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Autore: z e r o    22/08/2009    4 recensioni
E se... Harry Potter fosse un goth sarcastico e narcisista, Ron un emo depresso ed Hermione una violenta?
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 19

 

IL LEONE

E L’AGNELLO

 

Nelle due settimane seguenti, Harry non solo doveva sopportare gli allenamenti di Kwiddich, le lezioni, l’apatia di Ron e la violenza di Hermione, ma anche le riunioni del F.I.C.A.U., quando avrebbe voluto soltanto ritirarsi tra le quattro mura nere della sua stanza a giocare ad Assassin’s Creed con la Play Station 3.

 

Comunque, a risolvere il problema di come avvertire i membri del gruppo – perché se si fossero incontrati tutti quanti nella Grande Sala avrebbero attirato un po’ l’attenzione – ci pensò Hermione. Distribuì a tutti gli affiliati del F.I.C.A.U. una specie di collare con una spia luminosa lampeggiante.

 

«Vedete quella spia luminosa lampeggiante?» domandò alla marmaglia. «Quando Harry preme il pulsante del suo telecomando (Harry alzò il telecomando come se stesse alzando un trofeo) i collari rilasciano un elettroshock, così saprete quando dovete venire alla riunione». Hermione annuì tra sé e sé, complimentandosi con se stessa della splendida – e perversa – idea.

 

«Ma…» obiettò Nerdville, ma venne subito fulminato da Harry e dal suo magico telecomando. «Muahahah… penso che ci prenderò gusto…» commentò Harry, anche se quella sadica e violenta dovrebbe essere Hermione.

 

* * *

 

Si avvicinava la prima partita della stagione di Kwiddich e, con gran cordoglio di Harry, la McGranitt aveva sì smesso di dare compiti, ma aveva duplicato, no, triplicato, no, moltiplicato a dismisura gli allenamenti di Kwiddich. Ad un certo punto, Harry non ce la fece più.

 

«Basta!! Mi trasferisco in Svezia!» decise «Mi arruolerò nei Deathstars!». Cominciò a preparare il baule e lo trascinò nell’ingresso del castello, seguito da uno-stranamente-non-troppo-depresso Ron e da un’alquanto annoiata Hermione.

 

«Beh, come aspetto ci siamo» constatò saggiamente la ragazza. «Però non credo che potrai avere una parte molto attiva…»

 

«Amen, diventerò lo zerbino di Whiplasher. Oppure mi troverò un sacco di amici metallari e insieme ci divertiremo tutto il giorno tutti i giorni! Andremo a caccia di truzzi, li bruceremo sul rogo, ci divertiremo, insomma! Addio, sfigati!» li salutò Harry, sognando un futuro felice.

 

Harry chiamò un taxi e si fece portare all’aeroporto più vicino. Salì sull’aereo ma, dopo quattro ore di viaggio, si rese conto di essere salito sul mezzo sbagliato. Quando l’aereo atterrò, si ritrovò in Giappone.

 

«Oh, cazz… ehm… E adesso?» si domandò, cercando di richiamare alla memoria tutte le parole giapponesi che conosceva. «Allora… sushi? No, quello si mangia… sashimi? Anche… Takoyaki, ramen, okonomiyaki… no, è tutta roba da mangiare… aiuto!»

 

Alla fine, decise di prendere un aereo a caso, che lo portò in… America. Scese a New York, più spaesato che mai.

 

«Beh, almeno qui parlano inglese…» si rasserenò, fermandosi in un McDonald per fare uno spuntino. Dopo essersi rinfrancato ed aver aumentato notevolmente il colesterolo presente nel proprio sangue, cercò un aereo per Londra. E lo individuò anche, peccato che prese quello per l’Australia.

 

* * *

 

Nel frattempo, al castello di OhSchwartz, Ron ed Hermione, seduti sui gradini del castello, aspettavano il ritorno di Harry.

 

«Scommetto» disse Hermione «che sarà qui alle 17.17 spaccate».

 

* * *

 

Il nostro oscuro eroe intanto si aggirava come un’anima in pena in mezzo alla pista di decollo dell’aeroporto australiano nel quale era finito. Cominciava a pentirsi di essersene andato dal castello, tanto più che non era nemmeno riuscito ad arrivare in Svezia… salì su un altro aereo, l’ennesimo, che percorse placidamente la pista alzandosi in volo. Harry, completamente scombussolato dal jet lag, cominciava ad avere visioni mistiche. Gli apparve Ville Valo sull’ala destra dell’aereo.

 

Ad un certo punto, dopo parecchie ore di viaggio, l’aereo cominciò ad avere dei problemi.

 

«Si avvisano i gentili passeggeri…» cominciò la calma e rassicurante voce della hostess «…che STIAMO PRECIPITANDO!! SI SALVI CHI PUÒ!!» e, aperto il portellone, la donna si gettò nel vuoto.

 

A bordo si scatenò il panico, mentre i passeggeri gridavano e correvano a destra e a sinistra. Harry, calmissimo, percorse tranquillo la distanza che lo separava dal portellone, si infilò un paracadute e si buttò.

 

* * *

 

Ad OhSchwartz, Hermione guardava l’orologio.

 

«Sono le 17.15. Tra due minuti è qua» si girò verso uno scetticissimo Ron «Fidati».

 

* * *

 

Harry aprì il paracadute e cominciò a planare in mezzo alle nuvole. Quando riuscì a vedere il panorama, gli sembrò stranamente familiare.

 

«Oh, San Kratos!» esclamò «Non può essere…».

 

Atterrò proprio davanti alla scalinata del castello.

 

«17.17 spaccate!» esultò Hermione. Tese il braccio verso l’apatico Ronald e la sua aura nero-bluastra. «Mi devi un polmone».

 

Harry cominciò a ripiegare il paracadute.

 

«Che senso aveva tutto questo?» chiese, più a qualche entità superiore che controllava la sua vita che a quei due individui che lo fissavano dalla scala senza degnarsi di dargli una mano. «Voglio dire, questa cosa degli aerei… non ha nessuna logica!»

 

«Perché» replicò Hermione «ti sembra che ci sia una qualche logica in quello che facciamo da diciannove capitoli?»

 

«In effetti…»

 

 

[*cinque minuti di pausa per permettere a  z e r o  di inveire contro i maledetti piercing che ad un certo punto decidono si svitarsi e cadere sul pavimento grigio, dal quale verranno raccolti dopo lunghissimi minuti di interminabili ricerche e reinfilati maldestramente nella loro sede*]

 

 

 * * *

 

Il tentativo di fuga di Harry non andò a buon fine, quindi il nostro goth guy preferito fu costretto ad allenarsi a Kwiddich, insieme a Ron, la cui aura tenebrosa oscurava tutte e tre le porte.

 

«Beh» commentò Angelina, lasciandosi dietro una scia di fumo degna di un jet «Se durante la partita è così, voglio vedere come faranno gli avversari a segnare…».

 

Per gran fortuna di Angelina, la mattina della prima partita della stagione, Ron era profondamente depresso – sai che novità… -. Aveva l’aspetto di un cumulonembo semovente, mentre si sedeva al tavolo della colazione, con tanto di fulmini.

 

Al loro tavolo si avvicinò Luna Peace&LoveGood, portando un leone al guinzaglio.

 

«Io faccio il tifo per Grifonplatino» disse Luna, strattonando il guinzaglio del leone che le morse un braccio. La ragazza se ne andò, zampillando sangue arterioso ovunque.

 

Hermione strattonò un braccio ad Harry, che stava cercando di mangiare i suoi Count Chocula, facendogli cadere di mano il cucchiaio e scatenando le ire dell’oscuro eroe.

 

«Ma che cazz…» sbottò Harry.

 

«Harry, devi assolutamente fare leggere a Ron quello che c’è scritto sulle spille dei Bisciargento, così si deprime ancora di più e vinciamo la partita».

 

Harry prese un binocolo da sotto il tavolo e lo puntò verso il tavolo dei Bisciargento. Portavano tutti una spilla con su scritto:

 

Weasley è il nostro emo

 

Si chiese perché mai Ron avrebbe dovuto deprimersi per una scritta del genere, e decise all’istante di non dare ascolto a Hermione – anche perché era un terribile bastian contrario… –. Ebbe così inizio il piano “Mostriamo A Ronald Quello Che C’è Scritto Sulle Spille Dei Bisciargento”. Trascinò Ron per tutto il prato verso gli spogliatoi – anche se era il primo a non voler giocare – e, dopo che si furono infilati le divise, ascoltarono il discorso prepartita. Tra l’aura temporalesca di Ron e la cortina fumogena di Angelina, non si vedeva una mazza. Finalmente venne l’ora di scendere in campo. I Bisciargento, tutti della taglia di gorilla obesi – a parte Malfoy, naturalmente – occupavano un quarto del campo.

 

I due capitani si strinsero la mano – si poté chiaramente sentire il crack delle falangi di Angelina che si spezzavano –, dopodiché la prof soffiò nel fischietto ed ebbe inizio la partita. Harry cominciò pigramente a svolazzare per il campo in cerca del pallino d’oro, evitando bolidi, bastonatori, mine antiuomo e proiettili vaganti. Ad un certo punto, Malfoy gli tagliò la strada.

 

«Pirata dell’aria!» lo insultò Harry. Draco fece un’inversione a U e gli si piazzò davanti. Era un tantino diverso dal solito.

 

«Ti trovo un tantino diverso dal solito» constatò Harry interdetto.

 

«I miei fan non hanno gradito il mio ruolo in questa parodia, perciò ho deciso di cambiare e di riuscire dove tu non hai riuscito».

 

«Se intendi la composizione grammaticale delle frasi, allora non hai speranze. Hai un unico neurone, usalo con parsimonia».

 

«Io diventerò un BLACKSTER! Muahahahahahahah!!!» dichiarò Malfoy, ridendo come un assatanato e volando via.

 

«Va beeeene» sospirò Harry, infilandosi le cuffie dell’iPod nelle orecchie e andandosene per i cazzi suoi.

 

«INCREDIBILE!» sbottò l’amico rasta di Fred e George, che commentava la partita «Credevamo tutti che l’impenetrabile aura del nuovo portiere non avrebbe permesso alcun goal, ed invece i Bisciargento si sono fatti furbi! – questo che è incredibile… –»

 

Infatti i Bisciargento, muniti di elmetti da minatore, penetravano facilmente la nube oscura provocata dalla depressione di Ron, il quale, immobile, fluttuava davanti alle porte chiedendosi se una caduta da quell’altezza lo avrebbe ucciso o no. In quel momento, dal pubblicò si alzò un canto.

 

«Oooooo fortuna… veeeeelut luuuna…. Staaaatuuuu variabiliiis….»

 

Ehm, no.

 

Perché Weasley è il nostro emo

Basso, brutto e pure scemo

I suoi polsi taglieremo

Perché Weasley è il nostro emo

 

 

[Non mi è venuto niente di meglio ç___ç Buuuhuuuu]

 

 

Weasley ha una lametta

Se la tiene stretta stretta

Di sicuro vinceremo

Perché Weasley è il nostro emo

 

[Okay, ho toccato il fondo. Mi trasferisco in Tibet. Addio…]

 

Harry, che grazie all’iPod non sentiva niente, continuava a svolazzare per il campo alla ricerca dell’arnese d’oro. Finalmente lo vide.

 

«Ah!» esultò «Ho visto il coso d’oro!»

 

Harry partì in quarta verso la sferetta d’oro, subito seguito dal Malfoy. Harry riuscì ad acchiappare l’affare d’oro, ma Malfoy lo placcò da dietro e lo fece precipitare. Harry atterrò – indovina – di faccia. Nemmeno il tempo di riprendersi, che i compagni lo acchiapparono in un grande abbraccio di gruppo, al grido di «ABBIAMO VINTOOOO!» - ovviamente tutti a parte Ron, che, tentando di impiccarsi ad un anello, era rimasto incastrato.

 

«E chissene frega!» protestò Harry, cercando di togliersi di dosso tutte quelle persone fastidiose.

 

Malfoy guardava intristito i resti della bottiglia di birra che si era portato dietro per tutta la partita.

 

«Hai salvato il culo a Weasley, eh?» ringhiò rivolto ad Harry, anche se sul copione c’era scritto “il collo” «Non ho mai visto un Portinaio peggiore… d’altronde è il nostro emo. Ti sono piaciute le mie rime?»

 

«Le tue rime? E tu vorresti diventare un blackster?! Ma per favore… Puoi diventare un’idol jPop, se vuoi. Draco Hamasaki. Oppure, Draco Heavenly6. O ancora Draco Utada, Draco Wakeshima… ».

 

Per vendetta, Malfoy lanciò ad Harry una serie di insulti che non mi va di scrivere e, come risultato, venne aggredito da questi e da George. Harry si rammaricava di aver lasciato gli armour ring nella sua stanza, perché se ne avesse indossato almeno uno i suoi cazzotti avrebbero avuto più effetto. George, dal canto suo, dava dimostrazione di tutte le mosse di wrestling che aveva imparato assieme a Fred.

 

«RIS-SA! RIS-SA! RIS-SA!» li incitavano le tre Calciatrici di Grifonplatino. Purtroppo, il corpo insegnanti non era altrettanto entusiasta, e la rissa venne stroncata prima di giungere al termine.

 

Quando furono separati a sufficienza, Harry puntò l’indice contro Malfoy, che si accovacciò a terra tenendosi le mani sulla testa.

 

«AAAAH! Sta cercando di uccidermi!»

 

«Suvvia» disse qualcuno – no, non Qualcuno – «Nono è mai morto nessuno perché qualcun altro gli ha puntato un indice addosso» - … -.

 

«28 giorni» disse Harry, con una voce cavernosa che non sembrava la sua «6 ore, 42 minuti, 12 secondi… ecco quando il mondo finirà». Tutti si voltarono verso Harry.

 

«Cosa?»

 

«Harry» gli disse Hermione, spuntata da chissà dove e contrariata per non aver potuto partecipare alla rissa «Che cosa stai dicendo?»

 

«Me l’ha detto quel tizio laggiù…» Harry indicò un punto dall’altra parte del campo di Kwiddich.

 

«Non c’è nessuno laggiù».

 

«Ma sì che c’è! Quello là… quello grigio… il coniglio! Quel coniglio grigio! Fraaaaank! Hey, Fraaaaank!» lo salutò Harry, saltando e agitando le braccia in aria. La McGranitt sfilò il cellulare dalla tasca, pronta a chiamare la neuro.

 

«Bwahahahahah!» rise assatanato Malfoy – benché ridotto a un Picasso – senza alcun motivo apparente.

 

«Malfoy, non dovevi andare in bagno?» disse Piton atono.

 

«Ma veramente…»

 

«VAI IN BAGNO!»

 

«Subbito!».

 

Liquidato l’aspirante blackster e iniettato una dose di tranquillanti ad Harry, che ora vedeva le fatine verdi, fece la sua comparsa la Umbridge, i tacchi a spillo che affondavano nella soffice terra del campo di Kwiddich. Tirò fuori una busta – da chissà dove, vista la scarsa superficie ricoperta dalla tutina fetish in latex –.

 

«Ehm, ehm… Decreto Didattico Numero Diciassette Bis» lesse «Alla Mistress Suprema è conferita la massima autorità su punizioni corporali, sanzioni e soppressioni di privilegi – ma non solo – riguardanti gli allievi di OhSchwartz, nonché la facoltà di alterare punizioni corporali, sanzioni e soppressioni di privilegi – ma non solo – comminate da altri membri del personale. Firmato Cornelius Caramella, MiniMinistro della Magia. Indipercuiciò… Potter, Weasley 1 e 2, siete squalificati dal Kwiddich a tempo indeterminato…».

 

“Sììììì!” pensò Harry, dando un rave party dentro la sua testa. I suoi neuroni, fatti e ubriachi, si rotolavano sul prato della sua materia grigia…

 

«E le loro scope sono confiscate».

 

«Sìììì- COSA?!» strillò Harry. «No! La mia goticissima Bloodybolt! Non può farmi questo, donna crudele!»

 

«Posso, e lo farò» replicò la Umbridge, raccogliendo la summentovata – cosa vorrà mai dire questa parola? Non credo sia coerente con il contesto, però la userò lo stesso… anche perché non ho voglia di andare a prendere il vocabolario – scopa, assieme a quelle di Fred e George.

 

* * *

 

Quella sera, i Grifonplatino si deprimevano nella sala comune – e Ron non c’era nemmeno! –. Tutti tranne Harry, che combatteva tra due istinti: la felicità per essere riuscito finalmente a liberarsi dall’obbligo di dover partecipare a quelle stupide partite, ed il cordoglio per la perdita della Bloodybolt. Entrò Ron, la cui aura era diventata bianca e sbrilluccicante, con qualcosa tipo specchietti che vorticavano al suo interno.

 

«Hermione, Ron è diventato un’anomalia» constatò Harry, affascinato.

 

«Mi dispiace» esordì Ron «È tutta colpa mia».

 

«Hai ragione» replicò Harry «È tutta colpa tua».

 

«Se non fossi un tale disastro a Kwiddich…»

 

«Già, fai proprio schifo»

 

«…è stata quella canzone a farmi impazzire…»

 

«Se sei così idiota da stare a sentire una cosa così stupida…»

 

«Avrei dovuto suicidarmi prima…»

 

«Sì, avresti dovuto».

 

«Piantatela» li interruppe Hermione «Sta per entrare in scena un nuovo personaggio: Hagrid è tornato».

 

« E se non fossi l’eroe?» cominciò Harry «Se fossi il cattivo? Io ho diciassette anni. Sai da quanti anni ho diciassette anni? E il leone si innamorò dell’agnello».

 

«Harry, cosa-cavolo-stai-dicendo

 

«Stavo solo cercando di dare un senso al titolo di questo capitolo».

  
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