Costrizione
“Quello sguardo mi piaceva...”
Il giorno seguente iniziavano le lezioni,
e alla prima ora noi Grifondoro, insieme ai Corvonero, avevamo “Incantesimi” con il professor Flitwick.
Questa scuola è un vero labirinto, e il
mio senso dell’orientamento fa davvero schifo. Beh, tutto sommato sono una
schiappa in molte cose, forse è per questo che il destino ha compensato dandomi
questi poteri.
Per fortuna i miei compagni di classe sono
stati più svegli di me, e con loro ho raggiunto l’aula perfettamente in orario.
Il professor Flitwick
era un uomo bassino a dir poco, capelli e barba bianchi e lunghi, e degli
occhialini piccoli sulla punta del naso. Però dava una gran bella impressione
come insegnante.
Dopo la presentazione del corso, iniziò a
spiegarci il nostro primo incantesimo: “Lumos”. Disse
che era semplice, ma che non avremmo dovuto scoraggiarci se fosse risultato più
complicato del previsto.
Inutile dirlo, a me bastò fissare per un
secondo la punta della bacchetta, e subito questa si illuminò.
Tutti i miei compagni, Grifondoro
e non, mi fissarono a bocca aperta, e con mia grande meraviglia lo stava
facendo anche il professore.
Poi quest’ultimo con un saltello scese dal
piedistallo di libri che si era creato per poter stare dietro alla cattedra, e
si diresse verso di me.
Mi sussurrò che avrei dovuto seguirlo
immediatamente, ma lo disse con voce calma e pacata.
Anche se piccoletto, era molto svelto e
feci quasi fatica a tenere il passo. Il professore mi portò dritto dritto nell’ufficio del professor Silente, il preside della
scuola.
Iniziai a preoccuparmi, cosa avevo mai
fatto di così grave?
Il professor Flitwick
spiegò l’accaduto al professor Silente, che rimase in silenzio per qualche
secondo, poi mi fissò dritto negli occhi e cominciò a parlarmi con un tono
talmente tranquillo che fece tranquillizzare anche me.
Mi disse che ad Hogwarts
si impara ad usare la magia, vero, ma anche a superare i propri limiti. E sì, è
vero che io non ho bisogno di imparare incantesimi per usare la magia, ma se
dovesse capitarmi di trovarmi in un caso estremo?
Inizialmente non capii, poi però tutto mi
fu più chiaro quando il preside mi porse un collare
e mi chiese di indossarlo. Fu la richiesta più strana che mi avessero mai
fatto in tutta la mia vita.
Guardai l’oggetto con ostilità, ma Silente
mi guardò con uno sguardo talmente affettuoso che mi spinse ad indossarlo.
Poi mi chiese di fare una magia, una
qualsiasi, la prima che mi venisse in mente.
Ed io non ci riuscii.
In un primo momento mi spaventai. Quel
coso stava trattenendo i miei poteri? La cosa non mi piaceva per niente.
Il professor Silente mi spiegò che i miei
poteri non erano spariti, ma erano stati imbrigliati
dal collare, e che sarebbero tornati ogni qualvolta avessi deciso di toglierlo.
Ovviamente la prima cosa che feci fu
provare a toglierlo e a fare una magia, facendo illuminare la punta della mia
bacchetta per la seconda volta, così mi tranquillizzai.
Il professor Flitwick
ne rimase nuovamente impressionato, credo sia impossibile per lui farci l’abitudine.
Il professor Silente mi raccomandò di
indossarlo ad ogni lezione, e di cercare di non perderlo o distruggerlo. Lo
ringraziai, e tornai in classe scortata da Flitwick.
La terza volta che la punta della mia
bacchetta si illuminò, fu dopo che ebbi fatto pratica con l’incantesimo Lumos, ma per fortuna riuscii a impararlo quasi
immediatamente.
I miei compagni continuavano a guardarmi
strano, non credo che dimenticheranno facilmente quello che avevano visto poco
prima.
È assurdo quanto in fretta si spargano le
voci ad Hogwarts.
Dopo mangiato, prima della lezione di
pozioni, decisi di fare due passi in cortile. Credetemi, non c’era mago o
strega che vedendomi passare non bisbigliasse nell’orecchio di chi gli stava
accanto.
Non era per niente una bella sensazione,
ma non potevo farci assolutamente nulla. Mi sentivo così in colpa che
continuavo ad indossare il collare nonostante non fosse ancora ora di lezione.
E probabilmente si era sparsa voce anche
su questo.
Durante la mia passeggiata, svoltai un
angolo nella parte interna del cortile, e mi ritrovai scaraventata di spalle
contro un muro.
L’urto mi fece stringere forte gli occhi,
e quando li riaprii l’unica cosa che potevo vedere erano due bellissimi occhi
color ghiaccio che fissavano i miei, ma sembravano molto arrabbiati.
Ci misi un po' per rendermi conto che Draco mi stava tenendo ferma spingendomi le sue mani sulle
spalle.
Non sapevo cosa dire, rimasi immobile, e
ovviamente i miei poteri non funzionavano, nonostante i miei occhi brillassero
con piccoli sprizzi dorati.
Quando provai ad abbassare lo sguardo per
distoglierlo dal suo, mi afferrò il mento con pollice e indice, riportandolo
dov’era. Arrossii bruscamente.
E lui se ne rese conto, perché iniziò a
guardare nel complesso il mio viso.
In quel momento, chissà per quale motivo,
il mio unico desiderio era che mi baciasse. Un bacio lento, dolce, oppure
violento, non mi importava, volevo solo un bacio.
E invece no, niente bacio. Lui voleva solo
guardare i miei occhi che continuavano ad emettere riflessi dorati, che si
muovevano come lo specchio del mare leggermente mosso.
In quel momento passò di lì il professor Piton, un professore alto, magro, con capelli neri lunghi e
un naso grande e ricurvo. Era il nostro professore di pozioni, quello che di lì
a poco avremmo incontrato in aula.
Appena Draco udì
i suoi passi, mi scaraventò violentemente a terra e con passo svelto si diresse
nella direzione opposta a quella del professore.
Molto gentile da parte sua, almeno un
bacio avrebbe potuto darmelo prima.