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Autore: Enchalott    23/11/2020    4 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a chi si appassionerà! :)
"Percepì il Crescente tatuato intorno all'ombelico: la sua salvezza, la sua condanna, il suo destino. Adara sollevò lo sguardo sull'uomo che la affiancava, il suo nemico più implacabile e crudele. Anthos sorrise di rimando e con quell'atto feroce privò il cielo del suo colore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oltre le apparenze
 
Avevano cavalcato per ore sotto il sole spietato del deserto, transitando lungo il torrente asciutto per non perdere la via e rasentando l’ombra caritatevole delle sporgenze rocciose che sbucavano sporadiche da anydri, una rara e agognata benedizione. La stanchezza si era intensificata, proseguire era divenuto un peso, tanto da indurli risparmiare persino le parole.
Il tramonto scenografico del Sud annunciò il sopraggiungere del refrigerio serale e il momento di individuare un riparo adeguato per la notte. Dare Yoon abbassò il copricapo e scrutò l’orizzonte a caccia di un segnale indicativo, ma le armate del reggente non erano in vista. Forse avevano subito un nuovo attacco ed erano state rallentate di un altro giorno. Un’ipotesi tanto possibile quanto disarmante.
Gli dei non vogliano…
Abbassò la mano con cui si era schermato la vista e procedette in salita, abbandonando il greto in secca per seguire la linea dei crinali di sabbia, in cerca di un luogo sicuro. L’aria, che andava rinfrescandosi, gli sollevò il mantello leggero e gli scompigliò i capelli scuri. Dietro di lui Sharen tenne il passo, osservando ipnotizzata la dirompente bellezza del cielo infuocato, che ormai virava nel crepuscolo.
«Riuscite a resistere?» le domandò.
A dispetto della temperatura inclemente, aveva tenuto addosso l’abito che la occultava al suo sguardo, come se non la infastidisse. Non si era lamentata né del caldo infernale né della lunga permanenza in sella, che certo le era risultata ostica. Al contrario lui, durante la sua prima esperienza con l’acqua salata, non si era risparmiato le rimostranze tra una crisi di naupatia e l’altra.
Donna singolare…
«Quanto volete» garantì l’isolana.
Chiuse gli occhi e aprì le braccia, lasciandosi investire dalla corrente: la veste rosata fatta di preziosi veli sovrapposti le si gonfiò addosso, incollandosi alle sue forme e crepitando come un vessillo teso su un’asta.  
«Adoro il vento» mormorò sognante «Mi sembra che trasporti l’odore dell’oceano. Sciocco immaginarlo quaggiù.»
«Non troppo» concesse Dare Yoon «Il Pelopi è in quella direzione. Siete ricettiva.»
«Oh, dite? Forse accade perché il mare mi manca moltissimo.»
Il sole annegò dietro il crinale e i colori della sabbia virarono all’unisono nelle tonalità fredde dell’imbrunire. L’ufficiale lasciò che lei si ristorasse in quello stato di solitario e nostalgico abbraccio alla natura.
«Se aprite gli occhi, potete vederlo anche da qui.»
Sharen schiuse le palpebre con la convinzione che lui la stesse prendendo in giro, ma si ricredette. L’arancio sfavillante del sole era sfumato in un oro antico, che faceva luccicare le creste mobili dei dossi. La rena ocra e rossastra era mutata in indaco e le ombre proiettate al suolo esplodevano di blu e violetto; le curve morbide d’argilla, che catturavano gli ultimi barbagli dei raggi morenti, sfumavano lievi in azzurro e celeste, frapponendosi in una dolce alternanza alle zone più scure. Erano onde fatte di terra e roccia, baciate da un firmamento adorno di stelle in boccio.
«È incantevole! Avete ragione voi, Dare Yoon, è identico all’oceano.»
«E altrettanto insidioso» confermò lui, dando di tallone al destriero «Conviene che ci muoviamo. Non rimane che mezz’ora scarsa di luce.»
 
Si accamparono su un rialzo roccioso schermato da un picco basso e tozzo, sotto il quale Dare Yoon si apprestò ad accendere il falò. Tirò fuori dalla sacca da viaggio i bracciali con la pietra focaia incastonata e li batté, innescando la fiamma.
Sharen seguì con interesse la procedura, slacciandosi gli stivali in cerca di sollievo.
«Sono molto belli. Perché non li portate ai polsi?»
«Non amo le decorazioni, a meno che non siano utili. Mi sarebbero d’intralcio.»
«Significa che passate la vita a combattere? Che non avete un momento per voi?»
L’ufficiale sollevò lo sguardo scaldato dal riflesso del fuoco.
«È ciò che ho scelto. Ma non pensate che io sia un fanatico della spada, preferirei di gran lunga tenerla a riposo. Purtroppo ora non è concesso né a me né ad alcuno.»
La donna seguì i movimenti delle sue mani mentre raccoglieva alcune pietre da terra e le disponeva con attenzione intorno allo spiazzo illuminato.
«Che cosa fareste se il mondo facesse pace con gli dei? Tornereste dai vostri cari? Lascereste l’uniforme?»
«Mia sorella e mia nonna vivono a Erinna. Quanto a questa, fa parte di me» aggiunse, sfiorando la divisa tortora e cremisi «Non rinnegherei mai ciò che rappresenta. So che per voi è difficile da comprendere.»
«No. Capisco benissimo ciò che intendete.»
Dare Yoon non celò la sorpresa, ma tentò di occultare l’imbarazzo provocato da quella sorta di confidenza che stavano instaurando. Controllò le scorte d’acqua e di provviste, restando in silenzio per qualche istante.
«E voi?» azzardò impacciato «Vi riunirete alla vostra famiglia una volta assolto il vostro impegno?»
Sharen raccolse le ginocchia al petto e le circondò con le braccia. I suoi piedi nudi, rasentati dall’orlo ricamato della veste, si mossero nella sabbia fine, tracciando una linea che assomigliava tanto a un confine.
«Io non rammento quasi nulla dei miei. Non so neppure se sono vivi.»
«Mi dispiace. Non avrei dovuto chiedere.»
«E perché no? Non mi rammarico del passato, anche se contiene ricordi infelici o di scarso vanto. In fondo, ciò che siamo ora appoggia su quanto abbiamo vissuto prima. Non siete d’accordo?»
Il soldato sollevò il viso e intercettò il suo sguardo acuto al di là del fuoco: ancora una volta fu colto da una sensazione di insolita familiarità.
Ma che diamine mi sta succedendo?
«Sì» ribatté più duro di quanto non desiderasse «È come dite voi.»
L’isolana sedette a gambe incrociate, più rilassata. Inspirò.
«Temo di essere io ad aver sfiorato un pessimo argomento di conversazione ora.»
«Non fateci caso. Sono più a mio agio con le azioni che con le parole. Mi scuso in anticipo per la mia scarsa convivialità.»
«Non dovreste. Le parole si possono distorcere, le azioni no. È una caratteristica a vostro favore più che un difetto.»
Dare Yoon spalancò gli occhi, a corto di risposte. La donna continuò a guardarlo sfacciata e – ne era certo – estremamente svagata dalla sua reazione sconcertata.
«Siete così saggia che ne terrò conto» replicò con un pizzico di ripicca «Ma se desiderate elargire le vostre massime ai tipi refrattari come me, vi suggerisco di rindossare gli stivali. Il deserto è disabitato solo all’apparenza: gli inquilini più comuni sono orchya delle sabbie, scorpioni shakteri e roditori affamati, oltre ai predatori di varie dimensioni.»
Lei si irrigidì, fissando il suolo sul chi vive.
«Il fuoco non li tiene lontani?»
«Molto in teoria. Così il cerchio di pietre che ho disposto. State certa che sono là fuori e che ci hanno fiutati da un pezzo. Alcuni attaccano solo se disturbati, altri…»
«Mi avete convinta! Lasciate solo che mi dia una ripulita…»
«Spiacente, non possiamo sprecare acqua. L’oasi più vicina è a due giorni da qui, non voglio correre rischi inutili.»
Sharen lo scrutò apparentemente seccata dalla notizia, poi si rassegnò.
«Un’altra incredibile somiglianza con il mare. Trovare l’acqua dolce non è scontato. Dobbiamo razionare le scorte?»
«Per adesso no, state tranquilla. Sono più preoccupato per questo vento teso, spero non incrementi nelle prossime ore.»
«Potrebbe estinguere il fuoco?»
«Sì, ma starò di guardia. Se invece dovesse sollevare sfociare in una tempesta, non potrei rimediare. Anzi, sarebbe un discreto guaio.»
«Ah, come tutte le bufere che si rispettino. Dividete i turni con me, non mi pesa restare sveglia.»
«Riposate. È la cosa migliore per voi.»
«Non trattatemi come una femminuccia! Valgo quanto un uomo come sentinella!»
«Niente di più distante da me» replicò lui ironico «È che oggi siete stata esemplare, domani vorrei ripetere la stessa esperienza. Diversamente vi stanchereste e mi rallentereste.»
Sharen rimase a sua volta senza parole. Poi borbottò qualcosa di incomprensibile e prese a frugare con lena nella bisaccia posata lì accanto. L’ufficiale fece del suo meglio per nascondere il divertimento mentre lasciava cadere nell’acqua in ebollizione le foglie per il chae.
La donna trasse dal bagaglio un contenitore con quello che aveva l’aspetto di pesce essiccato e, quando lo aprì, l’odore penetrante confermò la supposizione. Dare Yoon lo squadrò disgustato.
«Non vi aspetterete che io cucini qualche manicaretto!?»
«Non vi aspetterete che lo mangi? Quella robaccia maleodorante attirerà frotte di ghali nel giro di un minuto. Mettetela via!»
Per tutta risposta la straniera versò una mestolata d’acqua calda nel recipiente, smorzandone l’aroma pungente e attese placida senza obbedire.
«Prego» ringhiò l’elestoryano, reprimendo l’impulso di strozzarla e porgendole una tazza di liquido scuro «Dobbiamo reidratarci il più possibile. Cercate di sorseggiarlo, non buttatelo giù come se fosse bjorr
«Magari» sospirò lei, alzando gli occhi al cielo «So che qui non è in voga.»
«È più una necessità. Di giorno fa troppo caldo, avrebbe un effetto deleterio sulla mente, mentre di notte disperderebbe il calore corporeo e sarebbe una disattenzione fatale. Però avete ragione, il bjorr darebbe molta più soddisfazione.»
Sharen sorrise sotto la seta rosata, osservandolo mentre disponeva quelli che sembravano legumi fermentati e frutta seccata al sole. Accettò volentieri di dividerli con lui e offrì a sua volta il proprio pasto.
«Quante storie!» sbuffò, quando lui rifiutò con malcelato raccapriccio «Non ditemi che siete uno che giudica senza esperire!»
Dare Yoon aggrottò la fronte: quelle parole sembravano contenere un riferimento molto più ampio. L’isolana non mostrava nulla di sé, come se non desiderasse essere soppesata per il suo aspetto al di là del voto cui aveva accennato. Si chiese se davvero lui fosse così e si limitasse a inquadrare il prossimo per categorie preconcette. Aska Rei gli aveva fatto spesso notare il lato e tetragono del suo carattere e Dessri, a suo modo, gli aveva suggerito di ammorbidire la rigorosità. Scosse la testa. Certo assaggiare per pura cortesia un boccone di pesce non gli avrebbe cambiato nulla. Prese la porzione dalle mani di lei e la assaporò con titubanza.
«Siete ancora vivo» commentò la straniera, caustica.
«Non è male in effetti.»
La donna rise apertamente, versando altro chae nelle coppe come se stesse compiendo un’eccezione a lui riservata. Forse era davvero una sacerdotessa delle Isole, abituata a ricevere onori e rispetto e a concederne di esigui e calibrati. C’era qualcosa in lei che lo teneva sulla corda, che lo intrigava più del dovuto a prescindere dall’umana curiosità e dalla diffidenza per il suo essere pressoché impenetrabile. L’abitudine di combattente, il valutare gli elementi a disposizione, era giunta in suo soccorso, eppure non aveva colto che pochi indizi: essi avevano contribuito ad accrescere il numero delle domande che gli occupavano la mente. Dare Yoon si impose di cercare un passatempo più proficuo. Andò a controllare i cavalli, poi trasse il mantello di lana scura dal bagaglio, avvertendo il calo drastico della temperatura.
«Vi conviene indossare qualcosa di più pesante» suggerì «Di notte anydri sfiora lo zero, il fuoco non è sufficiente a preservarvi dal freddo.»
«Questa è la stoffa più spessa che ho» rispose lei, mostrando un telo troppo leggero «Pensavo di dormire al riparo nel carro, quando sono partita.»
“Buscherete un accidente” rimbrottò lui, porgendole il proprio mantello «Usate questo, a me non occorre.»
«Non posso accettare!»
L’elestoryano ignorò l’obiezione e si slacciò dalle spalle quello rosso dell’uniforme, gettandoselo addosso a mo’ di coperta. Si sdraiò accanto al fuoco, sorreggendosi con il braccio e lasciandosi lambire dalle fiamme.
«Grazie» articolò la straniera, imitandolo e distendendosi poco lontano.
I suoi occhi nerissimi ed esotici, contornati di bistro scuro, scintillavano al ritmo delle vampe arancio incitate dai refoli d’aria.
«Penserete che sono una povera sprovveduta. Non ho esperienza di Elestorya e sono in mezzo al nulla, priva di risorse, in compagnia di un uomo che non conosco.»
«Non so decidermi tra la sconsideratezza e la singolarità del fatto, in effetti.»
«Troppo clemente» sorrise lei «Ma vedete, non posso fare a meno di intraprendere ciò che voi valutate con ragione come un’imprudenza. Avete mai sentito di dover realizzare qualcosa a ogni costo? Qualcosa di indispensabile per sentirvi in pacifico accordo con voi stesso?»
«Sì» mormorò Dare Yoon, attento.
«C’è stato un momento in cui ogni mia certezza è vacillata, è divenuta lontana, estranea, inattendibile. Sono stata chiamata a mettere in discussione me stessa e ho rischiato di perdermi, ma non ho gettato né la spugna né la volontà di capire. L’ho fatto a mio modo e non vanto la pretesa che sia il migliore. Ho pregato il dio del Mare e – credetemi - è stata la prima volta, affinché vigilasse sulle mie decisioni e sulle loro inevitabili conseguenze. Ho espresso il voto di celarmi sotto questo velo fino a quando non avrò capito chi sono o chi sono diventata.»
«Avete parlato di una questione di vita o di morte» intervenne lui toccato.
«Sì. Ciò che sto cercando di concretizzare non dipende solo da me. Sono giunta qui in cerca di un uomo, che regge tra le mani il mio destino. Getterò quest’abito ai suoi piedi e sarà lui a decretare il finale. È da lui che dipende la mia vita o la mia morte. Accetterò qualsiasi sentenza.»
«State scherzando!» si infervorò il soldato «Consentire che la vostra sorte riposi sull’arbitrio altrui è una sciocchezza! Una rinuncia!»
Sharen abbassò lo sguardo, stringendosi nel mantello di lui come a volersi proteggere. Poi lo sollevò di nuovo.
«Non vi sfiora l’idea che invece io possa meritarlo? Che sia giusto così?»
Dare Yoon spalancò gli occhi spiazzato. C’era una sincerità vibrante in quell’affermazione, come se non esistesse altra verità che quella. Eppure lui il fondo abominevole dell’umanità l’aveva visto e toccato da vicino.
«Non sapete nulla di me» continuò lei «Potrei essere la più riprovevole delle creature. Bugiarda, crudele, vigliacca o peggio. Parlereste allo stesso modo in tal caso?»
L’ufficiale emise il fiato, tornando a sdraiarsi.
«Non saprei. Può darsi. Ma mi risulterebbe difficile crederlo, anche se ci conosciamo da due giorni scarsi.»
«Perché?»
«Lasciate stare.»
«Vi prego. Insisto.»
L’urgenza che trapelò dalla sua voce gli apparve una richiesta di soccorso, un appiglio, una possibilità insperata. Lo spinse a rispondere con franchezza, a forzare la propria innata introversione. Come se quel fato incerto pesasse anche su di lui.
«I vostri occhi non sarebbero tanto tormentati.»
Sharen non replicò. Fissò il cielo buio e lo sfavillio delle stelle. Forse anche in quel frangente stava elevando un’orazione a Manawydan o forse si era risentita per la sua considerazione tanto schietta.
Ah Dare Yoon, sei un soldato, non un filosofo… che diamine ti salta in testa…
Prima che si risolvesse a domandare scusa, la donna rivolse a lui il viso.
«Resterò io di guardia se siete d’accordo» propose con cortesia.
L’elestoryano scrutò la posizione degli astri, sollevato dall’essere uscito da un ambito che stava affacciandosi troppo sul personale.
«Non ce n’è bisogno, è notte fonda. Se rinforziamo il fuoco, durerà sino all’alba.»
«Come volete. Buonanotte, Dare Yoon.»
Lui gettò la legna aggiuntiva tra le fiamme e ricambiò l’augurio.
 
Il sonno non giunse subito. Sharen si girò sotto il mantello, percependo una lieve traccia dell’odore di lui. Il ritmo delle pulsazioni cardiache incrementò. Aprì gli occhi nel silenzio del deserto, accarezzando con lo sguardo l’uomo addormentato oltre le fiamme. Era la prima volta che aveva occasione di osservarlo tanto da vicino e tanto a lungo, senza che lui la incenerisse con un’occhiataccia o le desse le spalle con palese disprezzo.
Dare Yoon era steso su un fianco e teneva il capo appoggiato sul braccio sinistro ripiegato. La sua pelle era virata in poco tempo a una tonalità più scura, come se il sole della sua terra avesse accolto con un caldo bacio il ritorno di uno dei suoi amati figli. La chioma corvina gli ricadeva sulla fronte e ondulava ombre leggere sul suo volto assopito al crepitio delle fiamme. Le ciglia scure seguivano la traccia delle palpebre allungate degli elestoryani. Ammirò le sue labbra piene, la linea dritta e maschile del naso, la mano destra appoggiata alla spada che giaceva al suo fianco come un’amante mai tradita.
Era fisicamente attraente, tuttavia era ciò che gli brillava nell’anima ad affascinarla. Nelle poche ore trascorse in sua compagnia aveva rilevato in lui gli aspetti già noti del suo carattere: era stato brusco, severo, talvolta duro e persino sarcastico. Lo aveva riconosciuto con sollievo in quelle sfumature temprate e riservate di lui. Ma era stato anche gentile e altruista, si era dimostrato ospitale, addirittura premuroso nei suoi riguardi. Non era abituata a interagire con quegli aspetti imprevisti della sua personalità, che erano riusciti ad avvincerla più di quanto non lo fosse in partenza. Innamorarsi di lui e realizzare la vera profondità di quel sentimento era la cosa più stupida che potesse capitare! La più bella che le fosse mai accaduta.
Immobile sotto il manto di seta cremisi, l’ufficiale della Guardia riposava pacifico, ignorando chi lei fosse in realtà. Sharen era allibita quando lui era comparso all’improvviso dal nulla, come un miraggio, brandendo la lama in sua difesa e sbaragliando i predoni alla maniera di insetti molesti. Aveva temuto che la riconoscesse, ma la paura era sbiadita con il passare del tempo ed era diventata una sensazione secondaria rispetto a quelle più potenti che avvertiva nel cuore.
Dare Yoon era un uomo straordinario nel quale resisteva, non interpretabile, un seducente residuo di vissuto. Emergeva quando si mostrava pensieroso o quando la indagava con quello sguardo affilato di guerriero, quando nei suoi occhi blu scuro transitava una sorta di resistenza al prossimo, quando la sua vicinanza riusciva a scatenarle i brividi in pieno deserto.
L’uniforme tortora che indossava era smanicata, la linea armoniosa dei muscoli delle sue braccia era un sensuale alternarsi di chiaroscuri. Aveva la pelle d’oca. Per quanto avesse dichiarato che non avrebbe sofferto la temperatura rigida, la sua epidermide abbronzata era increspata dal freddo e l’ardere del falò non era sufficiente a riscaldarlo. Così sarebbe stato lui a rischiare il malanno che le aveva prospettato. Anche siffatta caparbietà non le era nuova.
Sharen sgusciò dalla stoffa spessa in cui era avvolta e gli si avvicinò senza produrre alcun rumore, neppure quello del fruscio delicato dei veli che la ricoprivano. Il mattino seguente, facendosi scudo della propria irreprensibilità, lui avrebbe gridato allo scandalo e con tutta probabilità l’avrebbe ricoperta di improperi, ma sarebbe stato peggio sentirsi responsabile nel vederlo febbricitante o provato dalla nottata trascorsa all’addiaccio. Sollevò un lembo del mantello e si apprestò a condividerlo.
«Non credo sia opportuno» mormorò Dare Yoon a occhi chiusi.
Lei sussultò e avvampò brutalmente. Trascurò il battito disordinato del cuore.
«Infatti. È inopportuno che vi ammaliate. Non pensavo fosse tanto gelido al Sud.»
L’ufficiale schiuse le palpebre e le inchiodò addosso uno sguardo inflessibile.
«Non è ciò a cui mi stavo riferendo.»
«Allora non vi seguo» borbottò lei con un puntiglio.
«Se non erro, avete parlato di un uomo per voi importante. Suppongo non approverebbe il vostro trascorrere la notte accanto a me, quale che ne sia il motivo.»
«Ma…»
«Proprio come io non intendo mancargli di rispetto.»
La donna trattenne a stento l’ilarità, punzecchiandolo per restituirgli la frecciata.
«Da quali elementi deducete che quell’uomo sia il mio compagno?»
«Dal solco sul vostro anulare» replicò Dare Yoon, puntando l’indice sul segno «È appena visibile, ma è la traccia inoppugnabile di una promessa.»
«Siete molto acuto. Però, come potete notare, non porto nessun anello.»
«Potreste averlo tolto per non esserne derubata. Sarebbe stata una scelta accorta.»
Sharen scosse la testa, divertita dalla sua inappuntabilità.
«Non avete valutato l’opzione corretta: non esiste più alcun impegno.»
Il soldato inarcò un sopracciglio, interdetto.
«Ma voi avete affermato…»
«È il reggente del Sud colui che desidero incontrare.»
La presa di Dare Yoon si spostò d’istinto sull’elsa della spada. La squadrò con sospetto. Lei non si impressionò.
«Perché siete tanto sorpreso? Ho parlato di giudizio e verdetto, mi risulta che qui sia il principe Stelio a occuparsene in prima persona. E no, non ho cattive intenzioni, per rispondere al quesito che vi leggo dipinto in faccia.»
«La lama che nascondete sotto le gonne non gioca a vostro favore.»
Dunque era riuscito a individuarla nella penombra del carro. Notevole, ma non si sarebbe attesa altro da lui. Sharen portò la mano dietro la schiena e tirò fuori una sorta di scimitarra ricurva, corta e senza punta, piantandola nella sabbia.
«Sono viva grazie ad essa e a voi. Chi viaggerebbe per il deserto senza un’arma? Inoltre, se volessimo sindacare, anche voi potreste essere un brigante travestito da ufficiale della Guardia per non destare timori.»
«Cosa!?» si inalberò l’elestoryano «Mi state mettendo alla pari di un Anskelisia?!»
«No. Sto facendo indossare a voi i sospetti che avete calzato su di me. Si vede lontano un miglio che siete l’opposto di quei predoni, ma la vostra sfiducia gratuita mi offende.»
Dare Yoon lasciò scemare sia la collera sia le supposizioni, ma non mollò la spada.
«Avete già incontrato il mio sovrano?»
«Mai. Ero convinta fosse a Erinna, prima di imbattermi negli Angeli. Corre voce che non esista nessuno più equanime di lui. Desidero che quanto gli sottoporrò venga considerato con imparzialità. Ma se vi aspettate che ne renda conto a voi poiché diffidate di me, sappiate che sarò costretta a dividere il mio cammino dal vostro a scanso di qualunque impedimento. È mia priorità essere ricevuta dal re.»
«Non è necessario che vi perdiate tra le dune» disse Dare Yoon con più cortesia «Non pretenderò che mi eleggiate come vostro confessore e, per quanto concerne il mio principe, potete confidare nella sua obiettività. È un uomo retto.»
«Vi ringrazio.»
Si fissarono per un lungo attimo.
«Per esperienza non giro mai le spalle ad alcuno» continuò lui,  a giustificare il proprio atteggiamento vigile “Pertanto, anche le persone che vivono con onestà sono costrette a subire i miei modi guardinghi.»
«Davvero mi avete presa per una degli Anskelisia?» borbottò Sharen.
Dare Yoon si lasciò andare a una risata sincera.
«Quello sicuramente no! Potrei dirvi che la sabbia è commestibile e voi mi credereste, tale è la vostra inesperienza di anydri. Perdonate la franchezza!»
«Oh! Vediamo quanto siete bravo con le deduzioni! Cosa vi piccate di sapere a mio riguardo?»
L’ufficiale tornò a distendersi sul fianco. Non lo aveva mai visto ridere così, le sue iridi blu cupo ammiccavano alle fiamme, prive dell’abituale durezza.
«Se ci tenete tanto… Mascherate il vostro incarnato con un colorante scuro e il vostro odore con un profumo speziato, non alzate la voce neppure quando siete in collera e i vostri gesti sono sempre misurati. Una scelta più oculata del manto e del velo con cui vi coprite per celare la vostra identità. Avete le unghie corte ma curate e usate discretamente quella lama di fattura corsara. Certo avete navigato a lungo. Non svolgete un lavoro pesante, ma neppure vi lasciate servire, siete avvezza a sbrigarvela da sola e detestate essere sottovalutata. Siete abituata a occupare una posizione di prestigio, suppongo.»
Sharen rimase sbalordita dall’analisi spietata e minuziosa che era riuscito a ricavare osservando le sue mani e il suo modo di interagire.
«Ammirevole» commentò sarcastica «Vengo dalle Isole, amo il mare, non sono un brigante eppure ho un segreto.»
«Mh-mh» confermò lui placido, continuando a sondare le sue reazioni.
Sapeva di averla sorpresa, ma ciò che aveva intuito di lei non gli era sufficiente. Ancora non si fidava.
«Non sono fidanzata e quando ho a che fare con un uomo oltremodo testardo, non mi arrendo. Vorrei impedirvi di prendere una polmonite.»
Dare Yoon avvampò, ma sorrise conciliante.
«E quando dovete vedervela con uno corretto, invece?»
«Lo rassicurerei garantendo che non ci sarebbe nulla di scandaloso e, se non si trattasse di un adolescente alle prime armi, mi sentirei una sciocca nel doverlo fare.»
L’ufficiale incassò l’osservazione pungente.
«Se vi rispondessi di no, mi terreste sveglio fino all’alba, vero?»
«Sono molto prevedibile.»
«Avete vinto voi» si ammorbidì finalmente l’elestoryano.
La straniera si avvicinò e gli posò il mantello addosso. Il calore li avvolse.
«Dovete proprio tenerla lì?» sussurrò, alludendo alla spada posata tra di loro.
Dare Yoon la guardò negli occhi a distanza ravvicinata, serio.
«Giurate che non sto per dormire con una donna consacrata agli dei. Che non siete una sacerdotessa di Manawydan.»
La donna trasecolò. Ecco il vero nocciolo della questione. Nessun uomo le aveva mai riservato un riguardo tanto concreto, neppure quando lo aveva preteso e ottenuto nei modi più svariati. Invece lui lo avanzava spontaneo, come base imprescindibile di un rapporto, fosse di conoscenza, di amicizia o d’amore. Avvertì il cuore battere talmente forte da poter essere udito.
«E se anche fosse?» lo provocò «Non stiamo condividendo un letto e siamo vestiti.»
«Tsk! Sharen…»
«Non sono una sacerdotessa! Non siete neanche il primo con cui mi corico. Rilassatevi!»
Riuscì a farlo arrossire di nuovo. La spada rimase dov’era, ma lui si rasserenò, nonostante il sangue gli fosse affluito al volto.
«Dormite bene» bofonchiò al suo indirizzo.
«Anche voi.»
Il sonno ristoratore la avvolse immediato. Non era per la stanchezza, non per il tepore. Era perché Dare Yoon le era accanto.
   
 
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