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Autore: ONLYKORINE    24/11/2020    1 recensioni
A Maple Town, dopo tanti anni ricompare la targa che premiava il paese come migliore produttore di sciroppo d'acero e che era scomparsa anni prima. Gli abitanti della cittadina pensavano che l'avessero rubata 130 anni prima i loro vicini, quelli di SapVille, e invece...
E ora? Ora si vedrà. Intanto si potrebbe fare una gara di cucina...
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emma Carter

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 Capitolo scritto da AnthophoraMannara 

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Il parco di Maple Town era il punto focale del paese. Da questo, scegliendo con cura le panchine, si poteva osservare il viavai dei paesani.

Emma, Patience, Susan, Meredith, ognuna di loro aveva il proprio angolo preferito.

Quello di Emma era davanti l'area  giochi per bambini. Aveva avuto un solo figlio e un solo nipote, però aveva aiutato a far nascere tanti bambini e da sempre vederli giocare la rasserenava.

Sedette su una delle panchine sotto i pini e sistemò la sua borsa col lavoro a maglia da un lato per poterlo continuare. I ferri, nelle mani di Emma, annodavano, snodavano, intrecciavano, ticchettavano; i pochi centimetri di manica divennero presto diverse decine. Mentre le mani lavoravano senza sosta, gli occhi di Emma si fermarono sull'uscio del negozio di Rupert: lui era impegnato in una discussione con Nora, sua nipote e ospite. Nella memoria confusa di Emma quella ragazza si chiamava Ann e la scena a cui credette di assistere era invece un ricordo di diversi decenni prima con protagonisti altre persone.

Presa dalle sue fantasticherie, Emma non si accorse che  Meredith  si  era seduta accanto a lei, fino a che le piccole manine della nuova venuta non la scossero chiedendole: «Visto? Una nipote segreta. Chissà cos'altro nasconde».

A quel punto Emma tornò alla realtà coi sensi, ma non con la memoria, e stava per rispondere alla sua interlocutrice, quando vide Susan uscire dalla panetteria e, distraendosi,  le fece un cenno di saluto e un sorriso. La settantacinquenne non la vide, ci pensò Meredith a richiamare la sua attenzione.

«Susan!» urlò, e l'altra si voltò sistemandosi gli occhiali. Non riconobbe la voce che la stava chiamando, ma la raggiunse ugualmente.

Susan avvicinandosi e riconoscendo le due donne anticipò la conversazione.«Ho appena parlato con Charlotte che ha sentito Alicia che ha sentito il figlio parlare con White...»

Emma a sentire nominare Benjamin si intromise per dire: «Quel bravo ragazzo, sempre così disponibile».

Meredith posò una mano sul braccio di Emma per farla tacere e incitò Susan a continuare facendole un segno con il mento.

Così Susan proseguì: «Beh! Ricordate quel ragazzo che vedemmo la volta scorsa?»

Meredith annuì impaziente ed Emma lo fece poco convinta, comunque Susan continuò: «É un giornalista, amico  di Aaron!»

Detto questo la donna si rialzò gli occhiali sul naso a mascella tesa, visibilmente contrariata.

Meredith, strinse il braccio di Emma e spalancò la bocca.

Emma lasciò uno dei ferri per liberarsi della presa di Meredith e, tornando definitivamente nella sua epoca, chiese: «Susan, io non ho capito, anche mia nuora è giornalista».

«Emma! Quello vuole rubare le ricette!» concluse l'altra, spazientita.

A questa inconfutabile verità Meredith aggiunse: «Ecco spiegato tutto!»

«Spiegato cosa?» Un giovanotto in skate, che le tre donne conoscevano bene, si avvicinò al gruppetto, sorrise a tutte e si sistemò davanti a Emma dandole un bacio sulla guancia. «Nonna oggi vengo io a casa con te, papà è in ritardo.»

Le mani di Emma creavano trecce variopinte mentre le chiacchiere continuavano anche in presenza del curioso nipote.

«Un giornalista vuole rubare la ricetta segreta di Susan» concluse Emma seria, prima di cambiare completamente espressione e rivolgendosi al giovane. «Sean come mai non sei a scuola?» gli chiese.

«Avevamo uno dei test per scegliere il college, hanno annullato le lezioni del pomeriggio.»

Emma, rivolta alle amiche aggiunse con orgoglio: «Sean vuole diventare avvocato».

Le altre due fecero gesti di approvazione e Susan convenne: «Serve sempre un avvocato in famiglia»

«Due settimane fa non volevi diventare poliziotto per aiutare a cercare la targa? Un mese fa, invece, volevi arruolarti nei marines se non ricordo male...» chiese Meredith ricordando le parole del giovane.

Posando entrambe le mani e  tenendo il lavoro a maglia in grembo, Emma si rivolse  a Meredith, ferma: «Sean vuole diventare  utile per la comunità. Quando gli ho raccontato della targa, Sean ha subito capito che una situazione simile avrebbe avuto bisogno di buoni avvocati».

Con un gesto frettoloso Meredith osservò: «Sì, sì. Per la gara di ricette vorrai diventare chef?»

Ma il ragazzo aveva smesso di seguire le donne, rapito dalla presenza di una ragazza mai vista prima che, dall'uscio del negozio di antichità, gesticolava animatamente con qualcuno all'interno.

«Sean?» Le piccole manine di Meredith lo colpirono ripetutamente sulla spalla a lei più vicina. Poi, voltando lo sguardo verso quello di lui, capì e lo aggiornò: «Lei è Nora. Pare sia una nipote segreta di Rupert».

Il ragazzo divenne rosso, essendo stato scoperto, così si affrettò a chiarire: «No, ma... Solo, ecco. Non è che capitano spesso nuovi adolescenti in città». Sean si passò una mano tra i capelli.

Emma guardò il nipote che le ricordava così tanto il marito, e sospirò.

Per distogliere l'attenzione su di sé, Sean alimentò la discussione che negli ultimi giorni animava gli animi dei cittadini di Maple Town: la gara di ricette a base di sciroppo d'acero.

«Gara di ricette! Giusto: Susan, hai scelto la tua per la gara? Meredith, partecipi? Ricordo che al barbecue di primavera dai Moore portasti un pasticcio davvero delizioso. Nonna, per questa edizione posso aiutarti anche io, per il giornalino della scuola abbiamo intervistato i cuochi noti della regione.»

Tra una chiacchiera e l'altra arrivò l'ora di tornare a casa: il ragazzo raccolse lo skate, tenendolo sotto un braccio, ed Emma ripose il suo lavoro nella borsa e se la mise a tracolla, aggrappandosi al braccio del nipote. Per strada Emma si perse confondendo i ricordi con la realtà. «Vedi dovremmo uscire più spesso, dovremmo tornare in crociera.»

Il ragazzo sorrise e decise di non correggere la memoria della nonna, non era la prima volta che lo confondeva col nonno.

Attraversando la strada buttò l'occhio verso le vetrine del negozio di Rupert, ma la ragazza non era più sulla porta.

Emma era in grado di vivere sola, girava sola per la città e gestiva la casa in autonomia, ma da quando gli episodi di confusione nella sua mente erano diventati più numerosi, figlio e nipote cercavano di passare quanto più tempo con lei.

Avendo lavorato per oltre quarant'anni in ospedale, avendo visto nascere mezza Maple Town e Sapville,  aveva sempre molti aneddoti divertenti sui suoi abitanti in fasce. Nei mesi, padre e figlio, si erano accorti che la memoria di Emma a volte  confondeva eventi presenti con altri passati, che loro non conoscevano, probabilmente risalenti a quando lei era bambina.

In casa Carter il pranzo veniva servito alle dodici e trenta, chiunque era il benvenuto a tavola, purché fosse puntuale, quindi quel giorno erano Sean ed Emma seduti a tavola. «Nonna, vuoi che la cerchiamo oggi una ricetta per la gara? Pensavo a quelle  polpette di salmone con lo sciroppo d'acero, le hai fatte per il compleanno del papà, ricordi gli ingredienti?» Questi erano i test che Sean aveva trovato su internet per rallentare la perdita di memoria della nonna e ogni giorno tirava fuori un ricordo. Avevano il valore scientifico di qualsiasi altra cosa trovata sul web, ma era comunque un pensiero carino.

«Ah! Quella ricetta... Era di mia nonna, dovrei cercare nel suo ricettario.» Così dicendo Emma, non ancora arrivata a fine pasto, si diresse all'antica credenza, che come tutto il suo soggiorno era appartenuta ai Benson, nome da nubile di Emma, fin dal 1790. Aprì le ante: il vetro non era mai stato sostituito e presentava imperfezioni ma anche il tipico bordo smussato dei vecchi mobili. Sul ripiano più basso vi erano quaderni, libri, album fotografici e il ricettario, dal quale spuntavano diversi foglietti come segnalibro.

«Eccolo. Vediamo un po'» disse iniziando a sfogliare.

Il campanile suonò la una del pomeriggio, nonna e nipote si avvicinarono alla finestra confusi dallo sfrecciare dell'auto di servizio dell'ispettore White, che videro girare l'angolo verso la parte sud di Maple Town.

Spostandosi fecero cadere due foto dal ricettario.

Immagini antiche, ingiallite, di quelle in cui il nero era divenuto viola e stropicciate ai bordi. Una raffigurava una torta di compleanno con due candeline e una donna, dietro questa teneva in braccio una bambina; erano entrambe sorridenti, le loro figure coprivano in parte una mensola di bottiglie di vetro piene. Una didascalia scritta a mano su un angolo riportava: Maple Town 1945, buon compleanno Emma.

L'altra foto riprendeva lo stesso angolo, ma le figure non erano centrate, la donna aveva la testa rivolta da un lato e ne era rimasta immortalata la sola nuca, la bambina tra le sue braccia aveva la smorfia del pianto mentre le braccine creavano scie confuse: segno che si era mossa durante lo scatto.

Della torta era rimasto nell'inquadratura solo il bordo. Lo scaffale sullo sfondo si vedeva per intero ma storto e le bottiglie erano più numerose, quella all'estremità opposta alla donna, era l'unica completa di etichetta e si leggeva chiaramente "Sciroppo d'acero 5-5-1885" e sul tappo un pezzo di stoffa tenuto da uno spago.

Le figure finite sul lato della scena lasciavano libera la visuale del muro sotto lo scaffale, dietro il tavolo con la torta, tra ceste di vimini e ceppi di legno, appoggiata a terra, senza alcuna copertura: la targa in bronzo della 'gara dello sciroppo d'acero della contea'.

Lo scompiglio delle auto sulla strada durò pochi secondi. La porta della veranda si aprì, l'aria spostò quest'ultima foto sotto il divano e la prima nel centro della stanza. Il padre di Sean entrò trafelato e affamato, dopo aver lasciato le scarpe nella veranda, poi salutò la madre con un bacio sulla guancia e  notò la foto con la didascalia caduta a terra.

"Ti è caduta questa!" disse, appoggiando la foto sul tavolo e dirigendosi verso il bagno.

Quando aprì la porta lo spostamento d'aria fece scivolare nuovamente l'altra fotografia fuori dal suo nascondiglio e la fece ondeggiare verso la veranda e poi via, grazie a un altro soffio di vento, fuori dall'uscio rimasto aperto.

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