Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
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Autore: Sarah_lilith    23/11/2020    3 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
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Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Morir contento ed innamorato, ma non proprio 

 

 

Elisa

 

Quando mi sentii afferrare alle spalle capii che ormai era troppo tardi per reagire. Questo non mi impedì però di scalciare e gridare come un’ossessa.

La parete dietro di me si sgretolò con un boato assordante provocato dal legno che si spaccava e dalla stoffa appesa che veniva lacerata dalle molteplici mani che la perforavano. 

Alcune mi afferrarono i capelli nel loro disperato tentativo di fuoriuscire dal muro, costringendomi a piegare la testa all’indietro per non farmeli strappare. Le dita gelide dei cadaveri mi si attorcigliarono fra le ciocche, stringendo il nastro candido nella loro presa e facendomi gemere per il dolore. 

-Cristi…- iniziai a chiamare prima che un palmo freddo mi coprisse la bocca, togliendomi il fiato per lo spavento.

-Elisa!- gridò la mia amica quando vide che venivo trascinata all’indietro. La sua voce era carica di tensione, ma il suo urlo venne sovrastato da un ringhio frustrato.

Non potei capire da dove proveniva grazie alla vista, appannata per via della fatica che stavo compiendo per mantenermi lucida e non scoppiare in lacrime per la frustrazione. Con l’udito che però neppure Cristina e le sue grida erano mai riuscite a danneggiarmi, compresi che l’urlo levatosi in aria proveniva da Wei WuXian.

Il negromante si era lanciato in avanti non appena i cadaveri avevano preso a fuoriuscire dalle pareti, sollevando le mani e fermandone la maggior parte con la sola imposizione della voce. Quando però vide che alcuni di loro, nello specifico quelli che mi avevano afferrato, opponevano resistenza al suo potere, si scostò definitivamente dal marito ed estrasse l’amato flauto dalla cintura della veste rossa e nera.

Impugnandolo con mani ferme e sicure si portò lo strumento alle labbra, soffiando le prime note con forza tale da arrestare l’avanzata nemica e destabilizzare perfino la loro padrona. 

La donna barcollò all’indietro, colpita dall’onda d’urto dell’energia demoniaca. Non cadde solo grazie all’ex guardia di Yunmeng che corse a sorreggerla non appena ella diede segni di cedimento.

Cristina pensò fosse l’occasione giusta per corrermi incontro e liberarmi dalla presa che mi bloccava al muro. Spaventata, incrociai il suo sguardo e scambiai con lei un’occhiata confusa, mentre tendeva le mani verso di me per aiutarmi.

Purtroppo, la Sacerdotessa Nera non sembrò d’accordo con il nostro piano.

Richiamando l’attenzione di Bao con una secca schioccata di dita mi indicò e fece cenno di allontanare la mia amica da me, piegando l’indice per esortarmi a venire avanti.

Grazie ai racconti di Cristina sapevo quanto la guardia si fosse meritato il suo posto come capo guarnigione degli eserciti del Clan Jiang, ma vedere il suo potere spirituale all’opera fu qualcosa di stupefacente.

Neppure Lan XiChen aveva mai dimostrato di sapersi muovere a velocità tanto elevata. 

Certo, c’era da dire che l’unica missione che avevamo compiuto insieme ci aveva costretto a separarci prima del combattimento e che quindi non l’avevo mai visto all’opera, ma credevo per lo meno di essermi fatta un’idea generale di come sarebbe dovuto essere.

Mi sbagliavo, invece.

Quando Bao si mosse, faticai perfino a seguire i suoi spostamenti. Il tempo di un battito di ciglia e ci fu davanti, sollevando Cristina per un braccio e lanciandola lontano con una forza inaudita.

La mia amica rotolò sul pavimento di legno fino ad arrivare ai piedi di Jiang Cheng, che la raggiunse in fretta per sincerarsi delle sue condizioni. Lei se lo scrollò di dosso con un ringhio cupo che le raschiava la gola, gli occhi fissi sul cultore nemico che mi sovrastava.

Con la stessa malagrazia che lo aveva contraddistinto poco prima, la guardia mi afferrò i capelli alla radice e mi fece rimettere in piedi. Io, per tutta risposta, gli piantai nel petto il pugnale che avevo tenuto nascosto fino a quel momento nelle pieghe della veste.

Me lo aveva regalato, per così dire, Lan XiChen. 

Prima che se ne andasse alla ricerca della Dama Bianca gli avevo ricordato che ero disarmata e, da bravo gentiluomo qual’era, aveva estratto dalla manica una corta lama d’acciaio, semplice e letale.

Non avevo nemmeno provato a domandargli perché si portasse dietro un pugnale del genere se aveva una spada ed i suoi poteri spirituali. Ero sicura che la risposta non mi sarebbe piaciuta.

La mia intenzione non era quella di uccidere Bao, in ogni caso, ma sfortunatamente la posizione di svantaggio in cui mi trovavo mi diede pochissima libertà di movimento. C’era anche da dire che non avevo mai pugnalato qualcuno prima.

Per questi motivi, uniti alla fretta e al panico che mi assalirono quando il cultore mi artigliò i capelli con le dita, al posto del costato gli colpii la gola.

La lama affilata affondò con facilità nell’incavo fra il collo e lo sterno, perforando la carne con un suono ovattato ed una facilità impressionante. Non ci fu nessuna resistenza che rallentasse il mio colpo, mentre piantavo il pezzo di ferro nella giugulare dell’uomo.

Mi ritrassi quasi all’istante, spaventata da ciò che avevo fatto, ma ormai la ferita era troppo profonda per non essere mortale. Il suono gorgogliante del sangue che sgorgava dallo squarcio mi arrivò alle orecchie e mi fece rabbrividire.

Il pugnale mi sfuggì di mano e tintinnò colpendo il pavimento, rimbalzando due volte prima di fermarsi ai piedi di Bao.

-Tu…- mormorò prima che un colpo di tosse gli soffocasse ogni protesta. Uno schizzo rosso gli macchiò le labbra ed il mento quando tentò di parlare ancora.

Indietreggiai quando cadde in avanti, strisciando all’indietro sulle ginocchia per evitare che il suo corpo mi cadesse addosso. La gonna della mia veste si impigliò ad una delle assi di legno che componevano il parquet, lacerandosi con uno strappo che si estese fino a metà coscia.

La mia tunica interna era visibile a tutti ora e, anche se sapevo che per loro sarebbe stato uno scandalo, non me ne importò molto. Per lo meno avrei potuto correre agilmente ora.

Il soldato dalla gola squarciata finì carponi davanti a me, le dita della mano destra che andavano a tamponare la ferita e quelle della sinistra che tastavano il terreno nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa.

Trovarono la mia veste, come primo appiglio. Ne stropicciarono la stoffa chiara e ne rovinarono la piega, ma non ebbi il coraggio di sottrarmi a quella stretta, anche se ne avrei avuto il modo.

Bao rantolò un’ultima volta prima di crollare a terra, la guancia sinistra premuta sul pavimento e gli occhi che fissavano un punto imprecisato fra Cristina e gli altri tre cultori presenti.

Immobile, sussurrò qualcosa di indefinito prima di fermarsi del tutto, le dita pallide ancora stretta alla mia gonna che si distendevano pian piano.

Per un attimo credetti fosse morto, ma il silenzio tombale che era piombato nella sala fu interrotto dal suo respiro spezzato che gracchiava e rimbombava fra le pareti sfondate.

-Hai fermato i miei cadaveri, complimenti- la voce della Sacerdotessa  spazzò via i miei pensieri costringendomi a voltarmi nella sua direzione. Era rivolta in direzione di Wei Ying e lo fissava ammirata, nonostante si stesse dirigendo verso di me.

Non rivolse nemmeno uno sguardo al suo sottoposto mentre avanzava con passi lenti e misurati fino a raggiungermi. Lo aggirò come se facesse parte dell’arredo della stanza e continuò a parlare, gli occhi luminosi fissi sul Patriarca di Yiling. 

-Dicevano che eri il miglior negromante mai apparso, ma non avrei mai pensato tu fossi così eccezionale. Sono davvero stupita- continuò a congratularsi quando nessuno rispose al suo commento.

Wei WuXian sorrise con evidente sarcasmo e simulò un inchino fin troppo esagerato.

Suo marito lo osservò in silenzio, Jiang Cheng alzò gli occhi al cielo e porse a Cristina una mano perché si alzasse dal pavimento. Le lo rifiutò ancora e rimase accovacciata tenendosi un fianco con la mano che non usava come appoggio per restare in equilibrio.

Doveva essersi fatta male mentre rotolava, ma non lo avrebbe dimostrato in alcun modo, ne ero sicura. Maledetto orgoglio.

-Sono lusingato dalle tue parole, ma vorrei sapere chi mi trovo davanti, prima di affrontarlo in uno scontro- intervenne il negromante facendo un passo avanti ed allargando le braccia con il suo solito ghigno canzonatorio sulle labbra -Perché ci hai portato qui?- domandò poi.

La donna soppesò il suo quesito per qualche secondo, prima di decidere se rispondere o meno. 

Si batté l’indice sulla guancia sfregiata e mi girò attorno come uno squalo, imitando le movenze con cui aveva accerchiato Cristina pochi minuti prima. Alla fine allargò le labbra in un ghigno storto che sembrava più una smorfia che un sorriso.

-Non ho nulla contro di voi- ammise sincera, ed i suoi occhi si incupirono -Voglio solo riavere ciò che mi è stato portato via- la voce le divenne più grave, mentre pronunciava quelle parole.

Poi rivolse nuovamente la sua attenzione verso di me e mi sollevò il viso con la punta delle falangi che premevano sulla gola poco sotto il mento. Le unghie affilate mi graffiarono la pelle, ma non fu per quello che l’istinto mi urlò di recuperare l’arma che era caduta a terra.

Il gelido vuoto nei suoi occhi fu molto peggio.

Con le dita che tremavano sull’impugnatura del pugnale, alzai gli occhi sulla figura candida di Chang Sho. Osservai il suo viso sfigurato tendersi in un’accenno di sorriso mentre mi guardava beffarda.

Non sembrava arrabbiata per quello che avevo fatto al suo servitore, eppure in quelle iridi scure lessi una minaccia sottintesa che non servì a far altro che spaventarmi di più.

Il mio gesto non l’aveva infastidita per l’accoltellamento in se’, che aveva quindi messo fuori gioco la sua guardia, ma per la sfida al suo potere che lo stesso aveva comportato.

-Pensavo fosse lei quella ribelle delle due- sospirò mesta indicando Cristina con un cenno del mento, la voce annoiata di una maestra che deve sgridare per l’ennesima volta l’alunno disubbidiente -Questo renderà tutto molto più interessante- aggiunse.

Quando il suo ghigno si allargò, le cicatrici sul suo viso assunsero l’aria di una maschera macabra che preannunciava sventura.

 

 

Cristina

 

Annaspando alla ricerca d’aria per il dolore che l’impatto con il pavimento mi aveva causato, mi sollevai sui gomiti e rivolsi alla Sacerdotessa un’occhiata truce.

Il corpo di Bao disteso a terra attirò la mia attenzione quando uno spasmo gli fece muovere la gamba ed il braccio destro. Con un mugolio sofferente dimostrò di essere ancora vivo, nonostante l’importante perdita di sangue.

Sotto a lui la macchia scarlatta non faceva altro che allargarsi man mano che il ragazzo perdeva il controllo dei suoi poteri spirituali per via del dolore e della grave ferita. I suoi lunghi capelli castani erano zuppi di liquido rosso, appiccicati al pavimento nella pozza vischiosa che si ingrandiva ancora ed ancora.

Come in un circolo vizioso, più tempo passava e meno riusciva a limitare il flusso del proprio sangue.

Provai pena per lui, in un attimo di lucidità che mi ricordò che si trattava di una persona, nonostante tutto. Anche se ci aveva traditi, una parte di me si diceva che non meritava di morire in modo così doloroso.

L’altra parte lo voleva veder soffrire ancora per un po’, invece.

-Il tuo uomo sta morendo- feci notare alla Sacerdotessa con voce roca, indicando con un cenno il giovane riverso a terra.

Chang Sho mi concesse un’occhiata frettolosa per poi continuava ad ammirare il volto spaventato di Elisa. Le girò il viso da ogni lato per osservarne i lineamenti e solo dopo parecchi secondi sembrò soddisfatta.

Sorrise distrattamente, mentre mi rispondeva senza degnarmi di uno sguardo.

-Il mio uomo?- domandò come se quelle parole fossero pura follia -Ha compito il suo scopo, può anche morire se lo desidera. Non mi è più di alcuna utilità, ora mi servite tu e la tua amica- spiegò scrollando le spalle.

-Perché?- insistetti sperando di essere ascoltata. 

Se precedentemente le mie domande l’avevano infastidita, ora che sembrava così ben disposta nel rispondere non volevo perdere l’occasione di capire il suo piano. Magari avremmo potuto venirne fuori a parole, anche se ci contavo poco.

La Sacerdotessa scosse il capo con rammarico, le labbra screpolate premute fra loro in una linea sottile.

-Mi hanno portato via una persona cara, tanti anni fa, e io la voglio riavere- dichiarò con un sospiro pesante che coprì l’ennesimo gemito sofferente di Bao, questa volte più debole dei precedenti. 

Stava perdendo troppo sangue per restare cosciente, e al di sotto delle palpebre socchiuse che sfarfallavano potei intravedere i suoi occhi muoversi freneticamente come se l’uomo fosse in preda ad un incubo.

Le parole della donna mi lasciarono però perplessa, perché per un attimo pensai di aver interpretato male la frase che aveva appena pronunciato, tanto il suo senso non coincideva con ciò che stava accadendo.

-Sei una negromante, dovresti sapere come riportare i morti in vita- le ricordai con una punta di ironia nella voce che neppure il dolore al fianco potè togliermi.

Starà parlando dell’amica che suo fratello ha ucciso? Quello che i soldati dicevano era vero, quindi? mi chiesi confusa.

Chang Sho sbuffò seccata davanti a quell’affermazione e fece cenno ad Elisa di alzarsi, mentre attorno alla cultrice demoniaca un’aura scura si muoveva come un turbinio di ombre scure.

Per la seconda volta, restai senza fiato davanti alle sue straordinarie capacità.

Al richiamo dell’energia maligna, uno dei molti cadaveri ancora intrappolati nelle pareti, non fuoriusciti solo grazie all’intervento di Wei Ying e dei suoi poteri, si rianimò all’improvviso e strisciò lentamente verso la padrona. 

Lo zombie recuperò con le dita rigide il pugnale abbandonato a terra e lo porse alla Sacerdotessa, i movimenti secchi ed affaticati dalla carne marcescente.

-L’anima che voglio rianimare è danneggiata, nemmeno io posso fare molto per un caso simile- spiegò intanto la donna, accettando la lama fra le mani e guardandoci con le iridi rosse che brillavano -Ho bisogno di voi- annunciò grave.

A quelle parole, Elisa si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito dalle labbra.

Nervosa, si passò le mani sul viso e si risistemò alla cieca la fascia bianca che le aveva donato il marito, riprendendo fiato prima di parlare con voce atona. Piantò i grandi occhi azzurri su Chang Sho e le rivolse un sorriso mesto.

-Nessuna di noi due sa come si resuscita qualcuno, hai sbagliato obbiettivo- le spiegò, certa che ora tutti i piani della donna sarebbero andati in fumo.

Effettivamente, se davvero cercava qualcuno in grado di riportare in vita questa fantomatica persona, con me ed Elisa aveva di sicuro preso le ragazze sbagliate.

La donna in bianco però parve stizzita da questa nostra convinzione ed espresse il suo disappunto con un ringhio cupo.

-Non mi serve che facciate nulla, necessito solo dei vostri corpi e dei vostri poteri- sputò a denti stretti con un’espressione truce sul viso sfigurato -Attendevo da così tanto l’arrivo di stranieri da un altro mondo che avevo quasi perso le speranze… ma i libri non mentivano. Alla fine siete giunte come predetto- esclamò cambiando d’improvviso umore e tornando serena, quasi sollevata.

Non sapevo di cosa stava parlando, ma per mia fortuna non ero l’unica confusa da ciò che stava accadendo.

-Quali libri?- chiese infatti Wei WuXian con una nota di urgenza nella voce che non gli avevo mai sentito usare. L’avrei descritto come ansioso, se non quasi spaventato.

Prima che la cultrice demoniaca potesse rispondere, un tonfo sordo proveniente dalla porta d’ingresso annunciò l’arrivo di qualcuno. 

Un uomo dalla bianca veste da lutto fece il suo ingresso con la spada sguainata e i capelli sciolti sulle spalle, mossi dei suoi movimenti concitati. Il taglio obliquo che gli attraversava la manica del braccio destro gocciolava abbastanza sangue da sporcare la candida stoffa dell’abito, facendo apparire la ferita superficiale più grave di quanto non fosse.

-Lan XiChen!- gridò Elisa slanciandosi in avanti, subito fermata dalla Sacerdotessa che la afferrò per un braccio e le impedì di avvicinarsi.

Chang Sho parve per un attimo valutare attentamente la situazione, soppesando la successiva mossa che le avrebbe dato il maggior vantaggio. Il cultore appena arrivato ne approfittò per scandagliare la stanza con occhiate veloci e frenetiche.

Riconobbe il fratello, il cognato, me e Jiang Cheng. Infine le sue iridi castane si posarono stralunate sulla moglie, accennando un sorriso nel vederci tutti illesi o quasi.

Il suo giubilo durò poco, però.

-Abbandona la spada e sigilla i tuoi poteri, Gran Maestro- ordinò con voce chiara la Sacerdotessa Nera ricordando chi aveva in mano la situazione -O lei ne pagherà le conseguenze- minacciò premendo il coltello sullo stomaco di Elisa, tenendola ferma per un braccio per non farla arretrare.

Lan XiChen esitò per un secondo o due, prima di lasciar cadere Shuoyue ed abbassare la testa per premersi le dita sul costato. Come Jiang Cheng prima di lui, inghiottì le proteste e fece ciò che gli era stato ordinato pur di salvare la sua compagna.

Per un attimo mi passò per la mente l’insana idea che, dato il suo carattere era meno aggressivo e più dedito alla collaborazione, sarebbe stato un boccone meno amaro da inghiottire che per l’uomo di Yunmeng. Il Lan non aveva un gran orgoglio da sopprimere, insomma.

Quando però il cultore rialzò il viso vi lessi sopra una tale rabbia che sussultai. Il dolore al fianco mi tornò a perseguitare, ma ricacciai indietro le lacrime e mi rialzai barcollando.

Quello sguardo è tutto fuorché remissivo, pensai vedendo i suoi occhi castani pieni di furia.

-Molto bene- si complimentò intanto Chang Sho, il sorriso che tornava sereno ad illuminarle il viso deforme. Si rivolse alla ragazza al suo fianco e quella gioia immotivata si spense, sostituita da un’angoscia nuova -Mi spiace dover danneggiare il contenitore che tanto mi serve, ma sono sicura che potrò ripararlo con facilità, una volta ottenuto ciò che voglio- mormorò tristemente accarezzando la guancia di Elisa con sincero dispiacere.

Poi le infilzò il fianco con la lama.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Mi scuso infinitamente se ho rimandato la pubblicazione, ma in questo periodo gli impegni mi tolgono tutto il tempo libero e, quando trovo un attimo per scrivere, la mia mente non vuole collaborare.
É stata dura scrivere questo capitolo, lo ammetto. Non so se è il "blocco dello scrittore" o simili ma ho faticato per ogni frase, ve lo garantisco.
Spero comunque che vi sia piaciuto e vi mando un forte abbraccio per essere rimasti. Grazie davvero.

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
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