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Autore: L S Blackrose    13/11/2020    1 recensioni
Quello che era iniziato come un normale viaggio post diploma si era presto tramutato in un incubo. Era successo tutto in un istante, un singolo attimo che aveva cambiato per sempre il corso degli eventi. Per quanto Isabella Swan non avesse mai pensato seriamente alla propria morte, di certo non credeva che avrebbe incrociato così presto il suo cammino. Né che sarebbe stata salvata da qualcuno molto più temibile della morte stessa. Un qualcuno che aveva il potere di donarle una nuova vita e di togliergliela altrettanto facilmente.
*
« Finalmente! » esclamò Tanya, sparendo in un lampo. Si diresse verso il limitare della radura, dov'era appena spuntato qualcun altro. Non appena lo misi a fuoco, un sibilo mi scivolò tra i denti. I miei occhi vennero calamitati da uno sguardo dorato, nel quale lessi lo stesso stupore che dovevo avere dipinto in viso. Tanya si lanciò verso il nuovo arrivato, che la afferrò con prontezza e si lasciò abbracciare. Mentre scambiava qualche parola con lei, tuttavia, il suo sguardo rimase incatenato al mio.
Era il vampiro della sera prima, quello che mi aveva inseguita fino alla costa. E il suo nome era...
« Cara Isabella, ti presento Edward Cullen ».
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Clan Denali, Edward Cullen, Isabella Swan, Volturi | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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Capitolo 3
 


Come find me





Recensioni



 
L'eccitazione di Tanya era tangibile. Da quando era arrivata la telefonata, nelle prime ore dopo l'alba, non faceva che saltellare da una stanza all'altra della baita. Da parte mia, ero un fascio di nervi. D'altronde stavo per incontrare una creatura che, nella mia testa, aveva assunto una connotazione quasi mitologica.

Di lì a poco avrei finalmente conosciuto Carlisle Cullen, del quale avevo sentito parlare con rispetto persino all'interno del clan dei Volturi. Ancora non comprendevo come fosse possibile, per un vampiro, riuscire a raggiungere un livello di autocontrollo tale da permettergli di lavorare a stretto contatto con gli umani. E il suo non era un mestiere qualunque: Carlisle era uno stimato medico chirurgo. Mi ero informata e avevo letto qualche articolo su di lui: era famoso anche nel mondo umano.

Mi sentivo come se stessi attendendo l'arrivo di una celebrità hollywoodiana.

Incurante della mia crescente agitazione, Tanya iniziò a canticchiare, attirandosi lo sguardo esasperato di Kate. Quest'ultima era seduta al mio fianco, immersa nella lettura di un grosso tomo polveroso. Un saggio sulla storia dell'arte greca, o qualcosa del genere.

Distolsi lo sguardo dal panorama esterno – aveva appena iniziato a nevicare e il volteggio dei fiocchi di neve era ipnotico e piacevole da guardare –, e lo spostai da Kate a Tanya. Non capivo il motivo di tutto quell'entusiasmo da parte della matriarca. Da quel che mi avevano raccontato, i Cullen avevano lasciato Denali soltanto pochi mesi prima. L'impazienza che sprigionava Tanya, al contrario, suggeriva un distacco molto più lungo, come se non li vedesse da decenni. Sapevo quanto era forte il legame tra i due clan, ma non credevo dipendesse soltanto da quello. Intuivo che c'era sotto qualcos'altro.

Ora Tanya si era posizionata davanti all'unico specchio della stanza e si stava spazzolando i folti capelli biondi. Kate chiuse di scatto il libro e scambiò un'occhiata complice con Irina, seduta su una poltrona poco più in là. «Non vedi proprio l'ora di farti umiliare di nuovo. Quante volte ti ha respinto finora?».

Tanya fece finta di nulla e continuò a sistemarsi i capelli.

A quel punto la curiosità ebbe la meglio sul nervosismo. Mi voltai, sistemandomi a gambe incrociate sul divano. «Di chi state parlando?».

«Di Edward, di chi sennò?», mi rispose Irina, imitando il tono condiscendente di Kate. «Devi sapere che Tanya è una vera masochista. Cerca di sedurlo da anni, ma lui ancora non ha ceduto al suo fascino. Che smacco, eh?».

Tanya ignorò di nuovo la frecciata. «Vedrai, Bella. I Cullen ti piaceranno e sono sicura che piacerai moltissimo anche a loro. Quanto a Edward...», schioccò la lingua e rivolse uno sguardo compiaciuto al proprio riflesso. «Ci vorrà del tempo, ma alla fine cederà. Lo fanno tutti».

A quell'affermazione Kate e Irina scoppiarono a ridere. Tanya non sembrò infastidita, anzi la vidi sorridere, quasi quello scambio di battute fosse una sorta di gioco. Un copione che si ripeteva periodicamente, una bonaria presa in giro. Sorrisi e tornai a focalizzarmi sui fiocchi che volteggiavano accanto alla finestra.

Edward.

Ricordai di averlo sentito nominare durante una delle lunghe chiacchierate con Eleazar e Kate. Mi pareva si trattasse del primo umano trasformato da Carlisle, il suo primo figlio adottivo. Ora che ci pensavo, il clan dei Cullen era composto da sette vampiri, quasi tutti accoppiati. Provai un'immediata simpatia per questo Edward: chissà come doveva sentirsi solo in mezzo a tutte quelle coppie felici.

Mi chiedevo come mai non avesse ancora ceduto alle lusinghe di Tanya, però. Il suo interesse per lui era evidente, era oggettivamente la più bella tra le sorelle di Denali, era estroversa, molto divertente e, anche se ero poco più di una sconosciuta mandata lì a forza, aveva fatto di tutto per farmi sentire a mio agio tra di loro.

Questo Edward doveva essere proprio un tipo strano. Se fossi stata un uomo – anzi, un vampiro maschio – sarei caduta ai piedi di Tanya senza sforzo.

Scossi la testa e mi incantai a fissare la radura innevata che si estendeva poco oltre la baita. Il vento scuoteva le cime degli abeti che delimitavano lo spiazzo, facendole inclinare verso il terreno.

Fui la prima ad accorgersi del loro arrivo. Non so se dipendesse dall'agitazione, dall'ansia che rendeva più acuti i miei sensi, o semplicemente dall'istinto di autoconservazione che mi metteva in guardia dalle possibili minacce.

Mi alzai di scatto dal divano, attirando l'attenzione delle sorelle. Una frazione di secondo dopo Tanya lasciò cadere la spazzola e si precipitò fuori dalla porta. Kate roteò gli occhi e Irina le diede una gomitata scherzosa, prima di precederla all'esterno.

Kate si voltò verso di me, accennando un sorriso. «Andiamo. Non vedo l'ora di assistere all'ennesima umiliazione di Tanya», affermò allegramente, picchiettandomi la schiena finché non mi mossi.

Mi accorsi di essere rimasta ferma e vigile come in attesa di un assalto, i pugni chiusi lungo i fianchi. Dandomi della stupida, mi riscossi dall'immobilità e la seguii sul portico. Eleazar e Carmen erano appollaiati su delle rocce ai lati del vialetto d'ingresso. Tanya li superò di corsa, andando incontro alle figure che stavano sbucando dalla foresta una dopo l'altra. «Carlisle! Sembrano trascorsi secoli, anziché qualche mese».

Un vampiro alto e biondo rispose con calore al saluto di Tanya. «E' sempre un piacere rivederti. Ti trovo bene».

Mi misi accanto a Kate e rimasi ad osservare assorta lo scambio tra i due. Eccolo lì, davanti a me. Giovane e attraente quanto un divo del cinema.

Conoscevo già il suo aspetto: l'avevo potuto ammirare in uno dei quadri della collezione di Aro. Tuttavia il dipinto non gli rendeva del tutto giustizia. Carlisle Cullen non aveva soltanto un aspetto magnifico e un portamento elegante: mentre scambiava qualche convenevole con Tanya, riuscii a percepire altre sfaccettature della sua persona. Aveva una voce pacata, modi garbati e pazienti che trasmettevano istintiva fiducia. C'era qualcosa di profondamente diverso in lui, che lo distingueva da tutti i vampiri con cui avevo avuto a che fare fino ad allora. Emanava pace e compostezza, una gentilezza innata.

In quel momento mi fu chiaro che Aro non provava per lui soltanto rispetto e una riluttante ammirazione: probabilmente era anche geloso di quel quieto, ma risoluto, carisma.

Ero talmente concentrata su Carlisle che mi accorsi a malapena dell'arrivo degli altri Cullen. Tre femmine e due maschi completavano il gruppo: una vampira alta e bionda, due più minute dai capelli scuri, mentre i maschi erano entrambi ben piazzati e dai colori opposti. Uno aveva i capelli neri e ricci, l'altro una criniera biondo miele, lunga e scompigliata.

Corrugai le sopracciglia. I conti non tornavano. Tanya non aveva detto che erano in sette?

Lei sembrava altrettanto perplessa, al che Carlisle le rivolse un sorriso paziente. «Edward ci raggiungerà fra poco», spiegò, voltandosi poi verso di me. Notai subito il guizzo di sorpresa che attraversò il suo sguardo dorato. Ma sparì in fretta, sostituito da calore e apprezzamento.

Mi si avvicinò con cautela, quasi temesse di spaventarmi. Era ironico, perché, nonostante l'indubbia esperienza che aveva accumulato nei secoli, ero comunque molto più forte di lui sul piano fisico. «Non so cosa mi aspettassi da questo incontro, ma di certo non te», affermò, spiazzandomi. Nel notare la mia confusione, il suo sorriso si accentuò. «Aro ti ha descritta come la neonata più controllata che abbia visto da secoli. Conoscendolo, non ci avevo creduto fino in fondo. Eppure, stando a quanto dice Tanya, non mentiva». Mi porse la mano, che strinsi in automatico. «È un vero piacere conoscerti, Isabella».

«Bella», precisai, schiarendomi la voce. «Ammetto che anch'io ero scettica quando sentivo Aro tessere le tue lodi. Ha una certa...tendenza all'esagerazione». Dalle spalle di Carlisle provenì qualche risatina. Sentii le mie labbra piegarsi in un sorriso più convinto. «Ma nel tuo caso diceva la verità. E sono molto onorata di averti potuto incontrare».

Carlisle sembrò colpito dalla mia ammissione sincera, poi si accigliò. «Non posso nemmeno immaginare quanto dev'essere dura per te», mormorò, quasi tra sé. Scosse la testa davanti alla mia espressione confusa. «Li conosco e so quanto i Volturi possano essere convincenti e pressanti, persino per un vampiro della mia età. Ma che un neonato riesca a ribellarsi alla loro guida è semplicemente...straordinario».

Non seppi cosa rispondere. Mi limitai ad un'alzata di spalle.

«Bella è molto modesta», sentii dire a Kate, e con la coda dell'occhio vidi Tanya e Eleazar annuire.

«E anche molto dolce», aggiunse Carmen, posandomi una mano sul braccio. «Stare tra quei mostri non ha intaccato la sua coscienza. Né il suo animo gentile. Pensa, Carlisle: non ha mai nemmeno bevuto una goccia di sangue umano. E noi sappiamo come sono i Volturi e cosa fanno in quel palazzo...».

La mascella di Carlisle si irrigidì, mentre annuiva con costernazione.

Mi mossi a disagio e sospirai. Decisi che era giunto il momento di rompere il proverbiale ghiaccio e allontanare l'atmosfera cupa che era scesa sulla radura. «Mi sembra di essere tornata bambina. Vi prego, basta con tutti questi complimenti o mi farete arrossire».

La mia battuta funzionò: scoppiarono tutti a ridere.

In un battito di ciglia mi ritrovai circondata. Davanti a me c'erano le tre vampire Cullen che mi squadravano con un misto di curiosità e tenerezza. Il mio sguardo venne calamitato dalla bionda alta e formosa. E rimasi letteralmente a bocca aperta. «Accidenti», mi ritrovai ad esclamare, mentre la osservavo ad occhi sgranati. Era la...creatura più bella che avessi mai visto. Nemmeno i soggetti immortalati nelle opere d'arte custodite gelosamente da Aro potevano rivaleggiare con lei. Era semplicemente splendida, una bellezza altera che incuteva soggezione. Anche tra i vampiri, tutti attraenti per natura, lei risaltava come una gemma illuminata dal sole.

A confronto mi sentii impacciata e fuori luogo, come mi accadeva spesso quando ero ancora umana.

Nel mezzo di quel momentaneo rimbambimento dovevo essermi lasciata sfuggire qualcuno di quei pensieri, perché la bionda ora sorrideva con più convinzione e annuiva compiaciuta. «Piace anche a me», comunicò ai famigliari che le stavano attorno, come se ritenesse fondamentale il proprio giudizio.

La vampira che le stava a fianco, che intuii essere la compagna di Carlisle, le lanciò un'occhiata esasperata. «Non fare caso a Rosalie, cara», si sentì in dovere di giustificarla. Mi rivolse un sorriso materno e, invece di porgermi la mano come aveva fatto Carlisle, mi circondò con le braccia e mi diede una stretta decisa. «Sono molto contenta di conoscerti. Io sono Esme».

«Piacere mio», mormorai in risposta, un po' frastornata da quei modi così amichevoli.

Non ricordavo l'ultima volta in cui qualcuno mi avesse abbracciata. Nemmeno Marcus, per quanto tenesse a me, brillava quanto a dimostrazioni pratiche di affetto. Quando lo abbracciavo si limitava a restare immobile finché non mollavo la presa.

Esme si tirò indietro, permettendo anche agli altri di presentarsi. Il vampiro più alto, quello grosso come una montagna, si chinò verso di me e mi guardò inarcando un sopracciglio. Mi soppesò con curiosità per qualche istante, poi scoppiò a ridere. «Sono d'accordo con Rose. La piccola piace anche a me».

«Piccola?», ripetei io a bassa voce, mentre Esme gli rifilava uno scappellotto.

«Ma insomma, Emmett! Povera cara, penserai che i miei figli siano dei gran villani e non posso darti torto. Eppure ti assicuro che ho tentato di educarli», precisò, sospirando. «Con poco successo, a quanto pare».

Quell'affermazione mi strappò una risata. «Mi sembra di sentir parlare mia madre...». Dopo aver pronunciato l'ultima parola, però, mi sentii gelare. Il ricordo improvviso di Renée fece sparire qualsiasi traccia di ilarità dalla mia espressione ed Esme parve preoccupata.

Fece per dire qualcosa, ma venne preceduta dall'ultima femmina. Era minuta quanto Esme, leggermente più bassa di me. I suoi lineamenti delicati e i corti capelli arruffati mi ricordarono l'illustrazione di uno dei miei vecchi libri di fiabe, quella raffigurante una ninfa dei boschi. I suoi occhi svegli e vivaci mi guardarono con affetto, quasi fossi una vecchia amica che non vedeva da tempo. Stavo per porgerle la mano, ma lei mi precedette. Mi gettò le braccia al collo, lasciandomi di stucco. Mi irrigidii di riflesso e percepii anche la tensione degli altri vampiri, in modo particolare dell'ultimo maschio, quello che sembrava un leone pronto ad attaccare.

Ma la vampira minuta si mise a ridacchiare. «Tranquillo, Jasper. Bella ed io diventeremo presto grandi amiche», dichiarò, suonando sicura di sé.

Il maschio biondo – Jasper – alzò gli occhi al cielo. «D'accordo, ma almeno presentati come si deve. Non vorrai scioccarla ancora prima che sappia il tuo nome, giusto?».

Lei rise di nuovo e si scostò da me. «Hai ragione. Io sono Alice e, per quanto mi riguarda, noi due siamo già migliori amiche. Sappi che non accetterò un no come risposta».

Non so perché, ma, per quanto suonasse assurdo, le credetti. Alle spalle di Alice, vidi Carlisle ed Esme scambiarsi uno sguardo afflitto. Lei guardò quelli che chiamava figli uno alla volta, e alla fine si passò una mano sulla fronte. «Ragazzi, la state mettendo in imbarazzo e confondendo ancora di più. Avanti, presentatevi come si deve. Bella, davvero, scusali. Non sono abituati a conoscere nuove persone e...».

Stavo per dirle che non importava, che detestavo le presentazioni formali, che i loro modi disinvolti e schietti mi avevano messa più a mio agio, ma venni interrotta dallo strillo entusiasta di Tanya.

«Finalmente!» esclamò, per poi svanire in un lampo. Si diresse verso il limitare della radura, dov'era appena spuntato qualcun altro. Doveva trattarsi del vampiro che mancava all'appello. L'ultimo membro del clan dei Cullen, che Tanya aspettava con trepidazione.

Non appena lo misi a fuoco, un sibilo mi scivolò tra i denti. Se avessi ancora posseduto un cuore pulsante, in quell'attimo avrebbe palpitato impazzito. I miei occhi vennero calamitati da uno sguardo dorato, nel quale lessi lo stesso stupore che dovevo avere dipinto in viso.

Tanya si lanciò verso il nuovo arrivato, che la afferrò con prontezza e si lasciò abbracciare. Mentre scambiava qualche parola con lei, tuttavia, il suo sguardo rimase incatenato al mio.

Era il vampiro della sera prima, quello che mi aveva inseguita fino alla costa. E il suo nome era...

«Ecco di chi parlavamo stamattina», annunciò Tanya, senza staccarsi da lui. Anzi, lo prese per mano e mi lanciò un'occhiata raggiante. «Cara Isabella, ti presento Edward Cullen».



 
*



Se la sera prima mi ero sentita scombussolata e imbarazzata in sua presenza, adesso ero soltanto...infastidita. Edward Cullen mi stava fissando molto più a lungo del necessario. Molto più a lungo di quanto fosse socialmente accettabile, anche per un vampiro.

Se fossi stata umana, quello sguardo insistente e concentrato su di me mi avrebbe di certo fatta arrossire. Da vampira potevo celare meglio le mie emozioni, ma non riuscivo ad evitare di chiedermi perché quel maschio mi apparisse diverso dagli altri che avevo incontrato fino a quel momento.

Edward ci raggiunse, fermandosi a poca distanza da me proprio come aveva fatto la sera prima. Tanya gli stava ancora aggrappata addosso, ma lui non pareva farci troppo caso. I suoi occhi dorati si socchiusero. «Piacere di...rivederti, Isabella», mormorò. Mi parve di cogliere una traccia di ironia, come se avesse fatto riferimento ad una battuta che non potevo capire.

«Bella», lo corressi in automatico. Mi morsi un labbro e il suo sguardo si spostò dai miei occhi alla mia bocca. Avvertii di nuovo quello strano vuoto allo stomaco.

Con la coda dell'occhio vidi Esme scuotere la testa. «Edward, tesoro, almeno tu non...», cominciò, ma il vampiro la interruppe con un gesto della mano.

«Tranquilla, mamma», la rassicurò, sempre senza staccare gli occhi da me. Era come se stesse tentando di...leggermi nella mente, o qualcosa di simile. «Noi due ci conosciamo già. Dico bene, Isabella?».

Strinsi i denti per non sbuffare. «Bella», ripetei, calcando bene il diminutivo. Incrociai le braccia al petto e lo squadrai da capo a piedi con sufficienza. Il suo tono provocatorio mi dava sui nervi e non seppi trattenermi. «E no, non ci conosciamo affatto. Sei solo uno che si diverte ad inseguire e poi apparire alle spalle della gente, spaventandola a morte. Una maniera molto maleducata di approcciarsi agli sconosciuti, lasciamelo dire. Specialmente se quella sconosciuta è una vampira neonata assetata. Hai rischiato parecchio – stai rischiando parecchio – e non te ne rendi nemmeno conto».

Ebbi la soddisfazione di veder scomparire il suo sorriso ironico. Edward inclinò la testa, le sopracciglia inarcate per la sorpresa.

Il breve silenzio imbarazzato che seguì la mia ammissione venne interrotto da una poderosa risata. Di uno dei fratelli Cullen, senza dubbio. Poi un'altra, e in breve l'intero clan stava ridacchiando. Perfino Esme non riuscì a trattenere un sorriso divertito.

Tanya, al contrario, sfoggiava un'espressione divisa tra ilarità e confusione, così come gli altri vampiri di Denali. Quanto ad Edward...pareva sbalordito dalla mia audacia, ma in modo positivo. Come se in vita propria nessuno, tanto meno una completa sconosciuta, avesse mai osato rivolgergli una strigliata di quel tipo.

«Posso ripetermi?», si inserì d'un tratto la vampira bionda di nome Rosalie. «La piccola mi piace. Mi piace parecchio».

Voltai la testa, sorpresa di ricevere il suo appoggio, e lei mi fece l'occhiolino. Avevo appena rimproverato suo fratello, forse un po' troppo acidamente, e lei ne era...felice? Se avessi fatto la stessa cosa nei confronti di Alec, ero certa che Jane mi avrebbe come minimo staccato un braccio.

Incredibilmente, la risata successiva provenì proprio da Edward. La sua espressione si era ammorbidita e ora lo sguardo color topazio era acceso da una strana luce. «Rischiato, dici? Probabilmente hai ragione. Ma ieri sera, nonostante ti avessi colta di sorpresa, il pensiero di attaccarmi non ti ha nemmeno sfiorata. Non posso entrare nella tua testa, ma so ancora interpretare il linguaggio del corpo, e so per certo che non faresti del male a nessuno». Quando mi rivolse quel suo particolare sorriso sghembo, giurai di avvertire uno sfarfallio all'altezza del petto. «Nemmeno a un…maleducato che ti insegue nella foresta e ti appare alle spalle senza prima annunciarsi».

Quelle ammissioni ammutolirono di nuovo i presenti. Soltanto i vampiri di Denali parvero intuire cos'era accaduto tra noi e si esibirono in ampi sorrisi compiaciuti.

Eleazar si fece avanti, battendo una mano sulla spalla di Edward. «Vedo che nemmeno tu hai avuto fortuna, figliolo. E' da una settimana che Kate prova a stecchire Bella con le sue scosse e ancora non c'è riuscita». Eleazar rise e poi si girò verso di me. «Anche Edward ha una dote, come te e Kate. Riesce a leggere i pensieri di chi gli sta intorno. Tranne i tuoi, a quanto pare».

Oh, accidenti.

Restai sbalordita. Allora non era soltanto una mia impressione: Edward stava davvero tentando di entrarmi nella testa! Forse era per quello che mi appariva diverso dagli altri: era dotato di un talento molto potente.

Sentii gli occhi di tutti focalizzarsi su di me e mi venne la tentazione di scavare un buco nel ghiaccio per poi sotterrarmici. Lo sguardo di Carlisle si accese di entusiasmo. «Dovevo immaginare che anche tu avessi qualche dote nascosta, Bella. Aro non ti avrebbe tenuta con sé, altrimenti».

Annuii in direzione del dottore. «Probabilmente è stato proprio il mio talento a salvarmi la vita. Quando...», presi un inutile respiro prima di continuare, «...quando mi hanno sparato, non mi rimaneva molto da vivere. E' stato un colpo di fortuna che Demetri passasse di lì proprio in quel momento». Lampi di immagini mi scorsero davanti agli occhi: una falce di luna nel cielo, sangue che colava da denti affilati, mantelli neri che svolazzavano nella notte e poi...un dolore lancinante al collo e ai polsi. Scossi la testa e ritornai al presente. «Aveva...fiutato qualcosa di anomalo nel profumo del mio sangue. E la mia resistenza al dono di Aro confermò le sue supposizioni. Avevo un talento che avrebbe potuto tornar loro utile, quindi i Volturi decisero di concedermi l'immortalità». Mi strinsi nelle spalle. «Ed eccomi qui. Immune a qualsiasi attacco mentale, a quanto sembra», conclusi, scoccando un'occhiata in tralice a Edward.

«Sei fortunata, piccola. Non sai quanto sia fastidioso non potergli nascondere nulla, o coglierlo di sorpresa. Avrei tanto voluto assistere alla scena», ridacchiò il maschio dai capelli neri, Emmett. Passò un braccio sulle spalle di Rosalie e le diede un bacio sulla tempia. «Com'è che l'ha definito, Rose?».

«Un maleducato che si diverte ad apparire alle spalle della gente», citò lei prontamente, ed Emmett sghignazzò di gusto.

Edward alzò gli occhi al cielo. Ora che si era rilassato, anche una parte della mia ansia si era placata. Non so cosa mi fossi aspettata nel rivederlo spuntare dal nulla. Forse che mi rivolgesse qualche rimprovero, o che mi esponesse al giudizio degli altri vampiri. La sera prima ero andata molto vicino a commettere due omicidi e non ne avevo fatto parola con nessuno: era pur sempre un'omissione sospetta. Invece niente, nemmeno un accenno da parte sua, e gliene ero profondamente grata. Lo trovavo comunque fastidioso e un tantino presuntuoso, e di certo non ero pentita di avergli rivolto quella ramanzina, ma avevo capito che non era affatto maleducato. Anzi, probabilmente se l'avessi conosciuto meglio, avrei finito per trovarlo...affascinante.

Non appena formulai quel pensiero, la mia mente si ribellò. Ringraziai il cielo che Edward non potesse sentirmi, o sarei morta d'imbarazzo.

Trovarlo affascinante? No, non avrei potuto permettermelo. Non sarebbe stato corretto nei confronti di Tanya, che nutriva dei sentimenti per lui, e nemmeno nei miei. Non avrei potuto concedermi quella debolezza; non dovevo affezionarmi a lui, a nessuno di loro. Il tempo che mi era concesso trascorrere lì era limitato. Dovevo soffocare sul nascere certe idee malsane, come provare un'attrazione non richiesta per quel vampiro dai capelli d'autunno e dagli occhi color miele. Quei sentimenti erano pericolosi, andavano stroncati  prima che attecchissero, o avrebbero causato dei problemi.

Puntai gli occhi sul braccio che Tanya teneva ancora ancorato a quello di Edward.
Sì, potevano diventare un serio problema.




 
* * *




Recensioni-2




Lei era qui.

Quella frase gravitava nella mia mente da quando ero arrivato nella radura ricoperta di neve fresca. Non so cosa mi avesse spinto ad alzare gli occhi e puntarli subito nella sua direzione, senza degnare di un'occhiata i miei famigliari o i membri del clan di Tanya.

Il mio sguardo aveva seguito una traiettoria non prevista ed era atterrato nel suo, ugualmente meravigliato. Nella frazione di secondo che il mio cervello aveva impiegato a fare due più due, tante emozioni si erano susseguite dentro di me. Sorpresa, per averla ritrovata nell'ultimo posto in cui mi ero aspettato potesse essere. Frustrazione, ovviamente, per non essere capace di leggerle nel pensiero. Poi una vampata di rabbia irrazionale, indirizzata principalmente verso me stesso. Avevo trascorso l'intera notte e parte della mattinata a pattugliare intere foreste e la costa, tentando di fiutare le sue tracce. Ed era stato tutto inutile, perché lei era qui.

Così vicina.

In tutto quel tempo, la vampira che stavo inseguendo non era che la neonata mandata dai Volturi a Denali. L'ospite inattesa di Tanya, che mi ero raffigurato con gli occhi rossi come rubini e il sorriso feroce di una fiera. Avevo dato per scontato troppe cose: che la neonata avesse le stesse abitudini dei suoi mentori, che fosse spietata e insensibile quanto Aro e i suoi. Non mi era neanche passato per la mente che potesse essere qualcosa...qualcuno di diverso.

Mi ero sbagliato. Bella era...di una purezza sconcertante, considerato l'ambiente da cui proveniva. Aveva risparmiato la coppia di umani, li aveva poi salvati dall'attacco dell'orso, e ora se ne stava lì sorridente, ad interagire con un gruppo di vampiri che a malapena conosceva. Non dava segni di fastidio, né di sentirsi minacciata dalla vicinanza di tutti quegli sconosciuti. Un altro neonato sarebbe stato vigile, all'erta, pronto a difendersi. Bella, al contrario, ascoltava con pazienza le chiacchiere di Alice, sopportava le bonarie battute di Rosalie. Era fiduciosa e generosa, non serviva leggerle nella mente per capirlo.

E mi aveva appena rimesso al mio posto.

Nascosi un sorriso. Nella mia vita da vampiro, non ricordavo di aver ricevuto prediche da nessun altro, a parte Carlisle. E lui di solito si limitava a parlarmi in modo educato e a farmi ragionare con calma sui miei eventuali errori. Lo stesso valeva per Esme: erano entrambi concilianti, raramente alzavano la voce. I rapporti con i miei fratelli erano sempre stati distesi, non avevo mai dato loro dei motivi per covare rancore nei miei confronti. Con l'evidente eccezione di Rosalie, che si divertiva un mondo ad inviarmi insulti con il pensiero. Anche in quel momento stava ripetendo a mente il discorsetto pungente di Bella, con una certa maligna soddisfazione. Godeva nel vedermi messo alle strette da una vampira sconosciuta, una neonata per di più.

Non che non me lo meritassi. L'avevo provocata intenzionalmente, chiamandola con il nome completo, ben sapendo – grazie ai pensieri degli altri – quanto poco lo gradisse. Aveva corretto Carlisle poco prima, e i vampiri di Denali usavano tutti il diminutivo quando pensavano o parlavano di lei.

Bella.

Un nome semplice per una personalità complessa come intuivo dovesse essere la sua. La sera prima avevo intravisto il suo lato altruista e protettivo. Prima, durante la breve predica ai miei danni, si era dimostrata combattiva e tenace. Ora, mentre fingevo di interessarmi ai discorsi di Tanya e intanto seguivo quelli tra la mia famiglia e Bella, di quest'ultima potevo notare la gentilezza e la pazienza con cui assecondava Emmett, accettando di buon grado la proposta di una sfida a braccio di ferro. Stando ai pensieri dei miei fratelli, tutti – tranne Emmett – scommettevano sulla vittoria di Bella.

Mentre osservavo divertito Emmett sforzarsi al massimo per tenerle testa, mi sentii chiamare da Eleazar col pensiero. Chinai appena il capo e mi misi in ascolto, escludendo le altre voci.

Eccezionale, eh? Il suo autocontrollo, intendo. Pensa che la prima cosa che ha fatto quando è arrivata qui, è stato scusarsi con noi per il proprio aspetto disordinato. Nella sua mente aleggiò il fantasma di una risata. Anche le mie labbra si incurvarono verso l'alto, nel vedere le immagini dell'arrivo di Bella a Denali. Il suono allegro della sua risata mi colpì in modo inatteso. Non avevo ancora avuto l'occasione di sperimentarla di persona e, in tutta sincerità, non vedevo l'ora. Mi sarei impegnato per riuscirci.

I pensieri di Eleazar si fecero di colpo più cupi. Non oso pensare a quanto sia difficile per lei. Vivere prigioniera di quei depravati, con una coscienza così sviluppata, dev'essere atroce. Eppure, lei è così...gentile e... Sembrava alla ricerca del giusto aggettivo da associare a Bella. Incorruttibile, concluse. Sì, direi che non c'è nulla che Aro possa fare per corromperla e renderla uguale agli altri suoi seguaci.

Era quello che pensavo anch'io. Ma mi chiedevo anche cosa avrebbe comportato per Bella. Nonostante il suo talento, a lungo andare Aro si sarebbe comunque stancato di lei e della sua innata bontà? Avrebbe trovato un appiglio per minacciarla e costringerla ad ubbidirgli? Avrebbe...usato la forza per tenerla incatenata a sé?

Mi si strinse la gola. Rividi nella mente alcuni degli episodi terribili a cui Carlisle aveva assistito nel periodo in cui era stato ospite dei Volturi. Torture indicibili, urla continue, rivoli di sangue umano e pallidi brandelli di vampiro sparsi insieme sul pavimento lavorato di un grande salone...

Immaginai Bella affrontare quell'orrore da sola e una parte di me avrebbe voluto mettersi a ringhiare. Nessuno meritava un futuro del genere, tanto meno qualcuno innocente e puro quanto lo era lei.

Scoccai un'occhiata a Eleazar e parlai sottovoce per non farmi udire dagli altri. «So che la state aiutando ad allenarsi con lo scudo». Lui annuì. Tornai a fissare lo scontro amichevole tra Emmett e Bella – che mio fratello avrebbe inevitabilmente perso, stando a ciò che vedeva Alice – e sorrisi. «Vi darò una mano, per quanto possibile. Contate pure su di me».












* * * * * * *

Ciao! Come state? Come vi sembra la storia finora? Scrivetemi, aspetto le vostre recensioni!

Ringrazio chi ha commentato, chi l'ha inserita tra le seguite/preferite/ricordate. Al prossimo aggiornamento!


Baci da Lizz.


p.s. I titoli dei capitoli sono ripresi dai versi di Spirit In The Sky dei Keiino. Per restare aggiornati e leggere i miei vaneggiamenti vari, questa è la mia pagina fb. Il resto lo trovate qui e sul mio blog.


 
   
 
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