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Autore: carachiel    23/11/2020    1 recensioni
Cliff Burton era ormai certo di essere morto.
Ricordava. 
Ricordava tutto, ogni dettaglio di quella dannata notte. Il rumore del tour bus che sbandava, lo schianto contro il guardrail e l'orribile sensazione dell'asfalto e delle schegge di vetro contro la pelle nuda, il freddo glaciale che lo investiva e poi, il silenzio, rotto solo dall'ululato del vento e la sensazione della vita che lo abbandonava.
Era morto, per una scommessa stupida di cui non poteva razionalmente incolpare nessuno, né James, né Lars e tantomeno Kirk, che gli aveva proposto di scambiarsi all'ultimo i letti.
Già, i suoi compagni di band... non sapeva come stessero, se ce l'avessero fatta dopo quella notte maledetta, dopo che la sua coscienza l'aveva abbandonato, forse per sempre.

__________________
Cosa sarebbe successo se Cliff fosse sopravvissuto a quell'infame notte del 1986?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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   ...And Justice For All

Burden's a heavy load – La responsibilità è un fardello pesante




Due giorni dopo la visita di Kirk ti viene annunciata un'altra visita, stavolta di Lars.
Anche se più che annunciata, in realtà è il batterista che irrompe direttamente nella tua stanza, fissandoti con gli occhi fuori dalle orbite e un'infermiera alle spalle che lo insegue, ammonendolo di non correre e non urlare.
Nel momento in cui si sbatte la porta alle spalle e borbotta un "Cazzo" fai del tuo meglio per non sobbalzare, anche se un'entrata del genere è così indiscutibilmente nel suo stile che in realtà ci sarebbe ben poco di cui sorprendersi.
"Benvenuto." replichi, con un sorriso leggermente ironico, mentre ti squadra con espressione spaventata – quasi si fosse appena accorto di essere nella stessa stanza con una tigre famelica, invece che con il suo ex compagno di band.

"Bene... ehm. Ti ricordi chi sono." replica, cercando di riguadagnare una parvenza di compostezza.
"Vediamo... Lars Ulrich. L'unico che conosco che sia capace di percuotere la batteria come un fabbro che batte i ferri per due ore filate, e riuscire comunque a correre a festeggiare subito dopo, certo che mi ricordo!" replichi con un ghigno.
Emette un sospiro, apparentemente grato di tale descrizione, per poi farsi avanti.
"Beh, per quanto non mi stupirei se ti fossi dimenticato di qualcosa, non mi intendo di coma e cazzate varie... non so se sia più positivo o meno." replica con un'alzata di spalle, occhieggiando la stanza come se stesse cercando in giro le parole da dire.
"Mi ricordo quasi tutto Lars, se è quello che intendi. Compreso... beh, quello." replichi piatto.
Nonostante i ricordi di quella notte abbiano smesso di fare così tanto male, non puoi pretendere che non ti disturbino.
"Beh, bel casino..." sputa fuori, poggiandosi al muro e tamburellando senza sosta le dita sul tavolino vicino al letto. "Fisicamente come stai messo?"
"Ho più di dieci anni di inattività forzata da smaltire, ma i dottori dicono che se le mie vie aeree riprendono a funzionare correttamente anche tutto il resto dovrebbe andare bene." replichi con una scrollata di spalle, indicando la cannula di ossigeno nel tuo naso. "O comunque essere più facile."
Annuisce, per poi sedersi pesantemente sulla sedia accanto a te, la consapevolezza che prende forma di sollievo sul suo viso.
Tuttavia, percepisci chiaramente che non è sereno, ed effettivamente ti stupirebbe il contrario.
E quando lo vedi aprire gli occhi, i pugni improvvisamente serrati, sai cosa sta arrivando: la tensione che il batterista emana è come un vortice di nubi temporalesche attorno a te, la rabbia e la frustrazione repressa che trovano una via di fuga.

"Sai cosa è successo in questi dieci anni?" domanda, la voce che comincia a salire di tono "Da quella fottuta notte, eh, Cliff? Perché tu ricordi, sì, ricordi, ma non sai tutto. Quando ti abbiamo trovato steso sotto il fottuto autobus, con quell'autista che continuava a balbettare scuse su una chiazza di ghiaccio nero, quando sapeva benissimo che lo avevamo visto bere quel fottuto whisky da due soldi!" ringhiò, alzandosi di scatto e cominciando a girare in tondo per la stanza.
"Mi ricordo che James era corso fuori, con indosso solo le mutande, cercando disperatamente la più dannata traccia di ghiaccio, e indovina un po', non ne trovò! Ho dovuto guardare Kirk perdere la testa mentre aspettavamo i dannati soccorsi, sperando che potessi avere solo qualche osso rotto, ma era solo una fottuta illusione...! Per mesi, da quella notte, ho visto James affogare tutto in una bottiglia, Kirk che ancora si dà la colpa per non averti fermato..."

Senti il cuore pulsare dolorosamente nella gola a quelle parole, mentre lo guardi continuare a camminare freneticamente, gli occhi nascosti dietro i palmi.
Il sangue ti si gela nelle vene, mentre con le sue parole cominci a mettere insieme i pezzi di ciò che è successo, il dolore che ti invade a ondate tali da lasciarti senza respiro.

"Dovetti fare ogni singola telefonata, scrivendo ogni singola lettera, annullando, dando spiegazioni, quando io per primo non ne avevo neppure per me stesso! Sai questo cosa significa, eh? E trovare qualcuno per rimpiazzarti, quando avremmo voluto non farlo affatto, perché non c'era NESSUNO che potesse rimpiazzarti!"

Un singhiozzo sfuggito dalle tue labbra interrompe il soliloquio del batterista, subito soffocato ma abbastanza perché si fermi a guardarti.
"Cliff..."
"Cercarmi in altre persone non mi avrebbe riportato indietro, Lars. Vi avevo chiesto io di andare avanti..." replichi piano, alzando verso di lui due occhi che sai essere colmi di lacrime. "Io... Non conosco Jason, ma quello che so è che non sono io." continui, cercando di capire il problema che hanno con questo nuovo bassista.
"Appunto, non eri tu! Non saresti mai stato tu! Tu eri il migliore!" ribatte, senza smettere di agitarsi.
"E allora forse non avresti dovuto cercare il migliore, ma il più giusto!"
E mentre esclami quelle parole ti torna in mente un filosofo che avevi studiato al liceo, una vita fa, Diogene.
Cercare sé stesso negli altri e non trovarlo.
Questo stava cercando di fare Lars, abitando botti più confortevoli, ma incapace di realizzare che ognuno era insostituibile. Lui non era Jason, non lo sarebbe mai stato, e viceversa.

"Allora è stato tutto tempo sprecato...?" domanda in tono appena udibile. Adesso è fermo, abbastanza vicino a te perché tu possa vedere i suoi occhi verdi annebbiati da una patina umida.
"No. Non finché non ti volterai indietro e quello che avrai lasciato indietro ti sarà insopportabile." sussurri piano.
"Sempre il solito coglione filosofico." replica, ridacchiando stentatamente e scivolando sul letto accanto a te. "Mi sei mancato, amico."
"Chi sei tu, e che hai fatto a Lars?" rispondi, ridendo piano a tua volta, per poi stenderti a tua volta sui cuscini vicino a lui "Mi sei mancato anche tu."


Angolo Autrice: E continuiamo il treno dei feels con la reazione pacata e tranquilla di Lars, sempre molto rilassato lui. Il prossimo capitolo uscirà il 4 dicembre!
Il titolo del capitolo è preso in prestito da The Red And The Black degli Iron Maiden ~
   
 
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