Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Kagome    10/11/2020    1 recensioni
"Provarsi" l'anello del cugino era stata davvero una cattiva idea. Félix si ritrova a indossare tuta di spandex nera, maschera e orecchie da gatto, a dover tenere a bada un Plagg furibondo e un cugino fuori di sé dal panico. L'unico modo per potersi liberare dagli impicci e togliersi l'anello è... baciare Ladybug! Sì, avete letto bene! Ce la farà il nostro eroe a togliersi dai guai, dovendo contare su un "aiutante" estremamente maldisposto? Ladrien, Ladynoir, Adrienette, Adrien!geloso e... magari un pizzico di Felibug? Romance, Humour, un po' di Angst... e un dolcissimo reveal!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Felix Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Félix Noir

Scritto da: JuliaFC (Kagome qui su EFP)

Beta: Genxha e Maria Lace. Grazie mille!

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. “Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir” (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

oOo

Capitolo 2 — Sono... Chat Noir?

“Penso di dovermi sedere... anch’io...” Adrien si sedette sul letto accanto ai suoi vestiti e l’asciugamano che lo copriva iniziò ad allentarsi, il che gli fece scattare il riflesso meccanico dell’iniziare a vestirsi. La sua testa sembrava piena di cotone e il cuore gli batteva all’impazzata in gola. Era un disastro! Come diavolo avrebbero fatto a uscirne? Quando arrivò ai pantaloni e li prese dal mucchio, una nuova serie di urla provenienti da Plagg lo fece uscire dal suo stordimento.

“SAPEVO DI NON POTERMI FIDARE LUI! NON CI SI PUÒ FIDARE DI LUI, ADRIEN! GUARDA! HA NUOVAMENTE OFFESO IL MIO CAMEMBERT!” 

Adrien abbassò lo sguardo e vide che una fetta di Camembert era stata spiaccicata dietro ai suoi pantaloni. “Félix?” Diede una rapida occhiata al cugino e notò con stupore che per una volta, stava arrossendo.  

“Scusa.” Félix abbassò lo sguardo. 

“Fantastico”, mormorò Adrien: “Ora mi tocca prendere un altro paio di pantaloni!” Si alzò e si aggiustò le mutande, lasciando cadere completamente l’asciugamano. Marciò con rabbia verso l’armadio, afferrò un paio di pantaloni puliti e li indossò, assieme ai calzini e alle scarpe. Tornò vicino al letto e lanciò un’occhiataccia a Félix prima di raccogliere il Camembert spiaccicato e buttarlo nel secchio, poi gli asciugamani bagnati e i pantaloni ormai puzzolenti, e metterli tra i panni sporchi.

Félix stava ancora fissando il nulla. Per un secondo, Adrien quasi si dispiacque per lui. Dopotutto, questa volta non aveva fatto nulla di esagerato. Era solo un peccato che avesse deciso di passare il tempo provando l’oggetto sbagliato. Come avrebbe potuto immaginare di causare un tale problema?

“Plagg?” chiamò Adrien: gli era venuto improvvisamente un dubbio e doveva chiarirlo. Plagg non gli prestò attenzione, ancora preso dalla ‘tragedia del vivere senza Camembert’. “Plagg, smettila per favore. Ascolta... Perché non è successa la stessa cosa quando Ladybug ed io ci siamo scambiati il Miraculous? Io non sono il legittimo portatore del suo Miraculous e lei non lo è del mio.”

Plagg sospirò e scosse lentamente la testa. “No, non lo siete, è vero. Ma... sono stato io a dare a Ladybug il tuo anello e Tikki ti ha dato gli orecchini. È diverso! Non hai provato a rubarli.”

Adrien annuì. Aveva senso. Notò che Félix stava guardando l’anello che aveva al dito, giocherellandoci nervosamente come se volesse strapparsi la carne attorno all’anulare per toglierlo. Adrien non aveva mai visto suo cugino in questo stato: sembrava pronto a mettersi a piangere. Abbozzò un piccolo sorriso e si sedette di nuovo sul letto, questa volta accanto al cugino, i gomiti sulle gambe e il mento saldamente appoggiato sul dorso delle sue mani. 

Rimase a lungo in quella posizione, poi sospirò e si voltò  a guardare Félix. “Ok allora… non so come dirtelo, e credimi, sono spaventato a morte da quello che sto per chiederti… ma dobbiamo fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Devo parlare con Ladybug, Félix. Puoi dire ’Plagg, trasformami’ per favore?”

“Plagg… trasformami?” ripeté Félix, inarcando un sopracciglio. Il suo stupore crebbe quando il Miraculous si attivò e lui iniziò a percepirne l’enorme potere. Plagg entrò in un vortice e fu di nuovo assorbito dall’anello e, mentre un lampo di luce verde lo avvolgeva, Félix sentì il suo mondo cambiare. I suoi sensi si rafforzarono e improvvisamente la stanza sembrò molto più luminosa, anche se le luci erano spente e il crepuscolo aveva già iniziato ad avvolgere la città nell’oscurità. Anche l’olfatto sembrava essergli aumentato in maniera esponenziale, e la puzza di Camembert proveniente dall’armadietto di Plagg prese a dargli il voltastomaco. Si guardò le mani e sussultò. Sembrava indossare dei guanti neri e le sue dita erano adornate da artigli. 

Aspetta un attimo. Aveva già visto questi guanti, questi artigli, questi stivali... Non può essere’.

Balzò in piedi, muovendo velocemente lo sguardo intorno alla stanza di Adrien per trovare uno specchio. Non trovando quello che stava cercando, si incamminò frettolosamente verso il bagno del cugino, seguito da un Adrien stranamente molto silenzioso. Quando entrò in bagno e accese la luce, sussultò nel vedere che il viso che gli rifletteva lo specchio era quello di… Chat Noir? L’intensità della sua sorpresa fu pari solo alla disperazione dello sguardo di Adrien. 

“Adrien?” riuscì a dire alla fine, con un tono di voce piatto e privo di emozioni. “Sono... Chat Noir...”

“Sì. Lo so.” Il tono di voce di Adrien era la copia esatta del suo. 

Scrutò con interesse la tuta di suo cugino e notò piccole differenze rispetto a quello che indossava lui di solito. I capelli di Félix erano un po’ più lunghi e forse addirittura più disordinati. La sua campanella era più grande, la cerniera al collo più aperta ma senza esporre troppo il petto. La sua coda sembrava fatta di semplice stoffa e non essere una vera e propria cinta, ma aveva una fibbia a forma di gatto alla vita. I suoi stivali erano molto più lunghi e arrivavano fino a metà coscia, e non avevano le zampotte d’argento sulla parte anteriore. Eppure... per un occhio inesperto, o per chiunque gli desse solo un’occhiata sfuggente, sembrava proprio Chat Noir. Il forte sentimento di gelosia che provò all’improvviso lo colse di sorpresa. 

“In chi pensavi di trasformarti? Capitan America?” sibilò alla fine, incrociando le braccia al petto.

Félix inarcò un sopracciglio nel sentire l’ironia nella voce del cugino e lo guardò diritto negli occhi. “Quindi questo significa che... Chat Noir… sei tu?”

“Aha...” disse Adrien distogliendo lo sguardo con un sospiro.

“L’anello,” alzò la mano con il Miraculous, “Questo anello è il Miraculous del Gatto che Papillon sta cercando?”

“Aha...” ripeté Adrien.

“E la creatura ha detto che l’unico modo in cui posso toglierlo è baciare Ladybug?”

“Aha...” Il silenzio che seguì era assordante ora che Plagg se n’era andato. “In bocca al lupo, Félix. Lei è innamorata di un altro. Sono mesi che la corteggio e cerco di farle cambiare idea.” Lo sguardo di Adrien sprofondò nell’ammettere il suo fallimento e notò la sorpresa del cugino. Sospirò. Le possibilità che Félix ottenesse in poche ore ciò che Adrien non era riuscito a ottenere per tutto questo tempo erano quasi nulle. Okay, senza quasi.

Per quanto fosse difficile crederlo, Félix impallidì ancora di più. “Ma... ma...” Si voltò e afferrò Adrien per il bavero, iniziando a scuoterlo vigorosamente. “È TERRIBILE! I GATTI NERI PORTANO SFIGA! L’ULTIMA VOLTA CHE HO PROVATO A BACIARE LADYBUG MI HA DATO UN CAZZOTTO IN FACCIA! AIUTO, MI DEVI AIUTARE, TI PREGO!”

“Cosa pensi che stia cercando di fare?” Adrien si staccò dalla presa di Félix e gli scoccò uno sguardo severo. “Pensi che sia felice di questa situazione?” Poi prese il bastone da dietro la schiena di Félix e aprì il comunicatore. “Ecco perché ti ho detto di trasformarti. Noi—o, per meglio dire, io—devo parlare con Ladybug. Tu torna nella mia stanza e mettiti seduto.” Le orecchie di Félix gli si appiattirono sulla testa e per una volta il ragazzo non si mise a discutere e fece come gli era stato detto. Adrien prese il comunicatore e si assicurò che non fosse impostato per la videochiamata. Poi chiamò Ladybug.

Il telefono andò immediatamente in segreteria. Cavolo... non è trasformata.’ 

“Insettina?” disse con tono esitante, sapendo di suonare già colpevole. “Insettina ho un grosso problema. Posso incontrarti alla Torre Eiffel verso mezzanotte? Mi è successo qualcosa di veramente... orribile, e ho bisogno del tuo aiuto. A presto!” Riattaccò e respirò profondamente, cercando di non farsi prendere troppo dal panico.

“Che, non ha risposto?” chiese Félix.

“Non è trasformata. Questi dispositivi funzionano solo quando lo siamo.” Adrien tornò in camera e si sedette pesantemente accanto a Félix. “A proposito, quanto tempo pensi di restare?”

Félix sospirò. “In realtà speravo di restare il meno possibile, ma ora ovviamente è diverso. La mamma vuole partire lunedì sera, ma... cosa faccio se Ladybug non si trasforma prima di allora?” 

Un leggero bussare alla porta spezzò il filo dei loro pensieri.

“Presto! Di’ ‘Ritrasformami’!” sussurrò Adrien, doverosamente copiato da Félix che vide le sue mani tornare alla normalità e tirò un respiro di sollievo. Plagg apparve di nuovo, e riuscì a malapena a nascondersi nel suo armadietto puzzolente prima che entrasse Nathalie. 

“Vedo che almeno questa volta non sembrate litigare.” Il suo sorriso era freddo come il ghiaccio. “Spero che non ci siano più... problemi con video cancellati e scambi di vestiti.”

“Tutto a posto, Nathalie. Che cosa c'è?” chiese Adrien. Félix cercò di mantenere il suo solito sguardo severo.

“È pronta la cena. Suo padre e la signora Amelie vi aspettano in sala da pranzo.”

‘Oh.’ Adrien diede un’occhiata all’orologio. Erano quasi le nove: evidentemente lo chef non aveva apprezzato il fatto di avere altre due persone per cui cucinare senza alcun preavviso. “Arriviamo!” 

oOo 

Avevano mangiato il più rapidamente possibile. Dovevano fare in fretta, perché il cibo non era altro che una perdita di tempo cruciale, tempo di cui avevano un disperato bisogno, per decidere che cosa fare quando avessero incontrato Ladybug. Mangiarono a malapena e si alzarono quasi simultaneamente, chiedendo il permesso di ritirarsi.

“Suvvia, ragazzi. Potreste fare lo sforzo di essere più socievoli e fare un pasto in famiglia, per una volta!” Amelie sembrava quasi turbata al pensiero che se ne andassero così presto.

“Madre,” iniziò a dire Félix con un tono di voce così gentile che sorprese Adrien, “stavamo facendo una bella chiacchierata ed è passato molto tempo dall’ultima volta che ho visto Adrien. Possiamo mangiare in famiglia domani?” Félix vide la delusione sul viso di sua madre e gli dispiacque enormemente. L’ultima cosa che voleva era rattristarla, ma quello che dovevano fare era troppo importante. Non poteva ritrovarsi con quella palla di pelo nero divora-Camembert per il resto dei suoi giorni. La sua sanità mentale sarebbe stata in serio pericolo.

“Sì, ci stavamo divertendo davvero! Andiamo, Félix, torniamo in camera mia. Con il vostro permesso”, confermò Adrien, guardando entrambi gli  adulti che erano rimasti in silenzio.

Gabriel e Amelie si scambiarono una rapida occhiata prima di guardare i ragazzi e dare un cenno di consenso.

 “Grazie,” dissero loro educatamente e uscirono dalla stanza, prima che uno dei due adulti potesse obiettare o cambiare idea.

Ad Adrien non piaceva lo sguardo severo di suo padre, ma sperava che zia Amelie l’avrebbe tenuto occupato e fuori dalla sua stanza per il resto della serata. Presto salutarono Gorilla, che era ancora in piedi davanti alla porta di Adrien, e rientrarono in camera.

“Allora, cosa facciamo?” chiese Félix non appena furono di nuovo soli. Plagg uscì dal suo nascondiglio, ma si rinascose immediatamente  quando sentì la porta aprirsi di nuovo.

Era Nathalie, che entrò e li squadrò freddamente, con il tablet saldamente stretto sotto il braccio. “Non avevate molta fame, eh?” chiese in tono più critico che sospettoso.

“Abbiamo un sacco di cose da raccontarci, Nathalie.” Adrien iniziava ad alterarsi. Domani era domenica, quindi perché Nathalie era venuta con il tablet? Di solito non aveva lezioni private o servizi fotografici la domenica!

“Così pare.” Lo sguardo freddo di Nathalie avrebbe potuto congelare un vulcano in eruzione. “Volevo ricordarle, Adrien, che domani non ha attività programmate, ma che lunedì dovrà andare a scuola e partecipare a tutte le sue attività pomeridiane”, si aggiustò inutilmente gli occhiali, una mossa che Adrien sapeva facesse quando era seria, “anche se suo cugino e sua zia sono ancora qui. Li incontrerà alla stazione alle sei, per salutarli prima che salgano sul treno per tornare a Londra.”

“Grazie, Nathalie. È tutto?” chiese lui nervosamente, non vedendo l’ora che se ne andasse.

Lo sguardo già freddo di Nathalie si accigliò ancora di più. “Per ora sì, è tutto. Buona notte”, disse e se ne andò dopo averli guardati entrambi per quella che sembrò un’eternità. Quando sentirono la porta chiudersi dietro le sue spalle sospirarono all’unisono.

Félix avrebbe voluto dire qualcosa ma Adrien lo zittì. Continuarono ad ascoltare finché non sentirono chiaramente l’eco dei passi di Nathalie svanire in lontananza giù per le scale. Tirarono di nuovo un respiro di sollievo.

“Cosa stai aspettando, cugino? Trasformati di nuovo. Abbiamo del lavoro da fare e sono già le dieci e mezza passate. Dobbiamo andare.” 

Félix guardò Adrien e sbatté le palpebre. “Dove? Hai appena augurato buonanotte alla signorina Rottermeier!

“Ha. Ha”. Adrien non finse nemmeno di essere divertito dalla citazione del cugino. “Trasformati e ti faccio vedere.” 

“Posso sapere cosa avete intenzione di fare voi due, prima che questo quì mi risucchi di nuovo nell’anello?” Plagg sembrava essersi calmato un po’. Stava sgranocchiando un’altra fetta di Camembert. Adrien sapeva che era solo la punta dell’iceberg di quello che Plagg avrebbe richiesto nei prossimi giorni, per via di ‘tutto lo stress che gli stavano causando’.

Sospirò. “Ad essere completamente sincero... non ne ho idea. Il piano al momento consiste solo nel raggiungere la Torre Eiffel e discutere un piano d’azione prima che arrivi Ladybug, ma sono quasi le undici, quindi dobbiamo fare in fretta.”

“Oh fantastico, sei proprio di grande aiuto!” sbottò Félix.

Adrien gli lanciò un’occhiataccia. “Se non mi avessi rubato l’anello, non avremmo affatto questo problema e saremmo liberi di odiarci come abbiamo fatto da quando sei venuto l’ultima volta. Quindi non lamentarti e trasformati!” Félix ricambiò lo sguardo con disprezzo, ma obbedì. Adrien fece una smorfia nel vedere la versione di Chat Noir di suo cugino: ne era ancora meno entusiasta di prima. “Sai, avresti potuto fare uno sforzo e restare fedele al design che avevo creato io per Chat Noir. Funzionava perfettamente così com’era.”

“Ho solo apportato miglioramenti, cugino,” disse Félix con una smorfia. “La fibbia è molto elegante e questi stivali alti fino alla coscia sono molto più belli di quegli stupidi stivali con le zampe d’argento che indossi tu. Mi piace.”

“Non importa se piaccia o no a te!” Félix stava iniziando a dargli sui nervi. “È che Milady si renderà conto che non sei me. Voglio dire, che Chat non è Chat. ARGH!”

Félix Noir incrociò le braccia al petto. “E pure se lo scoprisse, non sarebbe meglio? Potrebbe essere più disposta ad aiutarci.”

“Guarda,” sbuffò Adrien. “Parliamone in cima alla Torre Eiffel in attesa di Milady. La torre chiude al pubblico tra pochi minuti. Ci darà il tempo di prepararci. Prendi il bastone da dietro la schiena.” Mostrò al cugino come usare il bastone e come uscire dalla stanza.

Dopo un paio di tentativi falliti, Félix iniziò a saltellare per i tetti di Parigi portando Adrien in braccio.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma in realtà Félix si stava godendo l’esilarante sensazione di libertà  mentre saltava di tetto in tetto. Era impossibile da descrivere e lo rese ancora più geloso di suo cugino. Adrien poteva farlo ogni volta che voleva, e aveva anche la possibilità di fare del bene combattendo le akuma inviate da Papillon. 

Sapeva che lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Questo incidente da solo era sufficiente a fargli odiare l’anello. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per sbarazzarsene, non gli importava di quando potere quell’anello desse al suo portatore.

Dopo alcuni minuti passati a saltellare senza meta, Adrien lo guardò e gli chiese con tono divertito, “Ma dove vai?”

Félix si fermò e Adrien cercò di non ridacchiare per l’espressione infastidita sul volto di suo cugino: “Piantala. Come ci si arriva, alla Torre Eiffel?”
 


Nota dell'Autrice:


Okay, come fare a spiegarvelo... scusate. Pensavo di aver postato il secondo capitolo e invece non l'avevo fatto! Chiedo venia... spero che vi piaccia comunque! Sto traducendo il terzo capitolo al momento quindi aspettatevi un aggiornamento presto :) 

Grazie per i commenti. Spero ch la storia continuerà a piacervi! Riusciranno i nostri... eroi a convincere Ladybug? :/ Senza che li ammazzi entrambi? ^^;

Alla prossima! E mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Kagome