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Autore: Lady K    09/11/2020    2 recensioni
[Alphys/Undyne, terzo e ultimo della serie “Their SOULs are filled with love”]
-Storia in pausa, riprenderà la pubblicazione regolare il prima possibile. L’autrice ha bisogno di riposo.-
I mostri finalmente hanno superato la Barriera e raggiunto la Superficie, ma non sarà affatto facile per loro essere accettati pienamente dagli esseri umani. E per una coppia come Alphys e Undyne, la questione è ancora più complessa; basterà la purezza di un amore a dissipare la crudeltà degli uomini? Tra matrimonio, coccole, e desiderio di crearsi una famiglia, le due dovranno lottare per i loro diritti, insieme a tutti i loro amici di vecchia data.
Come sempre, cercherò di non andare OOC e di rispettare i canoni del gioco, ma stavolta mi prenderò più libertà per piccole questioni di lore dei mostri che non sono state approfondite in Undertale.
Rating giallo e Avvertimento per via, tra le altre cose, di alcune scene di violenza a causa di personaggi omofobi.
[In questa storia Frisk è femmina, mentre Napstablook per comodità è trattato come un maschio.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT This is life capitolo 6
Pronti? Il sesto capitolo è qui!
EDIT 2022: In questo capitolo ho aggiunto una piccola scena all'inizio, per fare più stacco tra questo cap e il quinto. Spero che la cosa vi piaccia =3


...And so, this is life


Capitolo 6 - Agire per chi si ama

Dalla finestra della sua stanza filtrava la debole luce del sole, questo ormai prossimo ad innalzarsi sopra i tetti delle case limitrofe.
I suoi raggi si stavano senza dubbio indebolendo in vista della stagione autunnale quasi imminente, tuttavia il cielo limpido che quella mattina si stagliava su Pleedothoons Town prometteva un ultimo giorno d'estate dal tepore rasserenante.
Eppure, già da prima che si svegliasse del tutto, il mostro fantasma aveva avvertito le sue polveri pervase dal gelo, proprio come una misera lumaca in mezzo alla burrasca. Come se il suo corpo immune al freddo e a qualsiasi altro fenomeno naturale fosse una menzogna.
Era una sensazione nuova e inquietante. Si sentiva mozzare il fiato da una forza sconosciuta, credeva persino di udire un tetro rimbombo martellargli nella testa, analogamente a un presagio di sventura; ma lì attorno in realtà non vi era che il silenzio.
Nessuna traccia infatti dei gemiti stanchi del Bloonket che spesso in quei giorni aveva chiesto di fargli compagnia, nel mentre che se ne stava a riposo sotto le sue coperte rosa shocking.
I suoi pigri pensieri allora volarono di colpo proprio al suo amato cugino, alla fortuna che aveva avuto nel poterlo riavere vicino dopo la loro tanto sofferta separazione, così si sollevò in aria e fluttuò in direzione della camera di Mettaton.
C'era fin troppo silenzio.

***

Così come era scivolata nel nulla, Undyne si svegliò di soprassalto alzando la palpebra del suo occhio sano e facendo uscire dalle labbra un lamento basso e roco.
Intorno a lei vi era solo un bianco etereo e scintillante, almeno fino a quando non si abituò alla calda e confortante luce che bagnava ogni superficie lì presente, e che le palesò numerosissime sagome squadrate sopra la sua testa. Fu un pensiero fugace, ma quella visione riuscì a richiamarle alla memoria il sogno che aveva fatto in un momento tuttora ignoto alla sua mente stanca e annebbiata, assuefatta da una dimensione di oscurità.
Capì dunque di trovarsi all'ospedale dei mostri, intenta a osservare il motivo a scacchi del soffitto della sua stanza e realizzando di essere sopravvissuta all'aggressione escogitata dall'umano e i suoi seguaci. Il ricordo di quel movimentato primo pomeriggio, trasformato poi nel giro di qualche minuto in tragedia, le riempì l'ANIMA di un odio che non provava da tempo; si era sentita allo stesso modo all'epoca delle sue battaglie contro gli umani caduti nel Sottosuolo, eppure era un'emozione alquanto diversa da ciò che l'aveva assalita nel mentre che il suo corpo era irrigidito dalle scosse di terrore, mentre la sua Alphys veniva minacciata con un coltello alla gola davanti al suo sguardo delirante, e men-...
Alphy...!
Le scappò un secondo fievole lamento, e senza che potesse rimuginare oltre sulla dubbia sorte della sua ragazza delle squame sfregarono lievi sulla sua spalla sinistra, portandole a mille il battito dell'ANIMA. E quest'ultima si ritrovò a proseguire decisa nel suo galoppare sfrenato, poiché Undyne percepì su di sé delle braccia la cui forza e costituzione le erano tremendamente familiari.
Delle braccia che aveva ormai imparato ad amare in tutto il loro essere.
-Unnie... oh, Unnie... S-sei viva, ti sei svegliata...!-
Udire la sua voce fu un toccasana per le sue membra doloranti e affaticate, tuttavia non poteva dimenticare l'immagine spaventosa di lei nelle mani di quell'uomo orripilante, e gracchiò quindi con apprensione: -A-... Alphy, stai bene...? Chi... è stato a... chiamare la...?-
Una volta che la Dinozap sciolse l'abbraccio e apparve nitida nel suo campo visivo, Undyne notò subito le lunghe fasce bianche ad avvolgerle la testa, dall'ampia fronte squamosa fino alle punte più basse della cresta. Cresta che si aspettava venir dilatata dal sollievo in perfetta coerenza con quanto aveva appreso sul suo modo di fare negli ultimi mesi, ma dovette ricredersi.
-Unnie, l'ho c-chiamata io... Sono riuscita a riprendermi quanto bastava d-da quel colpo in t-testa, e ho chiamato l'a-ambulanza col mio vecchio cellulare. S-sono s-svenuta poco dopo...-
Vedendo la sua amata spalancare l'occhio giallo si sentì in obbligo di giustificare quello che per lei era stato un atto di debolezza, e continuò incerta: -I-io ero... t-terrorizzata, spaventata a m-morte. Unnie, hai p-perso... tanta p-p-polvere... T-tutto per... salvare m-me...-
Undyne però la colse di sorpresa, guardandola con la stessa espressione rapita e tingendo ogni parola che ne seguì di un amore sconfinato.
-Alphy, tu mi hai salvata... Grazie, Alphy, senza di te... come avrei...? Amore...-
Allora il mostro dinosauro dentro di sé non poté che maledire le sue perplessità ingiustificate, e immergendosi nel sentimento di profonda affezione che permeava nell'aria rispose con altrettanta, infinita dolcezza.
-A-anche tu sei il mio amore. Se c'è una cosa che mi ha insegnato è che devo fare di tutto, d-dare la mia v-vita per chi amo.-
-L'amore ti... ha insegnato questo?-
Alphys sussultò sconvolta, conscia di aver pronunciato una frase dal significato inevitabilmente ambiguo alle orecchie della sua ragazza.
E lei al contrario lo conosceva eccome; aveva a che fare con un qualcosa che mai avrebbe scordato, e anche se non si era preparata a riportare l'argomento in auge proprio in questa occasione, si rese conto che non voleva più nasconderlo.
-Alphy...?- arrivò titubante il mormorio della Spearish.
Non ebbe altra scelta se non respirare a fondo, lasciando che il tanto agognato nomignolo per cui aveva scritto lunghe fanfiction melense si infiltrasse nel suo corpo tarchiato e accompagnasse le sue timide polveri nel loro scorrere irrequieto, donandole energia e coraggio.
-Io... no, in realtà me lo ha insegnato... m-mia madre. È s-stata lei... Unnie...- cominciò, dopodiché si sistemò sullo sgabello malandato su cui sedeva e premette le manine al petto, stringendo un lembo della sua canottiera dal colore immacolato. -L-lei ha dato la s-sua v-vita per me. È m-morta... d-dandomi alla l-luce...-
Le lacrime trattenute a stento arrivarono a inumidirle gli occhioni con una facilità immane, e le diedero persino l'impressione di nuotare tra l'acqua cristallina di un triste oceano grigio, appannandole la vista e deformando gli oggetti dinanzi a lei tramite un turbinio di sfumature sconnesse che si muovevano confuse.
Tirò su col naso e iniziò a tremare, e in quell'istante la voce di Undyne riempì le mura della stanza, benché fosse ovattata e stesse fremendo dall'angoscia: -Oh mio dio. Oh mio dio, Alphy...-
-...N-non potevo n-nascondertelo ancora. Quella sera a teatro... ho p-pensato a mia madre, m-morta nella nostra povera c-casa nella periferia della Capitale p-per darmi a-a-alla luce... La s-sua ANIMA era t-troppo debole per gestire u-un parto e l'hanno s-scoperto troppo t-t-tardi...-
Il mostro pesce ignorò la fasciatura a proteggerle il ventre e si piegò verso di lei, allungando quindi le sue braccia per sfiorarle i polsi e comprendendo che ora, in quell'attimo che sperava passasse presto, ci fossero delle ferite che necessitavano davvero di guarire il prima possibile.
-Oh Alphy... Mi dispiace, mi dispiace tanto. Non immaginavo... una cosa del genere.- le disse con tono morbido e infelice, sentendosi in colpa per aver infangato tali ricordi con romanticherie esagerate e paure al limite del ridicolo.
Un paio di singhiozzi intanto uscirono dalle labbra della sua amata, le lacrime sempre accuratamente celate dietro le palpebre e soltanto una manciata di brividi a manifestare il suo stato d'ANIMA.
-V-vorrei... solo che fosse f-f-fiera di me... Mio p-padre invece... mi invitava a n-nascondermi, e anche per questo ho puntato al p-posto di scienziata r-reale, per la nostra famiglia, la nostra s-situazione. Lui è s-scomparso qualche tempo dopo, non approvava le m-mie aspirazioni... Non so c-che fine abbia... a-abbia fatto...- raccontò Alphys, intrecciando le sue dita con quelle cerulee del mostro pesce.
-Amore, tua madre è fiera di te, come lo sono io, e come di sicuro lo è tuo padre. Ovunque lui sia.- disse la Spearish nel tentativo di consolarla, dando a ciascuna sillaba un valore vivo e sincero.
-M-ma, ma non riuscirò a s-sentire quelle parole da loro n-nemmeno da morta, siamo destinati a d-dissolverci nel nulla più assoluto, altro che p-paradiso, a-altro che... hic...-
Terminò la sua riflessione pessimista chinando il capo e affondando il muso nelle mani scosse dai singulti, ancora sorrette fermamente da quelle di Undyne. Quest'ultima concesse alla sua ragazza di sfogarsi in tutta tranquillità, consapevole che la Dinozap lo avrebbe fatto senza il minimo timore di essere giudicata; non avrebbe compiuto una nefandezza del genere per nulla al mondo, sentirla anzi così vicina e disposta a mettere a nudo le sue emozioni non poteva che accrescere il suo amore per lei in maniera esponenziale.
-Tesoro... sono qui, ci sono io. Non ti abbandonerei mai, lo sai. Piuttosto sfiderei la natura stessa con le mie lance per stare accanto a te anche dopo la mia morte.-
-Oh...! Oh, U-Unnie...!- aveva squittito Alphys fintanto che la guardava di sottecchi e scuoteva il muso dall'alto in basso.
L'umore delle due migliorò col passare della mattinata.
Parlarono di dolori che avevano già avuto fine, e di care amicizie che invece sarebbero durate da lì fino al tramonto dei tempi.
Discussero su progetti per il futuro all'apparenza lontani e irraggiungibili, che tuttavia grazie al dialogo si aprirono in nuove strade dall'impronta razionale e dal gusto allettante: una avrebbe avvisato della sua assenza al concorso causa infortunio, l'altra avrebbe fatto domanda per entrare a insegnare nella scuola dei mostri.
L'ultima fu una decisa presa di posizione di Alphys che andava ben oltre l'essenzialità della stessa, e che rifletteva il suo desiderio di contribuire a rendere meno problematici gli eventi che la vita aveva di sicuro tenuto in serbo per loro. Sapeva che bisognava dare il massimo e stringere i denti per scorgere all'orizzonte un piccolo barlume di speranza altrimenti confutabile, soprattutto in un mondo pieno di avversità e ostacoli spesso invalicabili. Quella mattina in particolare e anche nei giorni a venire, la Dinozap scoprì che nessun mostro sarebbe stato risparmiato dalle suddette complicazioni.
Stava passando lentamente e dolcemente il palmo della mano sulla guancia sinistra di Undyne, quando nel corridoio affollato di pazienti in via di guarigione e familiari apprensivi risuonò il cinguettio ansimante di un'infermiera.
-Signore, la prego! Venga qui!-
Guardò in direzione della porta con non troppa attenzione, ma la riacquistò in men che non si dica allo stridere familiare della rotellina di Mettaton, il quale comparve all'entrata della camera e si precipitò al suo fianco.
-Alphys! Undyne, che... cosa ho fatto...!- pianse rivolto alle due ragazze emettendo dei sibili piuttosto innaturali, al che Alphys, notando i graffi sugli arti snodabili e i ripetuti fremiti a scuotere tutto il suo corpo metallico, scese dallo sgabello e provò ad avvicinarlo a sé.
-Oh m-mio dio! Mettaton t-tu hai la f-f-febbre alta, hai b-bisogno che ti...-
Il Bloonket fuori dal comune ignorò l'esclamazione dell'amica e fronteggiò con i suoi pannelli dalla luce opaca ciò che gli si parò davanti nel suo insieme; non si capacitò degli orrori che la coppietta aveva dovuto sopportare, e convinto di esserne l'artefice si ritrasse dal tentato abbraccio e scivolò indietro facendo scricchiolare la gambina di ferro malconcia.
-Oh no... Io non volevo questo, è colpa mia, è solo colpa mia! Se solo non mi fossi ammalato, se non avessi...!- si interruppe di colpo, neppure le sue parole al sicuro dal malanno specifico della sua condizione.
-Mettaton, diamine, non...- fece Undyne inutilmente inclinando il collo, frastornata.
-Ti p-prego, resta q-qui in ospedale, ho la b-borsa con tutti gli attrezzi, t-ti curerò...!-
Neanche la supplica della sua compagna aiutò a ristabilire l'ordine nella mente del mostro fantasma, oramai un fantoccio inerme gettato negli abissi del puro sconforto.
Il robot mosse flemmatico la rotellina per riposizionarsi di fronte all'ingresso della stanzetta, proprio dove l'infermiera dalle piume color caffè stava osservando la scena stupefatta, e appoggiò un guanto sui pulsanti a manovella rotti e inservibili prima di far uscire dai suoi componenti in metallo un sussurro funereo: -No... Io... io non mi merito...-
-Signore, stia calmo!-
-M-Mettaton!-
-Ehy, tostapane, vieni qui!-
Non poté reggere ulteriori voci soffocanti o visioni in cui la sofferenza la faceva da padrone. E con la magia che ribolliva rovente sopra al suo display, Mettaton percorse il corridoio a ritroso e fuggì, un'unica promessa a riecheggiare nella struttura e ad attirare gli sguardi sbalorditi dei curiosi su di lui.
-Vi vendicherò, ti vendicherò!!-

***

-...Mi vendicherò, stanne certa!-
-Okay, okay.-
La bambina distese le piccole labbra rosa e ritrasse la manina per riadagiarla dall'altro lato del vasetto, di modo che risultasse pressoché inesistente il rischio di far cadere sul pavimento quel fiore scorbutico assieme alla terra umida a circondargli le radici.
Dal suo tocco gentile aveva guadagnato una minaccia che non ebbe alcun effetto intimidatorio su di lei, se non incrementare la sua vena giocosa e trasmetterle un'ondata di tenerezza quasi dolorosamente commovente.
Era solita dare il buongiorno a Flowey ogni mattina con una carezza sulla cima del capolino che gli faceva da viso, e il gesto a seconda dei casi veniva ricambiato o da un insulto, o da un brontolio assonnato.
Quel giorno il suo bizzarro compagno di stanza era già sveglio quando si era alzata sobbalzando sulle lenzuola e si era incamminata con l'ANIMA in gola per recarsi in soggiorno, dimenticandosi apparentemente delle sue vecchie e tenere abitudini. Ciononostante, come di consueto, Frisk si era prima preoccupata di dimostrare il suo forte attaccamento sollevando il vaso appoggiato sul comodino e portandolo con sé, in vista delle coccole che sarebbero comunque arrivate; aveva sfiorato la fronte di Flowey una volta giunta a metà strada, e la sua reazione per quanto scontrosa non le era sembrata così maligna e aggressiva.
-Okay un corno, lo farò davvero! 'Ste schifosaggini sdolcinate non le sopporto!! E tu lo sai!- proseguì il fiore scoprendo i denti, deciso a non farsi mettere i piedi, o meglio, le mani in testa.
Quella lasciò passare qualche secondo prima di rispondere, mentre le sue gambine moderarono poco a poco l'andatura spedita con la quale aveva inaugurato un giorno di fine estate che sarebbe rimasto nelle memorie di tutti i mostri. In quei minuti ancora ignari di qualsiasi avvenimento rilevante, tuttavia, i pensieri che le affollarono la testa furono ben altri, e sotto un occhio attento forse fin troppo complessi per una bambina della sua età.
Lei sì, sapeva.
Flowey era incline al litigio e chiuso nel suo guscio di rabbia e cinismo in qualunque momento riuscivi a interagirci, un mascalzoncello letteralmente senz'ANIMA e - per questo motivo - privo di buoni sentimenti o della capacità di riconoscerli e ricambiare con gli stessi; era però il figlio creduto morto dei suoi genitori adottivi, un Fiore Dorato pregno dell'essenza vitale di Asriel che tramite un'iniezione di DETERMINAZIONE eseguita dopo la sua dipartita da una giovane, ingenua Alphys, aveva acquistato volontà d'essere.
Frisk aveva potuto entrare in contatto con la vera forma del piccolo mostro capra al termine della sua personalissima avventura nel Sottosuolo, e la loro breve benché piuttosto intensa conversazione non aveva lasciato alcun dubbio sulla sua vera natura: si trattava di un bambino con le sue paure e le sue gioie, dei desideri e sogni in parte infantili o in alternativa condivisibili da chiunque, e un amore incondizionato per la sua famiglia andata in rovina.
Era proprio come lei.
Ecco perché in realtà il suo stuzzicarlo di continuo non era certo un modo per prendersi gioco di lui, ma anzi un disperato espediente per cercare di far riemergere dei sentimenti che non fossero indicativi di un odio perenne, o che potessero comunque discostarsi dai cenni di stizza e dalle offese sempre dietro l'angolo. La sola idea di riuscire nel suo intento le infiammava l'ANIMA di un'energia inaudita, e al ricordo delle miriadi di rispostacce che aveva ricevuto le piaceva pensare che Flowey, pur se in maniera impercettibile, stesse cambiando in positivo.
-Va bene, mi terrò a mente che preferisci meno coccole.- sorrise di nuovo fintanto che avanzava verso la porta che conduceva al soggiorno, e ignorando l'occhiataccia del fiore vista di sfuggita, la piccola umana sostituì il suo sguardo divertito con uno più serio: -Dai, andiamo da mamma e papà. Non vuoi sapere se le zie stanno bene?-
-Bah...- fu il suo prevedibile commento, dopodiché chinò il capo per fissare il terriccio sotto di lui ed evitare di incrociare gli occhi dei genitori, le cui voci risuonarono ormai vicinissime.
Frisk li trovò seduti ai lati opposti del lungo tavolo al centro della stanza, e a quella visione le venne spontaneo chiedersi quando li avrebbe visti occupare finalmente due sedie una vicina all'altra, disposti insomma a dimenticare le loro incomprensioni.
...Perlomeno, dalla parte di Toriel.
-Ciao cara, il latte con i cereali è già pronto. Stavo per venire a svegliarti.- la salutò la Pyroat generando un'espressione serena e indicando una tazza colorata dalla quale si elevavano frequenti sbuffi di vapore.
-Ciao mamma, ciao papà.-
-Buongiorno, piccola Frisk. E anche a te, Floweet birbante.- ridacchiò Asgore mostrando i canini appuntiti, ma dalla smorfia della sua ex-moglie qualcosa gli disse che la battuta non era stata gradita.
-...Solo birbante mica tanto, se dice ancora parolacce come ieri dovrò pensare seriamente di fargli saltare la cena.- affermò con severità osservando quello che credeva essere un esemplare di una specie inventata da Frisk. -Non voglio che ti sia di cattivo esempio.-
-Non le dirò mamma, ok? Lui lo sa di aver sbagliato.- la rassicurò, e sentendo tali parole Flowey inclinò ancor più la corolla e fu percosso da un brivido, uno che fu percepito anche da colei che lo stava tenendo stretto al suo fianco sinistro.
-Ci sono notizie su zia Undyne e zia Alphys? Stanno bene?- domandò la bambina DETERMINATA a cambiare argomento, e si avvicinò così al tavolo posando il vasetto di plastica sul legno duro e accomodandosi nella sua sedia a misura d'uomo.
-Stanno bene, cara. Prima che tu ti svegliassi abbiamo ricevuto un breve messaggio, stanno tornando a casa proprio adesso dall'ospedale.- rispose Toriel con tono amabile e calmo.
La sua usuale dolcezza però nelle frasi a seguire non trovò alcuno spazio vista la reazione della figlia, la quale abbassò il mento e strinse le manine a pugno.
-Mi... sento in colpa...- mormorò sconsolata mentre contemplava apatica i cereali che galleggiavano placidi sulla superficie del latte, una discreta colazione scaldata pochi minuti prima dalle fiamme magiche della madre.
Quella incrociò le lunghe braccia e il suo volto si rabbuiò, soltanto per essere compromesso ulteriormente dall'intervento di Asgore.
-Frisk, non temere, ok? Migliorerà la situazione, vedrai.-
-Pensavo... che qui in Superficie avreste potuto vivere tutti meglio. Forse devo fare di più, devo di nuovo parlare di persona con il s-...-
-FRISK, tesoro. Fai colazione tranquilla, guardati i cartoni alla TV.- si intromise furente la Pyroat porgendole il telecomando e guardando truce il mostro capra con cui, per amore della giovane umana, aveva deciso di vivere sotto lo stesso tetto.
Il televisore fu acceso come unico fine di obbedire a una Toriel già irritata di suo, e Frisk non badò nemmeno al canale scelto in automatico dal dispositivo; tutto ciò che captarono le sue orecchie furono i borbottii alterati della madre e quelli esitanti del padre. Sebbene non avessero intenzioni ostili a lei, il loro vociare divenne un sottofondo decisamente insostenibile per una bambina in tenera età che desiderava solo la felicità e il benessere dei suoi amici, e forse anche alleggerire i pensieri opprimenti che gravavano sulla sua ANIMA...
-...Non dovevi chiederle una cosa del genere, ma come ti è venuto in mente?!-
-Il... discorso del portavoce? Pensi ce l'avremmo fatta da soli?-
-Asgore, è solo una bambina, questa è una responsabilità troppo grande. Sta persino venendo con te per presenziare ad alcune assemblee, per quanto lei abbia deciso di aiutarci non possiamo pretendere tutto questo!-
-Toriel... pensavo fosse una buona soluzione. Ma... non ho pensato attentamente a quanto sarebbe stato difficile farsi accettare in un mondo nuovo. Hai ragione, è troppo piccola. Ho sbagliato.-
-Tu ne hai fatti a valanghe di sbagli, Asgore Dreemurr!-
-C-cosa suggerisci per...-
-...Ahó, il canale dei cartoni è il dodici, Frisk.-
Il rimprovero di Flowey riuscì a riportare sulla retta via la mente della bambina, e quest'ultima abbozzò un sorriso nell'udire il proprio nome uscire con una sfumatura incredibilmente scherzosa da quelle labbra sputa-veleno.
Tuttavia il dito non arrivò a sfiorare neppure di striscio il bottone del telecomando, poiché l'immagine che vide nello schermo davanti a lei la paralizzò sulla sedia del soggiorno.
In televisione c'era Mettaton, che con le sue braccine grigio scuro e il corpo squadrato stava spintonando di continuo l'inviato munito di microfono per essere ripreso dalla telecamera, certo fino alle polveri più intime che il suo avvertimento traboccante di disprezzo sarebbe arrivato a destinazione.
-...TU! Tu... se mi stai ascoltando...-
-Via, portatelo via!- giunse un grido fuori campo, seguito da rumori e tonfi sia ovattati sia vicini all'obiettivo traballante e ora perfino dalla messa a fuoco instabile.
Tre uomini si gettarono quindi sul robot cercando di immobilizzarlo e separarlo dal giornalista in preda al panico a cui era stato sottratto il microfono, ma all'improvviso Mettaton smise di opporre resistenza.
-...La... pagherai... per aver ferito... Alphys... Sappi... ques-...-
Il Bloonket non arrivò all'ultima sillaba, e cadde inerme al suolo.
Ci fu un sibilo acuto che andò scemando e che vibrò nei timpani di ciascun essere testimone di quella scena spaventosa; ne conseguì un silenzio glaciale, attonito, inorridito, poi rotto dal parlare sfrontato e ignorante dei giornalisti dentro lo schermo.
-...E adesso che facciamo?-
-Ma sarà un mostro?-
-Ma no, è un robot, buttatelo da qualch-...-
-INTERROMPI il servizio, interro-...-
L'inquadratura si annerì e fu sostituita dallo studio perlaceo occupato dalla conduttrice del telegiornale, la quale dedicò tre secondi appena per scusarsi dell'accaduto.
Nella dimora dei Dreemurr, gli occhi dei presenti erano fissi sul televisore. Se il loro sconcerto avesse potuto avere un suono, esso sarebbe stato sovrastato esclusivamente dalla domanda vacillante di Flowey.
-...È... è morto...?-
Questa volta Frisk non dette peso alla dimostrazione di empatia nel tono di voce del fiore: scattò in piedi in modo talmente fulmineo che la tazza si rovesciò sul tavolo, dopodiché si precipitò verso la porta d'ingresso con Asgore alle calcagna e uscì all'aperto senza mai smettere di correre, il battito dell'ANIMA a martellarle la gabbia toracica minuta.
Avrebbe tanto voluto che almeno metà di quei battiti potessero raggiungere, così da poter virtualmente tenere in vita, il mostro che era sparito dall'inquadratura in maniera ben lontana da come i suoi spettatori erano stati abituati, e pregò che tale attimo di sgomento potesse essere un caso isolato nei giorni ancora numerosi da trascorrere in Superficie.
Credeva l'esatto opposto di quanto aveva detto Flowey, che lei potesse agire prima della tragedia, e questi pensieri la riempirono di DETERMINAZIONE, deformando lo spazio-tempo a pochi passi dal cancello di casa.
...E il piano B fu così predisposto.

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Eh sì, questo capitolo è mooolto particolare per i miei standard, ed il prossimo lo sarà ancora di più! Ho scritto qui per la primissima volta in modo dettagliato su Frisk e Flowey, e nel settimo esplorerò altri personaggi... spero che gradiate! Ovviamente Alphys e Undyne saranno sempre presenti, dopotutto ho bisogno delle scene pucciose con loro due, gniiiii! xD Mi auguro di non aver turbato nessuno con il racconto di Alphys nella prima seconda scena ç_ç Ringrazio l'utente Lucrezia_Corvonero che con una recensione mi ha fatto sapere che sta seguendo la storia, grazie davvero! Non siate timidi e ditemi cosa ne pensate!
Prossima tappa: capitolo 7! A presto!
  
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