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Autore: DreamWanderer    21/08/2009    8 recensioni
Draco abbandonò quel riflesso per andarsi a sedere sul letto a baldacchino. Pose il mento sulle mani giunte a pugno, cercando di riflettere.
Non riusciva a credere che la ragazza che aveva visto sfilare come una prostituta sul tappeto di un night club fosse la Sanguesporco Grifondoro Hermione Jean Granger.
STORIA VINCITRICE DEL TITOLO "BEST AU" DEL "neverending stories awards", ottavo turno.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All for Love'
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It Can't Be You
Just For Love


E eccoci qui col nuovo capitolo! Ho visto che la storia sta ricevendo abbastanza apprezzamenti, sono contenta di essere riuscita a trovare qualcosa che abbia un po’ di successo =). Un piccolo avviso: come ho messo anche nell’introduzione, la storia non è molto OOC. C’è solo una Herm un po’ diversa all’inizio, ma nient’altro.

xxsailorkikaxx: ciao! Dai sono contentissima che la storia ti piaccia *me molto contenta*! Eccoti il continuo, spero che lo gradirai altrettanto!

Clara111294: mmm, spero che la tua curiosità e il tuo interesse si riveleranno ben riposti ^-^! No, non è troppo OOC, c’è solo una Herm un po’ diversa all’inizio ma nient’altro degno di nota! Contenta?

Ale 93: grazie per i complimenti e… eccoti il seguito!









It Can’t Be You



--Prego signore! Prego, si accomodi!--

Fin dal primo momento, Draco sentì di detestare quell’ometto insignificante che lo stava così cerimoniosamente in quell’insulso postaccio. Si maledisse di nuovo per aver accettato quella “scommessa di compleanno”.

Era una specie di rito che vigeva nel circolo di cui tutti lo consideravano il capo: ogni anno, per il suo compleanno, i suoi amici gli proponevano una sfida di coraggio “alla babbana”, ovviamente pagandogli tutti i mezzi. Era un gioco riservato al capo, che rimaneva tale solo finché superava la sfida ogni volta. Se perdeva, si cambiava il capo. E lui non voleva di certo perdere la posizione, anche se doveva entrare in quel luridissimo night club e portarsi a letto una puttana con il buono che gli avevano regalato i suoi cosiddetti amici per consolarlo dell’ultima ragazza che aveva mollato.

Non appena varcò la soglia di quel postaccio si sentì prendere dalla nausea e fu tentato di tornarsene istantaneamente sui suoi passi. Ma non poteva, non se voleva tenersi il suo posto nel suo gruppo. Ormai aveva accettato e doveva andare fino in fondo.

--Le mostro le ragazze o preferisce guardare il depliant?-- riprese l’ometto untuoso che gli faceva cerimoniosamente segno di accomodarsi su una poltrona di fronte a un tappeto rosso porpora.

Draco represse a fatica un conato di vomito. Ma l’aveva per caso preso per un maniaco?! L’avrebbe volentieri Cruciato, se non fosse che i suoi amici giuravano di aver messo delle telecamere in quella schifosissima topaia, quindi gli toccava pure stare al gioco e comportarsi come era in accordi. Ovvero, come l’ometto si aspettava.

Si esibì in un perfetto ghigno made-in-Malfoy e si stravaccò sulla poltrona indicatagli dal proprietario del postaccio.

--Le sembro il tipo che sfoglia riviste per decidersi chi portarsi a letto?-- biascicò annoiato.

L’ometto gli dedicò un sorriso sbilenco, poi schioccò le dita dicendo: “Shanya”.

Una ragazza obbedì a quell’ordine, arrivando con passo elegante sul tappeto rosso. Il rumore che i tacchi a spillo producevano sul tessuto a moquette sicuramente più prezioso del necessario era ovattato, morbido. La ragazza indossava una mise fin troppo succinta, di colore argento vivo che riluceva leggermente sotto le deboli luci ombreggiando le curve in modo insinuante. Sorrideva senza un minimo di pudore.

Draco fece un cenno all’ometto e quello schioccò di nuovo le dita per presentargli Monica. La ragazza in questione indossava un paio stivali alti in pelle. Lo strusciare della zeppa contro la moquette produceva un rumore che era quasi fastidioso. Indossava un completino a due pezzi di pelle, il corpetto che si chiudeva con una zip provocante. I capelli biondissimi e lisci le scendevano fino alla schiena ondeggiando a tempo col ritmo del suo passi. Gli sorrise mordicchiandosi le labbra in modo invitante.

Draco accennò di nuovo col capo e un terzo schiocco di dita accompagnò il nome successivo. Hermione.

“Hermione?” si chiese Draco. Che fosse…? No, era impossibile.

La ragazza avanzò sul tappeto rosso con un passo leggero e felpato. Il suono delle ballerine si sentiva appena tanto era delicato. Lui la guardò in viso. Aveva i capelli ricci, di un caldo castano miele, che le arrivavano sotto le scapole. Gli occhi sottili erano di un profondo color dorato che lui aveva già visto. Indossava una gonna dal taglio a goccia con delle frange alla cintura che le lasciava scoperta una gamba e celava parzialmente l’altra. Il top che mostrava il ventre piatto era tipo a camicia con dei bottoni sul davanti, mentre aveva dei lacci sulla schiena. Era snella ma le curve erano morbide. Seppur tenesse la testa china, gli occhi guardavano dritto davanti a sé come per strillare: “Non sono debole, vediamo se riesci a guardarmi negli occhi schifoso bastardo”.

--Voglio lei.-- decise Draco.

L’ometto le fece segno di tornare dietro le quinte per attendere ordini, già tutto sorridente per l’affare concluso.

--Che camera desidera?-- gli domandò untuoso.

--Una camera calda con un letto a baldacchino. Niente di grandioso, solo una stanzetta decente.-- dispose lui.

--Certo, certo, come desidera.-- fece il leccapiedi. --Volete che la ragazza si vesta in modo particolare?--

Draco si costrinse a reprimere un conato di vomito. Cielo, quanto gli faceva schifo tutto quel posto. Se avesse potuto gli avrebbe dato fuoco.

--Lasciatele pure addosso quel vestito che ha ora.-- disse deglutendo la rabbia.

--Come volete, tutto ciò che volete.-- fece l’omino citando il motto di quella topaia. --Venga, l’accompagno alla camera, e la ragazza la raggiungerà tra poco.--

--Ottimo.--  “Prima finisce questa farsa meglio è.” Si disse.


-<>-*-<>-


Draco entrò nella camera, all’inizio trattenendo il fiato. Ma grazie al cielo non trovò nulla di scandaloso.

Il letto a baldacchino era grande e spazioso, dall’aspetto morbidissimo. Era rivestito da lenzuola di satino, le tende che ondeggiavano mosse da un alito di vento che spirava da una finestra, con le sbarre, appena socchiusa. Le pareti erano ornate di specchi incorniciati da piedistalli in ferro nero che inquadravano l’intera stanza da ogni prospettiva grazie al loro gioco di riflessi. Dal soffitto pendeva un lampadario di cristalli che emanava una luce morbida e soffusa. Nonostante ciò, i flebili raggi delle candele arrivavano ad accarezzare ogni angolo della stanza grazie alla trama di specchi.

Il ragazzo si volse verso lo specchio alle sue spalle e squadrò la sua immagine con occhio critico. Il riflesso gli mostrò un bel ragazzo, sulla ventina d’anni. Era cambiato un po’, e si vedeva. Il fisico aveva abbandonato da tempo le fattezze di ragazzino per sviluppare un fisico molto più deciso. La corporatura rimaneva esile ed elegante, ma sotto gli arti snelli guizzavano i muscoli allenati. I lineamenti del viso aveva perso morbidezza e si erano affilati, rendendo lo sguardo molto più volitivo. Gli occhi colpivano con il loro colore meraviglioso, un grigio ghiaccio screziato di lampi celeste chiaro. I capelli biondi formavano un caschetto corto, leggermente scompigliato. Alcuni ciuffi liberi gli cadevano sottili sugli occhi ombreggiandogli impercettibilmente il volto e dandogli definitivamente l’aria da “bello e dannato”.

Draco abbandonò quel riflesso soddisfacente per andarsi a sedere sul letto a baldacchino. Pose il mento sulle mani giunte a pugno, cercando di riflettere.

Non riusciva a credere che quella ragazza che avesse visto sfilare come una prostituta sul tappeto di un night club fosse la Mezzosangue Grifondoro Hermione Jane Granger. Insomma, cozzava contro tutto che aveva sempre saputo di lei! Se l’era sempre immaginata come una futura insegnate o bibliotecaria, oppure Auror, felicemente sposata con la Donnola Lenticchia Ronald Billius Weasley. Ma trovarla a lavorare lì… poi si ricordò dell’espressione comunque fiera che aveva avuto mentre “sfilava”. L’espressione di una leonessa in gabbia.

Lo scatto della maniglia che veniva abbassata interruppe le sue riflessioni mentre l’oggetto dei suoi pensieri faceva lentamente il suo ingresso nella stanza. Indossava gli stessi pezzi di stoffa che le aveva visto addosso quando gli era stata presentata. Portò il proprio sguardo immediatamente sul suo viso. Gli occhi erano grandi, un castano nocciola diluito con un colore così meraviglioso da parer oro fuso. Le labbra piccole ma piene non sorridevano. I boccoli bruno miele le incorniciavano il viso con alcuni ricci più corti per poi allungarsi e cadere morbidamente dietro le spalle. Lo stava guardando negli occhi, una domanda silenziosa nelle iridi.

--Sei bella, Mezzosangue.-- la salutò Draco esibendosi nel suo classico ghignetto Made-in-Malfoy.

La ragazza sgranò gli occhi e il lampo di comprensione che li attraversò sembrò illuminarle il viso.

--Malfuretto Platinato?!-- sibilò Hermione tra i denti.

Per un secondo, il Principe delle Serpi rivide colei che aveva conosciuto a scuola. L’oro dentro le sue iridi mandava lampi, le labbra tese in un’espressione di palese ostilità, i denti stretti come a cercare di trattenere le grida e le imprecazioni che avrebbe voluto sputargli addosso, i pugni chiusi per resistere alle offese che lui puntualmente le vomitava addosso… tutto questo gli era familiare.

Ma l’attimo dopo l’ex-Grifondoro si ricompose, ricordandosi di essere sul lavoro. Se non fosse stato per altro, lo avrebbe volentieri preso a botte!

--Signor Malfoy.-- lo salutò pacatamente.

Draco sgranò gli occhi, ma non palesò il suo stupore in altro modo. Oh, adesso sì che ci sarebbe stato da divertirsi! Ghignò.

--Granger, non ho intenzione di fare nessuna delle porcate a cui ti presti di solito, complicate o elementari che siano. Non ho chiesto di te per essere un tuo cliente. Quindi risparmiami la tua falsissima deferenza.-- le disse mettendo le cose in chiaro.

Hermione rimase a bocca aperta, sia per quello che le aveva detto sia per il modo in cui le aveva parlato.

--Bene.-- cominciò secca. --Allora posso sapere che cosa ti ha spinto a portare le tue purissime grazie qui tra noi comuni mortali?--

Il ragazzo rise. --Non hai perso il tuo sarcasmo, vedo.--

--E tu non hai perso il viziaccio di eludere le domande!-- sbottò lei. Quel dannato Principino da strapazzo aveva sempre avuto il potere di mandarla fuori dai gangheri semplicemente respirando.

--Oh, scusami tanto!-- la prese in giro Draco. --Primo, sono qui per una scommessa. Secondo, non sono certo tenuto a renderti conto di quello che faccio.--

Le labbra della giovane scoprirono i denti in un ringhio muto, che non sfuggì al biondo.

--Suscettibili?-- la provocò maligno.

--Malfoy, dimmi semplicemente cosa vuoi e poi fatti buttare fuori a calci.-- sputò Hermione. Detestava i giochi di parole, detestava i giri di discorso per non affrontare il punto della conversazione.

--Che cosa ci fai qui, Granger?-- le chiese allora il ragazzo, diretto.

-- Domanda intelligente Malfoy, proprio degna di te. Io qui ci lavoro, come avrai notato… devo farti un disegnino?-- ribatté acida l’ex-Grifondoro.

Draco strinse i denti. Come, come si permetteva di parlargli così? Cercò di calmarsi, anche se gli riusciva difficile con quell’antipatica a pochi metri. Ma se non si fosse calmato non avrebbe ottenuto quello che voleva.

--Forse non mi sono spiegato.-- proferì quindi, cercando di controllare il tono della voce. --Che cosa ci fa una una Grifondoro intelligente e carina come te in una topaia di agenzia per sgualdrine?--

Hermione non sembrò apprezzare i dettagli della domanda. Incrociò le braccia sotto il seno, gli occhi gelidi. Gelidi, come non li aveva mai visti a lei. Eppure conosceva quel gelo, perché l’aveva visto nel suo riflesso allo specchio per almeno un paio d’anni.

--Non sono certo tenuta a renderti conto di quello che faccio della mia vita, Furetto.-- replicò la ragazza, citandolo e aggiungendo tutto il suo astio personale.

La mascella del biondo si tese, ad esternare tutta la sua irritazione.

--Ora, caro Principino dei miei stivali col tacco a spillo, hai intenzione di usarmi per quello che mi hai pagata oppure me ne posso andare?-- chiese ancora sorpassandolo e andandosi a sedere sul letto.

Draco la fissò, allibito. Gli sembrava di essere in una di quelle barzellette che si leggono sui giornalini dei cruciverba, quelle chiamate “Le Ultime Parole Famose”. Se qualche giorno prima gli avessero detto che se la sarebbe trovata davanti in quella situazione si sarebbe messo a ridere! E ora invece c’era dentro.

Chi era la ragazza che gli stava davanti? Non poteva essere Hermione Mezzosangue Granger, la migliore amica di Harry Sfregiato Potter, la fidanzata di Ronald Lenticchia Weasley. Che cosa poteva esserle successo per trasformarla tanto? Quale malsana e perversa catena di eventi aveva potuto congelarla in modo tale da spingerla a vendersi così squallidamente?

--Che cosa ti è successo, Granger?-- sibilò il Principe delle Serpi affilando lo sguardo. --Che fine ha fatto l’orgogliosa Grifondoro, la so-tutto-io, l’amica di Potty e di Weasel?--

Lei lo guardò duramente. --Quella è morta da un pezzo.--

Ma il ragazzo non ci credette: poteva vedere mille sentimenti infuriare dietro a quel velo di ghiaccio che celava l’oro dei suoi occhi. Vedeva la rabbia, il disgusto, la delusione… e poi ancora, più indietro, vedeva la nostalgia, la paura, il dolore. E soprattutto vedeva la solitudine.

--Non puoi essere tu…-- mormorò come sotto shock. --Che cosa ti hanno fatto?--

Hermione si alzò di botto, furiosa. Come osava quel dannatissimo rampollo viziato spuntare dal nulla, dopo 3 anni senza contatti? Dopo sette di dispetti, offese, prese in giro, cattiverie? Dopo anni e anni di disprezzo per chi era e per ciò che rappresentava?

--Tu non sai niente di me, Malfoy, hai capito? NIENTE!-- esplose. Non lo sopportava. Non lo poteva vedere, non lo poteva sentire, non lo poteva respirare.

Draco la guardò stupefatto mentre la ragazza gli sbraitava contro, poi si voltava e usciva dalla stanza sbattendo la porta. Gli ci volle un secondo per riprendersi, poi si catapultò fuori dalla stanza per inseguirla. Purtroppo riuscì solo a tornare fino alla reception guardandosi intorno come un ossesso.

--Hem… posso aiutarla, signore?-- gli chiese lo stesso ometto di prima sbucando da dietro al bancone.

--Sì. La ragazza che avevo richiesto prima… dov’è?-- chiese il biondo, un tono che non ammetteva repliche.

--Oh, beh…-- balbettò il tizio. --Hermione è arrivata qui, e mi ha detto che ci sono stati dei dissapori perché già vi conoscevate… sa, ci sono complicazioni quando si mischiano amicizie e questa professione… lei capisce?--

Draco annuì, serafico, poi decise di riportare la discussione sull’argomento che più gli premeva. --Lei dov’è?--

Quello si torse le mani, a disagio. --Vede, signore… il fatto è che la nostra politica ci impedisce di metterla in contatto con la signorina a causa della vostra relazione di amicizia…--

Ok, adesso il Principe delle Serpi si stava inviperendo davvero!

--Senta.-- disse con una calma che lasciava presagire il peggio. --Della vostra politica in questo momento io me ne sbatto. Se non vuole mettermi in condizione di parlare con la ragazza qui, allora mi dia il suo indirizzo.--

L’ometto deglutì spaventato: aveva udito fin troppo bene la nota di velata minaccia che aveva calcato la voce del biondo.

--Hem…-- balbettò cercando di ricomporsi. --Purtroppo non posso fare nemmeno questo… vede, per questione di tutela della privacy noi non abbiamo i dati personali completi delle nostre lavoratrici… e io non potrei comunque accedervi…--

Gli occhi di Draco s’infiammarono. --Molto bene. disse lentamente, scandendo ogni sillaba per la rabbia. --Allora mi dia un’altra ragazza. E non si preoccupi, gliela pagherò.--

Quello sospirò, sollevato. --Questo lo posso fare. Chi desidera?--

--Mi mandi Monica.--

Se la ricordava la tizia. La biondona che l’aveva guardato come se avesse voluto mangiarselo vivo. Ghignò il più sadico dei suoi ghigni: avrebbe vinto la scommessa e estorto quello che voleva sapere.










Angoletto!

Allora, che ve ne pare di questo capitolo? Ecco qui il primo vero capitolo, dove emergono meglio la storia e i protagonisti. Ma tanti personaggi devono ancora venire alla ribalta! Spero che vi sia piaciuto! Commentino?
Un bacio,

Clarisse
   
 
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