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Autore: Biblioteca    23/11/2020    0 recensioni
Salazar Serpeverde, Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso e Priscilla Corvonero stanno ultimando la costruzione del castello quando ricevono una visita inaspettata: un fantasma che si fa chiamare Frate Grasso, che vuole infestare il castello.
Ma chi è questo fantasma? Perchè proprio Hogwarts? E perchè Godric sembra non accettarlo?
Queste e altre domande troveranno risposta nella storia che leggerete...
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frate Grasso, Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Quattro fondatori per un castello'
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Priscilla e Tosca non avevano dubbi: il primo a doverlo cercare doveva essere Salazar.
“Ci sono discorsi che si possono fare solo tra donne, e discorsi solo tra uomini. Questo potrebbe essere uno di quelli. Vai prima tu.”
Salazar non era affatto d’accordo, perché al di là del rispetto e di una certa ammirazione reciproca, non si considerava molto amico di Godric. Ma Priscilla, con quelle parole, chiaramente non ammetteva repliche. E lui si fidava molto della sua intelligenza. Quindi obbedì.
Vagò per il castello, parlò con il ritratto della signora Grassa (“No, Godric non è entrato. E comunque non potete entrare neanche voi.”), uscì nei cortili, ma di Godric nessuna traccia.
Poi gli venne in mente l’unico posto in cui ancora non aveva guardato: la guferia.
Si trattava di una struttura isolata dal resto della scuola, dove risiedevano diversi gufi messaggeri. All’inizio Priscilla non la voleva neanche costruire, ma l’Architetto da lei scelto che aveva partecipato al progetto l’aveva convinta.
Come previsto, Godric era lì. Il suo rapace notturno preferito, quello che usava di più per i messaggi alla famiglia, era uno splendido barbagianni con il volto a cure. Era un pennuto indipendente, spesso usciva di notte per nutrirsi dei topi che giravano nei dintorni della scuola. Ma non disprezzava le cure di Godric, che in quel momento stava accuratamente controllando la presenza di parassiti tra le piume.
Appena Salazar entrò, l’anziano gufo reale che aveva portato con sé dal castello gli volò subito sulla spalla. Salazar gli carezzò il petto e si avvicinò a Godric.
“Come sta il vostro barbagianni?” domandò il nobile mago.
“Sano e pasciuto. Se servirà, potrà inviare in poco tempo un messaggio a una mia conoscenza: un mago esperto di fantasmi.” Rispose Godric. Tirò fuori dalla tasca della carne secca e nutrì l’animale.
“Credo che sia una decisione da dover prendere con Priscilla e Tosca.”
“Certamente, Salazar. Ma credo che capiranno che è necessario.”
“Avete forse paura dei fantasmi Godric? Il vostro coraggio è quasi un vanto, tale paura è assai inaspettata.”
Godric gli stava dando le spalle. Quando si voltò per rispondergli, Salazar vide il suo volto e fece qualche passo indietro. Anche il suo gufo reale emise un suono piuttosto aggressivo e spaventato.
Il volto di Godric aveva un’espressione terribile, che mai Salazar avrebbe ritenuto possibile apparire sulla sua faccia.
“Voi non avete idea di quello che un fantasma può far passare ad un vivo. Delle terribili pene che chiunque, babbano o mago che sia, si ritrova a dover vivere se un fantasma lo prende in antipatia. Quello che il Frate dice è vero: i babbani si sentono magici quando diventano fantasmi, già solo per poter attraversare i muri. Questo porta a deliri di onnipotenza terrificanti. E poiché in ogni fantasma c’è un elemento di rancore, quando questo rancore viene sfogato, sono guai seri. Per i fantasmi magici è l’opposto: la perdita della magia porta a frustrazione e paura. E questi sentimenti, uniti sempre al rancore, vanno pur sfogati da qualche parte, no? A voi non piacciono i babbani Salazar, è un sentimento che comprendo. Ma vi assicuro che è proprio l’incontro con i fantasmi che vi fa capire di quanto a distinguerci da loro spesso c’è solo la magia. Il rancore, il desiderio di controllo, la paura, la rabbia, così come l’amore, la gioia, l’ambizione, il coraggio, tutte queste cose che muovono il mondo indipendentemente dalla magia fanno parte di tutti. TUTTI!”
L’urlo di Godric rimbombò nella gufiera, facendo sussultare diversi gufi.
“E un fantasma è composto da emozioni e ricordi, sono la sua nuova carne! E se i sentimenti sono quelli più negativi e i ricordi quelli più oscuri, è un bel guaio per chi lo ha vicino.”
Finito il discorso, Godric tornò a carezzare il barbagianni, che era stato spaventato dall’urlo quanto gli altri gufi.
Salazar rimase in silenzio a osservare l’altro mago. Si riavvicinò di qualche passo.
“Capisco ogni cosa. Nei miei studi ho conosciuto anche la natura dei fantasmi- “
“Ma non l’avete vista in azione!” lo interruppe Godric “Io invece sì!”
Salazar si tese: “Davvero? Questo è interessante…”
“Non è una storia allegra. Non ne parlo mai.” Rispose Godric sospirando “Eravamo in fuga dai babbani in una foresta e abbiamo trovato una casetta, dove abitavano una coppia con la loro figlia unica. Sapevano della magia, ma non ne avevano paura. Una volta un mago li aveva aiutati a salvare la loro bambina e non avevano dimenticato la cosa. Ci accolsero, ci nascosero, ci diedero cibo e amicizia. Io e la ragazza, peraltro, andavamo molto d’accordo. Poi però lei iniziò a comportarsi in modo strano: piangeva sempre, aveva incubi ricorrenti, un giorno si perse nel bosco… tutto questo a causa di un fantasma che ce l’aveva con lei…”
Godric si interruppe e non riuscì più a guardare Salazar negli occhi. Distolse lo sguardo e guardò verso la finestra aperta per far uscire i gufi.
“Per farla breve, siamo riusciti a cacciare via il fantasma, ma lei non si è mai più ripresa. E questa cosa mi ha turbato molto.”
Dalla voce di Godric, Salazar capì che c’era molto altro dietro a quel finale così frettoloso. Ma non se la sentì di chiedergli altro. Sapeva che Godric, nel suo tremendo altruismo, si dispiaceva del destino avverso degli altri, che fossero maghi o babbani. E se era ancora in grado di capire quali pensieri nascondesse il tono di voce, era anche sicuro che i sentimenti del mago verso quella giovane babbana erano stati molto di più del semplice affetto e questo probabilmente aveva reso le cose molto più dolorose.
Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
“I babbani hanno più difficoltà con i fantasmi, rispetto a noi. Per i ragazzi potrebbe essere utile imparare qualcosa proprio confrontandosi anche con i fantasmi.” Disse calmo il mago oscuro.
“Forse.” Rispose Godric “Ma bisogna vedere anche con che tipo di fantasma si confrontano.”
“Direi che questo Frate Grasso è tutt’altro che pericoloso.”
“Può essere.” Assentì Godric “Ma io continuo a essere contrario.”
“Perché non torniamo al castello a parlarne con Priscilla e Tosca?”
Dopo aver annuito, Godric seguì Salazar fuori dalla guferia.
Con grande sorpresa, i due maghi trovarono Priscilla che li aspettava all’ingresso.
 
Continua…
 

(Nel libro “La camera dei segreti” il personaggio di Mirtilla Malcontenta racconta di come avesse perseguitato la sua bulla per molto tempo prima di essere costretta a restare nel castello. Immagino quindi che ci siano maghi esperti di fantasmi che possano in qualche modo scacciarli o costringerli prigionieri da qualche parte. Ma questa intuizione e tutto il resto sono farina del mio sacco. Ho cercato comunque di restare fedele al personaggio di Godric, spiegando che la sua non è una semplice paura ingiustificata. Non ho approfondito la vicenda di questa babbana perseguitata, proprio per lasciare spazio all’immaginazione del lettore, che sono sicura aggiungerà dettagli più orribili di quelli che avrei potuto dire io)
  
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