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Autore: yewfrost_p    21/11/2020    0 recensioni
Ultimo anno di scuola. I M.A.G.O. che incombono, matrimoni combinati che si organizzano, amori che sbocciano... cosa succede nel 1972, quando due occhi si reincontrano per la prima volta dopo anni passati ad ignorarsi?
Cosa succederebbe se, improvvisamente, Lucius Malfoy si accorgesse che lei non era più la ragazzina di un tempo, ma che ora era una donna?
Cosa succederebbe se, improvvisamente, Narcissa Black si accorgesse che lo stomaco trema e il cuore scalpita al solo sentire il nome di lui, ormai un uomo?
***
Vi siete mai chiesti come sono andate le cose tra i coniugi Malfoy, prima di sposarsi avere un figlio? Be'... io si, e questo ne è il risultato.
Spero vi piaccia!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Vorrei solo sapere se le tue domande coincidono con le mie. E baciarti.
(LilaSchon, Twitter)

22

Il tempo riprese a scorrere con quella solita monotonia, intervallata solo da eventi di eccezionale rarità. Era passato qualche anno e la famiglia di Adele era ancora distrutta. Dopo aver perso i genitori, era poi toccato al secondo fratello in ordine di grandezza. 

Se quello dei signori Graham era stato doloroso, quello di Jonathan e Camille era stato, semplicemente, devastante. Non erano pronti a un’altra disgrazia, non erano pronti a quella tragedia. Non lo sarebbero mai stati e, ancora, Adele aveva difficoltò ad accettarlo. 

Era passato del tempo, da quei bui e tristi giorni, tempo nel quale la donna non aveva avuto alcun contatto con il mondo esterno se non con Julian. Aveva tagliato tutti fuori, ad esclusione di nessuno, troppo stanca persino per prendersi cura di se stessa. 

Poi era arrivata. Quella buffa lettera identica a quella che aveva ricevuto Julian e che la invitava ad una riunione speciale di forze del bene. La calligrafia elegante e un po’ tondeggiante di Albus Silente la invitava a Hogsmeade alla Testa di porco per una bevuta di burrobirra. 

Era un invito così strano, così particolare, che Adele non si era fatta scrupoli ad accettare. Aveva anche convinto Julian ad andarci. 

Così, da quel momento, era riuscita più o meno a tornare alla sua vita. Come se avesse pigiato nuovamente l'interruttore on

La ricerca dei Mangiamorte, a quel punto, era per lei una questione personale e niente avrebbe potuto dissuaderla. 

«Sei pronta?» le domandò Julian, mentre si sistemava i gemelli della camicia. Adele alzò gli occhi, con un sorriso. Adorava quando si vestiva così, lo trovava particolarmente attraente. 

Lei aveva preferito mantenere la divisa nera da Auror: comoda in caso di emergenza e abbastanza d’effetto da non farla assomigliare ad una piccola barbona. La donna annuì. Julian rimase a guardarla per un secondo di troppo. In quegli ultimi anni sembrava che la vita avesse deciso di metterla a dura prova ma lei, forte e fiera come un leone, era riuscita comunque a superare tutto. Era una caratteristica degli Auror, quella di riprendersi in fretta. 

«Secondo te chi incontreremo? Non saremo di certo gli unici...» gli chiese, perplessa. Si dondolò sullo sgabello e lui le andò incontro. 

Adele fece un sospiro e si allungò per abbracciarlo, bisognosa di affetto più che mai. Si sentiva come arrivata alla deriva, come se ormai niente potesse andare per il verso giusto. Quella comunicazione poteva essere l’inizio di una cosa buona o la fine di un gruppo di persone. Il solo pensiero la faceva tremare; troppe persone stavano morendo per gli ideali di un solo mago. 

«E’ probabile che ci sia qualche giovane Auror, abbiamo due new entry che non sono affatto male. Ci sarà Silente, suppongo, e qualcuno abbastanza bravo da poter mettere al servizio le proprie doti investigative» 
Adele sorrise contro il suo petto, «Non che mi siano d’aiuto queste informazioni. Volevo sapere chi, nomi e cognomi» brontolò. 
Julian ridacchiò e le accarezzò i capelli, «Direi che dobbiamo andarci per scoprirlo» 
«Già». 

La donna alzò il capo e si sporse per baciarlo, con quella tipica dolcezza delle donne che cercano un po’ di romanticismo in ogni cosa. Julian non pensò neanche un attimo di rifiutarglielo... abbassò il capo e incontrò le sue labbra, morbide e leggermente screpolate. Ci giocò un pochino, avvicinandosi e allontanandosi, ma poi quando lei con la lingua gli sfiorò un labbro i giochi finirono. La attirò vicino a se per approfondire il bacio, per saggiarle la lingua e intrappolare il suo respiro tra il proprio. Quando si staccarono, un espressione leggermente contrariata increspava i loro lineamenti. 
«Dobbiamo andare...» mormorò lui, ancora vicino. 
Adele annuì, «Dobbiamo andare». 

Insieme, presero il vecchio specchietto presente nella busta di lui e, non appena esso si illuminò, entrambi seppero di essere stati trascinati chissà dove con una passaporta. In realtà, il chissà dove non era proprio esatto. Si ritrovarono alla Testa di Porco, il cui cartello appeso sopra la porta rivelava di essere chiuso, ma Julian e Adele, stranamente sicuri, entrarono. La stanza del bar, solitamente un luogo freddo e spoglio, oltre che sudicio, era stato rimordernizzato con una grande tavola rotonda, dove già alcuni avevano posto. 

«Oh, miei cari. Grazie per aver accettato l’invito. Prego, sedetevi» La voce di Albus Silente tuonò con determinazione e dolcezza insieme. I due fecero come era stato detto loro e presero posto accanto una giovane coppia, lui dai capelli scuri e in disordine, lei con dei bellissimi occhi verdi. 
«Ragazzi, loro sono Adele Graham e Julian Green. Due Auror molto capaci, devo dire, che stanno dando del filo da torcere ai Mangiamorte» li presentò l’anziano preside, con un sorriso. 
«Vi starete chiedendo chi siamo e cosa facciamo qui...» riiniziò l’uomo, dopo i vari cenni di saluto levati dalla sala. «Be’, benvenuti nell’Ordine della Fenice. Una piccola associazione segreta fondata dal sottoscritto, con il chiaro scopo di fermare il Mago Oscuro che si fa chiamare, come ben sapete, Voldemort» spiegò loro Silente. 

«Adele!» La voce familiare, ed entusiasta, di Alice Paciock fece sobbalzare la donna nella sedia. Da poco entrati nella squadra, la coppia di Alice e Frank Paciock prometteva di fare scintille. 
«Alice!» la salutò l'altra con entusiasmo, alzandosi per abbracciarla calorosamente. Adele si alzò sulle punte e, come se nulla fosse, baciò le guance di Frank come saluto. 
«Che sorpresa trovarvi qui!» disse Julian, stringendo la mano ai coniugi. 
Alice ridacchiò. «Mi sono permessa io di fare i vostri nomi a Silente, spero non sia un problema. A proposito» la sua espressione si fece seria e Adele seppe immediatamente dove sarebbe andato a parare il discorso, «Mi dispiace per le tue perdite» disse infatti la ragazza, stringendola in un altro abbraccio. 
Adele si lasciò stringere, un sorriso di circostanza a sollevarle le labbra. «E’ terribile quello che ti è successo, Adele» rimarcò Frank, con dolcezza. 
La donna gli strinse la mano, «Grazie, ragazzi. Davvero». 

«Permettetemi di presentare ai nuovi arrivati i membri dell’ordine, sebbene oggi non ci siano tutti» Silente riprese parola, così loro si sedettero. «Lily e James Potter, due brillanti maghi» Albus indicò i giovani accanto a loro, che risposero con un sorriso e un cenno. «Sirius Black, Remus Lupin, Peter Minus, Elphias Doge, Minerva McGranitt...» I nomi furono così tanti che Adele era certa non li avrebbe mai ricordati tutti. Fece comunque un gentile cenno a tutti loro, come saluto, e così il suo compagno. 

Ma il tempo dei festeggiamenti e dei convenevoli ben presto finì. Iniziò la vera e propria discussione subito dopo: quale sarebbe stata la prossima mossa, il piano, i soggetti. Ovviamente Adele si offrì volontaria, così desiderosa di vendicarsi da quasi perdere il lume della ragione. 

Quando la riunione finì, furono tutti un po’ restii nell’andarsene. Fu Lily a rompere il silenzio con lei. «Scommetto che ti immaginavi qualcosa di molto più divertente» fu la prima cosa che le disse, con un sorriso. James, suo marito, immediatamente si sporse. Le sorrise anche lui, «Magari molta più azione o qualche prova per entrare...» 
«Mi ricordo di te!» disse Adele, senza aver dato prova di averli davvero ascoltati. 

Ci aveva messo qualche secondo a fare due più due, ma adesso sembrava così evidente da farla sentire una stupida per non averci pensato prima. La coppia la guardò, confusa. Adele fece un sorriso e arrossì appena. «Eri ad Hogwarts, sempre in compagnia di Sirius Black!». 

Come un’illuminazione, si era ricordata di quella volta nel quale li aveva visti a scuola, nel castello, perché Narcissa voleva augurare buona fortuna al cuginetto. «Tu, invece, sei quella che stava sempre con l’adorabile figlia di Druella» Rispose lui, con una smorfia sul viso. 
Adele non capì subito il perché, di quella espressione, ma lasciò perdere. 
«Ma certo! Caposcuola Graham! Incutevi un certo timore, a dire il vero, a tutti noi studenti!» Lily ridacchiò mentre lo diceva, probabilmente memore di un’immagine che solo lei poteva vedere. «Sei praticamente identica ad allora, davvero!» aggiunse, con un cenno. 

Alice sorrise e con un battito di mani fece sobbalzare tutti, «Che ne dite di fermarci per una burrobirra?» propose con irrefrenabile entusiasmo. 
Adele scambiò un’occhiata con Julian, che annuì. «Perchè no?» le rispose, con gentilezza. 
Lily batté le mani, felice. «Rimaniamo anche noi, vero James?» Lui alzò gli occhi al cielo, evidentemente abituato a quegli scatti allegri. «Ma certo...» 
E così ripresero un tavolo, fermandosi insieme per due chiacchiere.

 

***

Un sorriso le increspò le labbra al ricordo di come quei buffi e particolari animali fossero arrivati lì, il tutto accompagnato da un moto di nostalgia per quei tempi che sembravano così tanto da manicomio e che invece, ora, le sembravano allegri e spensierati. 

Forse il matrimonio faceva questo effetto, o magari era la vita di tutti i giorni; forse ancora lo era il fatto di aver perso una bambina. Narcissa ci pensava ancora qualche volta, in modo così distratto da essere casuale, a quella piccola bambina che avrebbe potuto scorrazzare in giro tra quei bianchi pavoni che la sua madrina aveva regalato loro come dono di nozze. Lucius non glie lo diceva mai, ma a volte lei lo vedeva quel barlume di preoccupazione e incertezza che gli adombrava lo sguardo quando le guardava il ventre, memore di quella vita perduta. 

Era passato circa un anno, da quando i fatti erano accaduti, e ancora lei non portava in grembo nulla. I medimaghi dicevano che poteva succedere, che bisognava essere pazienti e che ci voleva semplicemente del tempo, ma quello, paradossalmente, sembrava iniziare ad essere contro di loro. Suo marito era sempre meno a casa, occupato con il lavoro e con le sue attività extracurriculari, per dirla come faceva lei, Adele era ugualmente impegnata, al punto da non riuscire quasi neanche a scrivere una lettera più lunghe di due righe, e Narcissa spesso si ritrovava da sola, a pensare tra se e se. 

Katherine, la madre di Lucius e sua suocera, iniziava ad accusare i primi sintomi dell’età che incombeva e spesso preferiva rimanere nella sua proprietà di compagna, piuttosto che andarli a trovare. Amici di scuola, poi, neanche a parlarne. 

L’unica notizia che aveva ricevuta, una splendida notizia in realtà, era che sua sorella aveva avuto una bambina. Andromeda le aveva mandato una piccola lettera con un piccolo fiocchetto rosa e Narcissa aveva immediatamente capito. Anche quella, però, le era sembrava una gioia a metà. Era zia, finalmente, aveva una nipotina. Ma la bambina non l’avrebbe mai conosciuta, non avrebbe mai saltellato tra le sua braccia e lei non le avrebbe dato alcuna poppata. 

La donna sospirò, preda dei più cupi pensieri, e quando il sole ormai divenne più arancione che giallo, decise che era ora di rientrare. Come ogni giornata che finiva, prese tempo per farsi un bagno, per sistemare i suoi abiti, per fare un salto in biblioteca e per scambiare l’ultimo libro sul comodino. Infine, quando tutte quelle piccole faccende finirono, si accomodò su un salotto, inquieta più del solito. 

Iniziò il nuovo volume, un’opera della letteratura magica. Si accorse di non ricordare nulla di quello che leggeva, così ricominciò. Una strana sensazione prese possesso del suo stomaco: un senso leggero di inquietudine che la mise profondamente a disagio, più di quanto osasse ammettere. Chiuse il libro con uno scatto e lo appoggiò sul mobile, per poi alzarsi. Fece un giro veloce per la stanza, per poi tornare a sedersi e fare un respiro profondo. 

Non servì a nulla. 

Diede un’occhiata all’orologio: Lucius era in ritardo. Sbuffò sonoramente, si mise in piedi e si recò all’ingresso. Proprio in quel momento, le porte scattarono e la donna, non riuscendo a trattenersi, lo stritolò in un abbraccio. «Lucius... sei tornato!» mormorò contro la sua camicia, un po’ sorpresa. 

Era come se avesse temuto il peggio. Se ne rese conto allora. 

Lui le lasciò un dolce bacio tra i capelli, «Come sempre». 

Le sollevò il capo e la baciò, dolcemente e con insistenza, come a dimostrarle le parole che aveva appena detto. Narcissa, finalmente, sentì abbandonare un po’ di tensione e, con un sorriso, cercò di portarlo al piano superiore. 
«Non posso... dopo cena riparto» 
Narcissa si sentì gelare a quelle parole, il senso di inquietudine che tornò prepotentemente su. «Come?» 
Lui la guardò, colpevole. «Purtroppo sono stato scelto per una missione e... dovremo andare stanotte». 
Narcissa chiuse gli occhi, cercando di trattenere una smorfia. «Non puoi non andare?» 
«Lo sai che non posso tirarmi indietro...» 
«Lucius-» 
«Narcissa, ti prego. Non posso». 
Lei fu costretta a capitolare. Anche quella sera sarebbe andata a letto sola e terribilmente preoccupata. 
«D’accordo...» accettò infine, seppur di malavoglia. 

Quando lui le aveva spiegato come erano andate le cose, come si era ritrovato in mezzo a quel gruppo lei non ci aveva potuto credere. Dopo che gli aveva espressamente richiesto, forse l’unica cosa che avesse mai osato chiedere, di non fare nulla che potesse ricollegarlo a quel pazzo di un mago oscuro ecco che lui tornava, la sera stessa che lei partoriva la loro figlia, morta, con impresso il Marchio sul braccio. Era stato terribile da accettare, difficilissimo.

Ma del resto, si era detta, lo aveva sposato e basta. Lui l’amava, più di quanto amava se stesso, e questo Narcissa aveva cercato di farselo bastare. Gli fece un sorriso, cercando di mascherare il malcontento che quella notizia le aveva dato. 

Si recarono nella sala da pranzo mentre lui le raccontava la propria giornata e lei, come al solito, lo ascoltava. Cenarono con stufato di carne, verdure bollite, macedonia e un pezzetto di dolce. Per un momento fu tutto come al solito: lui tornava a casa e lei lo accoglieva. Ma, come nel peggiore e scadente dei film, il rintocco dell’orologio, che dichiarava fossero le 21:45, segnava il momento della partenza del giovane Malfoy. 

Narcissa lo accompagnò all’ingresso, a prendere il cappotto, e dopo che lui se lo era infilato approfittò per sistemargli i bottoni. «Fa attenzione, Lucius, ti prego» disse con un sussurro, non avendo il coraggio di alzare gli occhi. Si sentiva malissimo al solo pensiero di guardarlo, quella sera. Il disagio era come aumentato a dismisura. Lui, invece, le sollevò il viso e la baciò. «Grazie, Narcissa. Ti amo» Dichiarò lui, vicinissimo. 
Lei sospirò, beata, e non potè fare a meno di sorridergli nonostante tutto. «Ti amo, Lucius». 

Lo lasciò andare, osservandolo fin quando non uscì dalla zona protetta dagli incantesimi e, con uno schiocco di bacchetta, lui si smaterializzasse. 

Si ritrovò nel punto di incontro stabilito, una piccola porzione di boschetto subito prima della villa. L’obbiettivo, quella volta, era quello di rapire una persona. Il Signore Oscuro necessitava di interrogarla ma questo loro, ovviamente, non lo sapevano. 

Si limitavano ad obbedire agli ordini, come delle comode marionette a cui, prima o poi, avrebbe tagliato i fili. 

Lucius cercò di liberarsi da quei pensieri; indossò la maschera e si coprì i capelli, per tenere celata la propria identità. Si avviò a passo funebre proprio davanti all’ingresso dell’imponente casa, probabilmente appartenente a dei purosangue, e intravide immediatamente i due uomini con il quale condivideva la missione. 

Non sapevano chi ci fosse sotto la maschera, ma si fecero un cenno. Conoscevano l’obbiettivo, sapevano come prenderlo, erano pronti a tutto. 

Come stabilito dal piano, scivolarono nell’ombra aiutati da un incantesimo di disillusione. Cercarono di fare il meno rumore possibile e arrivarono, protetti dall’oscurità, fino al cancello. I tre si guardarono, perplessi, poi Lucius prese in mano la situazione. Con un veloce incantesimo, la porta si spalancò. 

L’interno della casa si presentava buio, silenzioso, come se l’abitante fosse già andato a dormire. Il gruppetto si guardò intorno, perplesso. Non rimasero a chiedersi perchè l’uomo, proprio quella sera, avesse deciso di non mantenere fede alle proprie abitudini e di andare a letto presto. Per loro, era semplicemente un buon segno. Girarono ai piani inferiori, cercando di individuare eventuali incantesimi di allarme o protezione, ma non ne trovarono. 

Iniziarono a salire le scale, sempre lentamente. La sorpresa era la loro arma migliore. Arrivarono fino in cima, sbucando sull’immenso corridoio. Ancora qualche passo, qualche metro, e la loro preda sarebbe stata lì alla loro mercé. 

«STUPEFICIUM!» Una voce maschile, pregna di ostilità e indifferenza, pronunciò l’incantesimo con così tanta violenza da mandare uno dei tre al tappeto. Lucius, prima di ogni altra cosa, eresse uno scudo e quella si rivelò una mossa giustissima visto che una fattura aveva appena cercato di stenderlo. 
Era impossibile, per lui, non riconoscerla. Nel corso del tempo era diventata un marchio, familiare quanto la sua immagine allo specchio. 
«Incarceramus!» tentò di ricambiare, ingaggiando un duello crudele e rapido contro il secondo Auror che era appena sbucato. 
La vide sbarrare gli occhi, ma evitò le corde appena in tempo, per poi ricambiare con un incantesimo di disarmo. Lucius lo evitò con uno scudo e rilanciò uno schiantesimo. La colpì in pieno petto e lui ne approfittò per liberarsi dell’altro. La distrazione la pagò cara: la ragazza si era rialzata e lo aveva spedito contro il muro, la testa che picchiava duramente contro l’intonaco. 
«Pietrificus totalus!» Lucius seppe che era finita. 

Il secondo Auror a terra, svenuto, e lei che incombeva su di lui. Si avvicinò, spavalda, e immediatamente puntò contro la sua maschera. Nessuno aveva mai saputo che Lucius fosse particolarmente in gamba con gli incantesimi non verbali e con uno Stupeficium ben piazzato la rispedì dall’altra parte della stanza. Ma anche lei era un osso duro: ricambiò con una fattura che lo fece cadere con la faccia al suolo. 

Il sangue gli imbrattava il viso e il dolore era esploso nella parte alta del viso. Ora che l’adrenalina iniziava a scemare, iniziava a sentirsi stanco. Abbassare la guardia, però, era fuori discussione. 

La sua avversaria si riprese in fretta e tentò, nuovamente, di disarmarlo. Lui tentò di essere più veloce, le lanciò una fattura gambemolli e immediatamente uno stupeficium. Lei evitò entrambi grazie a uno scudo totale. 

Lucius non demorse. Con una ferrea determinazione, urlò di nuovo. «CRUCIO!» e questa volta la reazione fu immediata. In preda a brividi e convulsioni, la donna cadde a terra. Quell’attimo di vittoria, però, non bastò. Un secondo dopo che lui aveva lanciato la sua maledizione senza perdono, l’Auror aveva lanciato il suo schiantesimo, più forte di qualsiasi altro. Lo spedì dritto dall’altra parte, di nuovo, e la donna, liberata dalla maledizione, con un colpo di bacchetta lo legò. 

«Expelliarmus» la bacchetta volò nelle sue mani. La donna si avvicinò ancora, «Silencio». 

Lucius era senza speranza. L’Auror gli si inginocchiò di fronte, alzò le mani e con un colpo secco tolse la maschera. 

Lui fece un sorriso beffardo, «Cosa hai intenzione di fare ora, Ade?» 

Adele era sconvolta. Aveva sospettato che fosse lui. Tutto glie lo aveva suggerito, in realtà. Lo stile del duello, quegli occhi grigi, la bacchetta... ma aveva negato, persino a se stessa. Non voleva accettarlo, non voleva credere che la sua migliore amica fosse sposata con un mangiamorte, qualcuno che professava la religione dei purosangue a costo di uccidere. Non poteva essere vero, quello era senza dubbio un sogno e... 

«Cosa farai, adesso?» La voce di lui la scosse nel profondo, come se adesso avesse davvero la certezza di trovarsi nella sua vita. Si sentiva stordita, fuori di se. Si alzò barcollando e, meccanicamente, legò con la bacchetta gli altri due. 

Con sua sorpresa, si allontanò. Toccò il compagno, il secondo Auror, e si smaterializzò. 

Lucius rimase così, seduto contro il muro a pensare che la sua vita, ora, era davvero finita. 

 

HELLO GUYS!

 

Si, lo so, vi ho fatto attendere parecchio, forse più del solito. Ma eccoci, finalmente, un nuovo capitolo. Come avevo accennato in un altro capitolo, scrivere di questo lasso temporale per me è abbastanza difficile. La Rowling ha scritto abbastanza poco e la maggior parte delle cose che leggete le ho puramente inventate. 

Deeeetto ciò, sappiate che siamo agli sgoccioli. 
Spero di vedervi anche al prossimo capitolo, 

 

see you soon!

XOXO

Petal Yewfrost

 

   
 
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