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Autore: Aky ivanov    16/11/2020    2 recensioni
Il tintinnio dell’acciaio contro la ceramica accompagnò quei ricordi e non solo, le chiome dell’albero difronte frusciarono e un paio di foglie volarono via trascinate dal leggero vento serale.
Un sorriso consapevole arricciò le labbra dell’uomo baffuto il cui sguardo restò ancora proiettato sulla tazzina.
«Sei stato veloce»
«Le dispiace?»
«No, ne sono lieto»
«Anziché comprare un suo libro ho pensato di mostrarle “la bella copia” del suo Night Baron come ringraziamento»
«Oh, un pensiero lusinghiero, è proprio vero quello che si dice sul tuo conto Kaitō Kid»
«Potrei dire lo stesso, Kudo-san» la fila di denti bianchi quanto il vestito fu messa in mostra nel ghigno insolente illuminato dalla luce spettrale della luna.

Breve storia sulla mia personalissima visione dei fatti accaduti nell'ultimo caso del manga.
Mi sembrava brutto lasciare le mie teorie solo nella mia testa.
[ALLERTA SPOILER: capitoli 1058 – 1059 – 1060.]
Con riferimenti anche alla serie di capitoli/episodi precedenti.
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shuichi Akai, Yukiko Kudo, Yusaku Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ Cronache di una strana collaborazione ~

La stesura del piano

 

Fanart credits: https://mobile.twitter.com/KIDkuroba4869


 

 

Il pendolo dell’orologio oscillò con tonfi sordi nel soggiorno dell’abitazione.

Kaito comodamente seduto in poltrona accavallò le gambe adagiando il volto sul palmo della mano, il gomito puntellato sul bracciolo atto a simulare una naturalezza che almeno apparentemente riusciva a mantenere perfetta.

Ai lati del basso tavolino in mogano erano disposti i due divani che completavano l’arredamento, su uno dei quali aveva preso posto il padre di Shinichi lasciando l’altro libero per la dolce metà momentaneamente assente, mentre dritto davanti a sé in corrispondenza della soglia della porta si era posizionato Subaru.

Sorrise predatorio all’uomo.

L’ingresso della sala non era certamente l’unica via di fuga a sua disposizione, bloccarla in quel modo tanto banale era pressoché inutile. Persino la polizia aveva ormai rinunciato su quella strada e a sue spese l’avrebbe fatto capire anche all’uomo, poco importavano gli eventuali assi nella manica.

Adorava le sfide, soprattutto quelle impossibili.

Yukiko canticchiò un tenue motivetto musicale di ritorno nella stanza silenziosa con un vassoio tra le mani, accomodandosi sul divano opposto a quello del marito ed ultimando la preparazione delle tazzine di tè fumanti, di cui una venne allunga sul tavolino verso il più giovane dei presenti.

Kaito ringraziò con un sorriso studiato la cortesia della donna limitandosi ad osservare attentamente il vapore sollevarsi dalla miscela senza accennare a muoversi, seppur il desiderio del tè non gli dispiacesse davvero per mantenersi all’erta.

Necessitava di un’agenda per organizzare il suo tempo, le ore di sonno erano finite decisamente in secondo piano nella sua scala delle priorità.

«Possiamo fare cambio se non ti fidi» sollevò gli occhi sullo scrittore di gialli che con totale calma aveva scambiato le loro tazzine bevendone un sorso per primo «Non c’è del sonnifero all’interno e nemmeno qualunque altra sostanza stordente ti sia balenata in mente, puoi stare tranquillo»

«Kudo-san far finta di bere è uno dei primi trucchi che ho imparato durante i miei pedinamenti, scommetto che lei così invischiato nell’ambito poliziesco lo consocerà sicuramente» cantilenò in risposta dopo un leggero fischio divertito non mancando di sfidare apertamente l’uomo alla porta «So altresì che non cadrebbe tanto in basso da offendere la sua intelligenza con metodi così vichinghi per catturarmi, quindi accetterò volentieri il tè gentilmente preparato dalla dolce e bellissima signora. Mi permetta però di chiedere se il suo coinquilino sia dello stesso avviso…Subaru-san, non sia timido e si unisca a noi! Gradisce del tè?»

Akai evitò di chiedersi per il bene della sua salute mentale come avesse fatto il ladro a far apparire la tazzina vuota nelle sue mani senza a prima vista spostarsi di un millimetro, l’insolenza sfacciata nei suoi confronti era così palese da farlo sembrare realmente e nuovamente un ragazzino dispettoso.

Il fastidio però con sua stessa sorpresa risultò minimo, a tediarlo non era l’irriverenza ma il non capire adeguatamente nei continui cambi di personalità e di emozioni quali fossero quelle autentiche. Lui aveva una sola identità fittizia e in alcuni casi riscontrava difficoltà a barcamenarsi tra le due, invece quell’individuo dal suo arrivo aveva cambiato modo di esprimere una stessa emozione così tante volte da fargli perdere il conto.

Con una tale nonchalance da farlo sembrare il compito più semplice del mondo.

«Ti ringrazio per l’offerta, ma preferisco restare qui»

Il ragazzo sembrò profondamente deluso dalla risposta, ma era difficile giudicare se fosse un sentimento autentico o una perfetta recitazione dell’atto, soprattutto per il broncio trasfigurato in una smorfietta provocatoria pochi secondi dopo. Avrebbe avuto più successo come attore che criminale.

«Capisco, anche se trovo scortese da parte sua rifiutare» la tazzina passò da una mano all’altra in scatti sempre più veloci sostituita da una pallina, dal monocolo, dal cellulare consegnatogli prima e da altri piccoli oggetti che non si capiva da dove venissero «Volevo informarla che se volessi uscire di qui, la porta sarebbe l’ultima delle scelte. La finestra del soggiorno non è molto alta per saltarvi attraverso, potrei anche usare il camino e non mi ci vorrebbe molto a scalarlo se è quello che si sta chiedendo. Ci sarebbe anche la porticina nascosta dietro la tenda lì infondo che presumo sia un ingresso secondario per lo studio del signor Yusaku, da lì potrei attraversare indisturbato la villa fino alla terrazza da cui sono entrato. Perde il suo tempo se è rimasto sulla porta con l’intento di bloccarmi»

Kaito in un abile scatto si rizzò in piedi, la tazzina riapparsa tra le mani ricolma della bevanda zuccherata protesa a mezz’aria verso l’uomo sotto lo sguardo attentamente divertito di Yusaku.

«Ora, le va di unirsi a noi?»

Subaru trattene tra i denti la sua risposta bloccandosi con espressione pungente una volta giunto all’estremità opposta del tavolino, avrebbe accettato quell’inutile buffonata derisoria esclusivamente per preservare la sicurezza dei due gentili coniugi. Afferrata la tazzina si premurò di stringere con più forza del dovuto le dita del mago che non lasciò trapelare la minima reazione al di là del consueto sorrisetto prima di risedersi.

Lui preferì restare soltanto appoggiato al bracciolo del divano dove Yukiko aveva smesso di canticchiare indagando attentamente il loro ospite. La carnagione scura e gli occhiali non riuscivano a toglierle dalla testa l’impressione di avere Shinichi lì con lei, complice anche la voce utilizzata identica a quella del suo bambino.

Yusaku si schiarì la gola attirando l’attenzione.

«Direi che possiamo saltare ulteriori convenevoli per dedicarci a questioni più serie» una piccola pausa per proiettare lo sguardo sul ragazzo impegnato in una sfida non verbale con Akai «Non so fin dove si spingano le tue conoscenze sugli uomini contro cui si è messo Shinichi e non è mia intenzione informarti più del dovuto sulla faccenda. Mi limiterò a spiegarti che si tratta di un’organizzazione particolarmente pericolosa come avrai già avuto modo di constatare, dove i seguaci utilizzano nomi in codice di alcolici per identificarsi fra loro e non è detto che conoscano a vicenda i loro veri nomi. Potremo tranquillamente definirli una sorta di gruppo terroristico considerando i loro ripetuti attacchi a persone importanti della sfera politica, con uso costante di armi di ogni genere. All’interno c’è una gerarchia e abbiamo avuto modo di apprendere che il braccio destro del capo, Rum, ha iniziato a non vedere di buon grado la mia presenza sul suolo giapponese. Negli ultimi giorni io e mia moglie abbiamo cercato di attirare maggiormente l’attenzione così da spingere la persona incaricata dal vice a farsi avanti e prepararci alla nostra contromossa»

Kaito si portò la tazzina alle labbra sorseggiando il suo tè per prendere tempo, non si meravigliava della furbizia dell’uomo dopo aver incontrato il figlio, il talento doveva pure averlo ereditato da qualcuno. Ciò che lo infastidiva erano le volontarie omissioni. Non gli stava dicendo nulla di nuovo rispetto a quanto appreso nelle sue indagini solitarie, restava abilmente con i suoi giochi di parole nella sfera puramente generica senza scendere nei dettagli e per quanto rispettasse e capisse l’importanza di conservare dei segreti, possedeva il brutto difetto chiamato curiosità.

«Mi sta dicendo che ha deciso di usare lei e sua moglie come enormi bersagli? Perdoni la mia schiettezza ma lo considero un azzardo eccessivo, da come li ha descritti è come se li stesse invitando a farsi ammazzare. Non mi sembrano le esatte persone che può invitare a prendere il tè per fare quattro chiacchiere»

«Ragazzo, è molto curiosa una simil affermazione detta da te» giunse il commento con un mesto risolino «Un abito bianco sfoggiato nella notte non attira forse per lo stesso scopo?»

Kaito incassò il colpo mordendo il bordo ceramico, era stata una fortuna l’aver avuto ancora la tazzina davanti alle labbra. Giocare la stessa carta del girarci intorno gli si era ritorta contro e poco male, avrebbe cambiato strategia.

«Kudo-san non mi offenda, sfoggio il mio bellissimo abito con orgoglio per esclusivi scopi magici!» ribatté sinceramente gioioso al ricordo delle acclamazioni del suo pubblico «Come pretende possano vedermi i miei numerosissimi fan se decidessi di vestirmi di nero? Non potrebbero bearsi della mia magia e ne rimarrebbero delusi»

«Forse esibirsi in teatro come un normale mago potrebbe facilitare lo scopo» si intromise l’agente dell’FBI osservando il ragazzo bloccarsi un attimo «O è troppo poco egocentrico per i tuoi standard?»

Kaito lasciò scivolare mestamente le dita sugli intagli della ceramica al pensiero di quel futuro tanto desiderato quanto lontano, una silenziosa tristezza della durata di un battito prima di ghignare serafico.

La malinconia poteva aspettare.

«Forse sì, forse no…chi lo sa! Non ho mai amato stare rinchiuso fra quattro mura»

«Oh, pensa che fortuna! In prigione saranno soltanto tre, la quarta avrà delle ottime sbarre»

«Shu-chan! Cerchiamo di contenere le divergenze per uno scopo superiore, ci sei riuscito con il tuo nuovo amico provaci anche con lui» la donna si scostò la frangia indicando supplichevole il ragazzo intento a sbattere le ciglia come un cucciolo indifeso e maltrattato.

Akai si morse la lingua per non esprimere il suo disappunto, quell’insolita figura aveva cambiato di nuovo modo di porsi, anche se in realtà da una mezzoretta a quella parte sembrava aver raggiunto una presunta stabilità. La facciata spudorata e provocatoria era rimasta immutata ma quell’aria altera dell’abito bianco era venuta decisamente meno, sostituita da una più giovanile perfettamente in linea con i vestiti da diciassettenne che indossava. Si era calato perfettamente nel ruolo e il dubbio inquietante era il non comprendere se fosse talmente abituato da averlo fatto inconsciamente o se si stesse prendendo gioco di loro calibrando ogni singolo movimento.

«Invece, quanto a te Kid…»

Kaito placò la sua farsa melodrammatica internamente preoccupato, da quando era arrivato non una sola volta aveva visto la signora assumere quell’aria seria e concentrata mentre lo squadrava. Assecondò l’avvertimento dettato dalla sua esperienza restandosene buono e tranquillo quando ella si avvicinò in un modo che gli ricordò vagamente sua mamma prima di una ramanzina.

«Yukiko, suvvia lascia in pace il nostro ospite»

Il marito parlò a vuoto, la donna non accennò a ridurre il cipiglio severo protraendosi con le mani sui fianchi verso di lui, a pochi centimetri dal volto, spingendolo a invocare tutte le divinità esistenti affinché non notasse lo strato di fondotinta usato per celare la vera tonalità della carnagione.

Era ancora in tempo per lanciare una bomba fumogena e levare le tende.

«Come ti chiami?»

«Eh?»

«Kid non è esattamente un nome e ladro non mi sembra appropriato per dialogare, potrei chiamarti Shin-chan dato il tuo aspetto attuale ma il mio adorabile bambino ne sarebbe geloso»

Kaito per poco non scivolò giù dalla poltrona nella classica reazione da cartone animato, in calcio d’angolo aveva salvato la sua maschera impassibile e dai rauchi colpi di tosse sullo sfondo intuì che non era stato l’unico sorpreso dinanzi a tali esternazioni. Il tè era andato di traverso a Subaru.

La domanda era stata troppo innocente, troppo sincera per essere un bluff.

Yukiko, infatti, si era allontanata camminando in circolo e picchiettandosi il mento sotto lo sguardo divertito del marito che sembrava l’unico a perfetto agio con tali stranezze.

«Heiji-kun?...Avete la stessa carnagione»

«Fujimine-san può chiamarmi come desidera…»

«Giusto, non sarebbe corretto associarti a loro»

«No, io stavo dicendo che un nome vale l’altro non è necessario sceglierlo con cura»

«Ragazzo, perdi il tuo tempo ormai sta scegliendo il tuo nome»

«Kai-chan

Kaito sussultò allo squittio esultante cercando di nascondere alla meglio il suo stato atterrito.

Ingoiò il boccone d’ansia imponendosi a fatica una certa calma, tra i tanti nomi esistenti sulla faccia della terra era senz’altro strana quella scelta ma non doveva fasciarsi la testa prima di rompersela. D’altronde, svariati nomi potevano utilizzare quell’abbreviazione e lo stesso Kai era un nome proprio a sé stante.

Lei non poteva aver pensato proprio a quello.

O forse sì?

«Sì, Kai-chan! Scusami se uso il -chan ma non riesco a darti più anni conciato così, spero non ti infastidisca! Hai un visino così adorabile, proprio come mio figlio!»

«Oh…no, stia tranquilla è il mio travestimento in fin dei conti» rispose sforzandosi di mantenersi in una composta allegria mentre nella sua testa il risolino isterico prevaleva su ogni razionale pensiero, perché lui aveva sempre ragione nei momenti sbagliati.

«Perfetto!» la donna agitò il dito con saccenza risedendosi al suo posto con due occhi brillanti «Kaito è il nome che più si avvicina a Kaitō, è un bel gioco di parole non trovi anche tu?»

Lo sfortunato ragazzo si sarebbe volentieri sbattuto una mano sulla fronte al pari di Subaru all’occhiolino complice rivoltogli da Yukiko. Per la prima volta si ritrovò a maledire lo scadente senso dell’umorismo dei suoi genitori, era inequivocabile dagli sproloqui di sua mamma che l’idea di chiamarlo in quel modo fosse una chiara ripicca all’attività notturna di suo padre.

Seriamente, non avrebbero potuto chiarire come persone civili senza la necessità di chiamarlo Kaito?

Lui rischiava di morire ogni qual volta quell’ultima sillaba veniva pronunciata in modo erroneo accanto al nome Kid e immerso nella sua autocommiserazione quasi non notò il proprietario di casa, l’unico intento a ridersela della grossa.

Il guru onnisciente dati i presupposti il suo vero nome sicuramente lo conosceva.

L’indomani avrebbe dovuto scambiare quattro paroline con Akako, a dirla tutta pensava che quella situazione surreale fosse solo un’allucinazione della streghetta dalla mania per gli strani intrugli alla ricerca di una qualche ripicca per l’ennesimo rifiuto. Perlomeno, lo sperava con tutto il cuore.

«Effettivamente Kaito potrebbe essere un buon compromesso» lo scrittore si sistemò gli occhiali ignorando volutamente la buffa espressione corrucciata del figlio di Toichi «Tornando al vero fulcro del discorso, potrebbe essere rischioso attirarli ma non possiamo pensare di nasconderci per tutta la vita senza trovare una soluzione al problema. Al momento però ci basta tenerli buoni, la nostra spia ci ha detto che Rum vuole capire quanto realmente possa rappresentare un pericolo per l’organizzazione. Ammetto di essere lusingato per cotanta soggezione nei miei confronti, seppur contorta, ma preferirei essere visto come un semplice e innocuo scrittore»

«Bourbon» commentò svogliatamente il mago rigirandosi tra le dita una carta apparsa dal nulla, apparentemente concentrato su di essa «È lui la spia di cui sta parlando, no? Il ragazzo straniero che voleva catturare la bella signorina di cui ho assunto le sembianze sul treno»

Akai schiuse le palpebre scambiandosi un’occhiata con Yusaku, mentre scendevano le scale pochi minuti prima aveva avvertito lo scrittore della pericolosità di quella decisione. Condividere apertamente solo parte delle informazioni come inizialmente supposto non sarebbe bastato e lui non era ancora totalmente convinto del suo coinvolgimento. Per quanto non sembrasse un criminale il loro ospite lo restava insieme al suo bagaglio di dossier aperti e mai chiusi a suo carico, era una persona da non sottovalutare quando si trattava di questioni di privacy.

Dalla parte sbagliata poteva risultare incredibilmente pericoloso e già bastava la sua controparte femminile in quell’organizzazione malsana, non era necessaria una seconda figura.
«Credo di non seguirti mio giovane amico»

«Kudo-san è un pessimo bugiardo, le sue pupille si sono dilatate e non ha guardato verso di me ma all’altezza del mio busto» fermò la carta posizionata di taglio distogliendo lo sguardo dal cartoncino per fissarlo con estrema serietà sull’uomo mentre sua moglie usciva nuovamente dalla stanza «Ed io non sono stupido, crede non abbia fatto le mie indagini personali dopo l’incidente sul treno? Soprattutto, sarebbe stato carino avvertirmi che Amuro-san non fosse un vero fanatico di quel gruppo di pazzi. Non è stato molto piacevole incontrarlo davanti l’agenzia del detective Mouri dopo il nostro ravvicinato contatto esplosivo. Ero andato a restituire il cellulare a Shinichi e capirà la mia sorpresa quando l’ho visto salutare allegramente un probabile bombarolo che mi aveva quasi fatto saltare in aria. Potevano trovare un povero e finto postino deceduto per crepacuore…già stare nel raggio d’azione di suo figlio è un attentato alla vita, mai pensato di farlo esorcizzare? Porta leggermente sfortuna, ma sto divagando…il punto della questione è che se vuole il mio aiuto, deve essere più dettagliato»

«Quelle che vuoi sono informazioni importanti, alcune strettamente confidenziali, ed io non avevo intenzione di schierarti nuovamente in prima linea, l’aiuto che ti chiedevo era per un dietro le quinte dove… -»

«Capisco, il suo amico non si fida del sottoscritto» lo interruppe pensieroso picchiettando la carta sulle labbra mentre l’altra mano faceva ruotare un mazzo di carte, l’attenzione tutta rivolta al chiamato in causa «Deduco che non sia un coinquilino qualunque se è così restio a confidarsi dopo aver chiesto il mio aiuto e aver elargito tante belle parole sulla fiducia nei miei riguardi»

La carta si fermò sulla bocca ovattando il suono delle successive parole, la nota insolente e alquanto minacciosa ben poco celata nel monologo serioso.

«Sappia che la comprendo ma al contempo se non me lo dirà, cercherò le risposte che voglio da solo…» fermò la sua frase per permettere alla donna rientrata di sedersi ed avere nuovamente il faccia a faccia con l’uomo misterioso, il mazzo nell’altra mano roteò un’ultima volta fra le agili dita «Ed il mio non è un ultimatum, solo una specificazione. Ho accettato di aiutarvi e andrebbe contro il mio onore rimangiarmi la parola»

«Inizio a pensare che Yusaku-san abbia ragione sul cambio di carriera, parli proprio come un detective» rispose sarcastico l’interessato scuotendo leggermente la testa, un implicito via libera per lo scrittore a continuare liberamente l’esposizione dei fatti.

Anche se, Yusaku trovava veramente difficile mantenere la serietà davanti al ragazzo improvvisamente borbottante con le guance gonfie per l’irritazione e le braccia incrociate per marcare tutto il suo disappunto a quell’osservazione.

Molto simile ad uno Shinichi dodicenne.

«Comunque, Kaito, dato il ruolo di Bourbon nell’organizzazione puoi immaginare che la sua posizione sia alquanto precaria. Ha raggiunto un ruolo abbastanza di spicco all’interno della cerchia, tanto che Rum ha iniziato a chiedergli di reperire informazioni su Shinichi dopo il piccolo incidente a Kyoto di cui avrai sicuramente sentito parlare. La sua partecipazione a quel caso sui social è stata molto discussa prima che potessimo fermare la fonte» Yusaku prese una piccola pausa per assicurarsi di essere ascoltato prima di proseguire «Lui non è entrato nei dettagli ma è molto vicino ad un altro membro, Vermouth, la preferita del boss di questa organizzazione. Una donna molto agguerrita ed astuta a cui sembrerebbe sia stato chiesto di tenermi d’occhio, per questo motivo ho chiesto il tuo aiuto. Lei è molto abile nell’assumere identità altrui, è in grado di travestirsi in maniera impeccabile da chiunque ella desideri, potremo dire che tra voi c’è una certa affinità di stile. Ho pensato che saresti stato la persona più adeguata a scovare un probabile camuffamento»

Il sopracciglio di Kaito scattò leggermente verso l’alto, c’era stata un’inclinazione insolita sulle parole finali ma non era riuscito a coglierla perfettamente. Il ragionamento filava, ovviamente il padre di Shinichi voleva combattere il fuoco con il fuoco, eppure, aveva l’impressione di essersi perso qualcosa nel mezzo, un dettaglio chiarificatore.

«Capisco, lei presume tenterà di tenervi d’occhio dopo l’intervista di stasera e mi sta chiedendo di essere il più discreto possibile nelle mie prossime viste, esatto?»

«Esattamente, come c’era da aspettarselo, hai capito al volo»

Le labbra del ragazzo si curvarono all’insù mentre restava concentrato sul basso tavolino.

Yusaku sospirò profondamente prima di riprendere, non spettava a lui dirgli chi fosse stato l’insegnante delle straordinarie abilità della donna. In un confronto diretto l’avrebbe capito da solo e sperava che tale situazione fosse il più lontana possibile, Toichi non poteva immaginare che le sue doti sarebbero state utilizzate per scopi poco ortodossi.

Il deceduto mago poteva solo consolarsi nel sapere che le sue doti migliori erano invece cadute in buone mani.

«Ho la sensazione che dopo gli eventi accaduti sul Mistery Train lei abbia capito di essere stata ingannata da noi ed ho il sospetto che abbia intuito che sia stato tu l’attore misterioso. Lei è una donna indecifrabile ma non penso verrà a cercarti, è persino a conoscenza del rimpicciolimento di mio figlio, eppure, continua a non farne parola con i suoi compagni…perde la testa per qualche assurdo motivo soltanto quando si tratta della signorina che hai impersonato»

«Mi sta dicendo che odia a morte la bambina della porta accanto?» ribatté distrattamente Kaito non curandosi del penetrante sguardo smeraldo puntato su di sé, troppo preso dallo studio del piatto ricolmo di biscotti glassati al cioccolato portati dalla donna «Sì Subaru-san, solo un cieco non si renderebbe conto della somiglianza, soprattutto se a suggeriti le risposte da rifilare a un pazzo armato è proprio la voce della suddetta bambina… Fujimine-san, posso?»

Yukiko batté le palpebre incapiente, era stata così presa a studiare il giovane mago da intuire con ritardo l’oggetto della richiesta pronunciata in modo così infantile. L’indice dello pseudo liceale era puntato contro le leccornie intoccate sul tavolino in trepidante attesa.

«Oh, certo Kai-chan! Prendi tutti quelli che vuoi, li ho portati per questo!» la donna protese il piattino verso di lui beandosi del sorriso raggiante a trentadue denti «Li ho preparati questa mattina come regalo per Shin-chan ma non li ha voluti, ormai mangia solo quello che cucina la sua mogliettina»

«Shinichi non capisce nulla, sono buonissimi!»

Akai preferì continuare a restare in silenzio nel suo angolo del divano per studiare al meglio il loro strambo ospite, era stato sorprendente il modo in cui si era integrato con i coniugi. Buona parte del merito andava sicuramente all’estetica del travestimento innocuo ma sarebbe stato uno sciocco a fermarsi all’apparenza, c’era stato qualcosa nel suo modo di fare che aveva spinto persino lui ad abbandonare la precedente reticenza.

Quell’individuo non poteva avere più di venti anni, si rifiutava categoricamente di crederlo.

Le parole di Yusaku le udì di sfuggita, conosceva orma a memoria i dettagli del losco gruppo di Renya Karasuma e aveva ritenuto senz’altro più interessante studiare i movimenti del liceale. Al primo biscotto ne era seguito un secondo, poi un terzo, fino ad arrivare al piatto misteriosamente scomparso dal tavolo e adagiato sulle gambe incrociate scompostamente sulla poltrona, con tanto di mani guantate imbrattate di cioccolato.

La sua non era stata mera recitazione, alla menzione del prodigioso farmaco in grado di far ringiovanire e alle ricerche ad esso collegate c’era stato uno scatto involontario nelle spalle. Una tensione fino a quel momento inesistente, dissipata nell’esatto istante in cui si era reso conto di essere osservato, quasi come se celare ogni emozione e reazione fosse più importante della fuoriuscita di informazioni sulla sua vera età.

Il racconto esaustivo giunse al termine quando non restò più una singola briciola di biscotti e goccia di tè.

Kaito dopo essersi scrollato di dosso le briciole restò in silenzio ad elaborare la quantità industriale di dettagli ricevuti, sentendo la sua testa pronta ad esplodere, era proprio vero che la realtà alle volte superava la fantasia.

Alcune informazioni erano state senz’altro omesse, ad esempio l’uomo lì con loro mai menzionato oppure nessuna definita specificazione per il “gruppo di servizi segreti” che avrebbe potuto essere una qualunque agenzia di spionaggio, ma andava bene così.

Tutta la storia era talmente assurda da sembrare la trama di un film fantascientifico, persino lui mesi prima quando aveva scoperto l’identità di Shinichi aveva dovuto darsi un pizzicotto per assicurarsi di non star sognando e la restante parte appena appresa non risultava più di certo più realistica.

Avrebbe riso se fosse stato da solo, dare la caccia ad un gioiello che avrebbe potuto garantire la vita eterna non era di certo sinonimo di persona mentalmente più sana e con i piedi per terra, ma erano state proprio quelle somiglianze col gruppo che gli dava la caccia a mandarlo fuori di testa e a spingerlo ad accettare per buona ogni singola parola.

«Yusaku-san, vorrei farle un’ultima domanda» chiese stancamente ad un tratto sciogliendo le gambe imprigionate nella stessa posizione per ore, la testa adagiata sullo schienale e gli occhi rivolti al soffitto «È davvero sicuro che i membri di quest’organizzazione utilizzino solo nomi in codice di alcolici?»

«Sì, ne sono assolutamente certo»

A rispondere fu una voce sconosciuta, profonda e mascolina con un velatissimo accento straniero.

Kaito rizzò di scatto la testa avvertendo ogni singolo muscolo teso e in allerta, catturando immediatamente nel campo visivo l’uomo dai capelli rosati con le dita ancora premute su un pulsante del modulatore vocale ora pienamente visibile.

«Shu-chan…perché lo hai disattivato?»

«Come ha detto suo marito sul terrazzo, è inutile provare ad ingannarlo. Le informazioni mancanti sarebbe capace di cercarle da solo e una mina vagante non ci serve al momento» commentò atono accennando un leggero cenno verso lo scrittore «La ringrazio per aver mantenuto il segreto omettendomi dal racconto ma sono convinto che il nostro nuovo amico non dirà nulla in giro»

Yusaku si limitò a sorridere onnisciente, quasi tale reazione rientrasse perfettamente all’interno dei suoi piani.

Shu-chan?

Kaito per la prima volta si rese conto di non aver prestato attenzione a quel piccolissimo dettaglio, di non aver riflettuto con sufficiente attenzione sul nome usato da Yukiko per rivolgersi all’uomo.

Nemmeno per una volta l’aveva chiamato Subaru.

«Quindi è questa la sua vera voce…» la testa dondolò incuriosita di lato non aspettandosi minimamente quella rivelazione, aggiungendo in un misto di incertezza e sarcasmo «…Shu-chan?»

«Per te Akai Shūichi, FBI»

Kaito sgranò gli occhi incurante del poker face in frantumi.

Una leggera risatina incolore gli sfuggì dalle labbra quando ricadde di peso contro lo schienale ritirandosi le gambe al petto, una mano premuta sul volto per darsi mentalmente dell’idiota. Ora aveva capito chi fossero gli infallibili tecnici utilizzati per il suo cellulare, a quale misteriosa agenzia alludesse il padre di Shinichi e perché quell’uomo gli avesse provocato la pelle d’oca.

«Mh? Non credevo di farti ridere con tale rivelazione»

«FBI…» scosse la testa allontanando la mano in un commento rivoltò più a sé stesso che ai presenti «Cavoli, mi son fatto incastrare per bene»

«Suvvia non essere così triste, credevo ti piacesse giocare a guardia e ladri»

«Certamente, quando conosco chi mi sta difronte e non ottengo tali belle sorprese» ribatté imbronciato con l’accusa malcelata verso la vera fonte dell’inganno «Neh, Kudo-san, esattamente cosa aspettava per dirmi che avrei collaborato con gli sbirri?»

«Oh, non te l’ho detto? Accidenti che sbadato!» esclamò fintamente sorpreso l’uomo lisciandosi i baffetti e ricevendo un’occhiataccia imbronciata in cambio «Devo averlo solo pensato sul terrazzo, che enorme errore! Scusami sarà l’età che avanza, inizio a sentire anche io il peso dello scorrere del tempo»

«Ma se non ha nemmeno quarant’anni!»

«Oh giusto, tu avrai sicuramente indagato su di noi»

Yusaku annuì condiscendente incrociando le braccia al petto ed unendosi al divertimento degli altri due, il grande ladro così spontaneo era uno spettacolo raro da poter ammirare durante i suoi consueti show. Difficilmente avrebbero dimenticato quella serata, probabilmente sarebbe rimasta indimenticabile anche per il mago stesso quando si sarebbe finalmente accorto di star parlando come un ragazzino.

Senz’altro però gli doveva i suoi complimenti, aveva mantenuto salda la voce di Shinichi.

«Kudo-san non dovrebbe dirlo con così tanta leggerezza…è stalking»

«Oh, santo cielo! Kai-chan tu consoci la mia vera età?!»

«Yukiko non essere così scioccata, ti ha comunque fatto i complimenti prima»

«Kudo-san questo non è corretto!» balzato in piedi Kaito si era posizionato davanti l’uomo puntandogli il dito contro, ignorando tutte le altre affermazioni «Non ha menzionato i servizi segreti quando mi ha proposto l’accordo!»

«Hai ragione Kaito, ma tu avevi già accettato prima che potessi dire i dettagli non ricordi?» la risposta giunse blanda, seguita da un’aggiunta pacata che racchiudeva un’implicita sfida «In più, non sei stato tu a dire: “Ho accettato di aiutarvi e andrebbe contro il mio onore rimangiarmi la parola”?»

Kaito morse frustrato l’interno guancia incapace di controbattere, si era infilato in quel guaio con le sue stesse mani. Gli occhi e le labbra ridotti a una linea sottile gli vennero restituiti dal riflesso sugli occhiali come silenzioso ammonimento a riacquistare alla svelta il contegno perduto.

«Ovviamente» rispose a denti stretti lasciandosi sfuggire uno sbuffo scocciato «Non mi tirerò indietro, provvederò a sorvegliare l’abitazione e a fare le ricerche che mi ha chiesto»

«Ti ringrazio»

Kaito infilò le mani in tasca sospirando sconfitto, il sorriso riconoscente dei due coniugi era riuscito a cancellare tutta la sua irritazione. Lo stavano sfruttando davvero bene il suo tallone d’Achille, sperava solo di non ricevere una freccia a tradimento quando il suo compito sarebbe finito.

«Passerò a riferire i miei aggiornamenti in serata» diede le spalle allo scrittore sventolando una mano a mezz’aria in segno di saluto, bloccandosi accanto all’agente segreto alla chiamata di Yusaku «Non si preoccupi Kudo-san, sarò invisibile nelle mie entrate se è quella la sua preoccupazione, sarò come un fantasma. Purtroppo ora devo proprio andar via, sono già le cinque del mattino»

«Improvvisamente vai di fretta Kaitō Kid?»

Kaito lo guardò con la coda dell’occhio Subaru scaricando il peso da un piede all’altro illuminandosi di un sorrisetto dispettoso, volente o nolente prendere in giro le forze dell’ordine era il suo passatempo preferito, proprio non riusciva a contenersi.

«Certamente!» urlò allegro roteando sul tallone in una piroetta appariscente, aggiungendo l’occhiolino spudorato alla vocina canzonatoria «Lo ha dimenticato? Tra poche ore Shinichi Kudo deve andare a scuola, anche se per poco deve dormire!»

Balzò preventivamente all’indietro frapponendo una certa distanza dalla sua vittima, la risata giocosa esplosa tra le pareti della sala dinanzi alla bocca spalancata senza alcuna possibilità di contenimento. Aveva capito ormai che Akai non era l’esatta persona incline agli scherzi ma il suo appagamento era stato ugualmente inquantificabile dinanzi all’espressione scioccata.

Tra una risata e l’altra salutò per la seconda volta sollevando l’ingombrante cappuccio della felpa che lasciava a malapena visibili alcuni tratti del viso, evitando accuratamente di fermarsi e voltarsi al suo nome pronunciato nuovamente da Yusaku. L’espressione seriosa intravista nel suo girotondo sul posto aveva anticipato ampiamente le parole mormorate dall’uomo che giunsero ugualmente alle sue spalle.

«Kaito, per favore cerca di non farti ammazzare»

Kaito sorrise sapiente celato all’ombra della stoffa, un pugno alzato verso l’alto come unica risposta.

 

Akai restò poggiato allo stipite finché il ladro non richiuse dietro di sé la porta d’ingresso in fondo al corridoio oscuro. Al tonfo del telaio salutò i due coniugi imboccando le scale del piano superiore riflettendo per l’ennesima volta sulle stranezze di quell’individuo.

Il barlume di soggezione che aveva voluto incutergli rivelando la sua identità era durato poco, anzi, non c’era proprio stato. Il ladro si era mostrato una continua sorpresa, aveva superato la faccenda non mostrando più che un fastidio legittimo per opposizione di ranghi finendo persino a scherzare con lui, a passargli accanto senza il minimo timore di un colpo basso.

Il ragazzino si era fidato troppo.

 

Yusaku ripose tutte le tazzine sul vassoio non sorprendendosi all’assenza di una di esse, il giovane mago aveva accuratamente eliminato ogni traccia del suo passaggio, degno erede del suo più grande rivale.

Sollevò il vassoio scrutando curioso sua moglie ancora seduta sul divano con il volto rivolto verso la porta, in bella mostra una serietà che non le apparteneva.

«Yukiko cosa c’è che non va?»

Il ticchettio delle lancette riempì il silenzio rendendolo opprimente.

La donna si morse il labbro inferiore lasciando trasparire il suo tormento, i capelli scossi nell’aria per scacciare quello che sembrava un pensiero irrazionale. Yusaku le prese la mano scontrandosi con due occhi blu tormentati iniziando a preoccuparsi seriamente per quell’insolito atteggiamento, preoccupazione che non venne meno nemmeno quando ella si decise a parlare.

«Da quanto non chiamiamo Chikage-chan

«Uhm, come mai questa domanda? Saranno passati più di otto anni ormai»

«Così tanto?… allora sono già passati otto anni dal funerale di Toichi»

Yusaku incurvò la bocca in un triste sorriso, effettivamente non avevano avuto il miglior tatto del mondo non chiamando più la donna dopo la sua tragica perdita e se sua moglie era tornata con i ricordi a quei tempi passati proprio quella sera, non era sicuramente casuale.

«Perché ci stai pensando ora?»

«Le carte…il mondo in cui lui prima le ha mescolate distrattamente» le dita femmine si strinsero intorno all’apertura della vestaglia, la voce tremolante trasfigurata in una più stabile solo al secondo tentativo «Lo so che ti sembrerà sciocco ma mi ha ricordato Toichi…aveva lo stesso vizio. Anche lui le mescolava in quel modo quando era sovrappensiero»

«È un mago cara, sarà una qualche loro implicita tecnica»

Yukiko sembrò voler aggiungere qualcosa ma richiuse la bocca un secondo dopo sorridendo assenziente, premurandosi fin troppo repentinamente di riportare le stoviglie in cucina.

Dimenticandosi di quanto suo marito sapesse riconoscere bene i suoi sorrisi d’attrice da quelli autentici.

 

 

 

 

Note finali

Bentrovati intrepidi lettori! ^^

Lo so, sono pessima nei miei aggiornamenti sporadici ma piano piano (molto piano) prima o poi porto a termine quello che comincio.

La colpa è dell’università, prendetevela con lei >.<

La storia prosegue, siamo ancora all’inizio del capitolo 1058, ma è quello che lascia più margine d’azione per raccontare i retroscena a cui la mia mente malata ha pensato. Ho tagliato il capitolo per poter aggiornare e non farvi aspettare altri secoli, di conseguenza la storia arriverà presumibilmente ad un massimo di quattro capitoli.

Nel prossimo capitolo infatti entreremo nel vivo delle disavventure a cui Kaito ha deciso di prendere parte, con l’apparizione di alcuni ospiti speciali che nei capitoli veri e propri Gōshō ha dimenticato (eh, l’amnesia).
Spero di aver solleticato almeno un minimo la vostra curiosità, perché non modificherò quanto accaduto nei capitoli del manga ma come accennato ci girerò soltanto intorno >.>

 

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito la storia, chi l’ha inserita tra le preferite/ricordate/seguite e al silenzioso lettore che nell’ombra le ha dato una chance.

 

Vi ricordo che sono sempre felice un vostro parere

Un bacio

 

Aky

 

 

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Gōshō Aoyama, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

   
 
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