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Autore: Luinloth    21/11/2020    8 recensioni
Gli angeli sono scesi sulla terra e hanno soverchiato l’umanità, regredendola ad uno stato quasi medievale. Gli umani lavorano come schiavi alla costruzione di una torre, di diverse torri sparse intorno al globo, ma nessuno sa cosa succederà una volta che il loro lavoro sarà concluso. John Winchester è a capo di una delle cellule della Resistenza e Dean nei confronti degli angeli non ha mai provato altro che odio, per ciò che hanno fatto alla sua famiglia, per ciò che hanno fatto a Sam. Finché, un giorno, Castiel non viene assegnato al suo cantiere e tutte le certezze che aveva iniziano a sgretolarsi. Ma come gli ripete spesso suo padre, un umano non dovrebbe mai fidarsi di un angelo.
80% AU, 20% what if (vi assicuro che non è così complicato come sembra)
Dal testo:
«Perché?» […]
«Perché ho sempre creduto che non mi importasse» […] «Ma mi sbagliavo»
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Disclaimer: storia scritta senza scopo di lucro, nessuno dei personaggi mi appartiene






28. Corrente a favore




10 giugno 2009

«Ti rendi conto di cosa mi hai appena chiesto, Dean?»

Si sentivano un po’ tutti quanti in colpa per essere piombati in quella stanza e aver fatto svegliare Ellen di soprassalto, ma l’attuale argomento di discussione non era un qualcosa che Dean avrebbe permesso al resto degli uomini di origliare con tanta facilità.

«Sissignore»

Per quanto vittima e colpevoli fossero già stati ampiamente riconosciuti, nel locale di stoccaggio delle apparecchiature elettroniche si respirava l'atmosfera tesa e vibrante di un processo per direttissima.

Né il ragazzo avrebbe potuto negare di stare a tutti gli effetti perorando una causa — e al meglio delle proprie possibilità — nonostante l’espressione granitica dell’Occulto la facesse apparire come persa in partenza.

«Bene, allora immagino che tu conosca già la mia risposta»

«Non sono venuto a…»

«Supponiamo pure che tu riesca a introdurti a Corte senza farti scoprire e giustiziare nel giro di mezzo minuto allora…»

Charlie lo interruppe con un cenno brusco.

«Se quanto riferisce Claire è vero — e Castiel è stato realmente plagiato da Michael, o da chi per lui — pensi davvero che tu, da solo, riusciresti a portarlo via da lì?» gli domandò, scettica «Pensi che te lo lascerebbe fare?»

Dean fu costretto a mordersi la lingua per non inveirle contro: non avrebbe giovato a nessuno, né a lui, né al suo piano, né tantomeno a Castiel.

«Troverò un modo»

Ma non avrebbe trascorso l’ennesima notte insonne a rivoltarsi su quel pavimento sempre più duro, e a pensare.

«Troverai un…»

«Dovessi chiuderlo in un sacco e trascinarlo fuori» Dean si sforzò di non soffermarsi su una simile eventualità un solo istante in più del tempo necessario a formularla «Non lo lascerò un giorno di più dentro quel dannato grattacielo»

«Ora ne ho veramente abbastanza»

«Char-»

«Non ho la minima intenzione di lasciarti suicidare in questo modo!»

«Lo hanno torturato, Charlie!»

Per giorni. Settimane intere.

Dean ne aveva sentite tante, di storie su Naomi.

Aveva posato lo sguardo — uno sguardo di troppo — sul cadavere sfigurato di Ketch: sui suoi lineamenti maciullati e le ossa scoperte, rimaste a biancheggiare sotto i suoi nervi sfrangiati.

«Chi mi assicura che non lo faranno di nuovo?»

E aveva paura. Una paura fottuta che gli corrodeva la gola e che gli pungeva gli angoli degli occhi.

«Che non lo stiano facendo anche adesso?»

Che Castiel fosse stato d’accordo oppure no, lui non l’avrebbe abbandonato alla mercé di Michael, non di nuovo. Non se gli angeli avevano trasformato le sue ninfee in un mucchio di cenere, non se la colpa di tutto ciò era anche sua.

E se anche la colpa fosse stata di qualcun’ altro, lui avrebbe fatto lo stesso.

Presa alla sprovvista da quell’improvviso scatto di dolore, Charlie non aveva ancora replicato. Anna e Missouri, dietro di lei, si scambiavano occhiate indecifrabili già da qualche minuto ma l’Occulto era fin troppo nervoso per badarci: la rigidità del suo corpo si era solo parzialmente addolcita, e continuava a tenere le braccia conserte e la gambe divaricate, nell’atteggiamento tipico di qualcuno a cui è rimasto ben poco da valutare.

«Dean…» mormorò «Adesso ascoltami…»

Lui ricacciò il pianto lì da dove era venuto e già preparava al secondo — terzo, quarto, quinto, avrebbero dovuto chiuderlo in un baule per tenerlo un altro giorno bloccato in quel deposito — tentativo di contrattazione, quando Anna si avvicinò alla ragazza e posò con delicata fermezza una mano sulla sua spalla.

«Charlene, io credo che la proposta di Dean potrebbe non essere del tutto irragionevole» asserì.

La faccia di Dean non seppe bene come reagire a una simile dichiarazione, ma nemmeno le sue labbra semiaperte e gli occhi sgranati in bilico tra l’immensamente grato, il sollevato e il confuso, riuscirono a competere con l’espressione di assoluto sbigottimento che attraversò il volto della ragazza, mentre le braccia le cascavano lungo il corpo.

«Stai scherzando» soffiò Charlie «Stai scherzando, spero»

«Ne stavamo parlando giusto stamattina» Anna cercò il sostegno dello sguardo di Missouri, poi prese un profondo respiro «Non sappiamo cosa è successo a Gabriel, ma il piano iniziale può ugualmente reggere» affermò «Il tunnel tra la quinta e la trentaquattresima è sgombro, il che significa che Michael non ha ancora idea di cosa la Resistenza stesse organizzando»

La sua compagna si accigliò «E tu come fai a saperlo?»

«Sono andata a controllare»

«Sei… quando?»

L’angelo abbassò gli occhi.

«Ieri notte»

L’Occulto strinse i pugni, e per un attimo Dean temette che stesse per rifilarle un cazzotto dritto sul naso, ma lei si contenne.

«Ti sei teletrasportata di nuovo a New York» scandì. Più che adirata, pareva orribilmente delusa «Nelle tue condizioni non completamente stabili, e hai ben pensato di non dirmi niente»

«Charlene ti prego, stammi a sentire» la supplicò l’altra «Raphael è morto, Gabriel si è scoperto un traditore, questo significa…»

«Significa che faranno a pezzi nel giro di tre secondi chiunque proverà a mettere piede in quel grattacielo ecco cosa significa!»

«Charlie adesso finiscila»

La voce di Missouri li raggiunse intrisa d’una severità che Dean non aveva mai udito prima. Charlie sobbalzò.

«Ti stai comportando come una bambina» la riprese la più anziana «E io non avrò la minima esitazione nel tirarti due sberle come quando avevi quindici anni se continui»

Gli effetti del suo rimprovero, e relativa velata minaccia, non tardarono ad arrivare.

La ragazza socchiuse gli occhi e si allontanò da Anna di un paio di passi.

«Bene» gracchiò, esortandola a continuare «Molto bene. Aniel, a te la parola dunque»

L’angelo accusò il colpo senza ribattere.

«Anche gli angeli hanno subito parecchie perdite durante l’attacco al nostro bunker. Hanno perso Gabriel, e Raphael è stato ucciso» riprese, cupa «Sono indeboliti, devono riorganizzarsi, non avremo un’altra occasione come questa» affermò «Missouri ha già contattato Jody. L’attacco alla Corte si prevedeva solo tra un mese, ma possiamo affrettare i tempi. Dal Vermont e dalla Georgia gli uomini sono già pronti a partire»

Già dimentica del rimprovero di Missouri, Charlie si produsse in una risatina sardonica «Ci sono ancora due Arcangeli a Corte» le fece notare «Vivi. E senza più Gabriel dalla nostra parte, e con Ellen e Jo fuori dall’Empire State Building non abbiamo più modo di eliminarli»

«Un modo ci sarebbe»

Anna si girò verso Dean.

«Introdursi all’interno del grattacielo e coglierli di sorpresa» dichiarò, fissandolo come se dovesse essere lui, alla fine, a premere il grilletto, ma il suo vero ruolo in tutta quella faccenda era ben altro e il ragazzo lo stava già cominciando a intuire.

«Michael mi voleva morta» chiarì infatti l’angelo subito dopo «E’ arrivato il momento che io ricambi il favore»

«Quale parte del ‘faranno a pezzi nel giro di tre secondi chiunque proverà a…»

L’ennesima obiezione di Charlie rimase sospesa su quell’ultima vocale come fosse l’unica lettera dell’alfabeto rimasta in suo possesso.

Quando richiuse la bocca era già troppo tardi.

«…un diversivo» esalò, incredula «Mandare un essere umano a morire per te è un… diversivo

«Nessuno sta mandando a morire nessun altro, qui» intervenne Missouri «Ma questa potrebbe essere davvero l’unica possibilità che abbiamo, e lo sai»

«Allora troveremo un diversivo migliore di questo»

«No»

Forte di quella improvvisa, quanto insperata, superiorità numerica, Dean non fece neanche caso al guizzo adirato che lampeggiò nelle iridi della sua appena contraddetta interlocutrice.

«E’ una scelta che sto facendo io» ribadì «Ed è oltretutto la migliore opportunità che abbiamo per…»

Alle spalle dell’Occulto, con lo sguardo ancora incatenato al suo, Anna annuì quasi impercettibilmente, e di colpo Dean sentì di essere appena stato catapultato in qualcosa molto più grande di lui.

«…per uccidere Michael, e per fermare questa follia» concluse, passandosi le lingua sulle labbra screpolate.

Missouri si lasciò andare ad un discreto sospiro, che si sarebbe potuto quasi scambiare per sollevato se non fosse stato per l’espressione tormentata che sembrava scavarle ancor di più le rughe sottili che le segnavano il volto, ma quantomeno una decisione era stata presa.

Sembrava stesse per aggiungere qualcosa alle parole del ragazzo ma d’un tratto la spalla destra di Dean cominciò a far male, e lui si ritrovò a fronteggiare due lastre di ghiaccio verdazzurro — l’ostinazione rabbiosa negli occhi di Charlie —, il dolore ovattato delle unghie che affondavano nella stoffa della sua maglietta e gli graffiavano la pelle.

«Ti ammazzeranno» sibilò lei, a un soffio dal suo viso «Non salverai Castiel, nessuno di voi due uscirà mai vivo da quel grattacielo»

«E tu che cosa faresti…»

L’Occulto era tanto vicino alla sua bocca da non necessitare che di un sussurro.

«Che cosa faresti se ci fosse Anna, al posto suo?»

Il dolore ovattato si ridusse a una pulsazione insignificante sul suo braccio.

«Fuori di qui»

Charlie ritrasse la mano e arretrò come se a Dean fossero appena spuntate delle ali, un paio di pantaloni bianchi e una cravatta di seta.

«Non proseguirò nessun altra discussione con te in questa stanza» decretò, lanciandogli un’occhiata ferale.

«Charlie…»

«Fuori di qui, ho detto. Avrai la mia decisione una volta che avremo finito di discuterne»

A lui non rimase molto altro da fare.




Passò un’ora intera.

Poi due.

«Lo so che intenzioni hai»

Suo fratello l’aveva trovato seduto per terra, con la schiena appoggiata alla parete, a due metri dalla porta che Charlie si era chiusa alle spalle con un movimento flemmatico che non aveva rassicurato Dean neanche un po’.

«Ho incontrato Jo poco fa»

«E?»

«Era impegnata a litigare con una ragazzetta bionda che — se ho ben capito — risponde al nome di Claire ed era una Collaborazionista fino all’altro ieri» esternò Sam, sistemandosi affianco a lui.

«Mh»

Dovevano essere trascorse ormai quasi tre ore.

Non che poi gli interessasse davvero, avere il benestare di Charlie, o della Resistenza, ma delle munizioni di scorta e magari un bel mitra scintillante come quello di Rufus gli avrebbero fatto comodo. Nonché una strada da seguire, Poughkeepsie era a cento chilometri da New York sì, ma in quale direzione? Avrebbe dovuto chiedere a Kevin di mostragli una cartina, prima di mettersi in marcia.

«Vengo con te»

Dean sussultò e per poco non finì con il picchiare la testa contro il muro.

«Cosa?!» esclamò «No!»

«Dean, non ti lascerò imbarcare da solo in una missione potenzialmente suicida» si limitò a osservare pacato suo fratello, come fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo.

«E non pensi…» il maggiore cominciò a guardarsi attorno nervosamente, come alla ricerca d’una contro-argomentazione altrettanto valida cui appigliarsi «…e abbandoneresti Jack?»

Sam gli posò una mano sul ginocchio.

«Jack è al sicuro» rispose, abbozzando un sorriso «Ci sono Anna, Patience, Kevin, e lui si è ufficialmente preso una cotta coi controfiocchi per quella Kaia… starà benissimo qui»

Dean deglutì a vuoto, eppure gli parve lo stesso di stare inghiottendo un sasso.

«Sam, io…»

Una parte di lui già si sentiva infinitamente più sollevata nel sapere che ci sarebbe stato suo fratello a coprirgli le spalle, ma l’altra…

«Io non posso riportarti lì dentro, come puoi…»

Dio, l’altra si sarebbe strappata le braccia piuttosto che permettergli di ritornare in quel grattacielo.

«Dean, credimi» lo fermò Sam, seguendo il filo muto dei suoi pensieri più che il flusso disordinato delle sue parole sconnesse «Tornare di nuovo in quel posto è l’ultima cosa che vorrei, ora, ma tu non sei l’unico ad avere un debito nei confronti di Castiel»

La porta arrugginita del locale di stoccaggio delle apparecchiature elettroniche cigolò e si aprì scricchiolando.

Charlie sembrava avesse appena ingoiato mezza dozzina di rospi, uno dietro l’altro.

«Partiremo tra cinque giorni» gli comunicò, telegrafica «Scenderemo lungo il corso dell’Hudson, con la corrente a nostro favore in dodici ore saremo di nuovo a New York»

Cinque giorni.

No, assolutamente impossibile. Troppo tempo.

«E se per caso non avessi intenzione di aspettare…» lo anticipò l’Occulto «E avessi intenzione di partire stanotte, puoi tranquillamente avviarti a piedi, sono comunque cinque giorni di cammino. O forse dovrei dire… potete?» domandò con un sospiro, squadrandoli entrambi da capo a piedi mentre si rialzavano.

Dean si lasciò scappare un gemito di frustrazione.

«Andate a chiamare Crowley e poi tornate qui» proseguì lei «Se aveste difficoltà a trovarlo, vi consiglio di cercarlo nel posto più buio del magazzino»

«Crowley?»

Charlie alzò un sopracciglio.

«Volevate forse entrare nell’Empire State Building dall’ingresso principale e chiedere gentilmente al concierge angelico di turno di accompagnarvi fino all’ottantaseiesimo piano?» domandò, sinceramente stupita «Crowley sapeva quel che faceva, quando ci ha chiesto di risparmiargli la vita in cambio della sua collaborazione con la Resistenza» spiegò «Ha trascorso vent’anni chiuso in quell’edificio, possiede informazioni che Jo ed Ellen non avrebbero mai avuto il tempo di procurarsi»

«Ci penso io a lui» intervenne Sam «Credo di sapere dove potrebbe essersi sistemato» mormorò tra sé e sé, avviandosi lungo il corridoio.

«Charlie… voglio che tu sappia che…»

«Non provarci nemmeno, Dean»

L’Occulto era rimasto a braccia conserte, a fissare la schiena di Sam che si allontanava.

«Non voglio essere ringraziata. Non per questo. E non ho affatto cambiato opinione in merito al tuo… piano, ma Missouri ha ragione. Colpire gli angeli — adesso — è la nostra unica possibilità e poi… Eri venuto a chiedere il mio aiuto, non il mio permesso»

Dean stava per risponderle quando si accorse che la ragazza non gli aveva in realtà fatto una domanda.

Charlie gli si avvicinò.

«Abbatterei l’Empire State Building a colpi di piccone» gli confessò.

Le sue iridi erano ancora di ghiaccio ma non tagliavano più come prima. Adesso erano soltanto fredde, e tristi.

«Se Anna fosse lì dentro, e avessi anche solo il sospetto che qualcuno le abbia fatto del male. Smonterei centodue piani mattone per mattone fino a trovarla»

Dean tenne lo sguardo fisso nel suo finché non fu troppo da sopportare per entrambi. Dopodiché lei lo oltrepassò, allungandogli una carezza sul braccio.

«Vieni, torna dentro» lo esortò a rientrare, tenendogli aperta la porta «Ogni minuto è prezioso e abbiamo parecchie questioni di cui occuparci, perciò augurati che tuo fratello trovi Crowley in fretta e non si perda in chiacchiere»

Crowley.

Chissà dove aveva trascorso le ultime notti dentro quel deposito. Nonostante lo spazio striminzito che tutti loro si erano improvvisamente ritrovati a condividere, Dean non l’aveva incrociato nemmeno una volta.

Non l’aveva ancora ringraziato per aver salvato la vita a Jack, rifletté, e già scopriva che gli sarebbe servito nuovamente il suo aiuto.

Tutto sommato, si ritrovò costretto ad ammettere, non si era affatto pentito di avergli stretto la mano quella sera.













Ciao a tutti, (riemergendo un attimo dal lago di lacrime in cui sto nuotando da ieri) volevo ringraziarvi per le recensioni che mi avete lasciato nelle ultime settimane e annunciarvi che i capitoli discorsivi sono ufficialmente finiti, quindi — sperando che quest’aggiornamento vi sia piaciuto e che voi abbiate ancora voglia di continuare a seguire questa storia — ci vediamo tra due settimane per un po’ d’azione (finalmente ^^) e forse anche per un po’ di Castiel… chissà ^^
Vi abbraccio fortissimo (che ne ho veramente bisogno).
Take care ❀*

   
 
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