Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    15/11/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mantelli bianchi
 
Valya percorse il cortile per l’ennesima volta quella mattina con ampie falcate e l’espressione accigliata. Dentro di sé sentiva crescere l’ansia e il risentimento.
“È in ritardo” mormorò guardando il sole già alto nel cielo. “Spero per lui che abbia una scusa valida.”
Il palazzo era silenzioso, ma aveva notato che le serve e i valletti andavano e venivano dai livelli che a lei erano proibiti.
Aveva chiesto a Olethe cosa stesse accadendo e lei aveva risposto: “Ospiti” prima di imboccare con passo veloce un corridoio.
Valya aveva deciso che non erano affari suoi ed era scesa nel cortile, dove aveva appuntamento con Ferg per il suo addestramento.
Solo che signor baffetto quel giorno non si era ancora presentato, lui che la rimproverava anche per il più piccolo ritardo.
Valya scalciò una pietra mandandola a sbattere contro le pietre grigie del muro interno. La pietra rimbalzò all’indietro fermandosi a pochi passi di distanza.
Ripose la spada nella rastrelliera e imboccò la strada per raggiungere la parte opposta del cortile, raggiungendo l’entrata del palazzo, un arco che si sollevava fino all’altezza di cinque o sei persone adulte.
Le guardie avevano spalancato le porte e due file di cavalieri stavano facendo il loro ingresso.
Zebith Abbylan era alla testa del piccolo corteo con al fianco un cavaliere dal mantello bianco. Valya si avvicinò per guardare meglio.
Era un ragazzo che poteva avere al massimo vent’anni, con una folta capigliatura castana e occhi color nocciola. Poco più indietro, Ferg stava parlando con un altro cavaliere e appariva preoccupato.
Valya fece per andare verso di lui quando il cavaliere dal mantello bianco quasi la travolse tirando le redini all’ultimo momento.
Il cavallo si impennò ma lui riuscì a restare in piedi.
Valya invece trasalì e fece un balzo all’indietro.
“Nessuno ti ha insegnato che non si taglia la strada a un cavaliere?” le disse il cavaliere.
“Pensavo mi avessi vista” disse arrabbiata e col cuore che le batteva a mille.
Lui fece un mezzo sorriso. “Non badavo a te, ragazzina” rispose.
Valya si sentì avvampare. “Forse sei tu che non ci vedi tanto bene.”
“Io ci vedo benissimo” rispose l’altro.
Zebith si avvicinò con espressione accigliata. “State bene?” chiese.
“Sì” rispose Valya prima di rendersi conto che si era rivolto al cavaliere e non a lei. “Se a qualcuno importa.”
“Tu non dovresti essere qui” disse Zebith. “Ferg” esclamò a voce alta come se stesse richiamando il suo cane allontanatosi troppo.
Il signor baffetto li raggiunse fermandosi a pochi passi di distanza.
“Tieni a bada la tua allieva” disse Zebith con tono di rimprovero. “Chiedo scusa per l’incidente” aggiunse rivolto al cavaliere col mantello bianco.
Lui fece un mezzo cenno con la testa.
“Se vuoi seguirmi, la governatrice ci sta aspettando. In quanto a te” disse al fratello. “Risolvi in fretta la questione e torna alle tue mansioni.”
Ferg la guardò con aria rassegnata. “Che guaio hai combinato stavolta?”
“Niente” disse Valya guardando Zebith e il cavaliere che si dirigevano al palazzo. “Chi è quello?”
“Non sono affari che ti riguardano.”
“Sembra uno importante.”
“Non sembra. Lo è.”
Valya voleva saperne di più ma aveva già causato troppo trambusto e si disse che doveva aspettare.
“Ora torna nelle tue stanze” disse Ferg.
“Niente lezione oggi?”
“In questi giorni sarò occupato con la sicurezza.”
“Tutto per quello lì?”
“Quello lì potrebbe essere la soluzione a parecchi dei nostri problemi.”
Ferg proseguì verso il palazzo lasciandola con le sue domande. Valya tornò alla parte interna del cortile ed entrò nel palazzo da una delle uscite secondarie che i servi usavano per portare dentro il cibo e gli animali da cucinare.
Si diresse alle scale che portavano al suo livello e in cima trovò Olethe ad attenderla, le braccia incrociate sul petto. “Eccoti qui, finalmente” disse con voce alterata. “Rinsom mi ha detto quello che è accaduto?”
Rinsom era uno dei cavalieri che formavano la guardia del palazzo. Valya aveva dovuto imparare i loro nomi e i loro volti come esercizio impostole da Ferg.
“Rinsom?” domandò come se avesse udito per la prima volta quel nome.
“Sì, lui. Faceva da scorta al comandante Stanner. Ti ha quasi travolta” squittì indignata.
“Ero distratta.”
“Tu sei sempre distratta, ragazza.”
Valya cercò di ignorarla. “Sono stanca, vorrei andare nelle mie stanze. Con permesso.”
“Permesso negato” disse Olethe.
Valya fece per protestare ma la donna le fece cenno di tacere.
“Oggi farai compagnia a Doryon.”
“Perché proprio io?” chiese svogliata.
“Perché è stato lui a chiedere di te. Per qualche misteriosa ragione, sembra trovare piacevole la tua presenza.”
Almeno c’è qualcuno che mi apprezza in questa città, pensò Valya.
Olethe la condusse alla stanza di Doryon e la invitò a entrare dopo aver aperto la porta d’ingresso. Affacciandosi, Valya vide il ragazzo seduto alla scrivania, curvo su un libro aperto a metà sul tavolo. Voltandosi notò la sua espressione sollevata.
“Valya” esclamò alzandosi a fatica.
“Non disturbatevi” disse Olethe. “Restate seduto e non affaticatevi.”
“Io ti saluto” disse Valya eseguendo un leggero inchino.
“L’ho portata come mi avevate chiesto” disse Olethe.
Doryon annuì con vigore. “Potete andare” disse con voce appena udibile. Indicò una poltrona imbottita. “Avvicinala alla scrivania e siediti. Per favore.”
“Vi lascio soli” disse Olethe. “Tornerò a prenderti per la cena” aggiunse rivolta a Valya.
Valya avvicinò la sedia alla scrivania come le aveva detto Doryon mentre lui tornava a sedere.
“Ti chiedo scusa” disse il ragazzo.
Valya lo guardò interdetta.
“Per averti fatta venire qui. Avevo detto a Olethe di chiederti se volevi venire, non di obbligarti.”
“Mi fa piacere” disse Valya ricordando di dover essere cortese.
“Che bello poterti vedere” disse il ragazzo. “Izora mi ha detto che maestro Abbylan ti sta addestrando con la spada.”
“Sì, il signor baffetto” iniziò a dire Valya. “Voglio dire, il comandante Abbylan mi sta insegnando.”
Doryon ridacchiò. “Signor baffetto. È per via di quei baffi, vero?”
Valya annuì.
“E lui lo sa che lo chiami così?”
“Certo” disse. “Glielo ripeto ogni giorno.”
Doryon rise con più foga. “Vorrei proprio vedervi mentre vi addestrate.”
“Perché non venite a trovarci? Ci alleniamo nel cortile quasi tutti i giorni.”
Doryon fece una smorfia. “Non mi è permesso uscire.”
“Ora sembrate stare meglio.”
“È vero, ma già altre volte sono migliorato grazie alle pozioni dei guaritori, ma poi sono peggiorato di nuovo.”
“L’atra volta sembravate stare davvero male.”
“Non ne parliamo. Perché non ci diamo del tu?”
Valya ricordò le lezioni che Olethe le aveva impartito i primi giorni, comprese quelle che riguardavano il dover salutare e parlare con rispetto con tutti quelli che nel palazzo avevano una mansione importante.
“Per favore” disse Doryon con tono supplice.
Valya annuì. “D’accordo… Doryon.”
“Chiamami Dem.”
“Dem?”
“Il mio secondo nome. Doryon Demareth Elneiros.”
“Tu puoi chiamarmi Val.”
Doryon annuì con vigore.
Lo sguardo di Valya cadde sul libro che il ragazzo stava leggendo. Una delle pagine era occupata da una scrittura minuta e regolare, mentre sull’altra campeggiava la figura di una donna dai capelli fluenti che brandiva una spada. Chi l’aveva disegnata aveva usato dei colori che facevano sembrare di vero metallo l’armatura. Un mantello color cremisi le scendeva fin quasi alle caviglie. Lo sguardo era fiero ed era volta verso un punto che si trovava oltre la spalla di chi l’osservava.
Doryon dovette notare il suo sguardo. “Ti piace?”
Valya annuì. “Chi è?”
“È la famosa Margry Mallor” disse.
Valya sentì un tuffo al cuore. “Questa è Margry la Leonessa?”
“Proprio lei, volendo credere a Raavi Quithana.”
“Chi sarebbe?”
“La persona che ha scritto questo libro.”  sollevò la copertina mostrando i caratteri stampati in oro e argento. In piccolo si leggeva quello di Raavi Quithana, mentre più in grande vi era scritto “Eroi del Primo Millennio: un saggio introduttivo.”
“Cos’è un saggio?” chiese Valya.
“Una cosa molto noiosa se vuoi sapere la verità” disse Doryon. “Agli eruditi piace sempre parlare delle cose che sanno, più che scoprirne di nuove.”
Valya non aveva idea di cosa studiassero o di cosa parlassero gli eruditi, ma decise di dargli ragione per mostrarsi educata.
“Questo Raavi ha incontrato Margry di persona?”
“Credo di no. Margry era già morta da almeno duemila anni quando Raavi scrisse il suo saggio.”
“Allora come fa a sapere come era fatta?”
“Non lo sapeva.”
Valya scosse la testa.
Doryon sfogliò le pagine del libro. “Raavi non ha mai conosciuto nessuno degli eroi di cui parla. Nemmeno ha mai incontrato un suo discendente o qualcuno che fosse stato presente a una delle loro imprese. Si è limitato a raccogliere le storie che altri eruditi prima di lui avevano scritto su ogni singolo eroe e le ha messe nel suo libro.”
“Vuoi dire che le ha copiate?”
Doryon sorrise. “Ti sorprenderebbe scoprire quanti lo fanno. Ancora oggi. C’è per esempio quel saggio di Zyram Ollard che critica quelli che citano altre fonti nei loro saggi. Gera Halux lo ha accusato di aver copiato da un suo libro su…”
“Aspetta, aspetta” disse Valya. “Queste storie sono vere o false?”
“Chi può dirlo?”
“Gli eruditi che le hanno scritte per primi?”
“Anche loro devono averle apprese da qualcun altro.”
“Chi?”
“Non lo so. Leggende, storie d’avventura. Magari saggi scritti da altri prima di loro.”
“Copiati allo stesso modo?” chiese Valya incredula.
“È così che funziona.”
Doryon rimise il libro al punto in cui la figura di Margry Mallor si ergeva fiera e sembrava fissare oltre la spalla del lettore. Al suo fianco pendeva il fodero dal quale spuntava l’elsa di una spada, il pomello che aveva la forma di un serpente con le fauci spalancate e pronto a mordere la vittima.
Poco più in basso, l’autore del disegno aveva riprodotto la stessa spada con maggiori dettagli, con la stessa maestria con la quale aveva raffigurato l’eroina.
La spada sembrava giacere sul foglio e risplendere sotto i raggi tenui del sole che filtravano dalle imposte. Lungo la scanalatura, poco sotto di essa, notò dei simboli che sembravano essere stati incisi sul metallo.
Valya si sporse verso il libro per osservare meglio. I simboli erano semplici figure come triangoli, cerchi, linee e quadrati che si intersecavano tra loro formando figure di poco più complesse.
“Bella vero?” fece Doryon. “Cuore di Vipera era la spada leggendaria di Margry Mallor, lo sapevi?”
Valya annuì distratta. “Quei simboli. Che cosa sono? Parole?”
“Non lo so” disse il ragazzo. “Secondo te che cosa sono?”
“Io” disse Valya cercando le parole giuste. “Io credo di averli già visti prima.”
“Dove?” fece lui accigliandosi.
Sulla spada che mio padre tiene nascosta in un baule, pensò Valya.

Prossimo Capitolo Domenica 22 Novembre
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor