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Autore: Akane92    05/11/2020    1 recensioni
« Cornelia Fleming! »
La professoressa McGranitt urlò il nome davanti a tutta la Sala Grande, e una piccola biondina dell’ultima fila si fece spazio fra gli altri studenti per sedersi e avere sulla testa il Cappello Parlante.
Non sembrava agitata.
Sirius poté vederla meglio alzando un po’ la testa, curiosissimo di osservare per la prima volta la cerimonia dello smistamento di cui i suoi genitori gli avevano parlato. Sembrava quasi che la biondina e il Cappello stessero conversando e, strano a pensarlo, alla fine sembrava anche che il Cappello stesse sorridendo. Sirius, naturalmente, non poteva sapere cosa stesse vedendo il Cappello dentro quella ragazzina: reale premura, indiscutibile gentilezza, un pizzico di arroganza, gran determinazione, indubbia lealtà, considerevole impulsività, sincera dolcezza e decisamente molta emotività.
« GRIFONDORO! » sbraitò infine il Cappello, convinto, come sempre, della sua scelta.
La ragazzina, Cornelia, sfoderò un enorme sorriso e, una volta che la McGrannitt le tolse il Cappello, corse verso il tavolo della sua Casata, passando proprio accanto a Sirius. Non smise neanche un attimo di sorridere, e Sirius desiderò provare, anche solo per un attimo, quello che stava provando lei. Non ricordava di aver mai visto un sorriso così puro e sincero.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Animagus
 
October, 1976
 
Quella notte di luna piena fu diversa, per i Malandrini.
Tutti loro erano cresciuti, stavano diventando grandi, avviandosi verso l’età adulta, ma, a differenza dei suoi amici, Remus non vedeva solo cambiare il suo aspetto umano, bensì anche la sua forma da lupo mannaro. Più lui cresceva, più il lupo cresceva, e più lui era forte, molto di più lo era il lupo.
Quella notte, per la prima volta, i giovani Animagus non riuscirono a contenere la rabbia della creatura notturna a cui comunque volevano bene e, fra tutti, fu Sirius a essere gravemente ferito dal lupo, seppur nella sua forma di cane. Era stato fermato per il collo dalla stretta presa di una delle zampe del lupo, proprio mentre stava tentando di calmarlo, e una volta costretto a terra, il suo petto era stato riempito di artigliate, alcune profonde, altre meno. Erano stati minuti interminabili per tutti loro, e Sirius aveva lottato con ogni sua forza per tentare di placare quella rabbia improvvisa. Alla fine, insieme, i Malandrini riuscirono ad avere la meglio sul lupo mannaro, ma Sirius sentiva di essere sul punto di perdere completamente le forze. Al contrario suo, James e Peter avevano solo qualche graffio che sarebbe sparito, come sempre, nel giro di un paio d’ore grazie a qualche incantesimo. Sirius, invece, era certo di aver bisogno di molto più, non solo di qualche incantesimo imparato a scuola per guarire ferite superflue. Necessitava di un aiuto vero, esperto e cauto.
James protestò quando Sirius gli fece capire che stava andando via da solo per cercare aiuto, ma il cervo sapeva che doveva rimanere con Remus, perché Peter da solo non avrebbe mai potuto prendersi cura dell’amico fino all’alba. Così, a malincuore, James lasciò andare il cane, promettendogli che sarebbe rimasto accanto a Remus. Sirius, fingendo di sentirsi meglio di quanto in realtà si sentisse, corse via e con le poche forze che gli erano rimaste arrivò al castello. Sapeva che non poteva entrare, sapeva che un grande cane nero, ferito e zoppicante, avrebbe solo creato inutile panico in giro, e naturalmente non aveva intenzione di rivelare la sua vera identità al primo che passava. No, lui aveva qualcuno in mente. L’unica persona a cui avrebbe potuto dare fiducia in una situazione del genere, essendo rimasto senza i suoi amici. Così, restando fuori dalle mura e facendosi coraggio, acuì il suo olfatto di cane, pregando che quell’odore arrivasse presto alle sue narici, e sperando che lei non fosse già nel dormitorio.
Non ci volle molto per riconoscere quell’odore, quel profumo che ormai conosceva bene da mesi. Nella sua mente ringraziò il cielo e il fato, ma soprattutto ringraziò le abitudini di quella ragazza. Non le comprendeva, ma ne era incredibilmente felice.
Quando ormai sentì che lei era solo a pochi metri da lui, cominciò a ululare, sebbene il suono prodotto sembrasse più un lamento. Sirius si rese conto che stava letteralmente piangendo dal dolore. Continuò a fare versi fino a quando la porta del magazzino di Erbologia si aprì, e Cornelia, ancora in divisa scolastica, apparve finalmente davanti a lui, con gli occhi spalancati e una mano portata alla bocca.
Sirius vide chiaramente le mille domande che la ragazza stava formulando dentro di sé mentre, lentamente, faceva un passo in avanti.
Merlino, ti ringrazio., pensò ancora Sirius per poi, seppur con estrema difficoltà e rischiando di svenire per lo sforzo, trasformarsi, proprio di fronte alla ragazza.
 
Cornelia non amava perdere tempo e, soprattutto, odiava perderlo quando non riusciva a dormire. Era ormai sua abitudine, di notte, passare molto tempo fuori dai dormitori e dalla Sala Comune, sebbene cercasse sempre di tornare entro mezzanotte, conscia di aver bisogno anche di qualche ora di sonno, anche se forzato. Grazie ai suoi brillanti voti in Cura delle Creature Magiche ed Erbologia, le era stato permesso di entrare in determinati luoghi del castello anche quando non c’erano le lezioni, e ovviamente lei ne approfittava in ogni momento. Negli anni si era guadagnata la fiducia non solo del professor Kettleburn ma anche della professoressa Sprite e, proprio grazie a quest’ultima, aveva le chiavi del magazzino e delle serre di Erbologia, dove spesso si recava per cercare piante e altri ingredienti per approfondire quanto già studiasse. Era proprio lì che si trovava, quella sera di metà ottobre. Essendo passate da poco le dieci, Cornelia sapeva che aveva a disposizione il tempo necessario affinché potesse terminare di creare una cura speciale per gli asticelli che le aveva chiesto Hagrid. La serata stava procedendo come molte altre, fino a quando non sentii dei lamenti fuori dalla porta. Sobbalzò. Era chiaramente un animale, quello che si stava lamentando a pochi passi da lei. Cornelia lasciò delicatamente tutti gli ingredienti sul tavolo e, d’istinto, si avvicinò a quel suono, notando che al posto di placarsi, aumentava di intensità. Aprì cauta la porta del magazzino,  trovandosi davanti a un enorme cane dal pelo folto e nero, che mugugnava dal dolore. Scioccata, si rese subito conto che l’animale era palesemente ferito, ricoperto di sangue in più parti del corpo, e sembrava anche sul punto di perdere i sensi.
Cosa ci faceva un cane lì? Chi o cosa l’aveva ridotto in quello stato?
Cornelia, lentamente, fece un passo in avanti, tentando di restare calma.
Non avrebbe mai potuto immaginare che, un istante dopo, quel cane si sarebbe trasformato proprio di fronte a lui, rivelando la sua vera forma, una forma umana, che lei conosceva molto bene.
Sentì il respiro mancarle per un attimo, prima di urlare « Sirius! », e vedere il corpo del suo amico accasciarsi a terra. Cornelia fu accanto a lui con soli due lunghi passi, e si inginocchiò.
La camicia bianca di Sirius era intrisa di sangue. « Sirius? » lo chiamò ancora lei, prendendogli il viso fra le mani. Lo scosse un po’, e fu sollevata nel vedere che non era svenuto, o peggio.
« Nell » sussurrò lui, guardandola con gli occhi socchiusi.
« Cosa è successo? Chi ti ha… » cominciò lei, spostando di nuovo lo sguardo verso il petto del ragazzo. Senza pensarci troppo, prese la camicia e la strappò, facendo volar via tutti i bottoni. Sirius era pieno di ferite, provocate da quelli che sembravano artigli. Alcune erano superflue, altre mostravano la carne viva del suo corpo. « Oh, Dio. Oh, Dio, Dio, Dio, Dio… » esclamò Cornelia, presa dal panico. Avvicinò le mani alle ferite, e il sangue fresco le fece diventare in pochi istanti completamente rosse. Il petto di Sirius continuava a muoversi, il che era un aspetto positivo, ma la ragazza non era sicura per quanto ancora lui sarebbe stato in grado di non perdere i sensi. Aveva bisogno di cure, e ne aveva bisogno subito.
« Sei un Animagus » sussurrò Cornelia, più a se stessa che a lui, rendendosi conto che non avrebbe mai potuto portarlo da Madama Chips, certa del fatto che Sirius non fosse registrato come Animagus. Non poteva, e non voleva, metterlo nei guai. Scosse il capo, fece un respiro profondo, e tentò di farsi coraggio. « Riesci ad alzarti? »
Sirius, col respiro corto, si portò le mani al petto. Cornelia gliele allontanò subito, prendendole lei stessa. « Sirius lo so che fa male, ma devi cercare di alzarti » gli prese un braccio, portandoselo sulle spalle, e usò tutte le sue forze per mettersi in piedi trascinando Sirius con sé, mentre lui mugugnava dolorante. « Non posso usare Levicorpus, il tuo corpo non può sopportare di stare a testa in giù, perderesti ancora più sangue » continuò a parlare lei, con l’intento di tenerlo sveglio. « Appoggiati a me, forza. Puoi farcela ».
Sentì Sirius irrigidirsi accanto a lei, e farsi più dritto. « Dove… » cominciò lui, ma Cornelia lo interruppe.
« Da Hagrid. Forza, un passo alla volta » e così fecero. Con grande e troppa lentezza, i due si incamminarono verso la capanna del Guardiacaccia.
« Concentrati sulla mia voce, e non chiudere gli occhi » esclamò la ragazza.
« Mh-mh » mugugnò ancora lui, a denti stretti.
« Giuro che se muori, ti prendo a pugni ».
Cornelia sentì un accenno di risata dietro il suo orecchio, debole e breve.
« Quando tornerai a poter parlare, perché, credimi, tornerai a poter parlare, dovrai dirmi tutto, Sirius. Tutto, o giuro che la prossima volta ti lascio dove ti ho trovato » .
« Non lo faresti » sussurrò lui, stringendo ancora i denti.
« Non mettermi alla prova ».
La ragazza continuò a camminare portando su di sé il peso di Sirius, che, nonostante tutto, riusciva ancora a mettere un piede avanti all’altro, dandole anche dei mugugni in segno di risposta alle sue continue chiacchiere per non farlo svenire. La voce di Cornelia tremava, così come il suo corpo, e la sua divisa era ormai impregnata del sangue di Sirius, che continuava a premere, seppur inutilmente, la mano libera sulle ferite, lottando con tutte le forze per rimanere con gli occhi aperti. Quando, finalmente, i due erano a pochi metri dalla capanna, la ragazza prese a urlare il nome del Guardiacaccia.
Hagrid fu subito alla porta, e Cornelia ringraziò il cielo di vederlo ancora sveglio.
« Cornelia! Ma cosa… » cominciò il mezzo gigante.
« Ti prego, Hagrid, aiutalo! ».
Il Guardiacaccia non se lo fece ripetere due volte. Con pochi passi fu accanto ai ragazzi e, come se pesasse come una piuma, sollevò Sirius fra le braccia, portandolo dentro la sua capanna. Cornelia lo seguì, liberando il tavolo al centro della struttura in pietra e lasciando che Hagrid vi poggiasse Sirius, a pancia in su.
« Cosa diavolo è successo? » domandò l’omone, mentre era già alla ricerca di qualcosa nella sua immensa credenza.
« Non lo so, non me l’ha detto! » rispose la ragazza, chiudendo la porta e le finestre prima di tornare accanto a Sirius. Gli prese una mano, e con l’altra lo schiaffeggiò senza troppa forza. « Sirius! Sta’ sveglio! »
Il ragazzo sbatté gli occhi, stringendole la mano. « Brucia » sussurrò.
« Lo so, lo so » gli accarezzò i capelli intrisi di sudore.
« Quelli sono artigli di qualcosa di grosso, Cornelia » si intromise Hagrid, con in mano un contenitore in vetro ricolmo di quello che sembrava essere un unguento verdognolo e gelatinoso.
La ragazza annuì. Sapeva che quelle ferite non potevano che essere state causate da qualcosa di davvero pericoloso.
« Prendi un po’ di questo, dobbiamo spalmarlo sulle ferite e lasciare che agisca per una ventina di minuti, prima di usare altro » continuò il mezzogigante, lasciando che Cornelia prendesse un po’ di unguento con la mano libero. Non riusciva a lasciare quella di Sirius, che continuava a stringerla.
« Questo brucerà, ragazzo » esclamò Hagrid, mettendo in mezzo ai denti di Sirius un fazzoletto di stoffa. « Forza, Cornelia ».
Non appena quella sostanza toccò la pelle di Sirius, il ragazzo spalancò gli occhi, digrignando i denti intorno al fazzoletto, urlando dal dolore. Cornelia non aveva mai sentito urla del genere, seppur smorzate. Vide gli occhi di Sirius ricolmi di lacrime, e si rese conto che anche lei stava piangendo. La mano del ragazzo stringeva saldamente la sua, cominciando persino a farle male per quanta forza stessa usando, ma lei non poteva indugiare. Continuò a seguire i movimenti di Hagrid, e quando le ferite del ragazzo furono tutte ricoperte da quel liquido gelatinoso, i due si fermarono.
Hagrid accese il fuoco, cominciando a preparare quello che a Cornelia sembrava un potente cicatrizzante, e lei si pulì la mano sulla divisa, prima di metterla sul viso di Sirius.
Furono venti minuti interminabili, durante i quali la ragazza cercava di continuare a respirare per non farsi prendere dal panico, distraendo Sirius in ogni modo possibile. Più i minuti passavano, più il suo respiro si fece mano a mano più calmo, la stretta alla mano della ragazza meno salda, e le lacrime smisero di bagnargli il viso e i capelli. Cornelia tolse il fazzoletto dalla bocca di Sirius, che, non appena libero, prese un lungo e profondo respiro, chiudendo gli occhi.
« Hagrid… » cominciò Cornelia, preoccupata.
« Lascialo dormire, ha passato il peggio ».
Lei annuì, e non poté fare a meno di accarezzare il volto del ragazzo. Lui aprì per qualche secondo le palpebre, seppur lievemente, in cerca di un accenno da parte di Cornelia. « Puoi riposare, ora » sussurrò, e Sirius non aspettò neanche un istante di più. Cadde addormentato come un sasso.
Cornelia gli lasciò la mano e, sentendosi improvvisamente debole, si accasciò sulla grande poltrona di Hagrid, respirando profondamente. Il Guardiacaccia tornò vicino al ragazzo, pulendogli le ferite e cospargendole del cicatrizzante appena creato. « Domattina starà meglio, ma dovremo rifare questo procedimento almeno altre due volte, se va bene ».
Cornelia annuì, rimettendosi in piedi e brandendo la bacchetta. « Ferula » esclamò, e tutte le ferite del ragazzo furono ricoperte da bende. La ragazza si soffermò sul collo di Sirius, notando che in quel punto non c’erano ferite, ma solo dei lividi, come se qualcuno avesse cercato di strozzarlo o tenerlo fermo. « Emendo » disse ancora, e tutti i lividi sparirono in un attimo. Sirius continuava a dormire, il respiro finalmente rilassato.
« Possiamo riposare, ora » affermò Hagrid, ma Cornelia scosse il capo.
« Non credo riuscirò. Tu dormi pure, io resto seduta qui » rispose, rimettendosi sulla poltrona. « Hagrid, io… io non so come ringraziarti ».
Il Guardiacaccia le sorrise. « Non devi. Ti insegnerò come creare l’unguento disinfettante e questo cicatrizzante appena possibile ». La ragazza ricambiò il sorriso, prima che Hagrid continuasse a parlare, sedendosi sul letto che si trovava all’estremità della capanna « Sperando ovviamente che tu non debba mai usarli. Cornelia… è sicuramente successo qualcosa di brutto ».
« Lo so. Per favore, non dirlo a nessuno. Sono sicura che c’è una spiegazione logica, e che Sirius si stato solo vittima di un brutto incidente ».
Hagrid annuì. « Lo penso anche io. Non dirò nulla, almeno finché questa resterà l’unica volta ».
« Grazie ».
Il Guardiacaccia le sorrise di nuovo, prima di mettersi a letto e augurarle la buonanotte.
Quando fu certa che Hagrid stesse dormendo, Cornelia aprì una finestra per far entrare un po’ di aria fresca e avvicinò la poltrona al tavolo in legno dove dormiva Sirius, in modo da poter prendergli la mano e sentirgli, di tanto in tanto, il polso.
Non chiuse occhio per molte ore, restando a osservare Sirius e le sue ferite.
Solo quando la lieve luce dell’alba le colpì il viso si rese conto che, alla fine, un po’ era riuscita a dormire, con la testa poggiata sul tavolo e con la mano di Sirius ancora nella sua. Sollevò il capo, sbattendo le palpebre e stiracchiandosi. Le faceva male tutto il corpo.
Si guardò intorno e notò che Hagrid dormiva ancora profondamente. Beato lui.
« Buongiorno » udì all’improvviso la ragazza, tornando con lo sguardo su Sirius.
Le stava sorridendo, finalmente sveglio. Non poteva crederci.
Merlino, ti ringrazio., pensò Cornelia, prima di rilasciare il respiro trattenuto dal momento in cui aveva visto gli occhi aperti del ragazzo e udito il suono della sua voce, non più rotta dal dolore.
Tornò a stringergli la mano, cacciando però indietro le lacrime. Non voleva piangere proprio di fronte a lui.
 
Sirius sentì il calore della luce del sole sul viso, e aprì piano gli occhi, lieto di constatare, fin da subito, che il bruciore era sparito. Il corpo gli doleva in ogni punto, ma finalmente poteva respirare senza sentirsi bruciare. Sbatté le palpebre e spostò lo sguardo verso Cornelia, già sveglia, che si guardava intorno. I leggeri raggi solari che entravano dalla finestra le illuminavano i capelli dorati.
« Buongiorno » sussurrò, facendola voltare subito.
La vide incredula, e subito dopo rilassata, con gli occhi rossi, e si domandò se avesse continuato a piangere come poche ore prima, o fosse semplicemente stanchissima. Sentì stringergli la mano, e ricambiò subito.
« Io ti ammazzo, giuro » sussurrò lei, facendo sorridere il ragazzo, che non si aspettava un inizio del genere.
« Ma mi hai appena salvato. Tutto questo sforzo per niente? »
Cornelia scosse il capo, ridendo un po’. Quella risata.
« Come ti senti? »
« Come se mi avessero ferito a morte ».
« Sirius » lo ammonì lei.
Lui sospirò. « Sto meglio, grazie a te ».
« E ad Hagrid » fece presente Cornelia.
Sirius si ricordò improvvisamente di dove fossero, e di chi doveva essere con loro. Voltò il capo, notando il Guardiacaccia addormentato nel suo letto.
« Non preoccuparti, dorme come un sasso, e non dirà nulla a nessuno ».
Il ragazzo tornò a guardare Cornelia, corrugando le sopracciglia.
« Fidati ».
« Va bene » concordò.
« Sirius, davvero, ti senti meglio? »
« Sì, ero sincero. Sento il corpo dolorante, ma rispetto a qualche ora fa sto una favola ».
« Dovremo rifare il procedimento ».
« Ah. Con quel coso che bruciava? »
Cornelia annuì. « È l’unico modo di far guarire del tutto le ferite ».
Sirius si guardò il petto, ricoperto di bende e sangue secco, e annuì. Spostò lo sguardo verso gli abiti di Cornelia, accorgendosi che erano impregnati di sangue proprio come i suoi. La ragazza si accorse dello sguardo di lui, e scosse il capo. « Ti stai seriamente preoccupando dei vestiti? »
« No, non dei vestiti. È solo che io… io non volevo metterti in mezzo. Non volevo farti preoccupare, tantomeno farti piangere. Mi dispiace ».
« Hai fatto bene, invece. Ma, Sirius… in mezzo a cosa? Voglio dire, sei un Animagus! È incredibile. Perché non me l’hai detto? »
« Non lo vedi il perché? Sei ricoperta di sangue! »
« Non è il mio, ma il tuo! Posso aiutarti, se me lo permetti. E poi, guarda… » esclamò Cornelia, prendendo la bacchetta e lasciando che la magia, in un attimo, rendesse lindi e pinti i vestiti di entrambi, « … come nuovi! »
Sirius le sorrise, scuotendo un po’ la testa. Come poteva spiegarle? Come poteva farlo senza tradire i suoi amici? Senza tradire Remus? Non era neanche pienamente sicuro di volerglielo dire, per non metterla di nuovo in pericolo. Il ricordo degli abiti di Cornelia insanguinati lo avrebbe tormentato per anni.
« Cosa è successo, stanotte? » domandò lei, infine. « Chi ti ha fatto questo? »
« Non è stato intenzionale » sfuggì a Sirius, sempre pronto a proteggere Remus.
« Non importa. Lascia che ti aiuti ».
Sirius la guardò, concentrandosi sui suoi occhi, ancora rossi e stanchi, ma comunque illuminati dalla luce del sole. Sentì la mano di lei stringersi ancora intorno alla sua, prima che dicesse « Lascia che vi aiuti ». Perché aveva usato il plurale? Sospettava qualcosa? Non riuscì a chiederglielo, perché entrambi sentirono una voce, da lontano, urlare il nome di Sirius. Cornelia gli lasciò la mano e corse via, aprendo la porta pochi istanti prima che James fosse lì. Sirius fu sollevato nel vederlo in piedi, privo di ferite. « Abbassa la voce, James! » lo rimproverò Cornelia, puntandogli contro un dito. « Hagrid dorme, fai piano » continuò, per poi spostarsi e permettere al giovane Potter di guardare il suo amico. James corse da lui e non riuscì a contenere la sua gioia nel vederlo sveglio e sorridente, così lo abbracciò, accasciandosi su di lui. Sirius mugugnò dal dolore e Cornelia tirò James dal mantello. « Ma sei scemo? È pieno di ferite che stanno guarendo! »
James lasciò andare Sirius solo per voltarsi verso Cornelia e abbracciare anche lei. Sirius rise della faccia incredula di lei, che non si aspettava una reazione del genere. « Oh, Cornelia! » esclamò James « L’hai guarito, non è vero? Non sono mai stato così grato del tuo essere fissata con le Creature Magiche! »
Cornelia alzò gli occhi al cielo, mentre il ragazzo la liberava dalla sua stretta.
« Come stai? » domandò James all’amico. « Non mentirmi » aggiunse in fretta.
« Sto bene, davvero. Mi fa male tutto, ma sto bene. Lui come sta? »
« Bene, le solite ferite, alcune più profonde, ma niente di serio. Peter non ha nulla, io qualche graffio. Ha chiesto di te ».
« Che gli hai detto? »
« Che sei stato messo k.o. da una sua zampata e che ti ho portato via prima che si svegliasse ».
I due parlavano come se Cornelia non ci fosse, presi dall’euforia e dalla felicità di sapere che era andato tutto bene. La ragazza, però, ascoltava attentamente, e decise di interromperli.
« È  un lupo mannaro, non è vero? » domandò, e gli occhi di entrambi i ragazzi furono subito su di lei. L’euforia e la felicità lasciarono spazio alla paura e alla confusione.
« Lo sospettavamo da mesi, io e Lily ».
I due non risposero, ma si guardarono per un attimo negli occhi, cercando di capire cosa dire, cosa fare. « Sentite… » continuò Cornelia « …non dirò nulla a nessuno, voglio solo aiutare. Se Remus è ferito, posso aiutarlo a guarire più in fretta ».
Ancora nessuna risposta, ancora sguardi increduli e dubbiosi. « Ho aiutato Sirius, so che è un Animagus. Non mi importa di dirlo a nessuno. Perché con Remus dovrebbe essere diverso? »
James sospirò. « E va bene ».
« James! » lo ammonì l’altro.
« Che vuoi fare, obliviarla? »
« Ovvio che no! »
« E allora basta. Ha capito tutto. E poi, ti sei fidato abbastanza da venire da lei, quindi posso fidarmi anche io, e anche Remus e Peter ».
Cornelia sorrise a James, notando per la prima volta un nuovo lato del carattere del giovane mago.
« Se Sirius può restare da solo, vieni con me. Ti mostrerò dov’è Remus, e ti spiegherò tutto ».
La ragazza annuì, con il cuore colmo di gioia. « Puoi controllare che non ci sia nessuno in giro? » domandò a James, che annuì e, dopo aver rivolto un occhiolino all’amico, tornò fuori dalla capanna.
Cornelia si risolve a Sirius. « Non muoverti finché Hagrid non si sveglia, e digli che sono andata a lezione. Fatti curare di nuovo, e resta qui ».
Sirius annuì. « Tornerai, mia salvatrice? » scherzò, sperando di vederla sorridere.
Ci riuscì. « A pranzo ».
« Ti aspetterò » e così fece.
 
Cornelia seguì James verso il Platano Picchiatore e, con immensa meraviglia, imparò il trucchetto per tenerlo a bada. Fu sorpresa nello scoprire il passaggio segreto, e tremendamente rattristita nell’ascoltare la storia di Remus, di come era diventato un lupo mannaro e di come, inizialmente, era rimasto solo. Non fu colpita nel sapere che era stato il professor Silente ad aiutare prima Remus e poi i suoi amici: quell’uomo era incredibile, non poteva che esserci lui dietro tutto questo. James le raccontò anche dell’idea degli Animagus, delle loro forme da animali, e di quanto quella notte Remus era stato quasi incontenibile. Una volta alla Stamberga Strillante, Cornelia conosceva tutto quello che era successo. Prima che James aprisse la porta, trattenne il fiato.
Remus era seduto a terra, con la camicia lievemente insanguinata, e Peter armeggiava con la bacchetta verso di lui. Entrambi diventarono immobili e sgranarono gli occhi alla vista della ragazza. James non diede loro tempo di fare domande, spiegandoli ogni cosa e, prendendo Cornelia per mano, la lasciò avvicinare. « Ciao ragazzi » esclamò lei, sottovoce.
Remus pareva vergognarsi, e la ragazza sentì una stretta al cuore. Lasciò la mano di James, facendo qualche passo cauto verso Remus e inginocchiandosi di fronte a lui. « Posso aiutarti? » gli domandò.
Il ragazzo la guardò negli occhi. Sembrava impaurito. Cornelia tentò di mostrarsi rilassata e serena. « Ho un po’ di unguento che curerà subito le tue ferite. Basta spalmarlo sopra » spiegò, porgendolo al ragazzo che, con mani tremanti, lo prese. « Puzza un po’… » continuò lei, cercando di smorzare la tensione « …ma ti farà bene ».
Attese che Remus, cautamente, si aprisse la camicia e si alzasse le maniche per poi coprirsi di unguento gelatinoso. « Puzza davvero! » esclamò James. Remus, finalmente, incurvò le labbra, restituendo il contenitore a Cornelia che, usando di nuovo l’incantesimo “Ferula”, fece comparire le bende su tutte le ferite.
« Grazie » disse il ragazzo, sistemandosi la camicia.
« Grazie a te per avermi permesso di aiutarti ».
Remus le sorrise. « È vero che Sirius sta bene? »
Lei annuì. « Sta benissimo. Ascolta… so che non volevi che nessun altro lo sapesse, ma ti giuro che non lo dirò a nessuno. Non lo farei mai. In più, se me lo permetterai, posso consigliarti qualcosa per calmarti, quando… insomma… ».
« Puoi dirlo » le permise il ragazzo.
« Quando sei un lupo. Conosco un’essenza che, se bruciata, potrebbe calmarti un po’, e ovviamente vi rifornirò di questo unguento non appena Hagrid mi insegnerà a farlo ».
Remus annuì. « Mi dispiace » sussurrò infine.
Cornelia corrugò le sopracciglia e scosse il capo. « Non devi. Sono felice di essere qui, davvero. Voglio solo aiutarti ».
Il ragazzo annuì ancora, sorridendole appena. Cornelia non riuscì a fermarsi e, posando il contenitore a terra, gettò le braccia attorno al collo di Remus. Lo abbracciò, sperando di non fargli male. Erano mesi che vedeva Remus malridotto durante alcune giornate, e dentro di lei il desiderio di aiutarlo era diventato sempre più grande. Lei e Lily erano preoccupate per lui, nonostante non fossero amici, e le continue sparizioni mensili e il suo continuo stato di salute debole le avevano riempite di domande; col tempo, avevano notato che il tutto coincideva con la luna piena, e non ci era voluto molto affinché cominciassero a fare delle supposizioni. « Non devi essere solo » sussurrò lei.
Sentì il sorriso di Remus sulla spalla, e una mano stringerla appena dalla schiena.
Da quel giorno, i Malandrini poterono contare anche su Cornelia.
 
Su suggerimento di Cornelia, lei, James e Peter andarono a lezione, nonostante le poche ore di sonno. Se fossero stati tutti assenti, qualcuno si sarebbe sicuramente insospettito.
Come promesso, la ragazza tornò alla capanna di Hagrid a ora di pranzo e fu sorpresa di vedere che, mentre lei arrivava, James stava andando via. Ovviamente, lui l’aveva vista arrivare grazie alla mappa, e aveva già pensato di tornare da Remus non appena la ragazza fosse arrivata da Sirius.
« Non hai lezione prima di pranzo? » gli domandò lei.
James le sorrise, avviandosi verso il Platano. « Ho solo usato una scorciatoia ».
Cornelia alzò gli occhi al cielo, non credendo a James, e entrò nella capanna del Guardiacaccia, felicissima di vedere Sirius non più sdraiato, ma seduto sul tavolo con le gambe a penzoloni. Si sorrisero nello stesso momento.
« Stai meglio! » esclamò lei, ma fu Hagrid a risponderle.
« Sta decisamente meglio, peccato non si possa far nulla per quella lingua lunga che si ritrova ».
La ragazza ringraziò, di nuovo, infinitamente Hagrid, prima che lui le dicesse che bisognava ricoprire le ferite, ormai chiuse, per l’ultima volta con l’unguento e il cicatrizzante. Il mezzogigante approfittò della presenza di Cornelia per tornare nella foresta a occuparsi di altre creature che avevano bisogno di lui.
Una volta soli, la ragazza fece come gli aveva detto il Guardiacaccia, facendo sparire immediatamente le bende e mettendosi in piedi di fronte a Sirius. « Cerca di star fermo »
Lui obbedì, e lei, tentando in tutti i modi di non diventare rossa alla vista del petto nudo di Sirius, sottoposta al suo sguardo, cominciò a spalmare l’unguento.
« Posso dire che sei molto più delicata di Hagrid? »
Lei rise, continuando il suo lavoro, non alzando lo sguardo. « Brucia? »
« Non più ».
I due restarono in silenzio fino a quando Cornelia non terminò il procedimento, con il solito incantesimo per le bende. Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi grigi del ragazzo. « Fatto. Stasera potrai tornare da Remus, con la raccomandazione di non farti fare a brandelli. Ti darò l’unguento e l’essenza da bruciare, non appena tornerà Hagrid ».
Sirius annuì, restando seduto, ma con gli occhi fissi su di lei. « James mi ha raccontato tutto. Io… non so come ringraziarti, Nell ».
Cornelia scosse il capo. « Non devi ».
« Invece sì. Non ti ho neanche ringraziato per avermi salvato, ieri. Se non ti avessi conosciuta, non avrei saputo da chi altro andare ».
La ragazza alzò le spalle. « Dovere di un’amante delle creature magiche ».
« Non solo » continuò lui. « Hai aiutato me, e poi i miei amici, senza che ti chiedessi nulla. Sono grato di averti come amica, davvero ».
Cornelia gli sorrise. « Nonostante tutto, lo sono anche io ».
« Nonostante tutto? » alzò un sopracciglio.
« Da dove comincio? Mi hai spaventata a morte in piena notte, ricoperta di sangue, mi farai mentire a Hagrid e chissà a quante altre persone, mi fa male ogni singolo centimetro del mio corpo… » fu interrotta dalla risata di Sirius, che dovette trattenersi per evitare di sentire troppo dolore.
« Lo giuro, Nell. Prima o poi, sarò io quello a salvarti! »
Cornelia sorrise ancora al ragazzo, credendogli. Che brutti scherzi fa il destino, alle volte.
  
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