Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    19/11/2020    1 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Una questione irrisolta

 
Quando Sansa riaprì gli occhi, il sole illuminava già l’ingresso della caverna, gli uccellini cinguettavano in lontananza e Sandor stava maledicendo gli Inferi per non si sa cosa.
Esiste un buongiorno migliore di questo? si chiese Sansa non riuscendo ad evitare di sorridere. Ricordò poi però le parole di Sandor e questo le fece perdere il sorriso e strizzare forte gli occhi scuotendo la testa. Non avrebbe mai dovuto legarsi così tanto a uno come lui, mai.
Com’era stato possibile? Come e quando glielo aveva permesso? Perché era stata tanto ingenua?
Forse non avrebbe mai dovuto lasciare Approdo del Re… forse… forse Joffrey sarebbe cambiato col tempo… forse lì, è vero che sarebbe stata in una gabbia dorata per sempre, ma forse… forse non si sarebbe mai legata a qualcuno che non avrebbe mai avuto veramente.
Forse, troppi forse. E con i forse non ci si fa nulla. Sandor le aveva detto così una volta col suo solito tono sgarbato e rude, ma le aveva detto una cosa giusta: Sansa doveva essere concreta e pensare al passato o a ciò che avrebbe potuto essere era inutile.
Lei era lì ed era con Sandor, si era affezionata grandemente a lui e questo non sarebbe cambiato, anche volendo. Non aveva senso chiedersi come o quando era accaduto, era accaduto.
 
Sandor rientrò e Sansa ne vide l’aria preoccupata, non fece in tempo a chiedergli che cosa fosse accaduto che lui sbottò “Per i Sette maledetti Inferi, Stark, muovi il culo e andiamocene!”
Sansa interdetta si mise in piedi “Che cosa è successo?”
Lui sbuffò sistemando le redini a Straniero, il cavallo nitrì percependo il nervosismo del suo padrone. Sansa mosse qualche passo e gli ripeté la domanda, Sandor voltò la metà ustionata del suo volto verso di lei e le rispose “Tira un’aria che non mi piace, dobbiamo muovere il culo e filare via di qui!” esclamò duro e facendo quasi trasalire la ragazza.
Sansa sospirò e sebbene aveva altre domande da porgli, decise di tacere: quando era nervoso, era bene tacere. La giovane osservò il suo compagno e notò come in quel momento Sandor non ci fosse più e fosse ricomparso il Mastino. Sansa deglutì: odiava il Mastino, amava – in qualche modo – Sandor.
Stette in silenzio per quasi tutta la mattinata.
Il Mastino non le disse nemmeno una parola né chiese come mai lei non commentasse nulla né gli rivolgesse la parola. Entrambi si limitarono a sospirare. Che cosa gli passasse per la testa Sansa lo ignorava. Che cosa era accaduto da far ritornare in lui quel lato duro e odioso di sé, Sansa non lo capì, almeno non subito.
Si fermarono quando era quasi calato il sole e in un boschetto, i cui alberi avevano spesse radici e fitte foglie tanto da far sembrare l’ambiente più oscuro di quanto non fosse già. Sandor scese per primo e poi stranamente la aiutò a scendere prendendola per i fianchi. Sansa guardò Sandor negli occhi, ma lui rifuggì il suo sguardo.
Sandor si muoveva in modo veloce eppure silenzioso, preparò tanto in fretta il fuoco, il giaciglio per la ragazza e per lui che a Sansa girò quasi la testa, prese poi Straniero per le briglie e lo portò ad abbeverarlo vicino a un rigagnolo non troppo lontano da lì. Quando ritornarono Sansa era ancora in piedi là dove lui l’aveva lasciata, fu in quel momento che lui la guardò ed esclamò “Che fai lì impalata?! Muoviti, vieni a sederti. Io vado a prendere da mangiare.”
“Che hai?” gli chiese avvicinandosi e stringendosi nelle braccia per il freddo.
“Vado a prendere da mangiare, tu aspetta qui.” disse lui ignorando la domanda della giovane.
Sansa ebbe a malapena il coraggio di schiarirsi la voce. Voleva capire Sandor, lo voleva davvero, ma con lui che si comportava così era impossibile. Tanto più sembrava di capirlo tanto più sembrava restare invischiati in pensieri e gesti incomprensibili.
Quando Sandor tornò, Sansa vide che aveva tra le mani dei funghi.
“Stasera si mangia questo.” la avvertì l’uomo.
Sansa prese i funghi tra le mani sporche e se li rigirò fra le dita, mentre Sandor si sedette e prese a mangiarli avidamente, lei lo guardò con aria interrogativa. Quando lui vide che lo stava guardando le chiese in malo modo perché lo guardasse con tanta insistenza, fu allora che lei gli ripeté “Che hai? Perché mi tratti così? Cosa ho fatto? Ti ho offeso in qualche modo?”
“Offeso me?” sbuffò riprendendo a mangiare.
“E allora che hai? Mi parli, per favore? Voglio capirti…” disse “E’ da ieri che… insomma, sei diverso. Sei sempre stato scorbutico e brusco, ma mai così tanto evasivo. Ho capito che ti ho infastidito con ciò che ti ho detto ieri sera e… mi dispiace. Non avrei dovuto.
So che non intendi restare con me, è stato stupido da parte mia proporlo, ma… è che… mi avrebbe fatto piacere. E’ stato infantile da parte mia, ma ci ho sperato. Scusami.”
Sansa tacque, ma lui non accennava a rispondere, si limitava a guardarla di sottecchi.
“E mi dispiace se in qualunque altro modo ti ho ferito o infastidito. Mi dispiace non essere stata la compagna di viaggio ideale… io – io… avrei dovuto essere di più e fare di meno forse… non so… ma vorrei che tornassimo al rapporto che avevamo. Era strano, ma bello.” Sansa sentì pizzicare gli occhi “Vorrei che tutto tornasse a come eravamo prima… prima di Seagard.” sospirò “Sei cambiato da allora.”
“Ti sbagli.” replicò finalmente Sandor.
“Se mi sbaglio, allora perché mi tratti in modo diverso? E’ da quando abbiamo lasciato Seagard che sei irritabile e sei… diverso.” affermò lei.
“Sono sempre così. Ormai mi conosci.” ribatté lui.
“No, non è vero. O meglio, non sempre. Non sei questo esempio di virtù e pazienza, sei spesso aggressivo e volgare, ma sei anche la persona migliore del mondo.”
Sandor la guardò per un momento, un lungo momento e Sansa pensò di averlo colpito, chissà se c’era riuscita davvero, con lui non si poteva mai davvero sapere. Sandor indugiò a lungo sulla risposta e alla fine con un mezzo sorriso esclamò “Non hai conosciuto molta gente allora! Ce ne sono tante meglio di me.”
“Per me lo sei.” ribatté decisa senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi impenetrabili.
Sandor senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi finì di mangiare, poi si mise in piedi superò Sansa dicendole “Mangia, io torno subito.”
Quando la superò, Sansa sospirò pesantemente per poi sedersi scompostamente a terra e mangiando il suo misero pasto, con Sandor funzionava così: quando si alzava e si allontanava voleva dire ‘la questione è chiusa’. Eppure Sansa avvertiva che non era affatto chiusa né tantomeno chiara.
 
Si addormentò poco dopo il ritorno di Sandor che le disse “Dormi, uccelletto.” le sembrò di aver sentito anche le parole smettila di pensare a me, ma di questo Sansa non ne fu certa: il sonno la prese e la travolse di colpo.
Fu svegliata di colpo da una mano che le coprì la bocca e da qualcun altro che la caricava di peso e la trascinava via da Sandor che intanto fu circondato da tre soldati… Sansa spalancò gli occhi per il terrore, ma non riuscì ad emettere neanche un suono… 
  
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