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Autore: Shin Tarekson    09/11/2020    0 recensioni
[Ingranaggio]
[L'Ingranaggio]
Quando tutto sembra così raggiungibile da risultare poco stimolante l'unica cosa che tu possa fare è volere di più, di più e ancora di più. Qual è il momento in cui capisci di essere andato troppo oltre?
Questo è un racconto basato sull'avventura necro-punk dell'universo trattato dal manuale "L'Ingranaggio", creato da Valerio Amedei, Andrea Marmugi e Stefano Simeone.
Genere: Avventura, Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 12 – MEFISTOFELE
 
  • No, non è possibile.
  • Che succede Ale?
  • N-non può essere.
Apro lo zaino e recupero il diario di Fausti, rileggendo le parole che aveva scritto e su cui poi era spesso tornato a meditare, dopodiché alzo lo sguardo verso il video, ma ormai le parole è come se non le sentissi più.
  • Signor della Rocca, cosa succede? Si sente male? – mi chiama LED scuotendomi una manica.
  • Cosa?
  • Ti ha chiesto se ti senti bene, cos’è che ti ha sconvolto così tanto? Sei impallidito di colpo.
  • Vi ricordate su cosa farneticava Fausti sul suo diario? O su ciò che aveva praticamente inciso nel legno?
  • Delle droghe?
  • Sì, Doc, ma di cos’altro?
  • Del diavolo e di Mefistofele!
  • Esatto Soldato, ora leggete il nome della PAI, leggete le lettere maiuscole.
  • Cazzo.
  • Già.
Il video sta per terminare e le ultime parole che sento sono di Mefistofele.
  • Al nostro primo incontro mi domandasti se fossi io lo Spirito della Terra che stavi cercando.
  • E tu mi dissi di no…
  • Esatto, sappi però, che ora, è come se lo fossi, saprò darti qualsiasi informazione tu necessiterai, diciamo che i miei coinquilini hanno trovato il loro scopo. Quando troveremo un accordo, ricordati di prendere il dispositivo corretto dalla colonnina, così che io possa uscire di qui e aiutarti in ciò che cerchi, certo, sarà un po’ triste abbandonare R00K3, ma il suo programma non è così avanzato, non ricorderà nulla del tempo passato insieme. Inoltre, ho fatto in modo che non possa attivarsi o risultare esistente se non una volta inserito nella periferica di accesso a questo, chiamiamolo mondo. A presto allora, Signor Fausti.
  • A presto.
Estraggo l’oggetto che avevo preso dalla colonnina, possibile che…

Mi avvicino alla poltrona presente all’interno dell’Atelier, osservando meglio l’alloggiamento che avevo visto nel bracciolo sinistro noto che le dimensioni sono compatibili con ciò che ho in mano, decido quindi di inserirlo.

L’alloggiamento e il dispositivo combaciano alla perfezione, nello stesso istante sullo schermo compare una nuova finestra con due voci: “Elenco Acquisti PAI” e “R00K3”.

Clicco sulla prima voce, l’ultimo acquisto corrisponde alle date di frequentazione di Fausti presso il GROSS, e il nome della PAI acquistata è quello di Mefistofele, un dettaglio che trovo curioso è l’assurda grandezza delle dimensioni del programma, controllando la capacità di memoria del programma di vendita scopro che i due numeri si equivalgono, con lo scarto di pochi gigabyte, come se avesse assorbito tutti gli altri programmi contenuti nel sistema.

Dopo aver premuto sulla seconda voce lo schermo cambia inquadratura e compare un grosso Labrador all’interno di una zona erbosa, la scritta presente sopra la PAI recita: R00K3.

E una nuova finestra con due opzioni appare: “Download PAI” e “Rimozione sicura del Porta-Pai”.

Premo su download.

“Rimuovere il Porta-PAI, grazie per aver utilizzato i servizi GROSS”

Rimuovo il Porta-PAI dall’alloggiamento e clicco sopra lo schermo, al centro di esso ora c’è una piccola icona con la figura di un cane stilizzato e sotto, il nome “R00K3”.

 
  • Allora Alessandro, dici che funziona?
  • Non ne ho idea Virgilio, proviamo.
Premo sull’icona e davanti a noi viene proiettato l’ologramma del Labrador visto sullo schermo, guardando in alto vedo che dei piccoli olo-proiettori sono presenti in tutta la stanza, probabilmente per permettere agli acquirenti di visionare la PAI acquistata a 360 gradi, visto che non sembrava possibile muoversi all’interno del programma di colloquio. Prima che chiunque faccia qualsiasi domanda strana riguardo l’ologramma alzo una mano e prendo un profondo respiro.
 
  • Questa è la rappresentazione della PAI, non è un cane vero, non è un fantasma e non è una persona, è una PAI come lo era Mefistofele, solo che ha la forma del cane e nessun tipo di intelligenza o capacità verbale. Piuttosto, guardate qui.
L’applicazione presenta alcune funzioni base, come i comandi preinstallati, eventuali timer di accensione e spegnimento pianificato della PAI, sveglie, promemoria e una che si chiama “ricerca PAI”.
 
  • Prova a premere su quella, Ale – dice Laila.
  • Proviamo.
Una volta premuto sulla casella compare uno spazio con una tastierina e il messaggio “inserire nominativo PAI”.
  • Fausti! Scrivilo Alessandro!
  • Fausti non è il nome della PAI, caro soldatino, tutt’al più Fausti era il nome di chi l’ha acquistata. Quando questa storia sarà finita devo darti un po’ di ripetizioni, non voglio che i miei amici non abbiano nozioni di base sulla vecchia tecnologia.
  • Ma Fausti era dentro lo schermo! Anche lui è una P… siamo amici?
  • Beh, sì, ammetto che all’inizio non siete stati tutti così semplici da apprezzare, ma più questa indagine va avanti e più sento di potermi fidare di voi, magari alla fine potrebbe esserci il rischio che vi voglia anche un po’ di bene.
  • Melenso.
  • Certo, Doc – dico rivolto verso Laila che però sorride leggermente.
  • Prova a scrivere il nome di Mefistofele con le lettere strane che comparivano sullo schermo.
  • Esatto Virgilio, ottima idea – e, premendo le lettere comparse del tastierino digito il nome della PAI.
Una volta premuto invio sullo schermo compare la mappa, dall’alto, di Firenze, i confini sono quelli che esistevano nel 2043, ma è molto dettagliata. Insieme alla mappa un piccolo puntino rosso fa la sua comparsa.
  • Alessandro, quella non è la zona, fuori dalle mura, dove sorge l’ex carcere di Sollicciano?
  • Temo di sì Soldato, pare che Fausti e Mefistofele siano da qualche parte nel complesso carcerario.
  • LED, Tu cosa vuoi fare?
  • Io vorrei rimanere qui, ora che ho accesso a tutto questo vorrei analizzarlo meglio e con più calma. Spero voi riusciate a risolvere il vostro mistero!
  • Abbi cura di te!
Riaccendendo le torce facciamo la strada a ritroso tornando all’ingresso dello stabilimento.
  • È tardi, non dovremmo continuare domani?
  • No Virgilio, siamo troppo vicini, non possiamo perdere quest’occasione. C’è il rischio che ci sfugga di nuovo.
  • Ben detto Alessandro! Avanti, in marcia.
  • Finita questa storia voglio un mese di riposo, minimo.
Dopo un’ora di cammino raggiungiamo l’ex carcere, la struttura è immensa e chiaramente abbandonata da tempo. Davanti a noi l’enorme cancello di ingresso è chiuso e ci sbarra la strada.
  • Ehi Manfredo, sai dove puoi trovare un Tecnofante senza gambe?
  • No Alessandro, dove?
  • Esattamente dove l’hai lasciato.
Mentre evito una gomitata alle costole da parte di Manfredo che comunque sta sorridendo, sento Laila e Virgilio ridere.

Quest’indagine ci sta mettendo a dura prova, sia fisicamente che psicologicamente, voglio cercare il più possibile di alleggerire la situazione e la battuta sembra aver sortito l’effetto desiderato.
  • Quindi Fausti si trova qui dentro – dice Virgilio
  • Esatto, dobbiamo solo trovare un modo di entrare, Soldato, suggerimenti?
Il muro di cinta è alto almeno una decina di metri, il cancello sembra essere circa un metro più basso ma, nonostante i molti anni di disuso non sembra rovinato dal tempo.
  • Potrei saltare dall’altra parte, ho abbastanza cariche da usare la funzione di salto assistita dell’armatura.
  • Potrebbe essere una buona idea ma c’è il rischio di fare troppo rumore al momento dell’atterraggio e avvertire chi c’è dentro della nostra presenza.
  • Provare con l’arpione? Magari la tua armatura è in grado di potenziarti a sufficienza da usarlo per fare leva e successivamente per tirarlo di lato facendolo scorrere sui binari.
  • Bell’idea Laila, posso provare.
Manfredo si avvicina al lato del cancello che presenta la maniglia, gira un paio di leve sull’armatura e carica il colpo tenendo l’arpione con entrambe le mani. Il colpo che sferra è talmente forte da far penetrare l’arpione dentro lo strato di metallo del cancello, poi mettendo entrambe le mani sulla parte rimasta fuori inizia a spingere nella direzione di scorrimento del binario. Per lunghissimi secondi nulla sembra succedere, poi, pochi centimetri alla volta, il cancello scorre, sebbene a fatica a causa dei molti anni di inutilizzo, fino ad aprire uno spazio di circa sessanta centimetri.
  • Così dovrebbe bastare, andiamo – ci dice Manfredo, e lo seguiamo all’interno del complesso, oltre il cancello.
  • Sarà difficile capire dove si trova il nostro obiettivo, senza sapere la disposizione dei palazzi.
  • Hai ragione ma potremmo entrare lì, sembra essere il posto di controllo per l’accesso, dove stavano i secondini, ha cinque piani, direi abbastanza alta da permetterci di vedere meglio il tutto.
  • Ottima trovata Virgilio, andiamo.
Entriamo e la prima stanza ci mostra quello che doveva essere l’ufficio dei secondini, poche sedie, arrugginite e ribaltate sono disposte disordinatamente sul pavimento, alcune sono rovesciate. È evidente che nel corso degli anni questo edificio e probabilmente tutto il carcere, siano stati saccheggiati innumerevoli volte, ciò che resta ormai è qualche mobile malconcio, finestre rotte, schedari e pezzi di computer ormai irrecuperabili, il tutto coperto di polvere e ragnatele.
  • Non sappiamo cosa potremmo trovare più avanti, avete tutti qualcosa con cui difendervi? – chiede Manfredo.
  • Io ho il mio coltello e qualche kit per il pronto soccorso nel caso dovessimo vedercela brutta.
  • Io ho ancora l’accetta che ho raccolto alla casa in riva al laghetto, e qualche rudimento di arti marziali, ma nulla di particolarmente mirabolante – dico indicando l’arma alla cintura, non faccio menzione dell’oggetto che ho costruito qualche ora prima perché realizzo di avere paura di Fausti.
Quell’uomo, con la sua intelligenza e capacità di apprendere qualsiasi cosa in modo estremamente rapido mi mette timore e soggezione, e nulla mi impedisce di pensare che intorno a noi mille occhi e orecchie invisibili stiano seguendo ogni nostra mossa permettendogli così di essere sempre uno, due, tre passi avanti a noi.
  • Meglio di niente, Virgilio poi ha la sua balestra e io il mio fucile, e queste due nuove lame. Laila allora prendi di nuovo tu la torcia e proviamo a raggiungere l’ultimo piano per farci un’idea di cosa ci aspetta.
In fondo alla stanza una scala a chiocciola conduce al piano superiore. Seguo gli altri senza lamentarmi, a differenza di GROSS qui non è rimasto più nulla che possa essere vagamente interessante, i successivi piani dell’edificio mi confermano questa cosa, nient’altro che polvere, ragnatele e mobili, alcuni dei quali deformi e gonfi a causa dell’umidità che negli anni li ha riempiti favorendo la comparsa di qualche strana muffa.

Questo fino all’ultimo piano.
   
 
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