Il
parco di Maple Town era il punto focale del paese. Da questo,
scegliendo con
cura le panchine, si poteva osservare il viavai dei paesani.
Emma,
Patience, Susan, Meredith, ognuna di loro aveva il proprio angolo
preferito.
Quello
di Emma era davanti l'area giochi per bambini. Aveva avuto un
solo figlio
e un solo nipote, però aveva aiutato a far nascere tanti
bambini e da sempre
vederli giocare la rasserenava.
Sedette
su una delle panchine sotto i pini e sistemò la sua borsa
col lavoro a maglia
da un lato per poterlo continuare. I ferri, nelle mani di Emma,
annodavano,
snodavano, intrecciavano, ticchettavano; i pochi centimetri di manica
divennero
presto diverse decine. Mentre le mani lavoravano senza sosta, gli occhi
di Emma
si fermarono sull'uscio del negozio di Rupert: lui era impegnato in una
discussione con Nora, sua nipote e ospite. Nella memoria confusa di
Emma quella
ragazza si chiamava Ann e la scena a cui credette di assistere era
invece un
ricordo di diversi decenni prima con protagonisti altre persone.
Presa
dalle sue fantasticherie, Emma non si accorse che
Meredith si
era seduta accanto a lei, fino a che le piccole manine della nuova
venuta non
la scossero chiedendole: «Visto? Una nipote segreta.
Chissà cos'altro nasconde».
A
quel punto Emma tornò alla realtà coi sensi, ma
non con la memoria, e stava per
rispondere alla sua interlocutrice, quando vide Susan uscire dalla
panetteria
e, distraendosi, le fece un cenno di saluto e un sorriso. La
settantacinquenne non la vide, ci pensò Meredith a
richiamare la sua
attenzione.
«Susan!»
urlò, e l'altra si voltò sistemandosi gli
occhiali. Non riconobbe la voce che
la stava chiamando, ma la raggiunse ugualmente.
Susan
avvicinandosi e riconoscendo le due donne anticipò la
conversazione.«Ho appena
parlato con Charlotte che ha sentito Alicia che ha sentito il figlio
parlare
con White...»
Emma
a sentire nominare Benjamin si intromise per dire: «Quel
bravo ragazzo, sempre
così disponibile».
Meredith
posò una mano sul braccio di Emma per farla tacere e
incitò Susan a continuare
facendole un segno con il mento.
Così
Susan proseguì: «Beh! Ricordate quel ragazzo che
vedemmo la volta scorsa?»
Meredith
annuì impaziente ed Emma lo fece poco convinta, comunque
Susan continuò: «É un
giornalista, amico di Aaron!»
Detto
questo la donna si rialzò gli occhiali sul naso a mascella
tesa, visibilmente
contrariata.
Meredith,
strinse il braccio di Emma e spalancò la bocca.
Emma
lasciò uno dei ferri per liberarsi della presa di Meredith
e, tornando
definitivamente nella sua epoca, chiese: «Susan, io non ho
capito, anche mia
nuora è giornalista».
«Emma!
Quello vuole rubare le ricette!» concluse l'altra,
spazientita.
A
questa inconfutabile verità Meredith aggiunse:
«Ecco spiegato tutto!»
«Spiegato
cosa?» Un giovanotto in skate, che le tre donne conoscevano
bene, si avvicinò
al gruppetto, sorrise a tutte e si sistemò davanti a Emma
dandole un bacio
sulla guancia. «Nonna oggi vengo io a casa con te,
papà è in ritardo.»
Le
mani di Emma creavano trecce variopinte mentre le chiacchiere
continuavano
anche in presenza del curioso nipote.
«Un
giornalista vuole rubare la ricetta segreta di Susan»
concluse Emma seria,
prima di cambiare completamente espressione e rivolgendosi al giovane.
«Sean
come mai non sei a scuola?» gli chiese.
«Avevamo
uno dei test per scegliere il college, hanno annullato le lezioni del
pomeriggio.»
Emma,
rivolta alle amiche aggiunse con orgoglio: «Sean vuole
diventare avvocato».
Le
altre due fecero gesti di approvazione e Susan convenne:
«Serve sempre un
avvocato in famiglia»
«Due
settimane fa non volevi diventare poliziotto per aiutare a cercare la
targa? Un
mese fa, invece, volevi arruolarti nei marines se non ricordo
male...» chiese
Meredith ricordando le parole del giovane.
Posando
entrambe le mani e tenendo il lavoro a maglia in grembo, Emma
si
rivolse a Meredith, ferma: «Sean vuole
diventare utile per la
comunità. Quando gli ho raccontato della targa, Sean ha
subito capito che una
situazione simile avrebbe avuto bisogno di buoni avvocati».
Con
un gesto frettoloso Meredith osservò:
«Sì, sì. Per la gara di ricette vorrai
diventare chef?»
Ma
il ragazzo aveva smesso di seguire le donne, rapito dalla presenza di
una
ragazza mai vista prima che, dall'uscio del negozio di
antichità, gesticolava
animatamente con qualcuno all'interno.
«Sean?»
Le piccole manine di Meredith lo colpirono ripetutamente sulla spalla a
lei più
vicina. Poi, voltando lo sguardo verso quello di lui, capì e
lo aggiornò: «Lei
è Nora. Pare sia una nipote segreta di Rupert».
Il
ragazzo divenne rosso, essendo stato scoperto, così si
affrettò a chiarire:
«No, ma... Solo, ecco. Non è che capitano spesso
nuovi adolescenti in città».
Sean si passò una mano tra i capelli.
Emma
guardò il nipote che le ricordava così tanto il
marito, e sospirò.
Per
distogliere l'attenzione su di sé, Sean alimentò
la discussione che negli
ultimi giorni animava gli animi dei cittadini di Maple Town: la gara di
ricette
a base di sciroppo d'acero.
«Gara
di ricette! Giusto: Susan, hai scelto la tua per la gara? Meredith,
partecipi?
Ricordo che al barbecue di primavera dai Moore portasti un pasticcio
davvero
delizioso. Nonna, per questa edizione posso aiutarti anche io, per il
giornalino della scuola abbiamo intervistato i cuochi noti della
regione.»
Tra
una chiacchiera e l'altra arrivò l'ora di tornare a casa: il
ragazzo raccolse
lo skate, tenendolo sotto un braccio, ed Emma ripose il suo lavoro
nella borsa
e se la mise a tracolla, aggrappandosi al braccio del nipote. Per
strada Emma
si perse confondendo i ricordi con la realtà.
«Vedi dovremmo uscire più spesso,
dovremmo tornare in crociera.»
Il
ragazzo sorrise e decise di non correggere la memoria della nonna, non
era la
prima volta che lo confondeva col nonno.
Attraversando
la strada buttò l'occhio verso le vetrine del negozio di
Rupert, ma la ragazza
non era più sulla porta.
Emma
era in grado di vivere sola, girava sola per la città e
gestiva la casa in
autonomia, ma da quando gli episodi di confusione nella sua mente erano
diventati più numerosi, figlio e nipote cercavano di passare
quanto più tempo
con lei.
Avendo
lavorato per oltre quarant'anni in ospedale, avendo visto nascere mezza
Maple
Town e Sapville, aveva sempre molti aneddoti divertenti sui
suoi abitanti
in fasce. Nei mesi, padre e figlio, si erano accorti che la memoria di
Emma a
volte confondeva eventi presenti con altri passati, che loro
non
conoscevano, probabilmente risalenti a quando lei era bambina.
In
casa Carter il pranzo veniva servito alle dodici e trenta, chiunque era
il
benvenuto a tavola, purché fosse puntuale, quindi quel
giorno erano Sean ed
Emma seduti a tavola. «Nonna, vuoi che la cerchiamo oggi una
ricetta per la
gara? Pensavo a quelle polpette di salmone con lo sciroppo
d'acero, le
hai fatte per il compleanno del papà, ricordi gli
ingredienti?» Questi erano i
test che Sean aveva trovato su internet per rallentare la perdita di
memoria
della nonna e ogni giorno tirava fuori un ricordo. Avevano il valore
scientifico di qualsiasi altra cosa trovata sul web, ma era comunque un
pensiero
carino.
«Ah!
Quella ricetta... Era di mia nonna, dovrei cercare nel suo
ricettario.» Così
dicendo Emma, non ancora arrivata a fine pasto, si diresse all'antica
credenza,
che come tutto il suo soggiorno era appartenuta ai Benson, nome da
nubile di
Emma, fin dal 1790. Aprì le ante: il vetro non era mai stato
sostituito e
presentava imperfezioni ma anche il tipico bordo smussato dei vecchi
mobili.
Sul ripiano più basso vi erano quaderni, libri, album
fotografici e il
ricettario, dal quale spuntavano diversi foglietti come segnalibro.
«Eccolo.
Vediamo un po'» disse iniziando a sfogliare.
Il
campanile suonò la una del pomeriggio, nonna e nipote si
avvicinarono alla
finestra confusi dallo sfrecciare dell'auto di servizio dell'ispettore
White,
che videro girare l'angolo verso la parte sud di Maple Town.
Spostandosi
fecero cadere due foto dal ricettario.
Immagini
antiche, ingiallite, di quelle in cui il nero era divenuto viola e
stropicciate
ai bordi. Una raffigurava una torta di compleanno con due candeline e
una donna,
dietro questa teneva in braccio una bambina; erano entrambe sorridenti,
le loro
figure coprivano in parte una mensola di bottiglie di vetro piene. Una
didascalia scritta a mano su un angolo riportava: Maple Town 1945, buon
compleanno Emma.
L'altra
foto riprendeva lo stesso angolo, ma le figure non erano centrate, la
donna
aveva la testa rivolta da un lato e ne era rimasta immortalata la sola
nuca, la
bambina tra le sue braccia aveva la smorfia del pianto mentre le
braccine
creavano scie confuse: segno che si era mossa durante lo scatto.
Della
torta era rimasto nell'inquadratura solo il bordo. Lo scaffale sullo
sfondo si
vedeva per intero ma storto e le bottiglie erano più
numerose, quella
all'estremità opposta alla donna, era l'unica completa di
etichetta e si
leggeva chiaramente "Sciroppo d'acero 5-5-1885" e sul tappo un pezzo
di stoffa tenuto da uno spago.
Le
figure finite sul lato della scena lasciavano libera la visuale del
muro sotto
lo scaffale, dietro il tavolo con la torta, tra ceste di vimini e ceppi
di
legno, appoggiata a terra, senza alcuna copertura: la targa in bronzo
della
'gara dello sciroppo d'acero della contea'.
Lo
scompiglio delle auto sulla strada durò pochi secondi. La
porta della veranda
si aprì, l'aria spostò quest'ultima foto sotto il
divano e la prima nel centro
della stanza. Il padre di Sean entrò trafelato e affamato,
dopo aver lasciato
le scarpe nella veranda, poi salutò la madre con un bacio
sulla guancia e
notò la foto con la didascalia caduta a terra.
"Ti
è caduta questa!" disse, appoggiando la foto sul tavolo e
dirigendosi
verso il bagno.
Quando aprì la porta lo spostamento d'aria fece scivolare nuovamente l'altra fotografia fuori dal suo nascondiglio e la fece ondeggiare verso la veranda e poi via, grazie a un altro soffio di vento, fuori dall'uscio rimasto aperto.
-
-
-