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Autore: EleWar    08/11/2020    12 recensioni
Kaori sta partendo senza Ryo, per una vacanza con Reika e Miki ma........ c'è sempre un ma. Perché le cose non sono mai come sembrano, e se c'è di mezzo un famoso ladro, tutto si complica.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Miki, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Arrancando arrancando è arrivato anche il capitolo 9, forse un po’ di ‘passaggio’ ma necessario per la storia. Nel frattempo ho avuto a che fare con altre due fic, due oneshot che spero di postare presto… come il prossimo capitolo di questa, del resto :D Ne voglio fare troppe??? Mi sa di sì XD
Va be’ intanto leggetevi questo e…. ancora GRAZIE INFINITE A TUTTI <3​





Cap.9 Il Camaleonte ed altre amenità
 
Anche Reika, come Miki, non si era persa una mossa di Kaori dall’arrivo di Ryo, affascinante come sempre, la cui visione le aveva acuito il senso di sconfitta che provava già da quella mattina, fino al suo ignobile tuffo in acqua; così come aveva seguito l’avvicinarsi di Ryo al bordo della piscina per raggiungere la socia, i loro sguardi, la tensione sessuale che promanava dai due, e che l’aveva fatta stare ancora peggio.
 
All’investigatrice non era sfuggito nemmeno l’arrivo di quella bellissima donna che era andata a parlare con la sweeper, e Ryo che scompariva sott’acqua, per poi ricomparire poco più avanti e mettersi a giocare a palla con quelle sgallettate.
Incredibilmente si era scoperta gelosa anche di loro, e avrebbe tanto voluto raggiungere quel chiassoso consesso, se non fosse stato che non sapeva quale scusa inventarsi, visto che quella era una comitiva già formata di amiche danarose; in più non voleva nuovamente trovarsi di fronte l’uomo e vedergli negli occhi quell’espressione di biasimo che l’aveva quasi uccisa.
Allora aveva stretto i denti e aveva finto, finto tutto il tempo che, anziché stare sui carboni ardenti, fosse piacevolmente distesa sotto i raggi del sole di una bellissima giornata d’estate.
Aveva finto di essere annoiata, ma con l’animo leggero e spensierato di una qualsiasi villeggiante, quando, in realtà masticava amaro.
E visto che nessuno si era preso la briga di avvicinarla, né il Camaleonte né nessun altro, aveva avuto tutto il tempo di rimuginare sulle sue sventure e sulle sciocchezze commesse.
Si era però stupita vedendo Kaori alzarsi e lasciare la piscina senza in qualche modo cercare un contatto visivo con lei e Miki mentre, al contrario, era sicura che Ryo l’avrebbe seguita, proprio come aveva fatto.
 
Stava ancora interrogandosi sulla vita sentimentale dei due soci, quando fece giusto in tempo a notare un’ombra entrare nel suo campo visivo, poi tutto accadde velocemente, tanto da non darle modo di capire subito cosa stesse succedendo.
Il piccolo tavolino, su cui era appoggiato il suo drink, era stato urtato da qualcuno, e il bicchiere e il suo contenuto ghiacciato erano finiti sulle sue gambe nude.
Istintivamente aveva sobbalzato, spostando lo sguardo incredulo dalle gambe al nuovo venuto, che non smetteva di scusarsi e agitarsi; quando finalmente concentrò tutta l’attenzione su quel maldestro individuo, rimase invece piacevolmente stupita, perché era nientemeno che Iro Murasaki, l’affascinante uomo che la sera prima aveva conosciuto Kaori, tanto da invidiarla… anche per quello.
Era veramente bello e di suo gusto, e a Reika spuntò un sorriso malandrino all’angolo della bocca.
Sapeva che era fidanzato con la donna che era stata fino a poco prima a chiacchierare con Kaori, ma ora lei non era nei paraggi, e per giocare un po’ all’amore andava più che bene.
Era anche così stanca di starsene lì da sola, mentre immaginava i due sweeper fare chissà che cosa insieme in intimità; stanca di quella situazione, e di non essere notata da nessuno, che pensò subito di approfittarne.
Solo uno stupido avrebbe potuto credere che l’urto che aveva provocato quel piccolo, innocuo disastro, fosse stato fortuito, e non un modo per attaccare bottone; l’uomo era seducente, ma le tecniche di abbordaggio erano le stesse anche per lui – e se Reika avesse saputo che anche Kaori era giunta alle sue stesse conclusioni!
Comunque sia, il lato frivolo della bella investigatrice prese il sopravvento: aveva bisogno di mettere alla prova il suo fascino, di sentirsi desiderata da qualcuno, di ristabilire lo status quo.
Per questo iniziò a flirtare con l’affascinante Iro e non pensò più a niente.
 
Miki, poco distante, era ormai rimasta sola, poiché i coniugi Sora si erano ritirati nella propria cabina con la scusa che il sole era diventato troppo forte per loro, e che dopo un pranzo leggero si sarebbero concessi un pisolino ristoratore; in fondo erano anziani e quella era una crociera in cui rilassarsi.
E dopo un’esistenza movimentata e avventurosa come la loro, quello era il modo migliore per godersi la vecchiaia.
S’incantò ad immaginare come sarebbe stata la sua, di vecchiaia, accanto all’amato Falcon, e arrossendo sospirò.
Provò anche una fitta di nostalgia per il gigantesco marito, e si chiese cosa stesse facendo; ancora una volta desiderò averlo accanto e si ripromise che, risolto il caso, si sarebbero concessi una vacanza loro due da soli.
Con questo dolce pensiero si assopì.
 
Quando Kaori tornò in piscina, cercò con lo sguardo le sue amiche sperando di attirare la loro attenzione, fargli un segno, un cenno, perché voleva potergli parlare e avvertirle che sarebbe andata nella spa della nave, e che per forza di cose si sarebbe dovuta spogliare di tutti i suoi gioielli, compresa la spilla, e che non si sarebbero potute sentire in caso di bisogno.
Ma Miki stava dormendo serenamente e non era il caso di andare lì e svegliarla, e Reika parlava amabilmente con il signor Iro Murasaki, e la sweeper, fuggevolmente, pensò:
 
Approfittane ora, caro Murasaki, che la tua Momo non c’è!” e le venne da ridere.
 
Rimase per un attimo ritta lì, sul bordo vasca, indecisa, sperando che almeno Reika si accorgesse di lei; stava quasi per azionare la ricetrasmittente per chiamarla nell’auricolare, quando si avvide che Iro si era fatto sempre più vicino al viso dell’investigatrice e le stava sussurrando qualcosa all’orecchio.
Stupita trasalì: quei due non perdevano tempo, e il flirt stava andando ben oltre le semplici chiacchiere fra due sconosciuti. Okay, anche questo faceva parte del piano, ma dovette ammettere che Reika ci sapeva fare alla grande perché apparentemente era molto presa dal tipo, e fingeva (fingeva?) molto bene: sembrava che fosse realmente interessata a lui.
Bene, se fosse stato lui il Camaleonte, almeno una delle tre avrebbe avuto la chance che tutte aspettavano, altrimenti… Reika avrebbe avuto… la sua avventura.
In fondo era giovane e bella e, ricordando l’incontro che aveva avuto con Ryo, con il suo Ryo, era normale che si buttasse tutto alle spalle, e cercasse altrove.
Kaori constatò anche un’altra cosa molto importante, e cioè fra loro tre Reika era forse l’unica che poteva permettersi di arrivare a tanto, pur di non compromettere la copertura: non aveva legami sentimentali e si muoveva con spigliatezza in certe situazioni, aveva ereditato lo stesso fascino disinvolto della sorella maggiore e sapeva come manipolare gli uomini; aveva la malizia necessaria, insomma.
In un certo senso Kaori fu sollevata di non doversi trovare al suo posto, perché non sarebbe stata in grado di gestire la situazione come stava facendo invece Reika, e la sera prima era stato un bene che Momo fosse piombata su di loro come un falco, soprattutto vista l’intraprendenza di quel Murasaki.
Il Camaleonte era famoso per sedurre belle donne e derubarle, ma Kaori non era pronta a farsi sedurre fino a…
Fu grata che, nel caso il ladro fosse realmente Iro, questa sorte fosse toccata a Reika, donna di mondo, e non a lei, la timida ed inesperta ragazza della porta accanto.
Certo un po’ ci aveva pensato fin dall’inizio, lo aveva messo in conto che sarebbe potuto succedere, ma si era altresì augurata che in qualche modo non ce ne sarebbe stato bisogno.
Si sentì leggermente sciocca, e pensò che non fosse tagliata per questi giochi di seduzione, per questi lavori fatti di copertura e finzione; si trovava più a suo agio con martelli, bombe e trappole.
Ma non aveva nessuna intenzione si lasciarsi deprimere da questa verità, in fondo il caso era stato affidato a tre donne diverse, ognuna eccellente e capace nel proprio settore, e ognuna avrebbe fatto la sua parte.
L’unione fa la forza no?
E mentre Reika si sarebbe lavorata Iro Murasaki, Kaori avrebbe raggiunto il capitano, e da lì avrebbe telefonato a Saeko chiedendole di fare indagini sulle persone che avevano conosciuto fino a quel momento; poi avrebbe fatto lo sforzo di andare a sottoporsi ad una sessione di massaggi.
 
 
 
 
Raggiunto il ponte di comando, Kaori individuò il capitano, con cui lei e le sue colleghe avevano già fatto conoscenza per ovvi motivi, appena arrivate, e sorridendogli chiese di poter entrare.
 
“Ah, signorina Kaori, che bella sorpresa! Novità?”
 
“Buon giorno, capitano Musashi” rispose la ragazza “Veramente non lo so ancora… Potrei fare una telefonata all’ispettrice Saeko Nogami, se non le dispiace?”
 
“Ma certo!” poi voltandosi verso un sottoposto “Sergente Matsumoto, la metta in contatto con la polizia di Tokyo, distretto di Shinjuku, e precisamente con l’ispettrice Nogami.”
 
“Agli ordini, capitano!” rispose pronto costui.
 
Nel frattempo il capitano Musashi, prendendola in disparte, disse a Kaori:
 
“Il Camaleonte è già entrato in azione!”
 
Kaori spalancò gli occhi, sorpresa.
Questa cosa non se l’aspettava minimamente!
Le tre ragazze erano a bordo già da due giorni, eppure non avevano trovato nemmeno una traccia; le uniche persone che avevano conosciuto erano apparentemente innocue, e in generale non avevano visto movimenti strani, accenni, niente di niente.
Avevano pensato che fosse troppo presto, per il ladro, mettersi a rubare, tanto più che accumulare troppa refurtiva sarebbe stato un problema… problema che comunque, invariabilmente, il Camaleonte risolveva, dal momento che questa non veniva mai ritrovata, nemmeno quando, in situazioni analoghe, si era bloccato tutto e perquisito l’albergo, la nave da crociera o altri posti circoscritti dove c’era una grande affluenza di persone facoltose.
La sweeper si disse che evidentemente il Camaleonte non aveva perso tempo, e seduzione o meno, discretamente aveva già fatto le sue mosse; sperò ardentemente che loro tre non facessero un buco nell’acqua, e che riuscissero veramente a smascherarlo, perché questo nemico si stava rivelando più astuto e scaltro del previsto.
Pur non avendolo sottovalutato, Kaori era fiduciosa e sperava tantissimo di poterlo acciuffare, ma la sua capacità di mimetizzarsi e scomparire era proverbiale, e il soprannome non se lo era guadagnato per caso.
La ragazza sbuffò frustrata, poi disse:
 
“Mi racconti tutto.”
 
“Beh, allo stato attuale c’è poco da dire, se non che alcuni ospiti sono venuti da me lamentando sparizioni di gioielli o soldi in contante, piccoli furti, ma ben mirati e congegnati, tanto che nessuno di loro ha saputo darmi indicazioni di sorta, cioè sul dove e sul come fossero stati derubati, almeno per quanto riguarda gli ambienti comuni. Va da sé che per i furti in cabina, quelli si sono consumati in assenza dei proprietari, e sempre fra un servizio di pulizie e l’altro. Tutto il personale a bordo è specializzato e scelto accuratamente, per cui non dico che potrei garantire per ognuno di loro, ma le selezioni per poter lavorare con la nostra compagnia di navigazione sono severe e durissime, per tutti, e di certo non ci sono ladruncoli che cercano di arrotondare la paga con piccoli furti; sono anche ben pagati, proprio per non invogliarli in tal senso…”
 
“Capisco …” concordò Kaori.
 
 Il capitano proseguì:
 
“Per il momento sono riuscito a contenere lo scandalo, e a pacificare anche i più riottosi che minacciavano le ire dell’inferno, perché ripongo fiducia totale in voi e so che vi state già dando da fare” e rivolse alla ragazza un sorriso pieno d’intesa.
 
Kaori inghiottì a disagio: avrebbe tanto voluto non deluderlo mai.
Lui continuò:
 
“Li ho assicurati che ci stavamo già lavorando, e che avevamo degli agenti in borghese pronti ad intervenire.”
 
Fece una pausa, ergendosi nella sua divisa perfetta, a cui erano appuntate diverse decorazioni che testimoniavano la sua natura di militare valoroso e capace.
A guardarlo bene era un uomo maturo molto affascinante, e non era solo merito del cosiddetto fascino della divisa, pensò fuggevolmente Kaori.
In quel momento però, lei si sentiva investita di un’enorme responsabilità: non era solo una ragazza che stava facendo del suo meglio, era una professionista che si rapportava alla pari con un uomo appartenente alle forze armate; lui non era solo un bell’uomo, ma il capitano serio e coscienzioso di una nave, che aveva a cuore il benessere e la sicurezza di tutte le persone a bordo e voleva, come lei, sconfiggere il crimine, e fare giustizia.
Solo a pensarci si sentì piccola e inadatta; era la prima volta che gran parte del peso di risolvere un caso ricadeva su di lei, perché c’era sempre stato Ryo a pararle le spalle, era lui la mente del duo, colui che aveva invariabilmente un piano e sapeva come agire di conseguenza; lei lo assecondava, lo supportava, ma era costantemente uno scalino sotto di lui… Non che le dispiacesse particolarmente, era fin troppo consapevole dei suoi limiti, doveva ancora imparare, ma lì, davanti al capitano Musashi, era Kaori Makimura, la sweeper che, insieme alle sue colleghe, voleva e doveva smascherare il famoso ladro Camaleonte.
Lo smarrimento durò lo spazio di un secondo perché si ricordò che lei non era sola: c’erano Reika e Miki, il caso era per tre, e in ultima analisi c’era pur sempre Ryo, al quale avrebbe potuto chiedere un piccolo aiuto, senza per questo sentirsi un’inetta.
Anche il grande Ryo Saeba, al bisogno, non disdegnava la presenza di Falcon o di Mick; fra amici, fra colleghi, è così che va, no?
E comunque ancora la crociera non era finita, e queste informazioni le sarebbero servite per intensificare le indagini, per cambiare strategia magari, e invece di aspettare che fosse lui ad abbordarle, avrebbero dovuto abbandonare quell’atteggiamento vagamente misantropico, per dedicarsi alla vita sociale, gettarsi nella mischia, conoscere più gente possibile.
Questo le diede una sferzata di entusiasmo, un rinnovato vigore.
Bene, la partita non era ancora finita.
Kaori stava per continuare il discorso con il capitano, seppur avesse poco da riferirgli, se non i suoi sospetti, quando il sergente Matsumoto, ruotando sulla sua sedia girevole, si rivolse così al suo superiore:
 
“Capitano, signore, l’ispettrice Nogami è in linea.”
 
“Ben fatto, Matsumoto” e poi rivolgendosi a Kaori “Se vuole può parlare nella cuffia del sergente, o se preferisce può servirsi del telefono nel mio ufficio privato.”
 
“Preferirei non disturbare con la mia presenza… se non le dispiace andrei nel suo ufficio…” fece la ragazza.
 
“Oh, ma una bella donna come lei non disturba mai!” rispose in atteggiamento galante l’alto ufficiale, e Kaori si disse: “Ed ecco, qui esce l’uomo e non il capitano” e sorrise fra sé, ma non le dispiacque quel complimento.
Poi Musashi la condusse nel suo ufficio e, indicatole il telefono, la lasciò sola chiudendosi la porta alle spalle.
 
Kaori alzò la cornetta e chiese:
 
“Pronto?”
 
“Qui è l’ispettrice Saeko Nogami, chi mi vuole?”
 
“Saeko, sono io, Kaori!”
 
“Ehi, ciao! Hai novità per me? Non dirmi che lo avete già preso!”
 
“Frena, frena” si affrettò a placare l’entusiasmo dell’amica.
 
“Ah” esclamò la poliziotta delusa, per poi aggiungere “Allora perché mi hai chiamata?”
 
“Senti, avrei bisogno che tu facessi per noi una piccola indagine su alcuni nomi che ti dirò: sono le uniche persone che in un certo senso ci hanno avvicinato da ieri, e tutte, a vario titolo, si sono interessate ai nostri gioielli. E questa è l’unica cosa che ci ha dato da pensare. Per il resto niente di che. Però appena sono venuta qui, il capitano Musashi mi ha detto che sono già stati denunciati piccoli furti. Forse il Camaleonte è già entrato in azione, o forse no. Il capitano dice che tutto il personale è al di sopra di ogni sospetto, ma chissà?”
 
“Mmmm… hai ragione… non si può mai sapere. Siamo molto impegnati in centrale, ma cercherò di fare il possibile… chi sono i sospettati?” chiese l’ispettrice.
 
“Dunque, dovresti cercare notizie sui coniugi Taiyo e Tsuki Sora, una coppia di arzilli vecchietti, dalla vita piena e avventurosa; e Iro Murasaki e Momo Momotaro, che dovrebbero essere fidanzati ufficialmente. Per il momento ho solo queste quattro persone da verificare.”
 
“Perfetto. Ah, a proposito, so che Ryo si è imbarcato… ti sta forse rovinando la vacanza?” chiese Saeko con una nota sarcastica nella voce.
 
Eccola!” si disse la ragazza “Anche lei non perde mai tempo” ma decise di risponderle così:
 
“Oh, direi che si sta comportando benissimo, è un amore!”
 
“Ve-veramente?” esclamò Saeko, al colmo dello stupore; lei si aspettava che Kaori strepitasse, che si arrabbiasse per il comportamento del socio che costantemente la faceva dannare, e invece…
Stentava a riprendersi quando udì l’altra dire:
 
“Ah, volevo anche dirti che non c’è più bisogno che saldi i tuoi debiti a Ryo… ora è con me che dovrai trattare, per quelli” e con ciò sottintendeva che la Nogami non era più obbligata a pagare per la sua riconoscenza con le famose bottarelle, poiché da quel punto di vista il suo socio ora non aveva più la necessità di esigerle da lei, né di cercare in giro belle donne compiacenti.
Era giunto il momento che quelle vagheggiate, e per fortuna mai saldate, notti d’amore, si trasformassero in soldi sonanti, ma Saeko sorprese Kaori rispondendole solo:
 
“Okay.”
 
“Co-come okay?”
 
“Vuol dire che va bene anche a me. Estinguerò i miei debiti con te… in fondo mi sei sempre piaciuta!” e fece una pausa, aspettando che l’altra capisse il senso.
 
Dall’altra parte del telefono Saeko sogghignava; amava immensamente mettere in imbarazzo la pudica Kaori, e quando questa capì la portata delle sue parole, andò letteralmente a fuoco, e si sentì avvampare.
Quella stupida aveva sempre di queste uscite, e lei non sapeva mai se facesse sul serio oppure no!
Come la prima volta che si erano conosciute a casa di Ryo e, scambiandola per un maschio, si era messa in testa di volerla baciare per insegnarle come andava fatto, e anche dopo che le aveva gridato che era una donna; e tutti quegli sguardi languidi che ogni tanto le lanciava, quelle frasi sibilline…
Più di una volta Kaori aveva avuto il sospetto che volesse realmente provarci anche con lei, che volesse sedurla.
In un modo o nell’altro, Saeko Nogami aveva il potere di metterla a disagio, sia quando sfoggiando tutto il suo charme la faceva sentire indirettamente inadeguata, scialba e poco attraente, sia quando le si rivolgeva in quel modo; che gusto perverso provava quella donna nel farla sentire in imbarazzo?
 
Ma ora che stava con Ryo, Kaori si sentiva un po’ più sicura di sé, e riprendendosi in fretta, rispose:
 
“Veramente preferirei che ci pagassi in soldi, accetto anche assegni, visto che ora” e calcò sulla parola “non ho più bisogno nemmeno di altro…” e lasciò in sospeso la frase; chissà se avrebbe capito?
 
L’ispettrice non rispose subito, evidentemente stava ancora cercando di assimilare bene il significato sottinteso di quell’affermazione, fino a quando ebbe un’illuminazione:
 
Vuoi vedere che quei due… finalmente…” si disse.
 
Avrebbe tanto voluto vedere il grazioso viso della ragazza irradiare calore, come si aspettava che facesse in quel momento, in cui le aveva appena lasciato intendere che ora era la donna di Ryo Saeba.
 
E bravi i miei City Hunter!” si complimentò con loro mentalmente la bella ispettrice; ci avevano messo letteralmente una vita a mettersi insieme, ma era giusto così!
Ovviamente non conosceva i dettagli, ma valutò che dovesse essere successo da pochissimo, se non addirittura su quella stessa nave, e si ripromise che alla prima occasione avrebbe stuzzicato anche il suo amico; e, ovvio, poi gli avrebbe fatto le congratulazioni.
Ad essere sincera le avrebbe fatte anche a Kaori, a tempo e debito però: per il momento non voleva ancora mollarla, e decise di continuare la celia a modo suo.
Riprese:
 
“Oh, che peccato! Ed io che volevo aprirmi a nuove esperienze… non sai cosa ti perdi!” concluse con voce volutamente sensuale e roca.
 
“Sa-Saeko, smettila di scherzare!” proruppe esasperata e imbarazzata Kaori; Saeko non sarebbe cambiata mai, avrebbe sempre giocato con la seduzione, e avrebbe sempre continuato a nascondere i suoi veri sentimenti; e anche stavolta proruppe in una sonora risata, alla fine della quale esordì:
 
“Kaori, sei adorabile. Comunque cercherò le informazioni che mi hai chiesto, e appena saprò qualcosa mi metterò in contatto con te, con voi.” E poi: “Come va con la mia sorellina? Sta facendo la brava?” chiese.
 
La sweeper ripensò a quando, quella stessa mattina, sua sorella Reika ci aveva provato con Ryo, ed ora stava quasi sicuramente amoreggiando a bordo vasca proprio con uno dei sospettati, e l’unica risposta che trovò fu:
 
“Si comporta come sempre.”
 
“Ah” di nuovo si trovò a rispondere la poliziotta, anche stavolta leggermente perplessa; cosa stava combinando quella testa calda della sorella?
Non volle indagare oltre però; in fondo era grande, grossa e vaccinata, ed era ora che si prendesse le sue responsabilità.
In ogni caso ormai erano alle battute finali e, infatti, la Nogami disse:
 
“Senti Kaori, se non hai altro da dirmi direi di salutarci qui; scusami, ma mi stanno già chiamando dall’ufficio di là, e sai com’è…”
 
“Ma figurati. Vai pure. Ci sentiamo presto allora.”
 
“Perfetto, salutami tutti e dà un bacio a Ryo da parte mia” e riagganciò.
 
Tanto la stoccata finale tocca sempre a te, eh?” si disse Kaori.
Il bacio glielo avrebbe dato sì, anche più di uno e non solo quello, ma di certo non da parte di Saeko, ma da parte sua.
Sorrise beata.
Poi il suo sguardo cadde sull’orologio a parete e si affrettò ad uscire: non voleva perdersi la seduta al centro benessere, soprattutto ora che aveva saputo che il Camaleonte era forse entrato in azione.
Dovevano assolutamente cambiare tattica, ed ora sarebbe stata lei ad approcciarsi alla misteriosa Momo: solo così avrebbe saputo se ci si poteva fidare oppure no.
 
Tornò sul ponte di comando, e dopo aver salutato il capitano Musashi si sbrigò a raggiungere il proprio alloggio per potersi cambiare.
 
 
Kaori, giunta in cabina, si stupì che ancora non fossero passate le donne delle pulizie a sistemare, e, presa da un senso di rimorso, constatando che lei e Ryo avevano ridotto la stanza un macello, si affrettò a riordinare qualcosa in qua e in là: era più forte di lei, non amava il disordine e non poteva pensare neanche lontanamente che qualcun altro pulisse al posto suo…
Per non parlare di quel vago senso si vergogna che provava a lasciare un caos del genere… nemmeno l’inserviente avesse capito da cosa, e come, fosse stato generato.
Arrossì violentemente.
In realtà gli addetti alle pulizie erano abituati più o meno a tutto, e non si stupivano per un letto gualcito, con le lenzuola attorcigliate o sparse ai quattro angoli della stanza; quello era un letto matrimoniale e, pur non sapendo chi risiedesse nella cabina, certe cose se le immaginavano.
Piuttosto era Kaori che, ancora incredula per i passi avanti fatti con il socio, non si capacitava della normalità di una situazione del genere; nessuno conosceva il menage che avevano avuto fino a ieri lei e il suo partner, e prima di arrivare a tanto… Un tanto che era accaduto, finalmente, giusto la notte prima e che era, appunto, quotidianità per la maggior parte delle coppie.
E si chiese fuggevolmente se fosse peggio immaginare piuttosto che vedere, o viceversa… torturandosi nel disagio; ma poi si riscosse dai suo pensieri col timore di far tardi.
 
Si tolse tutti i gioielli e li nascose nel doppio fondo del beauty case che, sapeva, sarebbe stato comunque il primo posto dove avrebbe guardato un ladro che si rispetti, ma anche questo faceva parte del piano: le sue gioie, così come quelle delle sue colleghe, dovevano essere una sorta di esca, in un certo senso dovevano essere rubate, e per questo vi ripose anche la spilla.
Si lasciò solo la cavigliera come unico vezzo, perché era il ninnolo che avrebbe dato meno nell’occhio ma, soprattutto, perché le piaceva particolarmente.
Infilò vestiti larghi e comodi, facili da togliersi negli spogliatoi della spa, e raggiunse il settore dove c’era il centro benessere.
   
 
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