Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: lapacechenonho    21/11/2020    2 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

11- 021: Things you said after it was over (Le cose che hai detto dopo che era finita).
 

Da quando Harry l’aveva lasciata, Ginny non aveva avuto il tempo di essere arrabbiata. Aveva capito che c’era qualcosa di più grande da fare, lo capiva ogni volta dai discorsi di Ron ed Hermione, e da quelle poche volte che era riuscita a sentire qualche parola mentre parlottavano tra loro, aveva capito che non sarebbero tornati ad Hogwarts a settembre.
E a Ginny questo faceva rabbia. C’era sempre qualcosa di più importante di lei, qualcuno da salvare, una missione da compiere, qualcuno da proteggere. Lo capiva, ma era lo stesso arrabbiata. Non sapeva cosa fare, voleva urlare, voleva andare a casa di Harry e dirgli che a lei non importava essere salvata, non le importava di morire se accanto a lei c’era lui. In un impeto di rabbia, prese il portapenne che le aveva regalato Bill tanti anni prima e lo lanciò contro il muro. Non sapeva bene perché lo aveva fatto, ma l’aveva fatta sentire bene.
Poi prese quella piccola statuetta a forma di drago che le aveva portato Charlie dalla Romania e lanciò anche quella. Era stranamene liberatorio. Continuò fino a quando Hermione non entrò nella stanza.
«Ginny, che succede? Ho sentito dei rumori mentre and…oh» disse guardando gli oggetti per terra rimanendo sulla soglia della porta. La guardò intensamente e poi entrò chiudendosi la porta alle spalle. «Mi dispiace» aggiunse piano, mentre con la bacchetta aggiustava quello che Ginny aveva rotto.
«Ti dispiace» ripeté con tono leggermente sprezzante. «Ti dispiace ma intanto tu saprai cosa starà facendo, mentre io sarò ad Hogwarts e non saprò manco se è vivo o morto!» esclamò furente di rabbia.
«Come lo sai?» chiese titubante.
«Ho sentito te e Ron parlarne» rispose secca.
«Ginny, io…» tentennò l’amica.
«Non provarci, Hermione» la bloccò. «Non provare a darmi giustificazioni che non sono sue, non provare a cercare di spiegarmi cose che poi non puoi dirmi. Non provarci, sarebbe tutto inutile».
«L’ha fatto per proteggerti» insistette ancora Hermione.
«E se io non volessi essere protetta? Se io volessi venire insieme a voi, dare il mio contributo? Non ha pensato manco per un attimo a quello che avrei potuto fare io!» esclamò furente.
«Lo conosci, ci avrà pensato sicuramente. E sai anche che ha la fissazione di dover fare tutto da solo! Con tutto il rispetto, Ginny, non voleva che neanche io e Ron andassimo, figurati se avesse voluto te!»
Ginny non sapeva cosa rispondere alle parole di Hermione, sapeva che aveva ragione, che il problema era quello, ma in quel momento non riusciva a capirlo. Fissò la luce del sole che entrava dalla finestra, era una bella giornata, erano tornati a casa da un paio di giorni e il caldo che li aveva accompagnati durante gli ultimi giorni di scuola, li aveva seguiti anche alla Tana. Era in netto contrasto con il suo umore, perché se lei era triste, al cielo era concesso splendere luminoso?
«Non mi importa di essere salvata» ribadì fissando il giardino della Tana dove George stava litigando con qualche gnomo. «Non mi importa essere salvata perché se per caso lui non dovesse tornare, io non sarei più la stessa».
Hermione si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla per confortarla.  «Ginny, ti assicuro che se nel caso tu non dovessi farcela, per lui sarebbe mille volte peggio perché si sentirebbe responsabile» la fece riflettere.
«Si sentirebbe responsabile anche se succedesse qualcosa a qualcuno di voi» specificò Ginny.
«Ma con te è diverso, credimi. Tu non occupi il posto che occupiamo noi nel cuore di Harry. Sei importante per lui, non credere mai il contrario».
Ginny sospirò continuando a guardare il giardino di casa sua sotto il sole di luglio. La rabbia di qualche attimo prima era scomparsa, adesso c’era solo una profonda tristezza e un pizzico di paura. «Lui è diverso dagli altri» disse girandosi verso Hermione dopo tanto tempo.
«Lo so, Ginny. Si vede quando vi guardate» rispose Hermione con un sorriso scintillante che fece sorridere leggermente anche Ginny. «Cercherò di riportartelo a casa sano e salvo» promise.
Ginny non era una persona fisica, preferiva mantenere le distanze e aveva quasi una repulsione per il contatto fisico, però dopo aver urlato contro Hermione, non conosceva altro modo per chiedere scusa che abbracciarla forte. I mesi che avevano davanti si prospettavano incerti, non sapevano se e quando si sarebbero riviste, se sarebbero state ancora in grado di compiere quel gesto così naturale, non sapevano niente.
«Scusa per quello che ho detto prima e grazie» disse sciogliendosi dall’abbraccio, Hermione aveva ancora un’espressione confusa in volto ma sorrideva. La lasciò da sola nella stanza e Ginny tornò a fissare l’esterno della casa. Non c’era più George in giardino e c’erano delle nuvole all’orizzonte, forse nel pomeriggio avrebbe piovuto. Appoggiò la fronte alla finestra e permise ad una sola ed unica lacrima di cadere e raggiungere le labbra, poi l’asciugò, tirò su col naso e uscì dalla stanza. Quello non era ancora il momento di essere debole.
 
«Credo che tu non abbia mai lanciato oggetti di fronte a me» rifletté Harry a voce alta. Ginny sogghignò.
«Col tempo mi sono calmata» concesse. «Ma in quel momento ero davvero arrabbiata, mi sentivo esclusa, messa da parte, come se avessi di nuovo dodici anni…»
«Sì, ricordo che me lo hai fatto capire molto bene in una delle litigate del periodo successivo» sogghignò Harry con ancora il ricordo vivido di ogni attimo vissuto con la moglie. Ginny intanto si era alzata e aveva portato il cesto della frutta in tavola. «Mentre ero via quando è stata la volta che hai avuto più paura?» le chiese quando fu di nuovo accanto a lui.
«Te lo racconto solo se me lo dici anche tu» cercò di patteggiare lei.
Harry annuì e Ginny ricominciò a ricordare l’anno più brutto della sua vita.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: lapacechenonho