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Autore: leila91    11/11/2020    16 recensioni
Aimee si lascia andare a un sorriso e il mondo le pare nuovamente alla sua portata.
Nello sguardo che Maeve le rivolge ve n’è un pezzetto assieme a molto, molto di più: la promessa di affrontarlo insieme, a testa alta.
E a Aimee questa volta non serve una mappa per decidere di afferrare quella mano tesa.

(Seconda stagione // just a stupid bus // female friendship)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aimee Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il mondo non è nelle tue mappe


 

Ciò che Aimee amava di più fra gli oggetti di suo nonno era il voluminoso atlante che Jasper Gibbs conservava gelosamente nel suo studio.
La prima volta Aimee lo aveva aperto senza il suo consenso, ammaliata dalle strane figure al suo interno, ma ancora troppo piccola per capire il significato di quelle rappresentazioni ben diverse da quelle presenti nei suoi libri di favole.
La barba di Jasper profumava di menta piperita e le faceva il solletico mentre, seduta sul suo grembo, Aimee lo investiva di domande, rovesciando su di lui la sua inesauribile curiosità di bambina, che i genitori non avevano tempo di soddisfare.
Era stato in una di quelle occasioni che Aimee aveva imparato cosa fosse una mappa.
Un modo per tenere il mondo nella tua tasca, le aveva detto Jasper, facendola ridere e Aimee quella sera aveva disegnato il giardino di villa Gibbs, per portare casa sua sempre con sé.

 
*

Le mappe mentali erano venute più avanti, quando un cancro alla prostata aveva spento la scintilla azzurra degli occhi di Jasper e la polvere si era sostituita al profumo di menta.
Sdraiata sul letto, di ritorno dalla funzione in chiesa, Aimee aveva stretto a sè l’atlante lasciando che i singhiozzi le squassassero il petto, mentre le lacrime scivolavano lungo la copertina rigida del libro.

(-Se scendo per la cena mamma e papà mi chiederanno se sto bene e io non sto bene e non voglio mentire il nonno odiava le bugie ma se non scendo poi morirò di fame però forse così vedrò di nuovo il nonno che è andato in paradiso come dicevano in chiesa allora cosa faccio scendo non scendo scendo non scendo cena sto bene non sto ben-)

Alla fine Aimee si era chiusa in camera rifiutandosi di uscire fino alla mattina seguente.

 
*


La paura, no, il terrore che le paralizza le gambe ogni volta che le porte dell’autobus si aprono davanti a lei, Aimee non ricorda di averlo mai provato prima in vita sua.
La decisione di andare a piedi ogni mattina invece di salire a bordo non è il risultato di una mappa e per questo Aimee, involontariamente, si disprezza.
Per la prima volta è consapevole di non avere alcun controllo. Non c’è nessuna lista di pro o di contro per arrivare a una scelta: solo una macchia, bianca e viscosa, che si allarga su ogni pantalone, gonna  ogni singolo indumento che Aimee si prova allo specchio al mattino. Più la strofina e più quella si dilata, viscida.
In tasca Aimee non ha più il mondo, ma un mostro pronto a divorarla.

“Smettetela di litigare per uno stupido ragazzo!”
“Aimee, perchè piangi?”
“Perchè non posso più prendere l’autobus!”


 
*


I mostri sono tanti e hanno volti diversi, ma il loro nome il più delle volte è lo stesso.
Si nutrono tutti di un’unica cosa: Aimee lo ha scoperto durante un pomeriggio di detenzione a scuola, il più strano e il più bello che abbia mai trascorso a Moordale da quando ha cominciato il liceo.

Scuote la testa intenerita, quando arrivata alla fermata dell’autobus, si accorge che cinque ragazze la stanno aspettando e una parte di lei, in fondo, un po’ se l'aspettava.
Dopo giorni macchiati di bianco, i colori fanno di nuovo capolino, sgargianti come l’arcobaleno dipinto sul maglione di Ola.
Aimee si lascia andare a un sorriso e il mondo le pare nuovamente alla sua portata.
Nello sguardo che Maeve le rivolge ve n’è un pezzetto assieme a molto, molto di più: la promessa di affrontarlo insieme, a testa alta.
E a Aimee questa volta non serve una mappa per decidere di afferrare quella mano tesa, nel suo cuore un’improvvisa certezza.
Non è sola. Non lo sarà mai più.





 
Il personaggio di Jasper Gibbs non esiste nella serie, è un mio OC, così come è un mio headcanon questo rapporto nonno/nipotina
Il titolo si rifà a una battuta del film "Lo Hobbit, Un viaggio inaspettato"


Buongiorno a tutti e grazie di aver letto: credo che questa sia la storia sulla quale ho avuto più dubbi in sei anni di scrittura su efp.
Il tema delicato - la violenza subita da Aimee sull'autobus - rimane sullo sfondo, ma in ogni caso mi auguro davvero di non essere stata indelicata.
Inizialmente non ho amato il suo personaggio, una volta conclusa la seconda stagione... avrei voluto solo abbracciarla forte. La sua è un'esperienza più comune di quanto si immagini, sebbene avvenga magari con modalità diverse. Potrei parlare per esperienza personale, ma non è questo il luogo.

Spero che la storia vi abbia comunque trasmesso qualcosa di positivo e se avete qualunque appunto non esitate a farmelo :)
Ringrazio infinitamente Nao Yoshikawa per aver letto la storia in anteprima e avermi dato il suo parere: te la dedico, cara *^*

Alla prossima, 
Bennina vostra
   
 
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