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Autore: Lady R Of Rage    10/11/2020    2 recensioni
"-Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare."
Baby 5 ha scelto: non un nuovo inizio come moglie di Don Sai, ma l’inferno, la condanna perpetua, nelle viscere ghiacciate di Impel Down, assieme a coloro con cui è cresciuta.
Dopo il calderone di sangue bollente e i tormenti di Sadi-chan, solo un’eterna attesa accoglie la sconfitta Famiglia Donquixiote. In mezzo alla neve perenne, dove nemmeno i lumacofoni mantengono il contatto col mondo, senza più un Padroncino da seguire e amare, Baby 5 non si è mai sentita meno utile.
Eppure, prima di Sai, aveva chiamato “famiglia” i suoi compagni di cella. Sarà l’inferno a ricordarle perché.
[Accennate Baby 5/Sai, Trebol/Diamante, Senor Pink/Lucian]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Gladius, Pica, Sugar
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Un Occhio – Schiavi In Giro Per Il Mondo

"They gave you life
And in return you gave them hell
As cold as ice
I hope we live to tell the tale
"
[Tears For Fears – Shout Shout]


Siamo liberi.
Non sa a chi lo dice, aprendo la bocca nella penombra. Il naso prude: odore di disinfettante, di tintura di iodio, di cibo precotto – e di sangue, sangue secco e ferrigno così copioso da ricoprire ogni parete. Da dietro il mento emerge il bordo bianco di un lenzuolo, sotto di esso una trapunta ricamata. Tira su col naso e le fa male.
Sbatte le palpebre: le scende una lacrima lungo la guancia sinistra, mentre le palpebre dell’occhio destro si schiacciano sotto qualcosa di spesso e liscio. Dove dovevano andare, conclusa quella battaglia… il viso si tende tra le garze mentre cerca di ricordare. C’era un posto che cercavano, da qualche parte, in qualche porto. Magari se lo sono immaginato prima, mentre ci sbronzavamo; hanno visto un’isola che non c’era, con le coste di Dressrosa e i suoi tetti colorati, e un altro palazzo reale che li accoglie in festa con le porte spalancate.
Oppure quell’isola è Mariejoa, prima di andare in fiamme assieme ai mostri celesti che la abitano. L’immagine di Charloss stretto nel pugno di pietra di Pica, una sacca di carne e sangue tutta curve e bozzi, le balena davanti agli occhi. O era Sentomaru della Marina, anche lui grasso e moro, l'ascia che gli cadeva dalle mani e scompariva in mezzo al sangue. Sangue che cresceva assieme all’erba – la sua linfa, il suo colore; il sangue degli schiavi, riversatosi su quella terra in giorni, mesi e anni. I fili d’erba sono lame, e su di loro scorre altro sangue. E sopra il sangue naviga la Legendary Child, finché anche il suo scafo non diventa rosso.
Come l’occhio da cui non vede più. Nero e rosso, umido e secco: l’avevano colpita con l’acqua salata, forse le è rimasta un po’ addosso. Si tampona con la manica, ma la stoffa non è bagnata.
Si percorre il cranio con le dita da un orecchio all’altro: a sinistra le dita si soffermano su una treccia bozzuta, umida, la carezzano fino alla punta, e all’indietro, e poi di nuovo, e una volta ancora. Ma a destra… solamente bende secche e cranio duro, e le dita vi scivolano sopra mentre ricadono sopra il cuscino. 
E loro lo sanno?
Ritrae la mano tremante, imponendosi di chiudere la bocca. Se riuscisse a muoverci potrebbe chiedere chi c’è, se qualcuno ha voglia di parlare e di spiegare se hanno vinto o perso. Devono avercela fatta, se lei è in un letto anziché in catene in qualche gabbia sul fondo della terra per la terza volta di fila. C’erano Dellinger e Jora alle sue spalle, aveva colto Pica con la coda dell’occhio… più ci pensa, più una morsa di ferro le stringe la testa. Ma i padroni non bendano le ferite degli schiavi, neanche se gli sanguinano a morte davanti agli occhi.
Qualcuno canta – una voce calda, massiccia, un acuto che continua e continua e si perde in un ruggito che va al cielo. Una bandiera sventola, o forse è un mantello. Dita viscide le carezzano le guance, la fronte e il naso, finché un tocco fresco e soffice non le allontana da lei.
Il sole tramonta oltre una finestra da qualche parte, e Baby 5 volge l’occhio che ancora vede a guardarlo, dischiuso nella nebbia oleosa del dormiveglia, bruciante di sale; l’altro occhio è stretto nell’abbraccio nero della garza, le ciglia che si piegano contro le bende che le avvolgono la faccia. Una voce russa fiocamente, un’altra singhiozza da qualche parte nel bianco; e sotto di esse un rumore di pioggia scrosciante, e di vento che gonfia le vele.
-Porche! Mannaggia ai pesci, sei tu?- esclama una voce maschile, ma dev’esserci un muro nel mezzo, perché suona ovattato e non si sente la risposta.
Due mani le rimboccano la coperta sulle spalle. Una terza mano, con un panno bianco stretto tra le dita, si fa avanti verso il suo volto attraverso i frammenti di luce. La accoglie ad occhi chiusi, rilassata contro il cuscino fradicio di sudore.
-Dove siamo arrivati?- mugugna.
-Non si sa. Siamo ancora in mezzo al mare. Come ti senti?-
Un volto pallido emerge da dietro le ciglia scoperte dalle bende, con occhi azzurri grandi come fondi di bicchiere. Un’altra lacrima le scende lungo la guancia e nel collo: è pelle, sì, ma non umana. È la maschera color crema di Gladius, e quegli occhi color vetro sono le lenti dei suoi occhiali da sole.
-Sei pallida come uno straccio.- Sugar sbuca dal fianco di Gladius, una ciotola d’uva viola e verde sotto il braccio, e porta alla bocca due chicchi assieme. -Abbiamo smesso di combattere da due giorni, eppure Baby 5 imperterrita va, alla battaglia, una volta ancora.-
Due giorni, e sì che di albe ne ha vista solamente una. L’ennesimo furto di Mariejoa. Allunga le spalle verso i due compagni per mettersi dritta, ma l’ennesima fitta la ributta indietro. Uno schiaffo in piena testa, caldo, viscoso. Per un istante Gladius e Sugar non si vedono nemmeno più.
-Ciao.- Le esce atono, ma Gladius sorride, lo si capisce da come si piega la pelle che gli copre la bocca, e anche Baby 5 gli risponde così, nonostante la metà di viso scoperto ribolla di fiamme ogni volta che si muove. L’uomo toglie gli occhiali e se li appende alla camicia. Su un carrello ospedaliero giace un vassoio con una teiera e alcune tazze di tè. Gladius ne versa due, ma attende sulla terza.
-Come ti senti? Se ti va del tè…-
-Niente tè.- Sospira. -Già, grazie. Sono stanca. Come se non avessi dormito per davvero. Soprattutto qui,- si indica la testa, e la parte di viso avvolta nelle garze, -dove ho le bende, vedi?-
Sugar e Gladius si scambiano uno sguardo. La donna-bambina si stringe al braccio di Gladius, abbracciandosi ad esso, appoggiando la guancia contro il gomito. Gladius le fa una carezza nei ciuffi.
-Mi dispiace tanto. Credo che stia a noi dirtelo. Tu…-
Baby 5 solleva la mano. Le bende sul viso, l’occhio che non vede, Mariejoa che sparisce dietro uno schermo di sangue: avrebbe dovuto arrivarci da sola. Il palmo ricade lento sul viso, carezza le bende – sono così ruvide, così spesse, così grasse. Una pelle in più che non le sta addosso, e sì che il suo corpo è stato di plastica e metallo. Si lascia cadere sul cuscino, singhiozzando nella propria mano. Che le è venuto in mente di svegliarsi, se non c’era nulla da vedere.
Gladius le copre le spalle con la coperta e le passa la mano nei capelli sfuggiti dalla treccia. Un tocco caldo, che le brucia la pelle dentro e fuori dalle fasce.
-L’ho fatta io, quella,- sussurra Sugar. -Sei molto carina con la testa mezza rasata.-
Baby 5 tossisce. -Rasata?-
-Sai, per le bende…- Gladius le stringe la spalla da sopra la coperta. -Ma cresceranno. Adesso puoi riposare. Penseremo noi anche al tuo occhio.-
Di Gladius vede la mano, ma il suo corpo sparisce nel nero dal polso in su. Sugar poi... una macchia verde scontornata, senza mani da tenere o un viso da leggere. Rabbrividisce da sotto la trapunta. -Abbiamo vinto, almeno?-
Gladius la stringe più forte. -Abbiamo vinto. Tutti quanti. Stiamo scappando da Mariejoa tutti insieme. Siamo abbastanza per cinque navi, ci pensi?-
Sugar ridacchia. -Una piccola flotta. E adesso siamo in alto mare, non potrebbe trovarci nemmeno la Scimmia Gialla. Mariejoa è un cumulo di ceneri. Stiamo facendo stampare le foto, così ce le appendiamo in salotto.-
Non che conti qualcosa se può vederne soltanto la metà. Infila le mani sotto le coperte, massaggiandosi le dita al calduccio. Sugar ingolla un acino d’uva e gliene porge una manciata: fa cenno di no.
-E siamo tutti vivi?-
-Tutti quanti, tutti un po’ rappezzati come te. Noi siamo qui, ce la siamo cavata bene.-
-Parla per te,- sibila Sugar. -La bastonata in pancia me la sono presa eccome.-
-Mi dispiace tanto. Ti fa male?-
-Meno di prima. Diamante-sama si è preso qualche ustione, ma si è ripreso. Jora si è slogata una caviglia, Señor Pink non ci sente bene dall’orecchio destro. Lui e Lao G hanno passato le ultime due notti a vomitare. Hanno usato un gas, nella zona lontana dal porto. Sono felice che non ci fossi stata, era raccapricciante. Pica-sama ha la febbre molto alta, sta riposando in camera sua. E Vise…-
-Che cos’ha?- Baby 5 quasi le ringhia, quelle parole, aggrappata alle coperte. Sugar le prende le spalle, stringendola nelle piccole mani. Devono essere le mani, perché di esse non vede che le sagome. Singhiozza di nuovo, ansimando nel cuscino fradicio di sudore, il cuore che sembra uscirle di bocca da quanto batte.
-Ha preso sette proiettili. Uno nella schiena. Lo stiamo curando tutti.-
Sette proiettili. Baby 5 ride, la bocca piena di sale. Machvise è leggero come il vento, i proiettili gli passano intorno senza toccarlo. Eppure si è fatto un’ultima giornata da schiavo, con il bersaglio marchiato sulla pancia. Doveva pur significare qualcosa.
-A me ha detto che ormai ci aveva fatto l’abitudine. A prendersi i proiettili, intendo. Non poteva evitarlo. Buffalo-kun dice che ci si è proprio buttato.-
-Basta…-
Baby 5 si pulisce il naso con la manica. Le hanno appena dato la notizia e già vuole stare vicino a lui, rannicchiata vicino alla sua pancia e alla sua barba, finché non sarà finito anche quell’incubo. Forse ha bisogno di lei, finché è convalescente – e dannazione, quel vecchio istinto dentro di lei non vuole andarsene. Non le importa neanche più, non di fronte alla possibilità di perderne un altro. Se lo vede davanti, quel sorriso di sangue: e le zanne di Dellinger, rosse e spaccate, e il moccio vermiglio di Trebol. Un viso che non esiste, ma un viso Donquixiote che soffre ancora.
Scatta in avanti sul letto, agguanta la coperta. Una mano guantata la stringe fino a bloccarla.
-Non ti alzare,- ordina Gladius. -Non sei messa meglio.-
-Ma non posso…-
-Hai fatto già abbastanza. Sdraiati. ‘Vise starà bene. Staremo tutti bene.-
Staremo tutti bene. Vorrebbe vedergli la bocca mentre parla per capire che emozioni ci sono dietro il suo linguaggio. Non può che appoggiare la guancia di carne contro il petto di Gladius, lasciarsi stringere e sollevare, senza fiato, con il cuore che batte contro il petto e le gonfia la gola.
-Staremo tutti bene.- Gladius le carezza l’unica treccia, disegna cerchi col pollice contro la sua spalla. -Staremo tutti bene.-
Chissà a chi lo sta dicendo. Baby 5 tira su col naso così forte da farsi venire il mal di testa e scivola via dalla stretta di Gladius, affondando la guancia di garze nel cuscino. Tiene la mano di Gladius, però, perché le sembra di sprofondare anche lì. Dovrebbero festeggiare, con Mariejoa caduta. Allora brindavano, con il vino dolce e denso della cantina di Re Riku, e Diamante cantava per celebrare la vittoria. Era così bello, sulla cima di quel tetto, anche in mezzo alle lacrime – che cantava, cantava e brillava. Anche la tuta argento di Lao G brillava, persino più delle fiamme sui tetti, e l’abito di lustrini di Jora metteva più colori dell’arte nelle sue dita. E l’armatura di Pica, il suo corpetto d’argento, la tiara dorata nei lunghi capelli, sembrava una leggenda che avesse preso vita proprio là. Non mancava che un cappotto di piume rosa, e il quadro sarebbe stato completo. Che ci è venuto in mente?
Si rilassa contro la pancia di Gladius, ad occhi chiusi. Non ha idea di cosa stessero cercando, con quell’impresa dissennata, ed è stanca di chiedersi dove altro andranno. Una minuscola mano tira le coperte prima che possa chiedere di poter dormire.
-Ho io una cosa che ti tirerà su. Ti va?-
Baby 5 annuisce, serrando l’occhio aperto. Sugar afferra un telecomando: non l’aveva nemmeno vista, quella Lumacavisione. Si accuccia sotto le coperte, lasciando andare Gladius. La luce dello schermo le brucia contro la testa, si copre l’unico occhio con la mano.
-…il disastro di Mariejoa, senza precedenti.- Il conduttore di un telegiornale, il microfono tremante tra le mani. -Ora ascoltiamo alcuni Nobili Mondiali, vittime incondizionate di questa truce vicenda. Le grida di dolore di un popolo perfetto, trascinato all’inferno da ribelli senza cuore.-
Gladius e Sugar brindano con le tazze da tè. -Bello, non trovi?- domanda la ragazza.
Baby 5 stringe più forte il cuscino. L’unico occhio socchiuso cerca Shalria sullo sfondo, ma il volto della stronzetta non si fa vedere. Sia pure: riconoscerà la sua voce, se le verrà in mente di parlare.
Il reporter porge il microfono a una scarmigliata donna bionda, accovacciata su una pila di rottami di marmo. La didascalia sotto il suo viso la presenta come Santa Oberlynne. Si stringe nella coperta marrone che la avvolge e tira su col naso, strofinandosi la mano sulle guance arrossate.
-Era la mia casa,- mormora. -Apparteneva alla mia famiglia da quando Mariejoa è stata fondata. C’è un pezzo del mio cuore, lì dentro. Dei cuori di tutti noi, di mio marito, dei miei figli… Non posso…- tira su col naso, tergendosi gli occhi col fazzoletto. -…non posso credere che esista qualcuno di così malvagio da portarmela via così. I miei poveri bambini dovranno dormire in una tenda. Con che coraggio può una madre…-
-Quella signora,- Gladius prende un lungo sorso di tè, -possedeva settecento schiavi, e ne ammazzava venti al mese con la polvere di piombo della sua fabbrica del cazzo.-
-Ex fabbrica,- sogghigna Sugar. -Hai la memoria di un pesce rosso, l’hai fatta scoppiare tu.-
Gladius le scompiglia i capelli. -Ex fabbrica,- sibila, assaporando ogni lettera. Sullo schermo compare un Arlecchino di legno, il volto dipinto aggrottato, le braccia incrociate sulle giunture di metallo. “Santo Raycer”, recita la didascalia.
-La bambina indiavolata, Sugar, mi ha toccato con le sue sporche mani fredde. Per fortuna tutti sanno di cos’è capace, piano piano stanno identificando tutti i giocattoli. Ma io dovrò farmi conoscere daccapo dalla mia famiglia: che gente senza cuore farebbe qualcosa del genere?-
-Non lo so,- soggiunge Sugar. -La stessa che comprerebbe dei bambini da San Popula solo per fargli correre dietro i suoi cani feroci. Non sarebbe splendido se i tarli se lo mangiassero tutto?-
Baby 5 sorride, il tempo di un respiro. Un altro colpo di martello, in alto sopra la tempia; e poi come uno spillo, che spinge attraverso la sua testa come burro. La voce di Sugar si perde in un gorgoglio senza sillabe finché non si preme nelle orecchie i palmi delle mani. Una, due, tre volte, e lo spillo si ritrae attraverso la carne finché la punta non rimane sospesa a metà strada.
-…meno è originale: nessuno mi ha mai chiamata indiavolata. E adesso guarda chi c’è. La vera star della serata.-
Baby 5 si volta di fianco, appoggiando la guancia al braccio. -...individui pericolosi, certo associati alla pirateria. Basta guardare i loro abiti...- Diamante avvicina il microfono alla bocca, in piedi sui tacchi in cima a un tetto spiovente; i lunghi capelli castani che schioccano al vento luccicanti di porporina, il mantello che sventola come una bandiera, le lacrime che gli sciolgono il fard e il rossetto mentre canta agli schiavi di correre, di andare. Le navi sono là, ad ogni passo vi avvicinate. Urla nel microfono gettandosi di testa dal tetto, volteggia a mezz’aria come stoffa, trascinato dal vento verso il porto.
Sing with me, if it's just for today, maybe tomorrow, the good Lord will take you away. La bocca da fuoco di una pistola emerge da sotto i suoi drappi, e sei spari coprono la sua voce.
-Didi è molto popolare,- dice Gladius. -Tutti vogliono vederlo. Lui e Pica, ma Pica non sta bene.-
-Che cos’ha?- Baby 5 scatta in avanti, ma una fitta la fa cadere all’indietro sui cuscini. Come se l’avessero colpita direttamente alla testa con un martello. Le braccia che l’avevano sorretta sulla nave, prima di svenire, erano coperte di cicatrici.
Gladius le cinge la spalla con la mano. -No. Non è tornato a fare quello. Ha solo un po’ di febbre. Adesso riposa nella sua stanza, lo vedrai quando starete meglio entrambi. Abbiamo abbastanza medicine per tutti.-
Baby 5 annuisce distrattamente, fissando la televisione dal sottile unico occhio. Una regina dai capelli color malva scappa da una finestra in frantumi, un vecchio piangente avvinghiato alla spalla e una lancia corta tra le mani. Una giovane donna magra, dai capelli color fragola, percuote il petto di un poliziotto con mani che sono zoccoli. Ed ecco anche Viola, pugnale alla mano, che conduce Rebecca per il polso lungo una strada in fiamme. La ragazzina è avvolta nel mantello della zia e si copre la bocca con la stoffa. Non piange, però. Kyros e sua maestà il re arrancano alle loro spalle, spade in resta. L’Eroe del Colosseo è un puntino marrone contro il fumo, non più grosso di un dito,, ma Baby 5 coglie sul suo volto le sopracciglia aggrottate.
-Spegni la tv. Mi fa male l’occhio.-
Gladius armeggia col telecomando e fa una carezza dietro al suo collo. Le strappa un brivido lungo la schiena.

La Legendary Child si svuota giorno per giorno, porto per porto. Buona parte degli schiavi, inclusi tutti i bambini, partono con un’unica nave per la base Marine del G-8. Anche le sirene e gli Uomini Pesce, terminata la necessità dei loro servigi nella fuga, si inabissano in comitiva verso la loro Isola natale. Baby 5 riconosce la sirena dai capelli biondi che stava in vasca con Dellinger, e sulle sue spalle le bambine che chiedevano delle loro sorelle. Una di loro la saluta con la mano.
Chissà se sono arrivati. Ci sono mostri marini, correnti oceaniche, chissà quanti altri cacciatori di schiavi tra loro e la destinazione. Scrolla le spalle, scuotendo le ceneri della sigaretta oltre il parapetto.
-Ammainate le vele, avanti con gli ormeggi!- urla Kyuin dal timone. Joanna e Kari, dal ponteggio sotto di lei, annodano le cime d’ormeggio ai gavitelli. Ormai si muovono su quella nave come se fossero vissute in mare da tutta una vita.
-Bellamy…- Sarquiss, il ragazzo dai capelli blu che combatteva assieme a Señor Pink, si asciuga le lacrime parlando a un lumacofono. -Sono io, amore mio. Sto bene. Sono arrivato, finalmente.-
Sarà veramente quel Bellamy? Ma non sono affari suoi, non vedrà mai più nessuno dei due. Se ne partano dove gli pare, lontano da lei e da chiunque conosce. Ci è riuscita Baccarat, le hanno detto nei giorni seguenti: lei e il suo vecchio amico Dice si sono defilati nel mezzo della notte senza nemmeno un saluto. Un biglietto, però: la fortuna non aspetta. Grazie a tutti quanti, ma abbiamo da fare. Come firma il simbolo dei Berry, e il disegno abbozzato di un dado.
Una folla di donne si è riunita attorno alla passerella di una galera. Pansy, la Kuja corpulenta che lavorava con Lao G, distribuisce un carico di remi. La donna con gli zoccoli nelle mani, abbigliata alla buona con un maglione e un mantello, fa una treccia ai capelli di una giovane bionda. 
-Scrivimi. Scrivimi appena puoi.- Di fianco alla chiglia, Jora abbraccia forte Chocolat, la ragazza che era con lei nella cella.
 -So che starai bene con loro, ma…-
-Non dubitare, signora. Non potrei mai dimenticarmi di te.-
-Posso accompagnarti, Lungo Coltello? In due si viaggia più facilmente, e io sono rimasto senza equipaggio.- Albion assicura i coltelli alla cinta e porge la mano nuda a quella di Sarquiss. Il giovane attacca il lumacofono e la stringe.
Baby 5 tira un’altra boccata. Non è così diverso da com’è andata a me. Quell’isola ormai deve essere andata distrutta, ma ci sono tanti schiavi da tanti posti, in giro… forse avranno occasione di visitarli ora che sono privi di un obbiettivo. Dove ci sono schiavi ci sarà bisogno di loro, un’altra volta e una ancora. Un occhio val bene la libertà.
L’occhio da cui vede, invece, lo sbarra: getta la sigaretta oltre il pontile e arranca giù dalla passerella, verso la nave in partenza. Se quelle sono Kuja vuol dire che tra le ragazze in partenza ci sono Belladonna e Kikyo. Avanza a passi traballanti lungo il pontile: Jora, di ritorno alla Legendary Child, le offre una mano, ma la rifiuta con un cenno del capo.
-Baby 5! Sei venuta…-
La generale si avvicina per prima. Stringe la sua mano, avvicina la fronte alla sua. Sbatte gli occhi, due occhi, rossi e luminosi. -Come stai?-
-Meglio di prima. Imparerò a convivere con un solo occhio. Ho chi mi aiuterà.-
-Tutti lo abbiamo. Ti ho mal giudicata per il tuo equipaggio, e non posso che sperare che non vi sia rancore tra di noi.-
Le sembra che siano passati anni, come una scaramuccia avuta da bambine. Scrolla le spalle. -Vi auguro un buon viaggio. Belladonna è qui?-
Kikyo non parla: indica un punto al limitare del gruppo, da cui si levano dei gemiti sommessi.
Baby 5 si avvicina e porta le mani alla bocca. Belladonna stringe a sé Honey Queen, le carezza la schiena senza guardarla. Sta singhiozzando.
Kikyo le stringe la spalla. -Non tutte sono state così fortunate.-
Baby 5 si irrigidisce. -I suoi fratelli?-
-Sono morti tutti.- sussurra la generale. -Anche il capitano, Bear King. Ha strozzato la sua padrona, e non l’hanno presa bene.-
Honey Queen urla contro la spalla di Belladonna. -Io g-glielo dicevo a B-Boo Jack di piantarla coi cotechini.-
-Infarto, ponte di Tequila Wolf.- Kikyo scuote la testa. -Neanche gli altri due si sono salvati. La portiamo con noi ad Amazon Lily. Anche secondo lei è la cosa migliore.-
Honey Queen solleva il volto dalla spalla di Belladonna, e si strappa le lacrime dalle guance arrossate. -Che possano tutti bruciare all’Inferno.-
-Io l’inferno l’ho visto.- Baby 5 stringe le mani tremanti della donna bionda e le percorre con un massaggio delicato. -Se c’è qualcuno che se lo merita è quella gente.-
Kikyo prende Baby 5 per il polso e la conduce verso il parapetto.
-Non preoccuparti per lei. Amazon Lily è un posto sicuro per noi donne, anche adesso che l’imperatrice non è più nella Flotta dei Sette. Molte ex schiave verranno con noi. C’era una ragazza, Ginrummy, con un Frutto del Diavolo stranissimo. Volevano addestrarla come prostituta, ma lei non ci stava: Hebihime sarà onorata di fare la sua conoscenza.-
Ignorerà quell’ultima affermazione. Con la Flotta dei Sette hanno chiuso tutti da mesi.
-Buon viaggio, a tutte e due.-
-Io che sono amica di una Donquixiote, non posso ancora crederci.- Kikyo sorride, rilassando il volto aguzzo. -Ma la vita va così. Addio, amica mia: stammi bene.-
Honey Queen solleva le dita in un cenno di saluto e si asciuga le lacrime, seduta sul parapetto. Kikyo si siede di fianco a Belladonna e Pansy e mette mano ai remi, verso l’alba che sorge.

Porche se ne va al tramonto, invece – è l’ultima ad allontanarsi, assieme al suo compagno. Guardano insieme oltre il parapetto, dove Dellinger e Kapoty giocano a rincorrersi tra le onde. La cheerleader porta i capelli in due trecce, che fanno spiccare il suo lungo naso a punta. Un carlino le gratta contro la gamba, e Baby 5 si china per guardare il suo muso raggrinzito. Le dice qualcosa: dannazione, ha Mariejoa attaccata al cervello.
-Quella è Sarù?-
-Il cane della stronza, sì. Gliel’ho portata via mentre era girata. Spero che senza si senta il più sola possibile.- Porche raccoglie la cagnetta e la tiene tra le braccia, carezzandola dietro le orecchie.. -Mi mancherà questa nave. È il primo posto in cui sono stata felice da tanto tempo. Anche Kapoty hai ricominciato a nuotare. Questo è mare vero, non quella schifezza piena di cloro.-
Kapoty solleva Dellinger da sotto le spalle e lo lancia in aria, oltre la sua testa. Scappa nuotando a dorso, verso il mare aperto, inseguito dal ragazzo. -Ti stacco la testa a morsi, maledetto di un marlin!-
-Sta scherzando,- si affretta Baby 5, e Porche le sorride. -Le nostre battute sono ancora peggio. Una giornata sulla Sexy Foxy e di voi non rimarrebbe più niente.-
-Tu non sei mai stata nella stessa nave di quello là.- Dellinger tira Kapoty per i lunghi capelli rossi e gli spinge la testa sott’acqua. -Quando ero bambina catturava le ranocchie per mettermele sotto il cuscino.-
-Eppure uccideresti per lui, non è vero?-
-A mani nude.-
Porche stringe al petto Sarù. -Siete un bell’equipaggio. Potreste darvi allo sport, se non aveste altre idee su come continuare. Io voglio solo tornare a divertirmi con i miei amici e il Boss. Quella stronza deve sparire sul fondo del mare e rimanerci. Ho sentito che tuo fratello ha ucciso il suo.-
Baby 5 si contenta di annuire. Di Pica vede solo un contorno, viola e marrone, riflesso nell’angolo più lontano del suo capo visivo. Distoglie lo sguardo da Porche per distinguerlo tutto: siede su un gradino vicino al timone, avvolto nel suo mantello scuro, lo sguardo fisso su una rivista di culturismo come se volesse sparire nelle pagine. Una folata di vento smuove le pagine e solleva la stoffa dal suo collo. Un collare a maglie larghe, tempestato di borchie viola, luccica alla timida sole del mattino.
Baby 5 porta la mano al petto: sì, anche il suo è ancora lì, una cascata di stelle color argento che le pende dal collo. Gli schiavi non portano chincaglierie, quindi noi… ma è bello, ha dei riflessi di mille colori, ed è giusto cominciare a sperimentare ora che non indossa più il suo vecchio abito da cameriera. I capelli rapati sul lato destro del cranio sono ricresciuti, ma si è rasata di nuovo a zero quell’intera metà appena hanno formato uno strato abbastanza spesso da coprire la sua pelle. I boccoli spiccano di più, concentrati tutti da una parte, e anche il suo unico occhio viola ha abbastanza spazio per brillare. L’altro è una voragine grigia circondata da una collina di grinze rugose, ma almeno ha smesso di toccarselo. Diventerà parte di lei e della sua pelle, come il freddo e le catene; o anzi meglio, perché almeno può muoversi come le pare.
Gladius, Kyuin e Diamante prendono il sole a poppa. Lao G e Buffalo giocano a carte su un tavolo. Jora, curva sul tavolo da navigazione, traccia la rotta per chissà dove. Persino Machvise ha ricominciato a prendere il sole, stravaccato nella sua sedia a rotelle, gli anelli d’oro nella barba che si riflettono sul viso esangue. Sugar gli siede vicino, laccandogli le unghie delle mani.
Baby 5 si ritrae, coprendosi la bocca, e singhiozza piano. Distoglie lo sguardo dalla sua interlocutrice e rifiuta la mano che le viene offerta. È dura.
-Starete bene,- dice Porche. -Davvero. Ho sentito storie più incredibili. E poi il vostro capitano…-
-Porche!-
Si voltano insieme. Kapoty guizza fuori dall’acqua e si aggrappa al parapetto opposto con i gomiti. -Porche! Porche, presto! C’è il boss! C’è la Sexy Foxy, ci aspettano!-
Porche si lancia di corsa verso di lui, tirando Baby 5 per il polso. Strizza l’occhio: la cosa più vicina a una nave è un puntino contro l’orizzonte. Potrebbe essere una nave, come un’isola o un banco di balene.
-Come hanno fatto ad arrivare così presto?- urla la majorette verso l’acqua.
-Big Pan l’ha trainata a nuoto per fare prima! Il boss non vedeva l’ora di rivederci! Saluta la tua amica, si torna a casa!-
L’Uomo Pesce lascia andare il parapetto e si getta in acqua con una capriola. Porche traballa, tirando su col naso. -Il boss, il boss…- Agguanta Sarù da sotto la pancia e la getta in mare senza complimenti. -Al volo, Kapoty! Andiamo via di qui, torniamo a competere!- Rivolge al cielo un gesto dell’ombrello. -Prendi, incarta e porta a casa, Shalria!-
Kapoty solleva sopra la testa la sgambettante Sarù: sporge oltre il pelo dell'acqua dalla cintola in su, come se potesse camminarvi dentro. Porche tira su col naso e cinge Baby 5 in un abbraccio.
-Grazie, Baby 5. Se volete fare una gara, passate a Long Ring Long. Siamo sempre là-nya!-
Baby 5 sospira quando la lascia, tuffandosi di testa. La guarda guizzare verso il mare aperto stretta alla schiena di Kapoty. La nave si è avvicinata, piccola come una ciotola contro l’orizzonte, ma gli applausi e le esultanze dell’equipaggio di Foxy Volpe Argentata risuonano come se fossero tutti sul ponte assieme a lei.
Dellinger risale alla nave come aveva fatto il suo amico, con un solo salto a partire dai flutti. Si arrampica oltre il parapetto e si siede di fianco a Baby 5 a gambe incrociate.
-Mi mancherà. Era simpatico. Mi ha aiutato tantissimo mentre ero lassù.-
-Anche lei era mia amica.- Baby 5 gli scompiglia i capelli bagnati. -Ma sono una squadra, devono rimanere insieme. Vieni dentro, devi asciugarti.-
Ma non serve arrivare sottocoperta, perché a metà del ponte incrociano Señor Pink con un carico di teli da spiaggia tra le braccia. Ne porge uno al ragazzo, gli altri a Kari ed Emily che emergono dalla passerella in costume da bagno. Buffalo la tira in dentro non appena sono salite.
-Sembra che sia fatta,- dice. Accarezza il suo nuovo soprabito, di pelliccia rosa antico, come se l’animale da cui è stato ricavato fosse ancora vivo e potesse rispondergli con delle fusa. Baby 5 allunga la mano verso di lui, ma non la prende. Sparisce nella nebbia assieme al resto, assieme all’albero della loro nave, al mare dove dovrebbero dirigersi; a Dressrosa, a Impel Down, a Mariejoa, al villaggio sputato nel mezzo del nulla da cui l’hanno cacciata.
-Vuoi darmi una mano con le vele?- chiede Jora. Si dirigono verso la scotta della randa e tirano assieme. Vede due corde, poi una sola, poi uno straccio di vimini grosso un dito. Lo stringe più forte, finché non gratta contro il palmo. Forse l’ha fatta sanguinare – ma cosa importa se non se ne accorge.
La costa si allontana, le vele si gonfiano, la Legendary Child beccheggia nel vento. Baby 5 chiude gli occhi, stringendo più forte la corda. A destra e a sinistra.
No, bambina, babordo e tribordo. Ma imparerai, l’abbiamo fatto tutti. Su, non fare quella faccia triste. Vuoi salire sulla testa del fenicottero?
Indietro. Sembra l’unico posto sicuro, anche se di fatto non esiste. Indietro fino a Dressrosa e anche prima, quando non sapeva nemmeno di essere entrata in un equipaggio di pirati. Indietro quando aveva due occhi e un futuro davanti; quando quella brava gente poteva proteggerla dal male anziché viverlo con lei. Indietro, sempre più indietro – da Trebol, da Monet, da Vergo, da Doflamingo, persino da quei traditori di Viola, Law e Corazon. Hanno troppe ferite da leccarsi, e quel sapore di sangue li stucca.
Nessuno ha bisogno delle persone inutili, dice una voce che non sentiva da mesi. Stringe più forte la corda: ad essere utile ci perdi l’occhio, la mente e la pelle. Almeno avrà fatto piacere a Doffy, dovunque egli sia. 
Dovunque loro siano. 


A.A.:
Svegliatemi, è un incubo.
Non posso credere che stia per finire. Lavoro a questa storia da più di un anno, e ci troviamo ufficialmente all'ultimo capitolo. 
Crisi creative e di capacità a parte... penso che vada tutto bene. Come conclusione di questo arco, delle vicende di Baby 5 e della sua famiglia, mi sembrava la più giusta. In fondo anche Doflamingo viene da Mariejoa, e con lui si torna alle origini. 
Tutti gli schiavi che abbiamo conosciuto qualche capitolo fa sono liberi. Mi sono concentrata solo sui più importanti, specie perché... adoro Porche e Kapoty, e un piccolo "occhiolino" a Foxy e al suo equipaggio (vi ricordate chi era Big Pan?) non potevo non farlo. 
E per restare a tema "occhi": l'idea di far perdere un occhio a Baby 5 è recente. L'originale prevedeva semplicemente di darle una grossa cicatrice sul volto, ed è stato solo dopo che ho deciso di andare avanti e fare il botto. Ora è come Zoro, no? Inoltre le ho cambiato l'acconciatura – forse più stereotipatamente "badass" con mezza testa rapata, ma ho avuto l'immagine mentale e non potevo più lasciarla.
Ho ucciso tutto l'equipaggio/i fratelli di Honey Queen per mostrare il lato più brutto e oscuro di questa battaglia, quante vite si è portata via e come non basta distruggere Mariejoa per sconfiggere il sistema che le sta dietro. Abbiamo appurato che Charloss è morto, ma se vi chiedete di Shalria (o incidentamente Rosward) bisognerà aspettare il gran finale. 
Che è il prossimo capitolo. Vi prego abbracciatemi forte. Mi sento quasi male a lasciarla andare. 
Lady R
  
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