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Autore: IdeaHunter    05/11/2020    0 recensioni
Una misteriosa Famiglia italiana fa visita a Tsuna e ai suoi guardiani e quel pazzo di Reborn ne approfitta per mettere alla prova il suo pupillo (AKA cercare di farlo ammazzare). Riusciranno Tsuna e i suoi a dimostrare il loro valore?
(Ambientata tra l'arco della cerimonia di successione e quello della maledizione degli Arcobaleno)
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Martedì le lezioni finirono senza nessun evento troppo clamoroso, nemmeno un pestaggio per opera di Hibari, che di norma mena il primo che gli capita a tiro se ha la luna girata. Tsuna fece la strada del ritorno con Hayato e Ryohei, che non la finivano più di parlare sulla giornata scolastica, sul club di boxe, sulla famiglia Bellarosa, sul club di boxe, sui candelotti di dinamite in bocca a Ryohei se non fosse stato zitto, sul club di boxe… le solite cose. Tsuna entrò nel vialetto di casa sua, e sentì vivaci schiamazzi al suo interno “Saranno Lambo e I-pin che giocano…beh, sembra che dovremo ancora aspettare…” Aprì la porta di casa e Lambo lo accolse saltandogli in faccia e strillando: «Nascondimi, nascondimi! Il grande Lambo non può farsi trovare!!» Gokudera lo strappò dalla faccia del boss senza troppi complimenti, mentre Reborn fece capolino da dietro la porta della cucina: «Finalmente! Siete in ritardo». Tsuna buttò giù due basse imprecazioni, troppo stanco per riprendere Lambo o rispondere al tutor, e si diresse in cucina per bere dell’acqua; ma, oltre a Dino (decimo Boss della famiglia Cavallone e mentore di Tsuna) e a Bianchi (la sorella maggiore di Hayato), seduto al tavolo c’era un altro individuo: era un ragazzo più o meno dell’età di Bianchi, quindi sui 18-19 anni, vestito con una giacca nera decorata di arancione, dei pantaloni di jeans blu e un bracciale bluastro. Un’impressionante cicatrice che partiva dall’occhio sinistro e gli attraversava la tempia fino all’orecchio rendeva il suo profilo ancor più minaccioso, ma la sua espressione era abbastanza cordiale. Come lo vide si alzò con un gran sorriso e iniziò a parlare a mitraglietta con aria entusiasta, ma con lingua e accento assolutamente incomprensibili. Vedendo l’espressione da ebete in faccia al suo allievo, Reborn prese un auricolare dalla tasca e lo porse a Tsuna e ai suoi due compagni, che stavano cercando di rallentare la parlantina dell’altro ragazzo:
«Tenete. Questo è un traduttore fatto da Spanner apposta per quest’occasione».
Tsuna ci capiva sempre meno, ma fece poche storie e lo mise all’orecchio: di colpo il suo cervello sembrò impostarsi da solo, poiché riuscì a capire cosa l’altro stesse dicendo pur non avendo idea quale lingua parlasse. E desiderò non averlo fatto, poiché ora l’ospite sembrava tutto preso dal traduttore: «Miseria ladra, che roba! Allora questa è la famosa elite scientifica dei Vongola! E immagino che una roba del genere sia stata un giochetto per i vostri uomini!» Andò avanti in questa maniera per trenta lunghi, imbarazzantissimi secondi, finché Reborn non lo zittì battendo Leon trasformato in martelletto di legno contro una padella: «Scusate. Capisco l’entusiasmo, ma il galateo ci impone di fare le presentazioni prima» L’ospite si batté una mano sulla fronte: «Aah, giusto! Dove ho messo le buone maniere?» Ci mise una frazione di secondo per ritrovare la compostezza, mostrando un’espressione calma e disponibile, ma con un riflesso tagliente negli occhi: «Io sono il futuro dodicesimo capo della famiglia Bellarosa. I miei compagni mi chiamano Boss ma, per favore, tu chiamami Priamo».
 
Tsuna rimase immobile per qualche secondo, con Gokudera e Ryohei dietro di lui che guardavano l’ospite con un’espressione imbambolata assai simile a quella del loro amico. Priamo li guardò freddo, poi scoppiò in una risata che fece sussultare i tre: «Ragazzi, dovreste vedere le vostre facce! State tranquilli, non vi mangio mica!» Si risedette e indicò con la mano le sedie attorno al tavolo, mostrando una nonchalance innaturale per una persona in casa d’altri: «Per favore, sedete. Dopotutto, io sono solo un ospite» Tsuna non mosse un muscolo, a malapena trovava le forze di respirare; il boss di una famiglia mafiosa che forse lo odiava solo per storie sentite dire era entrato in casa sua mentre lui non c’era e stava pure facendo salotto in allegria. La paura di aver accolto una persona venuta col solo scopo di ucciderlo bastava a farlo tremare. Tuttavia, riuscì a ritrovare le forze necessarie per sedersi davanti a lui e guardarlo senza iniziare a battere i denti; gli altri due si misero vicino a lui similmente a due guardie del corpo, cosa assai azzeccata dato che l’ospite sembrava più sicuro del fatto suo rispetto al padrone di casa. A capotavola, Dino e Bianchi guardavano senza dire una parola, consapevoli che tutto questo doveva essere molto provante per il giovane Vongola. L’ospite lo guardò intensamente per qualche secondo, poi sospirò e rovistò nelle sue tasche, ne tirò fuori un anello e lo mostrò a Tsuna: «Questo è il mio anello del Cielo. Ne vado particolarmente fiero, è passato di padre in figlio sin dal primo capo dei Bellarosa» Tsuna lo guardò con attenzione: per certi versi ricordava il Vongola Ring del cielo, prima che Enma mandasse all’aria la cerimonia di successione, ma era decorato più finemente, con la gemma che sembrava sbocciare da un fiore; attorno ad essa sei gemme a forma di petali stavano evidentemente a simboleggiare i sei guardiani che proteggono il Boss. Lo sfiorò con un dito, e sentì un calore provenire dal metallo, così ritrasse subito la mano; l’altro sorrise: «Tranquillo, il calore indica che riconosce le tue fiamme del Cielo. Ma non provare a indossarlo, si arrabbia se non riconosce il mio sangue» Tsuna lo prese in mano facendo molta attenzione a non rovinarlo, lo girò tra le dita sentendo un leggero sfrigolio come di elettricità statica, lo guardò bene costatando la buona fattura delle decorazioni.
Poi lo rimise sul tavolo, e tirò fuori il suo Anello del Cielo X mostrandolo a Priamo, che ne rimase sconcertato: «Quest’anello non è normale! Non avevo mai visto nulla del genere…» il Decimo dei Vongola sospirò: «Si…è stato forgiato dopo l’incidente della cerimonia di successione» «Ah, già…me lo ricordo bene. C’ero anch’io quella volta, ma non sono riuscito a fare nulla…» Gokudera grugnì, evidentemente infastidito dalla notizia, ma l’erede dei Bellarosa era con la testa altrove: «Posso?» Tsuna mise sul tavolo l’anello, e l’altro lo prese delicatamente con mano un po’ tremante: «Accidenti, brucia…» Dino guardava la scena con la fronte aggrottata, Hayato si mordeva il labbro in un evidente tentativo di contenere la stizza e Reborn li guardava con aria soddisfatta. L’ospite lo analizzò con occhio attento, passò un dito sulla catena, soppesò il secondo anello osservandone i disegni; poi lo rimise sul tavolo con un sorriso soddisfatto: «Veramente straordinario. Un anello di una tale fattura è cosa rara di questi tempi, e l’energia che trasmette è assolutamente incredibile. Questo la dice lunga sul suo proprietario.». A sentire il tono con cui parlava, Tsuna si rilassò e non poco: forse loro due erano più simili di quanto non si fosse aspettato.
Reborn sghignazzò: «Mostrarsi a vicenda gli anelli è un gesto non da poco. È come descrivere le proprie armi segrete» L’ospite sorrise: «Eh, lo so. Ma sento di potermi fidare del futuro Boss dei Vongola» Tsuna fu lì lì per ribattere, dicendo che non aveva alcuna intenzione di diventare un boss mafioso ma Gokudera fu più svelto di lui: «E ci mancherebbe altro! Vieni qua autoinvitandoti, entri in casa del Decimo senza che lui sia presente, ti permetti di fare salotto, e ancora ci mancava che non ti fidassi! Fosse per me-» Prima che potesse finire la frase, Priamo era in piedi davanti a lui con la fronte illuminata dalla Fiamma del Cielo che bruciava con la calma di una candela; la cicatrice dietro l’occhio sinistro mandava scintille come venature di pietra vulcanica ancora calda e lo sguardo era da gelare il sangue. Parlò in un tono tranquillo e spietato insieme: «Vacci piano, tempesta…non ho fatto niente di abominevole. Sono arrivato nel giorno stabilito, ho bussato alla porta di casa, quella ragazza» e indicò Bianchi con la testa, che guardava la scena allarmata a dir poco «mi ha aperto, io ho chiesto di poter entrare, lei ha detto di sì, io sono entrato e ho iniziato a discutere con lei e Cavallone della situazione tra le nostre Famiglie, non del campionato di calcio. Qui quello che si sta facendo il mazzo sono io, quindi ti pregherei di abbassare i toni e lasciarmi chiacchierare col tuo boss senza interruzioni».
I presenti erano rimasti di sale alla scena (tranne Reborn ovviamente, che aveva invece un’aria sconsolata), mentre l’ospite ritornò alla sua naturale compostezza e si risedette davanti a Tsuna. Il tutor sospirò, sistemandosi il cappello in testa: «Eh, però te le cerchi Gokudera» Tsuna non trovò la forza di rispondere, così si limitò guardarlo con apprensione; l’altro si fece da parte pallido senza dire mezza parola. La tensione era schizzata alle stelle dopo appena mezzo secondo, e Tsuna non sapeva che inventarsi per riportarla a livelli civili. Guardò il boss dei Bellarosa e lo vide piuttosto tranquillo:”Non sembra essersi offeso” pensò, cercando un qualunque pretesto per distogliere l’attenzione dall’accaduto. A un tratto lo colse un’illuminazione: «Scusa, Priamo…» «Si?» «Prima hai chiamato Gokudera tempesta. Come hai fatto a sapere che lui è il mio guardiano della tempesta?» Tsuna lo vide corrugare le sopracciglia in un’espressione di riflessione per poi esplodere in una risata: «Molto sveglio. In verità l’ho capito dal carattere.» I Vongola presenti rimasero un attimo spiazzati: «Prego?» «Avete capito bene. Ho notato che i guardiani della tempesta, l’elemento più distruttivo e irrequieto della famiglia nonché quello più attaccato al suo Capo, hanno un carattere molto simile l’uno all’altro: aggressivo, protettivo e anche abbastanza permaloso» Dino lo guardò interessato: «Dici che la fiamma che scorre dentro le persone influenza il loro carattere?» «Al contrario: io penso che il carattere di ognuno di noi riveli la natura della nostra fiamma. Per esempio» Si voltò a guardare Ryohei «Tu sei il Sole dei Vongola, vero?» Il pugile rimase sbalordito, e rise la risata tipica della sorpresa estrema: «Ma come hai fatto?» L’ospite sorrise «Me l’ha detto il tuo atteggiamento. Tieni le braccia sui fianchi mostrando rilassatezza, ma hai l’espressione determinata di un guerriero; inoltre, le tue mani fasciate la dicono lunga» Ryohei se le guardò: «Nel senso che si vede che faccio boxe?» Priamo ridacchiò: «Appunto! Immagino tu sappia che i guardiani del Sole sono specializzati nel corpo a corpo, in combattimenti a viso aperto senza esclusioni di colpi. Ma devo dire che il mio Sole ha un modo tutto suo di interpretare questo suo ruolo.» adesso il guardiano dei Vongola era tutto preso: «Davvero? Dov’è ora? Lo voglio conoscere subito!» Reborn sogghignò sotto il cappello: «Sta tranquillo, Ryohei. Sono tutti quanti al parchetto che ci aspettano» Alla notizia Tsuna si alzò di scatto: «Che cosa?! Tutti quanti?» Priamo non sembrava meno sorpreso «Hai organizzato un incontro senza dire niente a nessuno dei due boss?» Dino rise: «Sei sempre il solito, Reborn» Lui, dal canto suo, ridacchiò compiaciuto: «Muoviamoci o faremo tardi» I ragazzi uscirono vestiti com’erano e s’incamminarono verso il parco a passo spedito. Tsuna, a un tratto, si girò verso Priamo: «Scusa un minuto…ma cosa ci garantisce che i nostri guardiani andranno d’accordo?» Lui sorrise: «Tranquillo, lo faranno. Conosco i miei polli».
   
 
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