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Autore: lapacechenonho    15/11/2020    2 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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8- 050: Things you were afraid to say (Le cose che avevi paura di dire).
 
«Harry, hai un verme nei capelli» fece Ginny allegra,
sporgendosi sopra il tavolo per prenderlo;
Harry sentì sul collo una pelle d’oca
che non aveva niente a che fare col verme.
(Harry Potter e il Principe Mezzosangue).
 
Quella notte Harry non aveva fatto altro che pensare a quel brivido che Ginny gli aveva provocato. Non era più certo che i suoi sentimenti per Ginny fossero solo fraterni, lo aveva capito dai sogni che spesso faceva. Dopotutto chi è che sognerebbe di pomiciare con la propria sorella nei corridoi della scuola?
Fissò ancora per un po’ l’oscurità, poi decise di alzarsi. Il russare di Ron non conciliava il sonno e stare a fissare il nulla era estenuante. Cercando di non fare rumore, scese al piano di sotto in punta di piedi. Suo malgrado, vide che la luce del salone era ancora accesa, valutò se ritornare nella sua stanza o continuare a scendere al piano inferiore. Alla fine, si disse, poteva semplicemente scendere a prendere un bicchiere d’acqua e poi risalire in stanza.
Sceso l’ultimo gradino, andò in cucina a prendere davvero un po’ d’acqua e poi cercò di sbirciare per vedere chi fosse in salone. Ebbe un tuffo al cuore quando vide Ginny accovacciata sulla poltrona che giocava con la sua Puffola Pigmea. Non se l’aspettava di trovare l’oggetto dei suoi pensieri davanti ai suoi occhi.
Ad essere onesto, ad Hogwarts spesso si era perso ad ammirarla, ad osservare i suoi capelli rossi, così simili al fuoco che riscalda, che rende più piacevole una serata invernale. E immaginava anche che Ron non si mettesse ad ammirare di nascosto sua sorella come faceva Harry, no?
Ginny era talmente assorta da Arnold che non si accorse di Harry dietro lo stipite della porta del salone ed Harry ringraziò tutti e quattro i fondatori di Hogwarts, compreso Salazar Serpeverde. Una parte di lui avrebbe voluto avvicinarsi a lei, parlarle, farla ridere o sentire qualche battuta ironica e sottile che faceva di solito Ginny. Ma cosa avrebbe potuto dirle?
“Ehi ciao, ultimamente ti ho fissato parecchio e ti trovo molto carina”. Harry era certo non avrebbe funzionato. Avrebbe potuto dirle che c’erano troppi ragazzi che le facevano la corte, ma probabilmente lei non l’avrebbe presa molto bene, l’avrebbe scambiata per una delle prediche di suo fratello Ron. Stessa cosa se avesse provato a dirle che anche Zabini era attratto da lei, l’avrebbe mandato sicuro a quel paese e gli avrebbe ricordato che la sua vita sentimentale non era affare di Harry.
Oppure avrebbe potuto intavolare una conversazione sul libro del Principe, ma Harry non ne sapeva praticamente niente. Si dedicò per qualche secondo alle decorazioni che Ginny aveva preparato per Natale, erano davvero buffe e carine; lo gnomo in cima all’albero ogni tanto grugniva ma lei non ci faceva manco caso. Si disse che aveva buon gusto, chissà come avrebbe decorato casa loro in futuro.
Quel suo stesso pensiero lo fece vacillare, tanto che dovette appoggiarsi al muro.
I tuoi sono solo pensieri fraterni si ripeté mentre la certezza che si trattasse davvero di pensieri fraterni iniziava a svanire.
«Harry?» la voce di Ginny lo scosse dai suoi pensieri, era girata e lo guardava divertita. «Cosa fai, mi spii?» continuo ancora più scherzosa.
Cercando di evitare di auto-insultarsi, uscì dall’ombra ed entrò nel salone luminoso. «Ero sceso a prendere un bicchiere d’acqua, ho visto la luce accesa in salone ed ero curioso di vedere chi ci fosse dentro» rispose alzando il bicchiere e bevendo.
«Sarai stato deluso di non trovarci dentro Fleur» commentò tornando alla sua Puffola Pigmea. Harry rise cercando di trovare una risposta intelligente da dare a Ginny. «Sono ancora convinta che ti piaccia come ti chiama Arrì» sogghignò.
«Lo trovo piuttosto irritante a dire la verità» ammise con un sorriso. Il suo sguardo vagava dalla Puffola a Ginny.
«Il primo uomo capace di resistere a Flebo» scherzò mentre faceva il solletico ad Arnold.
«Cos’ha di speciale?» chiese Harry sovrappensiero.
«Chi, Fleur? Be’, credo che essere una Veela sia un fattore non indifferente».
«Intendo la Puffola. Perché ci giochi sempre e te la porti appresso?» chiarì sorridendo del fraintendimento.
«Ah» rispose. «Be’ è simpatica. E poi meglio Arnold che una compagna di stanza come Fleur» continuò con un’alzata di spalle.
Nel salone scese il silenzio in cui Harry si perse nuovamente a guardare Ginny cercando di non farsi notare. Chissà come sarebbe stato affondare il viso nei suoi capelli, sentire quell’odore di fiori a piene narici, poterli accarezzare e tastarne la morbidezza. D’improvviso si rese conto quanto fosse fortunato Dean a poterne beneficiare ogni qualvolta volesse, lui poteva accarezzarle i capelli, giocarci, poteva guardare quegli occhi scuri e affogare in quelle iridi castane. Poteva fissarla senza avere paura di passare per un pazzo.
Ginny si alzò stiracchiandosi, mentre Arnold sulla sua spalla si rintanava tra i capelli di lei pronto per un sonno ristoratore.
«Dovresti andare a dormire, Harry» disse. «Stare troppo a pensare non porta mai a nulla di buono».
Harry sorrise. «Hai proprio ragione» convenne alzandosi anche lui. Le diede la precedenza mentre salivano al piano superiore, entrambi in punta di piedi per evitare che qualche gradino scricchiolasse.
«Buonanotte, Harry» disse Ginny a bassa voce mentre continuava a salire.
«Buonanotte Ginny» rispose Harry.
Tornò a letto ma questa volta non si mise a pensare ad ipotetici scenari idilliaci. Sorrise compiaciuto di quello che era appena successo.
 
«Che romantico» commentò Ginny alzandosi dal dondolo su cui erano seduti da ore. «È ora di andare a mangiare, che ne dici?» chiese poi porgendogli la mano rugosa.
«Mi sembra un’ottima idea» convenne Harry prendendo la mano della moglie.
Entrarono nella casa, la stessa da quando si erano sposati molti anni prima. La stessa che aveva visto nascere i loro figli, i loro primi giorni di scuola, la loro prima volta ad Hogwarts. Rimasero fermi sull’uscio, sentendo nuovamente la nostalgia invaderli. Si diressero in cucina dove Ginny con dei colpi di bacchetta estrasse delle pentole dalla credenza ed Harry iniziava ad apparecchiare.
«E così tu avevi paura di dirmi che ti piacevo?» continuò l’anziana donna.
«Sei la sorella di Ron ed eri la fidanzata di un mio compagno di classe, non potevo tradire così tante persone contemporaneamente!» si giustificò facendo sorridere la moglie intenta a tagliare delle carote con la magia.
«Quando hai capito che ti eri innamorato di me?»
«Credo di averlo capito in quel momento ma ero troppo vigliacco per ammetterlo». Ginny staccò gli occhi fissando intensamente Harry, che sentendo gli occhi della consorte su di sé, si girò. «Immagino tu voglia sapere cosa ho detto quando mi sono reso conto di essermi innamorato di te» cercò di indovinare.
Ginny sorrise sorniona. «Vedo che la perspicacia non ti ha ancora abbandonato» rispose sardonica.
Harry fece un ghigno divertito, la sua mente, intanto delineava chiaramente i confini della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
   
 
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