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Autore: Neko    21/08/2009    2 recensioni
Voglio raccontarvi una storia. La mia e quella di una persona a me cara. voglio parlarvi delle ingiustizie che i capi di un villaggio commettono su esseri senza difese. della lotta di una persona che per 15 anni non ha conosciuto altro che dolore e che era all'oscuro di cosa volesse dire vivere una vita normale. Voglio dirvi come è riuscito, con grande capacità, a lasciarsi il passato alle spalle e a diventare la persona che ora è apprezzata da tutta Konoha
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 18: punizioni eliminate

 

Eravamo giunti al villaggio solo da un giorno ed ecco che cominciavano i problemi.

Purtroppo la notizia del nostro arrivo non fu ignorata, ma arrivò addirittura a chi stava ai vertici del potere.

Eh già proprio così, anche i consiglieri lo sapevano e l’indomani ci convocarono al palazzo dell’hokage.

 

Io ero terribilmente nervosa mentre Naruto mi sembrava tranquillissimo e cercava di tranquillizzarmi dicendomi, che qualunque cosa volessero, tutto sarebbe andato per il meglio.

Giungemmo davanti alla porta, dietro la quale ci attendevano i nostri “carnefici”, ma non ebbi il coraggio di entrare.

Naruto mi pose una mano sulla spalla.

Alzai lo sguardo e lo  osservai.

Aveva un sorriso sulle labbra e mi disse qualcusa del tipo…fatti coraggio o qualcosa del genere, ero troppo intenta a osservare il suo sorriso per capire bene cosa mi avesse detto.

Quel sorriso non era come al solito, non era riuscito a tranquillizzarmi.

Era teso e solo allora capii che anche lui doveva essere nervoso per quella convocazione.

Mi diedi della stupida da sola.

Sapevo che Naruto era bravo a nascondere i suoi sentimenti, ma dovevo anche immaginare che fra i due, quello che doveva temere di più e che rischiava maggiormente era lui.

“Scusami Naruto!” gli bisbigliai.

Naruto sgranò gli occhi “Di cosa?”

Abbassai la testa “Io sono qui a tremare come una foglia, ignorando che anche tu sei nella mia stessa situazione! sono una stupida!”

Naruto scosse la testa “No, è normale che tu abbia paura per te stessa e poi sinceramente preferisco così!”

Non capii.

“Non voglio che tu ti preoccupi per me! vada come deve andare, ma io sono abbastanza fiducioso e non dimentichiamoci che abbiamo Jiraya e Tsunade dalla nostra parte!”

Annuii.

Naruto aveva ragione.

Feci per bussare, ma la porta si aprì ancor prima che il mio pugno potesse colpire il legno.

“Avete finito di parlare voi due?” ci disse seriamente Tsunade.

Era già nervosa…non era un buon segno.

 

Quando mi ritrovai davanti al consiglio, salutai educatamente facendo l’inchino e Naruto imitandomi fece lo stesso.

“Bene! oggi si metterà in chiaro la vostra situazione e cosa ne sarà di voi!” disse un consigliere.

“Si, signore!” disse con voce tremante.

Un’anziana si schiarì la voce e cominciò a dire:


“Sakura Haruno, sei accusata di aver messo in pericolo il villaggio tre anni fa e dimostrato di non aver accettato la tua condanna, scappando dal villaggio e non facendone ritorno per tre anni!”

Abbassai la testa anche se avrei tanto voluto difendermi.

Sapevo che ogni parola poteva compromettere la mia situazione.

La donna passò la parola all’anziano seduto accanto a lei:

 

Naruto Uzumaki, non sei accusato di nessuna colpa voluta da parte tua, nonostante ciò, tu sei il possessore del demone dalle volpe a nove code e come tale  dei considerato pericoloso per l’intero villaggio. Lo hai dimostrato tre anni fa scatenando il suo potere e danneggiando non poco Konoha!”

 

Lanciai un’occhiata preoccupata a Naruto. Si vedeva che era parecchio teso e avevo paura che sarebbe saltato in piedi a dirne quattro a quei due consiglieri.

Era parecchio impulsivo delle volte, ma fortunatamente avendo ancora il vizio di imitare le persone che gli stanno accanto, vedendo me  tacere, fece anche lui lo stesso.

Jiraya e Tsunade, seduti al fianco dei consiglieri, guardavano la scena con grande preoccupazione.

Ci fu un attimo di silenzio.

Sembrarono ore e la tensione già forte, sembrò aumentare.

La donna prese un respiro profondo e cominciò nuovamente a parlare.

“La nostra decisione sarebbe quella di fa finire di scontare a te Sakura la tua pena di un mese in prigione, mentre a te Naruto per la sicurezza del villaggio, la segregazione a vita nel sotterraneo della prigione sarebbe l’unica soluzione…

Tsunade e Jiraya si alzarono di scatto interrompendo il consigliere.

“Ma come? Le  nostre spiegazioni vi sono entrate da un orecchio e uscite dall’altro? Non vi importa che sono solo dei ragazzi e che abbiano agito, uno per come è stato costretto dagli eventi e l’altra per compiere un azione che riteneva giusta?” disse Tsunade.

“Sakura tornerà comunque a vivere una vita normale, ma non pensate agli effetti che tale punizione possa avere sulla ragazza? e Naruto? Lui è stato scelto 19 anni fa da suo padre per imprigionare il demone e per salvare il villaggio. Voi che dite di rispettare Yondaime, vi ricordate quale è stato il suo ultimo desiderio no? quello di trattare suo figlio come un eroe e voi volete mantenere viva la sua volontà in questo modo?” sbraitò Jiraya.

Il consigliere uomo cercò di mettere a tacere i due sennin.

“La mia collega non aveva ancora finito di parlare e se ora ci fate cortesemente finire di illustrare le nostre disposizioni, vi saremo molto grati!” disse con un tono tranquillo. “Prego!” disse infine dando il permesso alla compagna di continuare.

“Quanto detto prima erano le nostre decisioni, ma venendo a conoscenza delle vostre motivazioni…” disse questa frase rivolgendosi ai sennin.” Il mio collega qui presente e io abbiamo cambiato idea.”

“Sakura Haruno!” mi chiamò con voce alta e ferma.

Mi misi sull’attenti e risposi “Si!”

“Abbiamo appurato che il tuo comportamento, anche se sconsiderato perché non ha tenuto conto di mettere in pericolo Konoha, è stato perdonato. Tutti siamo stati ragazzi e come tali si compiono molti errori, spetta a noi decidere di imparare dai propri sbagli. Sei libera di andare!”

Mi sentii in parte sollevata “La ringrazio!”

Ora era il turno di Naruto.

Naruto Uzumaki!”

Naruto rispose sorprendendo i consiglieri, i quali, nonostante fossero stati messi al corrente che ormai esso non era più un “animale” rimasero sorpresi.

“Come detto prima, in quanto jinchuuriki, dovresti essere rinchiuso, ma Jiraya-sama ci ha raccontato di questi tre anni e dei miglioramenti che hai ottenuto. Sei voluto diventare un ninja, anche se mi ha rivelato che lo sei diventato per proteggere solo chi ami e non il villaggio!”

“Ma lui ancora non capisce che…” cominciai col dire, ma venni interrotta.

“Lo sappiamo Haruno. Capiamo perfettamente la situazione. Nello stato in cui era 3 anni fa è già sorprendente che riesca a stare a contatto con la gente e a comunicare con loro. Il fatto che è diventato un ninja e che abbia addirittura messo in difficoltà Kakashi, ci ha stupiti. Abbiamo deciso quindi di darti un periodo di prova. Sarai un comune ninja di Konoha e ti verranno affidate delle missioni con la tua squadra per dimostrare il tuo valore”

Fece una piccola pausa di riflessione. Penso che ancora temesse per l’incolumità di tutti lasciando il mio compagno libero.

“Come ha detto prima Jiraya-sama, Yondaime non avrebbe voluto che trattassimo il proprio figlio come abbiamo fatto fino ad ora. Ci dispiace, ma comprenderai che se la volpe si dovesse liberare nessuno è in grado di fermarla e per questo motivo abbiamo preso delle precauzioni!”

“Si, credo di capire!” disse Naruto serio.

“ti diamo la nostra fiducia Naruto. cerca solo di non deluderci o sai cosa potrebbe accederti!” disse infine il collega della donna.

Naruto annuì e sorrise.

 

Da allora passarono due mesi.

Naruto non aveva dato nessun pretesto ai consiglieri di imprigionarlo, anzi aveva svolto tutto ciò che gli era stato impartito da Tsunade e portò a termine tutte le missioni.

Bhe si non è solo merito suo, ma dell’intera squadra e del compagno che ci veniva affiancato in più, ma lui si era veramente comportato bene.

Solo una volta aveva rischiato di perdere il controllo, ma nessuno di noi se lo fece scappare…nemmeno davanti all’hokage e anche Kakashi resse il gioco.

Inoltre in quell’arco di tempo, si era allenato insistentemente con il copia ninja, per terminare il lavoro cominciato con Jiraya e cioè trasformare il rasengan in qualcosa di più.

Ci riuscì.

Rasenshuriken: una tecnica davvero devastante e pericolosa e se non eseguita con accuratezza, poteva essere dannosa per colui che la utilizzava.

Per questo motivo Kakashi si raccomandò  di non farne utilizzo troppo spesso.

Per quanto riguardava me, mi stavo dando da fare per raggiungere Ino, la quale spesso si vantava di essere migliore di me.

Mi dava sui nervi e le avrei fatto vedere io chi sarebbe stata la migliore.

 

“Allora, Naruto si è ricordato del vostro anniversario?” mi chiese Ino

Sgranai gli occhi e sorrisi tristemente “Come ti ho detto quando sono arrivata, Naruto non sa dell’usanza di festeggiare l’anniversario!”

“Potevi dirglielo no?” mi disse.

Da una parte aveva ragione, ma sinceramente non è che mi interessasse poi molto o forse era quello di cui mi ero convinta dato che sapevo di non dovermi aspettare niente da lui.

 

Ormai il mio turno era finito e stavo per recarmi a casa, quando fuori dal cancello dell’ospedale c’era Naruto ad aspettarmi.

Lo chiamai… mi sembrava triste.

Naruto!”

Sollevò lo sguardo e mi sorrise dolcemente e quando ero abbastanza vicino a lui, mi porse un mazzolino di fiori da campo.

Sembrava un po’ imbarazzato nel consegnarmeli.

“Scusa!” mi disse

Sgranai gli occhi.

Ecco…io non sapevo che fosse il nostro anniversario e quindi non ho potuto farti un regalo più bello!” mi disse a testa china. “Mi dispiace tanto!”

Gli accarezzai il viso dolcemente e gli chiesi chi era stato a dirgli che giorno era oggi.

Ero sicura che fosse stata Ino, con la sua capacità di immischiarsi sempre negli affari altrui, ma invece scoprii da Naruto, che l’argomento anniversario era venuto fuori per puro caso durante l’allenamento.

 

“Sai Kakashi sensei? se ricordo bene la data, oggi è un anno che io e Sakura stiamo insieme!” disse Naruto.

“Buon per voi! Cosa le regalerai?” gli chiese kakashi curioso.

“Regalerai?” chiese il ragazzo sgranando gli occhi.

Bhe l’hai detto tu che oggi è il vostro anniversario e solitamente si fa qualcosa insieme o si regala qualcosa alla propria ragazza!”

Ebbene si, Naruto lo aveva scoperto così e anche se ormai la giornata stava quasi per finire, aveva cercato un modo per rimediare.

“Lo so che è un piccolo regalo, trovato anche per strada, ma…con poco tempo non ho potuto fare di meglio!” mi disse ancora scusandosi.

Era ora di un altro insegnamento.

Lo guardai dolcemente nei suo occhi blu cielo, per rassicurarlo e gli dissi

Naruto, quello che conta davvero, non è il regalo in se, ma il pensiero e io apprezzo davvero tantissimo questi fiorellini profumati!” gli dissi dandogli un bacio a fior di labbra.

“Ora però tocca a me!”gli dissi togliendogli il suo coprifronte e gliene misi un altro che si abbinava maggiormente col suo abbigliamento.

“Non è niente di che, ho solo cambiato il colore della fascia, ma…

“Quello che conta è il pensiero?” disse terminando la frase.

Gli sorrisi, aveva già capito tutto “Oh che stupida, mi stavo dimenticando una cosa! Torno subito!”

 

Mi precipitai dentro l’edificio prendendo la mia giacca.

Tirava un po’ di venticello fuori e non avevo alcuna intenzione di prendere freddo, ma se avessi conosciuto gli eventi che si sarebbero susseguiti dopo, avrei volentieri lasciato quell’abito li dov’era.

Infatti prima ancora che potessi sfiorare il tessuto, sentii una forte esplosione.

Qualcuno aveva lanciato una bomba. Essa era diretta verso il palazzo dell’hokage, ma un errore di calcolo la fece cadere sull’ospedale  e proprio nella mia zona. L’impatto fu devastante, tanto che rischiai di cadere per il tremore dell’edificio.

Si cominciarono a sentire urla. La gente che scappava di qua e di la in cerca di salvezza.

Inoltre un incendio sembrava divampare in tutta l’ala dell’ospedale.

Cercai di aiutare più gente possibile, ma il panico si era diffuso e presto la folle mi investii e venni scaraventata a terra, perdendo i sensi.

 

  
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