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Autore: Il corsaro nero    17/11/2020    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 35: Ritorno a casa

 

“Bene, questa è casa mia… vero che è meravigliosa?” domandò, con tono sognante e ammirato, Ismelda Murk, mentre accendeva la luce nella sua piccola villa.

In diplomatico silenzio, il gruppo si limitò a darsi un’occhiata.

Se proprio dovevano essere sinceri, quella casa più che meravigliosa era spaventosa.

Invece della luce elettrica, c’erano solo delle candele rosse e l’abitazione era decorata con teschi, barattoli con dentro delle strane forme indefinite che nessuno voleva sapere cosa fossero di preciso, strani simboli sulle pareti, divani in pelle nere e vecchi volumi in pelle nera.

“Trova questo posto… meraviglioso?” domandò sottovoce, incredulo, Teddy.

Lui avrebbe usato molte definizioni per quel posto, ma di certo non meraviglioso.

“La bellezza è una cosa relativa. Per ognuno di noi, ha molte sfaccettature.” Fece notare Athena, mentre osservava i titoli sui dorsi dei libri, e Gal annuì: “In effetti, questo posto non è malaccio… anzi, io lo trovo molto carino.”

Per tutta risposta, Teddy gli diede un’occhiata sorpresa.

A lui quel posto non piaceva per niente… ma, dopotutto, i gusti erano gusti…

Nel frattempo, con un rapido movimento della bacchetta, Ismelda fece levitare dalla credenza cinque tazze, le quali vennero riempite da del tè fumante.

Mentre aspettava che il tè si raffreddasse, Teddy si guardò intorno, incuriosito, finché non notò delle fotografie in movimento sul caminetto.

La maggior parte di esse, raffigurava due coniugi piuttosto anziani e una ragazza leggermente più grande della Murk.

“Quelli sono i miei genitori e mia sorella maggiore.” Lo avvisò Ismelda, bevendo dalla sua tazza, e Teddy ammise: “In effetti, mi sembrava che ti assomigliava un po’…”

“Solo fisicamente. Caratterialmente, è tutto il mio opposto. Ti dico solo che era a Grifondoro, mentre io a Serpeverde.”

“Cosa?!” s’intromise, incredulo, Gal “Ma tutti i fratelli non finiscono nella stessa Casa?”

“Generalmente succede così, sciocco…” gli rivelò, seccata, Delphini, bevendo dalla sua tazza “Ma ci sono molti casi in cui i fratelli vengono smistati in Case diverse… i due cugini di mia madre, per esempio, vennero smistati a Grifondoro e a Serpeverde. In effetti, credo che sia più comune di quanto si creda…”

“Credo che tu abbia ragione, Delphini… i due figli del mio padrino, Jamie e Al, sono completamente diversi, caratterialmente. Jamie è un vero casinista, amante del brivido, degli amici e degli scherzi, mentre Al è molto più timido e pacato, oltre che essere un gran amante dello studio e dei libri… guarda, non mi meraviglierebbe se venissero smistati in due Case diverse…” aggiunse Teddy, mentre il rosso col casco dichiarava: “Beh, tutta la mia famiglia è stata a Grifondoro…”

“Gal, ti ricordo che il tuo è un caso leggermente a parte…” gli fece notare, esasperata, la ragazzina coi capelli d’argento.

Mentre continuava a fissare le foto, Teddy notò l’immagine di un giovane coi capelli marroni, gli occhi verdi e un grande sorriso.

“Chi è il tipo in questa foto?” domandò, incuriosito, il Tassorosso ed Ismelda, con una strana voce sognante, rivelò: “Lui è Barnaby Lee, l’uomo più bello, dolce, gentile e simpatico del mondo…”

Delphini inarcò un sopracciglio.

Si vedeva lontano un miglio che quella tipa era cotta di quel Lee… a lei sembrava solo un babbeo, a giudicare dall’espressione facciale.

Non riusciva proprio a capire cosa ci trovasse la Murk in un tipo del genere… certo che l’amore rendeva proprio stupidi… fortunatamente, era vaccinata contro queste scemenze…

Nel frattempo, Victoire guardava l’acquazzone dalla finestra della casa, sbuffando: “Come odio la pioggia… fa un rumore così insopportabile…”

“La solita e scontata risposta da ragazzina superficiale… il suono della pioggia battente è così fresco e rilassante… io lo trovo stupendo. A mio parere, una vera poesia dovrebbe produrre un suono simile, invece la maggior parte di esse sono prodotte da uomini sciocchi e superficiali che vogliono solo la grana e la fama… e si nota perfettamente nelle loro opere, dato che la musicalità è a dir poco tremenda. Un testo è bello solo se è accompagnata da musica che lo renda ancora più meravigliosa, ma la gente è così imbevuta di sottocultura che si fa andar bene quei ridicoli prodotti di consumo… che vergogna…” sbuffò Delphini, sgranocchiando con aria pensierosa il biscotto al cioccolato che aveva in mano.

“Non li mangi senza inzupparli?” domandò Teddy e, prontamente, la ragazzina rispose, non degnandolo di uno sguardo e continuando a mangiare: “No. I biscotti inzuppati non mi piacciano molto… inoltre, se, a causa del calore, essi dovessero staccarsi e mettersi a galleggiare nella tazza mi farebbero di uno schifo…”

Per tutta risposta, Teddy si voltò verso Victoire, la quale stava, contemporaneamente, inzuppando il suo biscotto nella tazza.

Facendo un grande sospiro. Teddy tornò a mescolare col suo cucchiaio la sua tazza.

Nel frattempo, Athena prese un libro dalla libreria e si mise a leggerlo con molta attenzione.

“Cosa leggi?” le domandò Victorie, avvicinandosi per guardare meglio, e la Corvonero, con un grande sorriso, dichiarò: “Un libro sulle varie scuole di magia del mondo! Sembra così interessante…”

“Se t’interessa, te lo regalo. L’ho preso perché faceva parte di un’offerta speciale al Ghirigoro… volevo prendere un libro sulle torture magiche alternative alla Maledizione Cruciatus e mi avrebbero fatto lo scontro se ne prendevo un altro, così ho preso il primo che mi è capitato in mano, ma non l’ho mai letto. Quel genere non è proprio il mio tipo… anzi, se me lo levi di torno mi fai un gran favore.” dichiarò Ismelda, mentre si accendeva una sigaretta.

Sentendo ciò, Athena la guardò, con aria speranzosa, e domandò, con un grande sorriso: “Posso sul serio averlo? Ne è proprio sicura? Al 100%?”

“Sì, ragazzina. Te lo puoi prendere.”

“L’avverto che ho un rapporto molto stretto e personale coi libri… se qualcuno mi regala un libro, non sono tanto propensa a lasciarlo…”

“Ma se non fai altro che seccarmi, dicendomi che pur di farmi leggere un determinato libro, me lo presti.” S’intromise Gal e la ragazzina con gli occhiali, guardandolo in malo modo, ribatté: “Hai detto bene, te li presto. Pertanto, li rivoglio anche indietro il prima possibile. E credimi, posso diventare parecchio insopportabile, se non lo riottengo il prima possibile…”

“Una ragione in più, per non prendere in prestito dei libri da te… anche, perché, sono ritardatario cronico, per quanto riguarda il restituire i libri alle pubbliche… ho preso più multe io per un ritardo di consegna di tutti i ragazzini di York messi insieme!”

Mentre i due parlavano, Oliver, il quale, per tutta la durata della conversazione, se n’era stato immobile e nervoso, in quanto il singolare arredamento lo metteva parecchio in soggezione, notò dall’altra parte della finestra, un gufo reale che la stava picchiando col becco, come se volesse attirare l’attenzione degli abitanti.

“Ehi, c’è un gufo.” Lo fece, immediatamente, notare il ragazzino ed Ismelda, dopo aver aperto la finestra, fece entrare il volatile in casa.

Mentre il gufo arruffava le penne per liberarsi dall’acqua, la donna prese la lettera che aveva attaccata alla zampa e si mise a leggerla.

“Di cosa parla?” domandò, incuriosito, Gal e Oliver, prontamente, lo sgridò: “Gal, non è educato impicciarsi della posta altrui!”

“Ah, non è niente di che… solo un tizio che vuole un appuntamento per un consulto su una maledizione…” rivelò Ismelda, mettendosi la lettera in tasca, e Athena, sorpresa, domandò: “Dà consulti sulle maledizioni?”

“Eh già… dato che sono un’esperta in materia, molta gente mi scrive per parlare di maledizioni che li hanno colpiti e come liberarsene… di solito, non è niente di che, ma questo caso è parecchio tosto…”

“Perché? Di cosa si tratta?” chiese, di nuovo, Gal, venendo di nuovo redarguito da Oliver: “Gal, sono cose personali!”

“Beh, secondo la lettera, la moglie del mittente è vittima di una maledizione del sangue che la sta rendendo sempre più debole e fragile.” Rispose, con la massima neutralità, Ismelda e tutti, tranne Gal, rimasero di stucco.

“Una… una maledizione del sangue?!” ripeté, incredulo, Teddy, mentre Delphini commentava con un semplice: “Cavolo…”

“Non capisco… cos’ha di così terribile la maledizione del sangue?” domandò, con aria confusa, Gal, prima di venir, di nuovo, affrontato da Delphini: “Ma è possibile che tu non sai mai niente?!”

“Che ci vuoi fare, non mi piace studiare!”

“Ah, ti assicuro che si vede! Eccome!”

“Insomma, qualcuno può spiegarmi cos’è una maledizione del sangue, senza andarmi addosso, grazie?”

Facendo un sospiro, Athena spiegò: “La maledizione del sangue è la maledizione più potente e più atroce del mondo magico. Come per quelle più comuni, una persona viene maledetta, ma essa non riguarda solo quello sventurato. Infatti, la maledizione viene estesa a tutta la famiglia e ai suoi eredi. Un suo discendente, anche distante parecchie generazioni, viene colpito ed è destinato a morire oppure a trasformarsi in un animale o in una pianta per sempre.”

“Cosa?! Ma è orribile!” esclamò, allibito, Gal, mentre Oliver annuiva, disgustato: “Sì, già è sbagliato maledire qualcuno, ma coinvolgere anche una persona che non centra nulla con quella storia, lo trovo disgustoso e vigliacco! Gli autori delle maledizioni del sangue dovrebbero essere mandati ad Azkaban! Per me, quella roba è allo stesso livello delle maledizioni senza perdono!”

“Forse, un giorno anche lanciare una maledizione del sangue sarà considerato un reato da farti guadagnare un biglietto di sola andata per Azkaban…” commentò Delphini, accarezzando la testa di Asmodeus “Se devo essere sincera, le maledizioni del sangue mi ricordano leggermente le malattie genetiche babbane… anche loro rimangono nei geni di una persona per parecchie generazioni e non esiste una cura per entrambe… chissà, magari verrà trovata una cura per tutte e due…”

“Con la differenza che non si possono evitare le malattie genetiche, mentre le maledizioni del sangue sono un vero e proprio abominio, lanciate solo dalla crudeltà e dal risentimento delle persone! Colpire persone innocenti e che tu neanche conosci, solo per far regnare la paura di essere lo sfortunato che è stato colpito e il dolore di una famiglia per un avversario insidioso che non si può sconfiggere… chi le lancia è addirittura peggio di Tu-sai-chi e dei suoi Mangiamorte! Da quanto mi risulta, lui non le ha mai lanciate, anche se era quello che era!” si scaldò Oliver, facendo sgranare gli occhi di Gal, Teddy, Athena e Victorie, mentre Delphini inarcava, sorpresa, un sopracciglio.

“Non mi aspettavo che il tuo amico, s’infiammasse così tanto… per tutto questo tempo mi è sembrato così mite e tranquillo…” sussurrò, sorpresa, la bionda a Teddy, il quale affermò: “Oliver è il ragazzo più gentile e calmo del mondo… ma anche lui si arrabbia parecchio quando vengono toccati certi argomenti… a quanto pare, la faccenda delle maledizioni del sangue è una di quelli…”

 

L’aria notturna era fresca, ma, allo stesso tempo, fresca e pulita, grazie al temporale che c’era stato qualche ora prima.

La ragazzina coi capelli d’argento con in bocca un lecca-lecca se ne stava seduta su una vecchia sedia sotto alla malmessa tettoia dalla fatiscente abitazione, guardando le stelle che brillavano nel cielo.

“Bella serata, eh?” domandò una voce maschile di fianco a sé e, senza nemmeno voltare lo sguardo, la giovane borbottò: “Che ci vuoi fare, Teddy, una lavata fa bene a tutti, anche al cielo.”

“Già, in effetti, sembra più luminoso…”

“Pensi che Ismelda Murk sospetti qualcosa?”

“Non credo… a me, è sembrata più una a cui importava solo morte, sangue e maledizioni… comunque, domani io e gli altri ce ne torniamo alla Tana.”

“Già, almeno non devo rischiare che quel cretino di Gal si faccia scoprire come un babbeo, generato un casino dietro l’altro…”

“Quindi, tu resti qui?”

“Sì.”

“Non temi di essere scoperta da Ismelda Murk?”

“Non sono scema come Gal. So come nascondermi ed evitare la gente, anche perché ne sono abituata…”

“Lo so… l’anno scorso, cercavi sempre di evitarci… ma dopo quella vicenda dei banditi, mi sembra che tu sia diventata un pochino più… aperta, nei nostri confronti.”

“Bah, io mi sento esattamente come al solito… io sto molto meglio da sola che in compagnia…”

“Non lo metto in dubbio. Tu sei un tipo molto più introverso, che ama tenere i suoi tormenti dentro di sé, per apparire forte davanti al mondo.”

“Ehi… io non sono debole, mettiamolo in chiaro, se non vuoi ritrovarti un bel bernoccolo da Guinness dei primati!”

“Sì, certo, scusa! Dicevo tanto per dire!”

I due giovani rimasero un attimo a fissare le stelle, finché, ad un tratto, Delphini non domandò, con noncuranza: “Com’è?”

“Cosa?”

“Vivere con tua nonna, il tuo padrino e tutta la sua famiglia… è bello?”

“Certamente! Anzi, è la miglior fortuna che mi potesse capitare! E non perché sono famosi, ma perché sono sempre gentili, mi ascoltano, mi danno tutti lezioni importanti e cercano di aiutarmi in tutti i modi possibili. Certo, non possono sostituire i miei genitori, ma almeno riescono a non farmi sentire il dolore che provo per il fatto che mi manchino… e ciò mi rende felice.”

“Dev’essere bello essere circondato da persone che ti vogliono bene… avere una famiglia…”

La ragazzina non si era accorta che, mentre diceva quelle parole, la sua espressione facciale era cambiata, assumendo una sfumatura molto triste e depressa.

Teddy, notandola, le domandò: “Beh, anche tu hai molte persone che ti vogliono bene…”

“Per niente! Fin da quando ero piccola, gli altri mocciosi mi evitavano perché mi consideravano stramba e pericolosa… ti dico solo che quando avevo nove anni, un ragazzino coi capelli neri mi ha rivolto la parola solo per dare tempo ai suoi compari di raggiungermi e darmi, come al solito, fastidio! Ma gli ho dato una lezione di quelle con la magia…”

“Non avresti dovuto farlo…”

“Hanno iniziato loro!”

“Comunque, sono certo che i tuoi genitori ti amassero molto, prima di morire…”

“NON PARLARMI DI LORO!!!!”

L’urlo di Delphini fu così potente che spaventò sia gli uccelli che Asmodeus, il quale era seduto sotto la panca a dormire, mentre il povero Teddy faceva una faccia spaventata ed incredula.

Non si aspettava assolutamente una simile reazione…

Anche la stessa Delphini sembrava sorpresa dalla sua stessa reazione, tanto che si scusò immediatamente: “Cavolo… scusa, non so cosa mi sia preso… è solo che non avevo un buon rapporto neanche con loro, prima che tirassero le cuoia…”

“Eh? Te lo ricordi ancora?”

“Io ricordo ogni cosa, da quando sono venuta al mondo, purtroppo…”

“Io, invece, non riesco a ricordarmi assolutamente nulla della mia infanzia… vorrei poter ricordare almeno qualcosa dei miei genitori…”

“Per me sarebbe stato molto meglio non ricordarli affatto…”

Teddy ascoltava con sorpresa quelle parole, mentre guardava, in silenzio, la coetanea che, con espressione triste, giocherellava col bastoncino del suo lecca-lecca.

Delphini era un’orfana della seconda guerra magica, proprio come lui, eppure… per qualche motivo, sembravano essere su due sponde diverse…

Ad un tratto, un tremendo sospetto gli venne in mente.

E se i loro genitori, durante la seconda guerra magica, fossero sul serio stati su due sponde diverse?

I suoi erano stati dalla parte del suo padrino, mentre quelli di Delphini da quella di Voldemort.

Questo avrebbe spiegato perché i genitori dell’amica non sembravano il ritratto dei genitori pazienti e amorevoli, tanto che la figlia stessa non voleva parlare di loro…

No, era impossibile!

L’amico di suo padre, Sirius Black, era sempre stato contro Voldemort e il fratello minore era morto pur di distruggere un suo Horcrux… e, da quel che gli risultava, nessun altro membro della famiglia Black era stato dalla sua parte.

Gal lo stava proprio influenzato… ormai, faceva congetture più assurde che altro…

“Perché, domani, non vieni con noi?” esclamò, all’improvviso e senza nemmeno rendersene bene conto, Teddy.

Per tutta risposta, Delphini si voltò a guardarlo, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.

Tuttavia, si riprese abbastanza rapidamente, borbottando: “No, grazie.”

“E perché?”

“Devo finire delle cose.”

“Ma cosa? Qui non c’è niente, a parte quella bella carogna di un serpente mummificato…”

“Sono affari miei. E, poi, hai pensato a cosa direbbe la signora Weasley se tornaste con me? Si chiederebbe perché diavolo sono venuta con voi, mentre avrei dovuto starmene in campeggio!”

“In effetti, c’è anche questo problema… ma si può risolvere! Le diciamo, che so… che c’è un’epidemia di Colera e vi hanno fatti tornare tutti a casa in anticipo…”

“L’ultima epidemia di colera in Europa è avvenuta durante la Grande Guerra babbana, guarda caso, tra i poveri soldati mezzi moribondi! Con tutte le malattie presenti, hai scelto proprio il Colera che è apparso l’ultima volta quasi un secolo fa?”

“I virus si evolvono, sai? L’ho studiato in scienze… il nostro sistema immunitario si evolve per sconfiggere il virus e, a sua volta, il virus si evolve per sconfiggere il nostro sistema immunitario.”

“Un’escamotage degna di un manga giapponese degli anni ’80… ci manca solo che questo mondo schifoso venga colpito da un’epidemia come il Colera e la Spagnola… già abbiamo mille casini, se poi ci si mette in mezzo anche la crisi sanitaria siamo praticamente fritti.”

“Spero proprio di no…”

“Comunque, grazie per il pensiero, ma preferisco restare qui.”

“Non sono della tua stessa opinione. Metti che ti succeda qualcosa, mentre sei qui, da sola… non me lo perdonerei mai!”

“Non complicarti la vita per quisquilie simili, Teddy… so cavarmela anche da sola. Ho imparato a contare solo su me stessa molti anni fa…”

“Non posso di certo rilassarmi, sapendo che tu sei qui, completamente da sola!”

“Stai cercando d’imitare il tuo padrino o i tuoi genitori?”

“No, ti direi tutto questo anche se fossi il figlio di due Mangiamorte!”

“Fossi in te, Lupin, non mi azzarderei a fare simili paragoni… tu non hai la più pallida idea di cosa significhi essere il figlio di due Mangiamorte…”

“Allora di due patetici maghi di basso livello! Quello che voglio dire è che ti dico queste cose non perché voglio imitare qualcuno d’importante e famoso, ma perché lo voglio io! Io mi preoccupo per te e voglio che tu stia al sicuro!”

Per tutta risposta, Delphini sgranò gli occhi e si tolse dalla bocca il lecca-lecca.

Per tutta la sua lunga e schifosa vita, nessuno le aveva mai detto quelle parole, neanche per sbaglio… sua madre non l’aveva mai amata come, tecnicamente, avrebbe dovuto… era stata fiera di lei, solo dopo che era venuta al mondo e Voldemort, dopo averla esaminata, le aveva fatto i complimenti, dicendole che era una bambina sana e, soprattutto, potente… e pensare che, all’inizio, aveva temuto che il suo signore si sarebbe arrabbiato per il fatto che avesse messo al mondo una femmina e non un maschio… come se a quello importasse qualcosa del sesso del bambino della sua sottoposta…

Per sua madre, l’unica cosa davvero importante era che il suo signore non fosse deluso o disgustato dal nascituro… probabilmente, l’avrebbe uccisa con le sue stesse mani, se non fosse stata all’altezza delle aspettative di Voldemort, solo per dimostrargli che per lui avrebbe fatto qualunque cosa…

E poi, come il cambio del vento, l’orgoglio che sua madre provava per lei era diventato gelosia e odio, quando Voldemort aveva iniziato a studiarla, liquidando seccatamente o, alla peggio, ignorando completamente sua madre… i suoi sguardi di puro odio verso di lei erano indimenticabili, proprio quando le urlava di stare zitta quando strillava per la fame, perché le stava facendo venire il mal di testa… se non fosse stato per il suo signore che era parecchio interessato a lei, l’avrebbe ammazzata, dato che la considerava una pericolosa rivale per la completa attenzione di Voldemort… beh, nelle versioni originali delle fiabe babbane più comuni le madri ammazzavano le proprie figlie per gelosia…

Ma da che bella famiglia disfunzionale veniva… non c’era da meravigliarsi che finiva sempre a parlare allo psichiatra della scuola elementare babbana durante la festa della mamma… ironicamente, la persona che più si era avvicinata alla figura materna della sua infanzia era Hokity, l’elfa domestica…

E adesso, uno che non aveva alcun legame con lei, le diceva che gli importava molto lei e la sua incolumità… per la prima volta da undici anni e nove mesi…

“Grazie…” fu tutto quello che riuscì a borbottare la ragazzina, sempre più confusa.

Una parte di lei voleva seguire Teddy e gli altri, mentre l’altra, dominata dall’orgoglio, voleva restare lì…

A chi doveva dare retta?

Al suo orgoglio o ai suoi sentimenti?

Quando odiava essere così indecisa…

Il suo tormento interiore, però, non sfuggì a Teddy.

Sentiva che l’amica stava per cedere, ma aveva ancora bisogno di una piccola spinta…

“Ti piacciono le biciclette?” buttò, quasi per caso, il ragazzino e Delphini ammise: “Non mi spiacciono tanto… quand’ero piccola, tutti i miei compagni avevano la bici, mentre io no, dato che la Rowle non aveva soldi per permettermi questi stupidi capricci infantili…”

“Il nonno di Victorie ha una vecchia bicicletta nel capanno… se gliela chiedi gentilmente, potrebbe anche regalartela…”

“Davvero?! Non stai scherzando?!”

“No… anzi, sono certo che sua moglie te ne sarà profondamente grata per avergliela portata via…”

“Va bene, vi raggiungerò col Nottetempo lunedì.”

“Come mai?”

“La nonna di Victorie s’insospettirebbe se mi vedesse venire con voi. Voi mi precederete e le direte che il campeggio finisce domenica e che mi avete convita a passare il resto dell’estate con voi, ma, per preparare i bagagli e salutare la mia tutrice, verrò lunedì.”

“Ah, hai già pensato a tutto… e in questa settimana, cosa combini?”

“Te l’ho già detto, Teddy… ho alcune piccole faccende urgenti da sbrigare, ma non preoccuparti… lunedì sarò alla Tana. Tu occupati soltanto di convincere il signor Weasley a darmi la bici.”

“Cerca di non ficcarti in qualche casino.”

“Ehi, guarda che io so il fatto mio…”

 

“Secondo te, verrà sul serio o ci ha solo preso in giro, come al solito?” domandò, incuriosito, Gal, mentre Teddy rispondeva: “Sembrava sul serio interessata alla bicicletta…”

“Forse le sue faccende l’hanno fatta ammazzare…” fece notare, nervosamente, Oliver, mentre il migliore amico faceva un sospiro d’esasperazione: “Guarda, non mi meraviglierebbe…”

Proprio in quel momento, un autobus apparve dal nulla e frenò di scatto proprio davanti a loro, facendo cadere per terra Oliver per lo spavento.

La porta si aprì e, subito, una ragazzina di dodici anni, coi capelli argentati e un grosso zaino scese da esso.

“Grazie.” Ringraziò la giovane e, subito, Stan la salutò: “Ciao, ragazzina. Se hai di nuovo bisogno di un passaggio a Londra, facci un fischio!”

“Me ne ricorderò…”

Una volta che la ragazzina fu scesa, l’autobus sfrecciò via, svanendo nel nulla.

“E anche questa è fatta…” commentò Delphini, mentre faceva uscire Asmodeus dallo zaino, facendo urlare Victorie: “Fa sparire subito quella bestiaccia!!!!!”

Per tutta risposta, Delphini le rifilò un’occhiataccia: “E piantala di strillare. Asmodeus non ti farà niente, basta solo che tu non gli dia fastidio…”

“Almeno mettigli una museruola!!!”

“Scordartelo, carina. Non mi ha mai creato alcun problema, inoltre, le museruole per serpenti costano un casino, sai?”

Victoire non disse niente, ma si limitò a guardare con profondo disgusto e paura il grosso serpente verde, il quale la fissava in completo silenzio.

La bionda ebbe un brivido di paura, quando Asmodeus tirò fuori la lingua biforcuta, sibilando.

Ma cosa ci trovava quell’amica di Teddy in quella schifosa bestiaccia?!

Non si accorse che Delphini aveva indurito lo sguardo, finché lei stessa non sibilò, furiosa: “Cos’ho trovato nella mia schifosa bestiaccia? Beh, in primo luogo, è fedele e anche parecchio intelligente! Seconda cosa: sa quando deve stare zitto ed evitare certi pensieri!”

“Ma… ma tu mi hai appena letto nel pensiero?!”

“Già, sono una Legilimens. Quindi, ragazzina, o inizi ad imparare Occlumanzia, proprio come sto facendo io, oppure ti consiglio di controllare i tuoi pensieri.”

“Tienimi lontano quel rettile, punto e basta!”

Infastidita, Victorie si voltò e si diresse verso la Tana, mentre Delphini faceva un sorrisetto di vittoria.

“Però, non capisco… Stan ha detto di averti trovata a Londra… cosa ci facevi lì?” domandò Gal, grattandosi la testa e Delphini, guardandolo seccata, rispose: “Come ho detto una settimana fa, dovevo sistemare alcuni affari prima di venire qui e alcuni di questi erano proprio lì.”

“E cosa riguardavano questi affari, se è lecito sapere?”

“Non è lecito sapere.”

“Capita l’antifona.”

Delphini fece un sospiro d’esasperazione.

Oltre alle ricerche su Gaunt e Riddle, era dovuta andare alla Gringott per prelevare una cospicua somma di denaro dalla stanza blindata di sua madre, in modo da non dover prendere i soldi con i suoi amici intorno.

Quella camera blindata era una delle più antiche, pertanto si trovava ai livelli più bassi della banca… ovviamente, si sarebbero tutti fatti delle domande sul fatto che avesse accesso ad una camera blindata del genere… se poi fosse saltato fuori che era quella di Bellatrix Lestrange, apriti cielo!

Nessuno doveva scoprirlo, neanche per sbaglio!

“Beh, allora, dov’è la mia bici?” domandò, sperando di spostare l’attenzione verso un argomento dove si trovava molto più a suo agio.

“Ce l’ha il signor Weasley, nel suo capanno.” Spiegò Teddy e la ragazzina, col suo solito fare arrogante e deciso, disse: “Ok. Sappi che se mi hai mentito ti disintegro.”

‘Ma come fa a dire cose del genere con così tanta calma? Quando fa così, mi fa più paura di quando sbraita…’ pensò, con una smorfia di paura, Teddy.

Certo che Delphini non si smentiva mai…

Prima che si allontanasse troppo da loro, Teddy la chiamò un’ultima volta: “Aspetta.”

“E adesso che altro c’è? Non dirmi che stai per ammettere che il nonno della tua fidanzatina non ha nessuna bicicletta.” Lo avvisò la ragazzina, fermandosi e voltandosi a guardarlo.

“No, no, la bicicletta ce l’ha eccome…” cominciò il giovane Tassorosso, mentre Victorie, con la faccia più rossa di un peperone, protestava: “Io non sono la sua fidanzata! O, almeno, non ancora… cioè, siamo come fratelli, quindi… oh, sta zitta, fanatica dei serpenti!”

Teddy, il quale non aveva sentito una sola parola di quello che aveva detto Victoire, continuò: “E solo che… prima di andare da lui, ti andrebbe di conoscere una persona?”

“Eh?” fece Delphini, lievemente sorpresa.

“Si tratta della nonna di Victorie. Quando le ho detto che saresti venuta, era parecchio contenta. Non vede l’ora di conoscerti.” Le raccontò Teddy e la ragazzina, borbottò, guardando da un’altra parte: “Ah, interessante…”

Se avesse scoperto chi era sua madre, non sarebbe stata di certo così ansiosa di conoscerla…

“Non preoccuparti, la signora Weasley è una signora molto gentile e che non giudica. E, comunque, l’ho già avvertita che hai un serpente come animale domestico.” Le disse l’amico, omettendo il fatto che, quando glielo aveva detto, la donna l’aveva guardato come se stesse scherzando, per poi domandargli: “Un serpente come animale domestico? Ma non è un po’ troppo pericoloso averlo e lasciarlo in giro, senza alcuna sorveglianza?”

Aveva dovuto inventarsi che Delphini proveniva da una famiglia di domatori di serpenti, per convincerla che sapeva il fatto suo… anche se, in effetti, gli sarebbe proprio piaciuto sapere come la sua amica fosse così sicura di avere il controllo totale di Asmodeus…

Prima che la Serpeverde ebbe il tempo di dire qualunque cosa, Teddy la prese per il polso e la condusse verso la tana, dicendole: “Andiamo, la signora Weasley muore dalla voglia di conoscerti. Sono certo che voi due andrete molto d’accordo.”

“Se lo dici tu…”

Non appena fu davanti alla porta, Teddy chiamò: “Signora Weasley, è arrivata.”

Immediatamente, la porta si aprì e apparve la nonna di Victoire, la quale, con un grande sorriso, corse dalla nuova arrivata e le disse: “Ciao, Delphini. Sono davvero molto contenta che tu sia venuta qui. Arrivi giusto in tempo per l’ora del tè.”

“Beh, c’era poco traffico…”

“Mi fa molto piacere. Dovrai condividere la stanza di Athena durante la tua permanenza, ma sono certa che andrete d’accordo. Se mi dai i tuoi bagagli, li porto in camera.”

“Oh, ecco… non si disturbi…”

“Macché disturbo, cara! Hai fatto un viaggio molto lungo da qui fino a Londra completamente da sola per di più e, di certo, sarai stanca morta… va pure in cucina a servirti. Fa attenzione perché i biscotti scottano un po’…”

“Certo…”

Anche se cercava di sempre normale, non poteva fare a meno di emozionarsi al fatto che la signora Weasley la stesse trattando come una della famiglia… ma quanto sarebbe durato?

Di certo, finché non avrebbero scoperto la verità… e la cosa che più temeva era che lo si scoprisse…

   
 
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