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Autore: ONLYKORINE    08/11/2020    1 recensioni
A Maple Town, dopo tanti anni ricompare la targa che premiava il paese come migliore produttore di sciroppo d'acero e che era scomparsa anni prima. Gli abitanti della cittadina pensavano che l'avessero rubata 130 anni prima i loro vicini, quelli di SapVille, e invece...
E ora? Ora si vedrà. Intanto si potrebbe fare una gara di cucina...
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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05.Agenti White e Moore

Agenti White e Moore

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Capitolo scritto da ChaBlackCat

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Era un'altra giornata soleggiata a Maple Town. Nell'ora della siesta, si sentivano vociare solo gli uccellini, da tempo volati oltre la protezione dei rami dei loro alberi, spinti alla scoperta della città e dei suoi curiosi abitanti.
L'agente White chiuse la porta del comando di polizia locale, dando un solo giro di chiave alla vecchia serratura. Era convinto, sin dal primo giorno che si era trasferito lì dalla California, che quella toppa non avrebbe retto ancora per molto. Ma si sbagliava, era lì da tempo e ancora non si era bloccata. Loris White trovava anche abbastanza inutile chiudere a chiave qualcosa in quella cittadina, si conoscevano tutti e tutti erano amici, tuttavia lui era ancora legato alle abitudini che aveva a Los Angeles. Nemmeno vivere a San Simeon, ultima residenza dell'uomo, nonché luogo anche più tranquillo di Maple Town, era servito per rilassarsi e fidarsi di più del prossimo. Ne aveva viste troppe in vita sua.
Quella mattina comunque, l'agente White aveva ricevuto una visita inaspettata: un forestiero di nome Jason Druvè. Aveva detto di essere un reporter e che stava seguendo il caso della targa ricomparsa. Certo che era strano. Come aveva fatto un reporter di Portland a sapere della targa? E che interesse poteva trarne? Un articolo? Sembrava banale e inutile. Un libro forse; se uno sa ricamarci sopra, sicuramente ogni storia è quella buona. Stava di fatto che il tizio aveva posto un sacco di domande sulla targa e su chi l'aveva ritrovata. La cosa strana era stata che aveva nominato Patty e nessuno in città sapeva che era stata Patience a portare la targa al comando. Aveva anche altre domande da fare, ma Loris White gli aveva detto di parlare con il sindaco perché lui viveva lì da troppo poco tempo per poter raccontare qualsiasi cosa.

White continuò a camminare, immerso nei suoi pensieri, nell'intento di raggiungere casa sua per pranzo. La piccola villetta dell'agente si trovava dall'altro lato del centro città, a pochi minuti a piedi dal suo lavoro. Passeggiando vide da lontano Rupert Rootweet chiudere la porta della sua attività. Con lui c'era una ragazzina dai capelli castani che l'agente non aveva mai visto.
«È Nora, la nipote di Rupert!»
Loris White trasalì. Voltandosi vide Patty accanto a lui. Forse non l'aveva sentita arrivare perché non portava a spasso il suo solito, ridicolo carrellino.
«Miss Stealer, mi ha fatto spaventare.»
«Sembra strano che un burbero come Rupert possa avere parenti» aggiunse Patty, senza badare alle parole dell'uomo.
«Non saprei...»
«È la figlia del fratello a quanto dicono» continuò la donna. «È arrivata da poco in pullman. Cosa ci fa qui? E chi lo sa. Direi che è sospetto però.» Sembrava parlare tra sé e sé.
«Cos'è sospetto... esattamente?» chiese White curioso di sapere quali bizzarre idee si fosse messa in testa la pettegola di Maple Town.
«Ancora non lo so» concluse lei stringendo gli occhi come se fosse uno di quei segugi dei cartoni animati.
White sorrise.
«Miss Stealer...» cominciò l'agente.
«Patty!»
«Cosa?»
«Chiamami 'Patty'»
«Va bene, Patty... lei conosce un certo Jason Druvè?» L'agente andò al punto.
«Jason, certo! È il nipote di Jo Druvè.» Poi la donna prese il braccio dell'agente e si guardò intorno come per controllare che nessuno la stesse osservando e che nemmeno gli uccellini potessero sentirla. «Josephine ha sposato uno di SapVille, all'epoca, e si è trasferita lì. Ora abita a Miami, ma qui nessuno lo ha scordato.»
Loris White avrebbe voluto dirle che secondo lui non importava a nessuno, ma non ne era certo. La rivalità con SapVille non era certo cosa dimenticata e quella targa ricomparsa aveva riportato alla luce vecchi rancori. Forse Patience intendeva proprio quello.
«Come mai, secondo lei, questo ragazzo è venuto qui?» chiese poi l'uomo, deciso a sfruttare la lingua lunga della donna.
«Jason è qui?» Patty aveva portato entrambe le mani davanti alla bocca.
«Sì!»
Udito ciò, Patience Stealer si voltò e andò via a passo svelto. Loris pensò che avrebbe usato il nome di Jason Druvè ogni volta che avrebbe voluto liberarsi della donna, ma non si aspettava certo che Patty non sapesse qualcosa.
L'agente White tornò a camminare, ancor più pensieroso. Cosa aveva messo Patty in fuga? Come mai tutti quei visitatori proprio in quel periodo? Doveva essere una casualità. Poi, passando davanti a una villetta dal giardino fiorito, scorse qualcuno che lo spiava dalla finestra. Appena White si fermò per guardarla, la donna, sicuramente Susan Price, si stava nascondendo dietro le tendine di pizzo.
«Buon pomeriggio signora Price» strillò l'agente, divertito, alzando una mano in segno di saluto. La donna tuttavia, si stava comportando in modo strano. Susan non era certo una donna timida. Era solita preparare torte per ogni occasione e molto spesso decideva di venderle al solo scopo di raccogliere fondi per la scuola, per curare i giardini cittadini e cose simili.
In quel momento l'uomo fu distratto da un rombo.
Due uomini in sella a una moto stavano solcando la desolata strada principale, diretti a nord. Fu a quel punto che l'agente sentì la serratura della porta di casa di Susan Price scattare. La donna uscì di casa e trotterellò per il vialetto, verso di lui.
«Quello chi è?» chiese Susan all'agente che stava ancora seguendo la moto con lo sguardo e trasalì per la seconda volta in un giorno.
«Signora Price!»
«Lei lo sa chi è quello con Aaron?»
«Aaron... il meccanico? Ah, mi pareva che fosse lui!»
«Lo so chi è Aaron Myers, non so chi sia il giovane con lui» brontolò lei.
«Io... non esattamente.» L'agente White sospettava che l'uomo insieme al giovane meccanico fosse proprio il reporter che si era presentato a lui quella mattina, ma non disse nulla alla donna. Aveva come l'impressione che da lei avrebbe saputo altro.
«Io so solo che un giovane aspettava Aaron sui gradini di casa ieri» confessò Susan.
«Forse un vecchio amico?»
«Sicuramente un forestiero» azzardò lei.
«Forse!»
«Agente White... ma a lei non sembra strano che ci siano così tanti visitatori, proprio in questo periodo? Dopo la scoperta del ritrovamento della targa?»
«Assolutamente, signora Price. È sicuramente un caso, non si preoccupi.»
La donna però, dopo un breve saluto, rientrò in casa borbottando e l'agente cominciò a pensare che i pettegolezzi non si sbagliassero. Il fatto che un giornalista arrivasse fin lì solo per una targa, era curioso. Ma forse era amico di Aaron Myers e aveva unito l'utile a una visita piacevole. Quello che White non capiva, era perché le donne, la Price e la Stealer, facessero riferimento anche alla nipote di Rupert, l'antiquario, per instillare il sospetto di una situazione curiosa. Da quando una nipote in visita era una cosa strana?
White riprese a camminare. Lo stomaco aveva cominciato a brontolare dalla fame, così accelerò il passo verso casa, quando un trillo, seguito da una vibrazione nel taschino della camicia della divisa, lo fece fermare e sbuffare. L'uomo prese il cellulare dalla tasca, il numero era del collega. L'agente guardò lo schermo lampeggiante, esitando. Temeva che non sarebbe mai arrivato a casa per pranzo quel giorno.
«Non risponde?»
Dietro l'uomo si era materializzata una donna, non molto alta, sulla settantina. Appesa al braccio aveva una borsa di vimini aperta dal quale sbucavano dei gomitoli di lana e tre ferri per il lavoro a maglia.
«Signora Carter!» Il telefono, intanto, continuava a suonare.
«Risponda!» insisté lei.
White decise di darle retta, ma si allontanò di un paio di passi per rispondere.
«White!»
«Agente White, sono Moore.»
«Lo so, mi appare il tuo numero sullo schermo, dimmi!»
Benjamin Moore era figlio di Alicia e John Moore. Erano due cittadini modello, specialmente Alicia. Erano il tipo di persone che pagavano le bollette in anticipo, non parcheggiavano mai fuori posto e portavano in strada la spazzatura sempre all'ora esatta. Lei era una casalinga. Teneva il giardino in modo impeccabile e i suoi fiori profumavano tutta la via di casa sua. Quando in paese si organizzava una festa, lei era sempre la prima ad aiutare. Il figlio, Benjamin Moore, era stato spinto dalla madre a fare l'agente in polizia e, dopo una breve gavetta fuori città, aveva fatto richiesta per tornare a Maple Town. Era un bravo ragazzo, forse un po' tonto, ma sempre buono e corretto.
«White, stavo passando per la statale in auto con mia madre, e mamma ha notato un  auto parcheggiata male.» L'agente White alzò gli occhi al cielo.
«Ben, goditi il giorno libero...»
«Sì, ma... Io e mamma ci siamo fermati perché la macchina era a lato della strada e lì intorno non ci sono case, sa, è al confine con SapVille.»
«Continua pure.» White fece un cenno alla signora Carter per congedarsi, lasciandola sul marciapiede a osservarlo andare via. Le diede le spalle e andò verso casa.
«E quindi abbiamo accostato e siamo scesi entrambi perché temevano che qualche poverino si fosse sentito male. Solo che non c'era nessuno e, peggio, abbiamo notato che nel campo, non distante, è stata scavata una buca» concluse Benjamin.
«Ben, vieni al punto perché sto per arrivare a casa e ho fame.»
«Mamma ha chiamato Charlotte della panetteria e lei le ha detto che Emma Carter le ha detto che al parco ha incontrato Susan Price...»
«Moore, arriva al punto!»
«Gira un forestiero in città» parlò finalmente.
«Va bene, va bene. Senti dammi mezz'ora, poi vieni a prendermi a casa. So chi è il forestiero e forse so anche dov'è adesso.»
«E la buca?»
«Gli chiediamo anche della buca, ma prima fammi mangiare.»
Attaccò.

Dopo pranzo la macchina di Ben Moore si fermò davanti a casa dell'agente White. Loris White salì in auto.
«Salve, mangiato bene?»
«No, comunque... Andiamo dal meccanico, Aaron Myers.»
«Perché?» chiese Moore.
«Qualcosa mi dice che troveremo lì il forestiero.»
«Intuito?» Benjamin Moore era rapito dalla bravura di White, ma quest'ultimo sorrise.
«Ben, li ho visti passare in moto, insieme.» Risero entrambi e si diressero all'officina Myers.

«Aaron!»
Il ragazzone dai capelli biondi, un po' sporchi di grasso, uscì da sotto un'auto: era sdraiato su un carrellino da meccanico.
«Ben, agente White, che piacere! Cosa vi porta qui?»
«Stiamo cercando un uomo, un reporter di Providence di nome Jason Druvè. È qui da te?»
Aaron guardò entrambi cambiando espressione. Il sorriso con il quale li aveva accolti si incurvò e il suo sguardo diventò serio.
«Sì» sospirò.
Riluttante, Aaron disse loro che Jason era un vecchio amico e che l'avrebbero trovato a casa sua. Avevano intenzione di andare a prendere la macchina entro il giorno dopo per portarla da lui, in officina.
«Allora, se non è un problema, andiamo a casa tua a parlare con lui» lo informò White.
«Cosa volete sapere?» chiese Aaron sospettoso.
«Solo della sua auto» rispose secco White che non capiva perché il ragazzo fosse tanto curioso e protettivo. «Noi andiamo, grazie mille.»
I due andarono a casa di Aaron Mayers, provarono a suonare ma non rispose nessuno. Suonarono ancora, poi, mentre Moore stava tirando fuori il cellulare, White girò attorno alla casa.
«Ben!» White chiamò il collega sottovoce e gli fece segno di raggiungerlo. Entrambi si accostarono alla porta sul retro e White provò a girare la maniglia, l'uscio si aprì.
«C'è nessuno?» urlò White.
«Jason Druvè... è in casa? Ci ha detto il suo amico Aaron che l'avremmo trovata qui» aggiunse Roger.
Nessuno rispose. I due agenti fecero pochi passi all'interno della casa, nella cucina, e dal passaggio che portava in salotto videro un paio di gambe per terra. Corsero verso il corpo dell'uomo disteso sul pavimento. Era Jason Druvè. White si inginocchiò accanto all'uomo e, mentre Moore si guardava intorno, l'agente più adulto sentì il polso dell'uomo.
«È vivo! Ben, perlustra la casa, magari chi lo ha ridotto così è ancora qui.»
White slacciò il fodero della pistola, prese il cellulare e chiamò l'ambulanza. Sentì Moore perlustrare il piano superiore e quando posò ancora lo sguardo su Druvè, questo stava pian piano riaprendo gli occhi.
«Jason Druvè?»
«Cosa... Cosa è successo?» Druvè cercò di alzarsi, ma portò d'istinto una mano alla testa soffrendo visibilmente.
«Sente dolore?»
«La testa» biascicò.
«Stia giù, abbiamo chiamato l'ambulanza.»
Moore tornò al piano inferiore.
«Non c'è nessuno» annunciò.

Quando arrivò l'ambulanza, Aaron Myers era appena tornato a casa, chiamato da Ben.
«Jason, cos'è successo?» Il giovane Mayers era seriamente preoccupato.
«Non lo so. Ho sentito qualcuno entrare dalla cucina, dalla porta sul retro. Credevo fossi tu e ho salutato, ma mi stavo dirigendo in bagno e non ho visto chi fosse, finché non ho sentito un dolore lancinante alla testa e mi sono svegliato poco fa, a terra.
«Quindi lei non ha visto l'aggressore?»
«No, mi spiace. Ma voi come mai siete venuti qui?» chiese Jason.
«Volevamo chiederle se la macchina abbandonata vicino al vecchio ponte fosse sua.»
«È mia! Non si accende più.»
«E come mai era lì?» domandò White.
Aaron e Jason si guardarono, poi Jason alzò le spalle.
«Agente, lei sa che io sto scrivendo un articolo per il giornale di Portland. Ero lì per vedere il vecchio ponte che collegava le due città e ho notato quel buco. Ho pensato che la targa potesse essere stata ritrovata lì e secondo me ha senso se è stato qualcuno di SapVille a rubarla.»
«Ho chiamato il giornale di Providence, questa mattina, appena ci siamo salutati. Lei non lavora per quel giornale.» White era serio e gli occhi di Aaron erano spalancati, lo sguardo diretto all'amico.
«Jason... È vero?»
Jason guardò Aaron, poi abbassò gli occhi e alzò le spalle.
«L'articolo voglio scriverlo, è la verità, ma volevo poi proporlo a qualche giornale. Sono freelance adesso, ho perso il lavoro... Aaron, te lo avrei detto.»

White e Moore uscirono dalla casa.
«Ben, chi ha dato una botta in testa a quel ragazzo lo ha fatto perché sta investigando sul ritrovamento della targa. Il fatto che questo Jason abbia intuito che quella buca contenesse la targa rubata, ci fa pensare che forse ha ragione.»
«Ma sia lei che io sappiamo che è stata Patience Stealer a portarci la targa e...»
«Non credo che la Staler sia andata fin lì, né che abbia scavato buche.» White si guardava intorno. Non c'erano curiosi in strada, eppure sapeva che gli abitanti di Maple Town, nascosti dietro le tendine delle loro finestre, sapevano già tutto.
«Ma forse chi ha fatto trovare la targa a Patty, l'ha trovata lì.»
«Sì, e sapeva che la Stealer ha la lingua lunga. Magari sa anche chi l'ha rubata all'epoca e dove l'avrebbe trovata» tentò White. «Ben, chiama il sindaco.»

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