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Autore: nafasa    21/08/2009    1 recensioni
Rimasi paralizzato. Ero in trappola. Tenni fissi gli occhi nel punto in cui avevo visto qualcosa, con la mente che valutava frenetica le possibilità di fuga e i muscoli rigidi, pronti a scattare. Ma feci un balzo in piedi, quando dall’ombra emerse la cosa più strana che avessi mai visto. “Quo vadis, gnat?”
Genere: Malinconico, Fantasy, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTORDICI

Ci svegliammo di nuovo abbracciati, con la coperta scivolata di lato. Nel dormiveglia sentii subito una presenza estranea. Wyvern! Dormiva beato incollato alla mia schiena, facendomi sudare come un ossesso con il suo pelo e russava. Russava, dico! Chi ha mai sentito un cane russare? Vabbè, non ho mai avuto l’abitudine di dormire con un mastino, quindi può anche essere che russino, ma quel suono mi ricordò dannatamente mio padre, per cui gli tirai un calcio per farlo smettere e mi alzai. Zabluda era ancora nuda, così la coprii con la coperta e andai a bere un sorso d’acqua. Mentre facevo così colazione mi resi conto che eravamo totalmente senza cibo e lontano da qualunque città. Poteva essere un problema.

Wyvern si stiracchiò e zoppicando venne a sedersi vicino a me. Eravamo lì seduti a guardare l’acqua del torrente che correva e io svuotavo la mente in attesa che qualche Dio di qualche mondo me la riempisse con un’idea geniale quando Zabluda si svegliò. Si svegliò è riduttivo. Diciamo piuttosto che cacciò uno di quegli urli che tanto odiavo, giusto per sconvolgere l’atmosfera di pace e serenità.

“Wivern! Liron! Crni smrt!”

Alzai gli occhi al cielo.

“Che succede?”

“E’ risorto!”

“Risorto? Come risorto?”

“E’ tornato, c’è di nuovo, emana di nuovo potere!”

“Beh, evidentemente non era morto.”

“Si che lo era!”

“Ma non si risorge così a caso! Non può essere risorto! Non so nel tuo, ma in questo mondo nessuno è mai risorto!”

Beh, quasi. Ma non andavo a spiegarle le sottigliezze. E poi era successo solo una volta e un sacco di tempo prima. Per più di due millenni non era risorto nessuno quindi la cosa direi che poteva essere messa ufficialmente nel dimenticatoio in quel momento. A patto che non ci trovassimo in presenza di un nuovo profeta, oppure che non stessimo per scoprire il segreto della resurrezione oppure… Ma no, non emozionatevi, non eravamo sul punto di risolvere niente di così teologicamente importante. A volte le cose sono più banali di come si immagina. E le mie digressioni cominciano a infastidire pure me.

“Ma neanche da noi si risorge, ma non mi sto inventando niente, è solo ciò che sento Liron!”

Ci guardammo qualche secondo, poi, senza una parola, iniziammo a tirare su le nostre cose di fretta.

“In che direzione è?”

E piegavamo la coperta.

“Di là, riesco a sentirlo, oltre a questo campo, dopo quella collinetta credo”

E cercavamo le borse.

“Sei sicura? E’ ancora in salute o sta per avere un altro collasso?”

E si rivestiva. Peccato.

“Idiota.”

E partivamo. Un po’ di corsa, un po’ incespicando nel grano verde, un po’ occhieggiando Wyvern che ci seguiva zoppicante e ballonzolante. Neanche a dirvelo, ci stancammo presto. Il sole era sempre più caldo e noi eravamo affamati e assetati. Mangiammo un po’ di more da un rovo, poi ripartimmo sempre più infiacchiti. Ogni tanto Zabluda si fermava, chiudeva un secondo gli occhi e aggiustava la rotta. Dopo un tempo incalcolabile arrivammo ad una collina e la risalimmo chini. In cima ci sdraiammo pancia a terra. Dietro uno spinoso cespuglio di mirto, mentre io mi tentavo di pulire alla meglio le mani ferite, lei sbirciò dall’altro lato. Sentii distintamente il rumore del suo sorriso.

“Una capanna.”

“Con un vecchio stregone malvagio dentro?”

Due pozze d’oceano gelarono all’istante il mio sarcasmo.

“Sì.”

Ci fissammo. Poi lei sospirò e tornò a sbirciare tra le spine.

“Dovremo tentare di arrivare giù il più in fretta possibile, oppure rischiamo di essere visti.”

“Beh, perché non dovremmo essere visti? Non devi andargli in dono? Deve vederti!”

“Si ma… Non lo so. Magari arriviamo là, diamo un occhiata da quella finestra e vediamo com’è. Se è il caso di bussare e presentarci o se magari…”

“Magari cosa? Dobbiamo entrare!”

Si girò verso Wyvern e gli fece un grattino tra le orecchie.

“Smrt, Liron! Con calma! Prima vediamo. Magari sta dormendo…Magari lo disturbiamo…”

Esibii la migliore delle mie occhiate scettiche.

“Oh stupid guy! Non fare quella faccia! Ho paura, va bene? HO PAURA!”

Restammo un po’ in silenzio, e il mio cervello cercava qualcosa di furbo da dire, ma come al solito in questi casi non mi veniva in mente niente. Fu lei a sussurrare.

“Guardami.”

Alzai il viso e immediatamente il suo sguardo si incatenò al mio e le pagliuzze più chiare dei suoi occhi iniziarono a vorticare intorno alla mia pelle fredda e bagnata, perché erano un branco di sardine ed io ero in mezzo a loro e nuotavo e gioivo tra le correnti rincorrendo i pesci più piccoli mentre ero quegli stessi pesci più piccoli e le mie onde si infrangevano su una scogliera trasportando nella risacca migliaia di miliardi di particelle di plancton in tutto il pianeta, mentre nel cielo il sole splendeva e faceva brillare le alghe sulle squame di una sirena morta sul pelo dell’acqua e altre venivano rovesciate da una vasca a bordo d’un vascello e una lacrima salata d’un marinaio troppo tenero cadeva con loro fondendosi nell’immensità di lacrime che era il mare e una medusa…

“Si è mosso qualcosa nella capanna.”

La mia visione si interruppe istantaneamente come Zabluda volse lo sguardo. Meglio così. Ma la pace durò poco.

“Cosa hai visto?”

Un po’ balbettando e un po’ borbottando, a testa china le raccontai tutto. Restò impassibile. Immobile. Più rigida e morta delle sue simili. Capivo il suo stato d’animo solo da un ringhio sommesso che proveniva dalla gola di Wyvern.

“Andiamo dal vecchio.”

E andammo…











Torno dopo un po'. Ho deciso che devo assolutamente finire questa storia. Ci  saranno ancora uno o due capitoli più un epilogo, se ho voglia. Forse. Se qualcuno legge. (Si, ho la sindrome da lagna vivente) baibai

  
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