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Autore: Maggiechan_75    06/11/2020    6 recensioni
Le nostre vite da marzo 2020 sono cambiate radicalmente. Tutti noi abbiamo reagito a questa novità che ci ha stravolto la vita in modo diverso. Vi siete mai domandati come i nostri due protagonisti avrebbero reagito a questo?
* Un appunto prima di iniziare. Anche se la storia si svolgerà in Giappone i fatti di cronaca legati al periodo di quarantena saranno quelli dell’Italia. (^NdMaggie^ più o meno:p)*
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: City Hunter, Altro contesto
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Quella notte fu la più difficile e lunga di tutto quel funesto periodo.

Ryo si sentiva terribilmente in colpa, aveva passato tutta una vita a proteggerla dai pericoli esterni, sacrificando i suoi stessi sentimenti per questo. Ma solo in quell’istante si era reso conto che non ci era riuscito. “Il peggior nemico sono io!” pensò rammaricato da sotto le coperte. Tremava come una foglia. Aveva i polmoni e petto in fiamme ad ogni colpo di tosse che emetteva. “L’ho messa in pericolo. Con un bacio”. Provò rabbia verso se stesso. Come aveva potuto permettere tutto questo? Come aveva potuto confondere un sentimento come l’amore con sintomi influenzali. Si vergognò dei suoi stessi pensieri mentre non poteva fare a meno di volgere lo sguardo verso la porta della propria camera.

 

Dall’altra parte, rannicchiata per terra, tremante e piangente, si trovava Kaori. Preoccupata e sconvolta per Ryo. Non pensava minimamente al fatto che anche lei potesse essere stata contagiata. Forse da una parte quasi ci sperava, perché se lo fosse stata anche lei avrebbe potuto essergli stata vicino per assisterlo. Si sentiva così sola in preda agli attacchi di panico. Occhi terrorizzati guardavano nel vuoto. Come un’automa ripeteva una sola parola “Ryo…”.

 

Sebbene avesse la febbre alta, nello stato in cui si trovava, Ryo riusciva chiaramente a percepire le emozioni della donna che amava. Avrebbe voluto andare da lei e stringerla forte per tranquillizzarla, ma se lo avesse fatto l’avrebbe esposta al virus. Kaori era dall’altra parte della porta a pochi centimetri da lui, eppure non poteva fare nulla! Segregato in camera non voleva ricommettere lo stesso errore. Forse c’era ancora speranza, forse lei stava bene… forse… Il torace si irrigidì improvvisamente. Pochi istanti dopo ebbe un violento attacco di tosse.

 

Kaori lo sentì e si riscosse da quello stato di terrore che l’aveva invasa!! “Ryo”! Lo chiamò alzando la voce in modo che lui potesse sentirlo.

 

“Sto… bene…” mentì con la voce tremolante e ansimante. “Kaori… ti prego….” non riuscì a finire la frase che un altro colpo lo costrinse a fermarsi.

 

“Ryo…” la voce era rotta dal pianto che da ore non lasciava il volto della ragazza. “Ryo…”.

 

“Ti prego…” anche gli occhi dello sweeper erano inumiditi dalle lacrime. Ryo le attribuiva più alla tosse che allo stato d’animo, ma stava mentendo a se stesso. Certo! Quei violenti colpi le aveva provocate, ma lo sweeper non stava di certo cercando di impedirne la loro discesa. Ne aveva bisogno, sentiva la necessità di sprigionare in qualche modo lo stato d’animo che aveva tenuto nascosto agli altri e a se stesso da molti anni. “Ti prego… vai a dormire… Kaori”.

“Ryo, perché mi fai questo” lo sweeper rimase scosso da quelle parole. “perché mi respingi ancora, perché vuoi che me ne vada, ma non lo capisci che non posso farlo?!” Lo sweeper rimase colpito da quella determinazione. Quella stessa che piano piano lo aveva fatto innamorare di lei.

“Kaori…” si trascinò a fatica vicino alla porta e si sedette per terra accanto ad essa. “Kaori …” appoggiò istintivamente la mano alla porta proprio dove, dall’altra parte, era presente quella di lei.

Passarono il resto della notte a chiamarsi quasi in sussurro. I loro cuori invece quasi gridarono il loro dolore cercandosi in continuazione.

 

Le 48 ore successive sembravano interminabili. Kazue li aveva avvertiti “sarà un periodo difficile e ci vorrà molta pazienza! Asseconda il tuo corpo, se non hai fame non sforzarti, ma l’importante che tu beva tanto. Suderai molto per via della febbre. Le temperature saliranno e scenderanno spesso durante la giornata e questo stato ti farà sudare. La malattia deve purtroppo avere il suo corso a parte qualche medicinale per la febbre e antidolorifico per i dolori muscolari non posso darti. Mi raccomando riposo riposo e riposo!”

 

Come era prevedibile Ryo era risultato positivo mentre Kaori, per fortuna, negativa.

 

La casa senza Ryo sembrava particolarmente vuota. Durante il giorno Kaori cercava di mantenersi occupata. Non poteva permettersi di rimanere seduta davanti alla porta di Ryo. Purtroppo se ne rendeva conto. In quel modo non lo avrebbe potuto aiutare, anzi lo avrebbe maggiormente preoccupato. Si fece forza cercando di mantenere la routine quotidiana.

“La spesa, devo fare la spesa” si disse davanti al frigo quasi vuoto. Da quanto tempo non usciva? Questo nuovo stato la rendeva irrequieta. “Ryo sei sicuro che posso andare?” gli chiese per l’ennesima volta da dietro la porta. “Si tranquilla ora la febbre è scesa ho solo poche linee. Mi sto anche annoiando al dire il vero” le disse sorridendo per tranquillizzarla “sto meglio collega!”.

“Già ma fino a quando?” lo pensavano entrambi rendendosi conto che, se la temperatura fosse risalita troppo presto, Ryo non avrebbe potuto prendere la medicina prima di uno certo orario. “Kaori non pensarci” le disse quasi leggendola nel pensiero “vedrai andrà tutto bene”.

 

Guidare! Anche la semplice azione le risultava strana, le sembrava passato tantissimo tempo e invece era praticamente solo un mese. Ma le sembrava essere stata in quarantena da molto più tempo. Persino il pigiare il pedale dell’acceleratore o quello della frizione per cambiare marcia le sembrava una cosa nuova. Le ricordarono i momenti in cui aveva preso la patente. Intorno a lei il panorama desolato non la aiutava di certo a farla sentire meglio.

 

Parcheggiò la macchina e munita di mascherina e guanti si mise pazientemente in fila, stando attenta a mantenere la distanza di sicurezza. Tutto questo la rendeva parecchio insicura e irrequieta. All’interno del supermercato era ancora peggio, si respirava un’aria di tensione dovuto al percorso che i proprietari avevano creato per rispettare le regole che il governo gli avevano imposto.

La libertà! Le mancava quel senso di decidere se andare a destra o a sinistra. Si sentiva a disagio persino a prendere in mano i prodotti perché se lo avesse fatto sarebbe stata poi costretta a metterlo nel carrello della spesa o comunque a riporlo negli appositi cestini per la disinfestazione.

Si sentiva in trappola dei suoi stessi movimenti. L’ansia la stava assalendo, voleva tornare a casa il prima possibile. Preoccupata per Ryo ma più di tutto voleva tornare al suo micro-mondo che in quel mese si era creata. Fuori si sentiva più prigioniera che dentro in casa.

 

Ryo era in piedi di fronte alla finestra della camera da letto e pensieroso guardava verso la strada in attesa del suo ritorno. In tutti quegli anni aveva cercato di proteggerla. Lui conosceva bene il senso di disagio che avrebbe potuto provare. Era come essere in guerra “fare la fila per un tozzo di pane”. Le circostanze certo erano molto diverse, ma la reazione umana creava uno stato d’animo tale da credere di esserlo.

La stava aspettando preoccupato per come avesse potuto reagire alla novità. “Fatti forza Kaori!” Si rendeva conto che chi non riusciva ad accettare la nuova situazione, era proprio lei. Mai in un mese gli aveva detto “Ryo oggi la spesa la faccio io!” Era decisamente chiaro che lei di uscire non ne aveva nessuna intenzione! Un sorriso amaro apparve sul suo viso. “In alcuni lati sei forte e determinata! Ma in altri sei ancora il mio piccolo sugar-boy!”.

La testa gli faceva male e alcuni brividi iniziarono a manifestarsi. La febbre stava salendo e purtroppo era troppo presto per poter ricorrere ai farmaci. “Kaori… dove sei?”.

 

Nei sotterranei del garage di casa la ragazza fu invasa da un brivido freddo che si propagò per tutto il corpo. Il pensiero fu subito per lui “Ryo…”. Si precipitò come una furia in casa, appoggiò distrattamente la spesa sul tavolo, e corse da lui. “Ryo sono tornata”. Dall’altra parte della stanza nessun risposta e nessun rumore. Il cuore iniziò ad accelerare per la preoccupazione. “Ryo” ...Niente non ottenne nessuna risposta. “RYO...” urlando spalancò la porta con l’affanno e il fiato corto “Ryo…” Il letto era vuoto, ma nella penombra si intravedeva una figura stesa per terra. “RYO!”.

Kaori si precipitò da lui preoccupata più che mai. Lo sweeper semi cosciente scottava. Solo avvicinandosi a lui riusciva a sentire il suo sussurro “Kaori dove sei? … Kaori”. Il suo corpo, tremava dal freddo e dai brividi.

 

Il volto di lei cambiò espressione. Non c’era tempo né di preoccuparsi né di avere paura. Con espressione seria ma anche di chi aveva la situazione sotto controllo gli mise il braccio sotto la sua spalla lo aiutò ad alzarsi “sono qui Ryo! Forza vieni ti porto a letto”.

“Kaori…” con volto sofferente la guardò ma aveva la testa talmente confusa che credette di sognare “No Kaori non puoi essere così stupida da essere entrata in camera” pensò prima di svenire sul letto.

 

“Ghiaccio… ci vuole del ghiaccio” si disse scendendo in cucina per prenderlo.

 

Quando Ryo si riprese la luna era già alta da qualche ora . Ancora prima di aprire gli occhi avvertì che qualcuno gli avevo preso la mano. “Kaori?!” a fatica si voltò verso la figura conosciuta La trovò inginocchiata accanto al suo letto con la testa appoggiata sul suo braccio a fianco alle loro due mani unite. A quella visione si irrigidì “Perchè… “ si disse chiudendo gli occhi tra rabbia e paura “perché sei entrata!?” una lacrima comparve dal suo occhio “sei stata una stupida!”

Un nuovo sentimento si era impossessato di lui. “Su questo non sono in grado di proteggerti” le disse sorridendole amaramente rendendosi conto che per la prima volta non la poteva aiutare. “Perchè lo hai fatto?” e delicatamente le accarezzò i suoi capelli.

Ancora una volta si sentiva egoista nei suoi confronti. Erano passati quattro giorni e mai come in quel periodo si era sentito così solo. La solitudine non gli era mai piaciuta, gli ricordava un passato che stava cercando di dimenticare da tutta una vita. Un passato dal quale stava fuggendo e che non avrebbe mai voluto rivivere. All’improvviso il petto si irrigidì e delle raffiche di tosse iniziarono a percuoterlo.

 

Fu allora che Kaori si destò. “Ryo come stai?” lo sguardo preoccupato della ragazza incontrò quello severo di Ryo. “Sciocca che ci fai nella mia stanza” le disse rimproverandola. “Ero preoccupata per te” si finse più arrabbiata di lui per nascondere lo stato di profonda delusione che stava provando. “Non potevo lasciarti là svenuto” disse indicando furiosa il punto del pavimento dove l’aveva trovato. “Vedo che ti senti meglio” esclamò mentre scattò in piedi, si voltò verso l’uscita e fece per andarsene ma Ryo la prese per un polso. “Kaori aspetta” il tono era più dolce “Ti prego resta!”.

 

Anche senza voltarsi, si rese conto che Ryo la stava guardando con occhi diversi, occhi profondi, che esprimevano tutto l’amore che lui provava per lei e che fino a quel momento aveva tenuto gelosamente nascosto. Per la prima volta si sentiva donna e sentiva chiaramente l’attrazione che lui aveva per lei. Il cuore iniziò a batterle forte e il suo corpo fu invaso da brividi. Istintivamente avvicinò delicatamente la mano chiusa a pugno vicino al suo cuore “R..Ryo”.

 

Non lo poteva più nascondere, o meglio si rendeva conto che non ne era più capace. Il vuoto che aveva provato in quei giorni senza poterla vedere, gli aveva aperto gli occhi. Si sentiva in colpa dei suoi stessi pensieri, eppure non poteva farne a meno, La paura di rimanere solo superava di gran lunga la paura di metterla in pericolo. Si domandò come l’amore potesse rendere così egoista.

 

Con un gesto costrinse dolcemente Kaori a girarsi verso di lui. Si guardarono per qualche istante. Lui cercò di alzarsi ma era troppo debole. Lei lo trattenne dolcemente appoggiando la mano sulla spalle e si sedette accanto a lui. “io… io” lui la zittì con il dito indice sorridendole e asciugando con l’altra mano il suo viso bagnato dalle lacrime. Entrambi si resero conto che era finito il tempo delle chiacchiere.

 

Era giunto il momento per Ryo di ricambiare il bacio che con tanto amore le aveva regalato per il suo compleanno. Le prese il viso tra le mani e sorridendole, lo avvicinò a sé. Desiderava riassaporare quella sensazione di dolce e frizzantino che le sue labbra emanavano. I loro corpi si desideravano quanto le loro anime. Quel bacio rappresentava il loro desiderio di essere una cosa sola. Il corpo di Kaori si rilassò, lasciandosi completamente abbracciare dalle calde braccia dell’uomo che amava.

 

Erano sensazioni completamente nuove per lei. Se da una parte il senso di calore e amore che avvertiva la faceva sentire appagata e leggera come una piuma. Dall’altra, proprio perché sensazione nuova, ne aveva paura. Dopo alcuni istanti, il suo corpo reagì a questa ultima sensazione irrigidendosi.

 

Ryo lo avvertì immediatamente, forse stava correndo troppo, il suo sugar-boy non conosceva ancora cosa significasse unirsi anima e corpo. “Vergine”. Lei era vergine. Man mano che quel pensiero si fece avanti nella sua mente, Ryo si rese conto dei sentimenti opposti che la sua amata stava provando. Non era ancora pronta e forse nemmeno lui. In un certo senso era la prima volta per entrambi. Di certo lui vergine non lo era, anzi era stato a letto con molte donne e, a parte qualche eccezione, in quelle occasione voleva semplicemente appagare il suo istinto ormonale. Raramente aveva provato del coinvolgimento sentimentale, ma mai come in quel momento. Il desiderio di appartenerla rispondeva alla sensazione intensa di vita. Quella che scorreva nelle sue vene senza che la sua anima la riconoscesse. Kaori lo faceva sentire vivo, lo faceva sentire uomo. Era forse questo il significato di “sentirsi amato?”

Dei brividi gli corsero lungo la schiena. In quel bacio stava conoscendo l’insicurezza, quella che per tutto quel tempo credeva non gli appartenesse.

Con malincuore si allontanò, staccando delicatamente le sue labbra tremanti da quelle di lei e l’abbracciò. Il suo era un vano tentativo di nascondere il volto colmo di lacrime.

 

Kaori si commosse, aveva finalmente conosciuto il bambino che era dentro di lui che, spaesato e impaurito, cercava un riparo. Ricambiò l’abbraccio accarezzandolo con tenerezza. Per quella notte lei avrebbe ricoperto il ruolo di mamma. Amarlo significava anche questo e lei ne era consapevole. Ryo aveva bisogno di essere bambino, aveva bisogno di conoscere cosa significasse avere l’amore materno. Solo così poteva capirne la differenza.

Rispettando il desiderio di lui, di non essere visto in viso mentre piangeva, si spostò delicatamente per permettergli di stendersi nel letto e si coricò accanto a lui.

 

Quanta dolcezza, protezione, sicurezza, serenità e forza riusciva a trasmettergli. Erano di una purezza e semplicità unica. Quella notte lo percepì anche lui il bambino che gli era dentro e per la prima volta lo sentì sorridente e smanioso di quelle nuove attenzioni.

   
 
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