Bouillè!”
“Fuori!!!”
Leah uscì sbattendo la porta.
Paonazza dal nervoso  rimase ferma al centro della camera da letto.
Abbassò lo sguardo delusa. Si sentì ferita nei sentimenti così puri nei confronti dell’uomo che tanto amava. O che fino ad allora aveva amato. Non riusciva a capacitarsi del comportamento di Andrè. Non poteva essere che si fosse lasciato abbindolare da quella strega.
Portò un pugno chiuso alla fronte – “Andrè … perché? Perché hai fatto questo? Ti sei buttato tra le braccia di un’altra donna senza pensare alle nostre promesse, ai nostri progetti … a nostro figlio! Io non posso crederci … non posso … non voglio crederci … - ma poi affondò il viso tra le mani –“… sono una stupida … credevo mi amassi. Invece non appena sono sparita hai trovato subito conforto … e ciò che mi rode di più proprio con quella donna!”
Sedette sul bordo del letto –“Splendido compleanno Oscar. Auguri”- disse ironicamente.
Il fatto che Andrè fosse vivo le aveva dato inizialmente la speranza e la forza per riuscire a scappare definitivamente. Aveva cominciato a fare nuovi progetti nella sua mente, senza fretta però. Questa volte avrebbe dovuto studiare tutto nel più piccolo dettaglio.
Ma ora …
 

“Fersen non potete immaginare quanto ho desiderato una giornata come questa … un Natale con voi. Sono la donna più felice sulla faccia della terra”- stringendogli le mani.
“Mia Regina, la vostra gioia è la mia”.
“Ho tanta nostalgia di Versailles. Sarebbe stato stupendo trascorrere il Natale cominciando la giornata con una bella passeggiata nel parco ...  il pranzo a corte … e nel pomeriggio la lettura di alcune poesie al Petit Trianon con un sottofondo musicale … una cioccolata in tazza … Hans è così triste qui”
“Vorrei poter fare molto di più per voi e sua Maestà”
“Il Re nutre nobili sentimenti nei vostri confronti e un profondo rispetto”
“Ne sono sinceramente lusingato”
“Hans ditemi. Avete avuto notizie di Oscar?”- accomodandosi.
“Al momento mi è stato riferito che i Jarjayes si siano trasferiti sulla costa occidentale, in Bretagna”
Accostò una mano alla bocca –“Fersen … così lontano!”
“Immagino abbiano avuto i loro motivi per farlo”-
“Credo che sarebbero dovuti restare a servizio della Corona e non fuggire come dei vili!”
“Maestà!”- sbalordito –“Come potete pensare questo soprattutto di Madamigella Oscar?”
Seccata si alzò dalla poltroncina –“Mi avete riferito di essere a conoscenza del nostro ultimo incontro”
“Lei stessa mi ha raccontato …”
“Vi rendete conto che ha abbandonato l’uniforme per unirsi a quella plebaglia? Mai mi sarei aspettata una decisione del genere”
“Eppure l’avete perdonata”
Aggrottò la fronte. Colta in fallo.
“Si, è vero … ma non ho acconsentito alle nozze con Andrè!”
“Come dite? Madamigella e Andrè?”- inizialmente stupefatto –“Certo, non poteva andare in altra maniera”
“Ma cosa state dicendo? Mio Dio, Fersen. Indipendentemente dal profondo rispetto che nutro nei confronti di quel giovane è pur sempre uno della servitù. Come potete fare un’affermazione del genere?”
“Voi non potete immaginare. Andrè è innamoratissimo di madamigella ed è largamente ricambiato”
“Hans! Vi prego. E’ a dir poco scandaloso!”- imbarazzata.
“E per quale motivo? L’amore, purchè sincero, non è mai nulla di scandaloso”
Lo fissò teneramente. Le parole del Conte non facevano una piega. Anche lei era una donna terribilmente innamorata.
“Ad ogni modo Sua Maestà ed io non abbiamo potuto accondiscendere alle nozze”- accostandosi alla finestra.
“Ritengo sia stato un grosso sbaglio. Non nutrite affetto nei confronti di Madamigella? Per quanto tempo vi ha fedelmente servito? Guardia del corpo,confidente … amica. Non pensate di averle voltato le spalle in questa maniera?”
Maria Antoniettà sospirò –“Avrei bisogno della sua forza e del suo coraggio … soprattutto ora”
 

La rabbia le bruciava dentro come non mai.
Strinse forte il bordo della tenda rimanendo con lo sguardo fisso oltre la finestra.
Ora l’unica cosa che contava era suo figlio.
Sola, definitivamente sola!
Non avrebbe certo potuto fuggire ora. Quindi non le restava che cogliere il lato positivo di quella situazione.
Portare a termine la gravidanza, al sicuro, lontano dal freddo dell’inverno. Protetta da Bouillè. Avrebbe avuto accanto Renèe durante il parto e successivamente avrebbe potuto far crescere il bambino senza privazioni. E nel contempo il piano per andarsene.
Che cosa avrebbe fatto successivamente? Sarebbe andata a Parigi? No! Sarebbe tornata a Le Conquet da sua madre e suo padre. Quello sarebbe stato il luogo migliore dove vivere serenamente.
E Andrè?
“Non m’importa!”- mormorò –“Farò anche senza di lui. Non voglio crescere mio figlio con un uomo che non sa veramente cosa significhi amare e non ha rispetto di quella che sarebbe dovuta divenire sua moglie”.
Udì bussare.
“Non voglio vedervi! Guai se mettete piede in questa stanza”
La porta si aprì lentamente –“Oscar?”
Si volse.
“Renèe!”- stupita –“Perdonatemi non immaginavo foste voi”
“Non dovreste essere a letto?”- avvicinandosi.
“Non posso passare le mie giornate perennemente sdraiata. “
“Dovrete abituarvi all’dea di stare completamente a riposo.”- pregandola di rimettersi fra le lenzuola.
“Lasciatemi sgranchire un po’. Non sono abituata a tutta questa immobilità”
“State molto bene con quest’abito”- facendola girare su se stessa – “Ve l’ha consigliato Le …”
“Non pronunciate quel nome per cortesia. Non voglio più vederla. Chiederò a Bouillè di metterla in pianta stabile da un’altra parte”.
Renèe si fece triste – “Cercate di farvene una ragione”
“Non ci penso proprio. Non ho alcuna intensione di avere come cameriera personale una donna di dubbi costumi!”-
“Oscar! Ma cosa dite?”
“Credetemi.  Ah Renèe, siete la mia buona stella”- stringendole le mani.
“Sedete. Devo parlarvi”
La giovane obbedì turbata dal tono così serio della donna.
“Io non potrò più essere al vostro servizio. Dovrete accettare il fatto che sia Leah”
“State scherzando vero? Non ci penso assolutamente!”
“Oscar! E’ il volere del Generale”
“No, no Renèe. Non ci credo!”
“E’ così”
“Parlerò io con Bouillè. Vedrete, lo convincerò”-
“Posso garantirvi che su questo fatto è irremovibile”
“Renèe non mi lasciate. Mi fido solo di voi!”
“Io non vorrei. Ma così ha deciso. Domani partirò per Bruges”
Spalancò occhi e bocca – “Bruges?”
   
 
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