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Autore: Hi Ban    21/08/2009    2 recensioni
Eravamo entrambi seduti al tavolo della cucina e regnava un religioso silenzio, rotto solo dallo stridere delle posate contro la porcellana del piatto. Stavamo mangiando riso, io con gusto, nonostante non mi sia mai piaciuto granché, tu con palese disgusto, infatti, avevi sempre provato un’avversione genetica per il riso.
Minato/Kushina
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yondaime
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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I wish only this


Eravamo entrambi seduti al tavolo della cucina e regnava un religioso silenzio, rotto solo dallo stridere delle posate contro la porcellana del piatto. Stavamo mangiando riso, io con gusto, nonostante non mi sia mai piaciuto granché, tu con palese disgusto, infatti, avevi sempre provato un’avversione genetica per il riso.
A dispetto di ciò stavi assecondando un’altra delle mie voglie da donna incinta, non ho mai ben capito se lo facevi perché mi amavi o per paura, In effetti diventavo piuttosto irascibile se venivo contraddetta. Quando me lo facesti notare, in uno sprazzo di coraggio notevole, aggiungesti che lo ero anche quando non ero incinta. Non so grazie a quale Kami tu ti salvasti da tutta la serie di scarpe che ti lanciai contro. Ti osservavo e ti vedevo ingoiare cucchiaiate di riso, inghiottendo boccone per boccone, automaticamente, quasi a volerne neutralizzare il sapore.
Io, dal canto mio, continuavo a mangiare tranquilla la mia seconda porzione, dopo una scodella molto abbondante di ramen made in Ichiraku. Quello non poteva mancare.
Quando finisti di mangiare, facesti una faccia molto compiaciuta e soddisfatta. Neanche avessi sconfitto il più terribile dei nemici. Prendesti il piatto e lo portasti nel lavandino, dopodiché ti risedesti e ti appoggiasti con entrambi i gomiti sul tavolo. Con un sorrisetto mi dicesti una cosa che mi fece letteralmente saltare giù dalla sedia e mi fece correre sul balcone. Potei vedere un altro sorriso che si apriva sul tuo volto e che inclinava le tue labbra. Sembrava quasi... gongolante? Ovvio. Sapevi già quale sarebbe stata la mia reazione. Mi conoscevi troppo bene, Minato Namikaze!
Mi dicesti semplicemente che era il dieci agosto. Tutti gli altri collegamenti li fece la mia mente, ovvero che quella data corrispondeva alla notte di San Lorenzo. La notte delle stelle cadenti. La aspettavo con ansia tutti gli anni, fin da quando ero bambina. Io credevo veramente che i desideri si avverassero.
Mi appoggiai con gli avambracci sulla ringhiera, in attesa che una piccola scia luminosa catturasse la mia attenzione.
Niente.
Sentii la porta aprirsi e, nonostante sapessi già che eri tu – chi altri se no? – mi girai. Ti sedesti sull’unica sedia che quel minuscolo spazio poteva ospitare.
Mi prendesti il polso e lo tirasti in modo da farmi sedere sulle tue ginocchia; feci una smorfia e poi mi ‘accomodai’.
Eri divenuto molto apprensivo da quando avevi scoperto che saresti diventato padre. Semplicemente non volevi che mi affaticassi troppo. Le mie labbra si piegarono all’insù, in un sorriso che tu non potesti vedere, in quanto la tua attenzione era rivolta verso il cielo, dove, poco dopo, portai anche la mia.
Rimanemmo così a lungo, in attesa; nessuno dei due si sarebbe mosso prima di averne vista una.
Finalmente passò. Una scia illuminò il cielo al suo passaggio, probabilmente era la più luminosa che, sia io che tu, avessimo mai visto.
Io mi lasciai scappare un ‘oh!’ entusiasta e tu aumentasti, delicatamente, la presa sulla mia vita, o meglio, sul mio pancione di sette mesi.
Io espressi il mio desiderio, come d’abitudine.
Sperai con tutta me stessa che il bambino – sì, ne ero certa, era un maschietto – che cresceva dentro di me fosse felice. L’unica cosa che volevo.
“Cos’hai espresso?” Mi chiedesti, mentre spostavi il tuo sguardo dal cielo a me.
“Se te lo dico non si avvera più!”
Mi baciasti il collo e con un sorriso sulle labbra, identico al mio, tra l’altro, tornasti a guardare il cielo, nel punto in cui era passata la stella che custodiva il mio desiderio e molti altri espressi quella notte.

Minato e Kushina non sapevano di aver espresso lo stesso desiderio quella notte. Purtroppo non sapevano neanche che ad intralciare il cammino di quella stella ci sarebbe stato Kyubi.


Salve!
Questa storia l’avevo scritta ispirata dalla notte delle stelle cadenti… L’ho pubblicata un po’ in ritardo. Scusate! Non so se anche in Giappone, però, sia una tradizione quella delle stelle cadenti. Spero vi piaccia!
  
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