Fanfic su artisti musicali > Chicago
Segui la storia  |       
Autore: evelyn80    25/11/2020    3 recensioni
Nonostante siano passati trent'anni dall'ultima volta in cui si sono visti, Robert Lamm e Peter Cetera sono ancora profondamente innamorati l'uno dell'altro. Entrambi, però, sono certi che l'ex compagno non provi più niente per lui.
E questo gioco degli equivoci continua anche quando, al momento dell'ingresso della band nella Rock 'n' Roll Hall of Fame, i due sono costretti a riallacciare i rapporti. Entrambi trattano freddamente l'ex amante perché l'orgoglio impedisce loro di far trapelare i veri sentimenti, nonostante siano consapevoli di usare l'atteggiamento sbagliato.
Ma il destino ha in serbo per loro una seconda opportunità.
Terza classificata al "Falling in and out of love" contest indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Peter Cetera, Robert Lamm
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

No one cuts through my soul like you can
I'm naked to the bone beside your empty hand
I see your face and I remember
I'm a prisoner of your fate, I'm a loser in the race
When you hear the thunder
When you hear the sounds of a mountain crashing down
It's just my heart in pieces


Heart in peaces – Chicago (Chicago 19)

 

 

 

Ketchum (Idaho), 25 ottobre 2015

 


Peter buttò la cornetta sul telefono di bachelite nero – un modello vecchissimo che gli ricordava la propria giovinezza – con malagrazia e si mise una mano sul petto. Quando aveva riconosciuto la voce di Robert il suo cuore aveva cominciato a galoppare come impazzito, peggio ancora di Dakota, la giovane puledra che sua figlia minore, Senna, aveva voluto comperare a tutti i costi, e che adesso lo stava facendo penare per essere domata. *1)
Trasse alcuni profondi respiri, cercando di calmarsi e far rallentare i battiti. All'inizio, nell'udire la sua voce, si era illuso che il tastierista volesse rivederlo, riavvicinarsi in qualche modo a lui ora che erano prossimi alla pensione. E, per quanto si ostinasse a sostenere il contrario, non sarebbe stato nemmeno in grado di dirgli di no. Perché doveva ammetterlo: Robert gli mancava da impazzire. Ne aveva bisogno come l'aria che respirava!
Invece, aveva solo voluto comunicargli che i Chicago sarebbero stati introdotti nella Rock 'n' Roll Hall of Fame. Sai cosa gliene importava...
Lui non era più uno di loro da trent'anni, ormai, e nessuno dei suoi vecchi compagni, nessuno, si era mai degnato di telefonargli in tutto quel lunghissimo lasso di tempo, neanche per fargli gli auguri di Natale. O meglio, solo Danny aveva tentato di riallacciare i contatti con lui, ma solo dopo che era stato malamente licenziato da quelli che considerava i suoi fratelli. E Robert davvero si aspettava che avrebbe fatto i salti di gioia? Che gli avrebbe risposto: «Sì, non vedo l'ora»? *2)
Tirò un lunghissimo sospiro. Il suo cuore stava finalmente rallentando e lui poteva tornare alla sua vecchia vita: la sua vita di sempre, fatta di lavoro, dedizione e, soprattutto, priva di Robert.
Eppure, davvero avrebbe fatto di tutto per poterlo avere lì con lui, per poter essere stretto di nuovo tra le sue braccia, per poter sentire ancora il rumore del mare.
Senna interruppe i suoi pensieri, raggiungendolo in cucina. «Chi era, papà?».
«Nessuno», rispose, ostentando una noncuranza che era ben lungi dal provare. «Avevano sbagliato numero».
La ragazza intrecciò le braccia sul petto e lo guardò inarcando le sopracciglia. «Ti ho sentito urlare fin dal cortile. Non mi sembra un atteggiamento da adottare con chi ha sbagliato a comporre un numero di telefono, ti pare?».
Peter fece roteare gli occhi, ma decise comunque di dirle la verità. «E va bene! Era uno dei miei vecchi compagni di band, che voleva informarmi che a primavera il gruppo verrà inserito nella Hall of Fame».
Il viso di Senna si illuminò di uno splendido sorriso. «Ma è fantastico! Ci andrai, non è vero?».
«Certo che no!», rispose secco.
«Perché no?», chiese la ragazza, il sorriso smorzato dalle parole dure del padre.
«Perché non mi va! Io non sono più uno di loro».
La figlia lo fissò con uno sguardo penetrante che lo mise a disagio, come se fosse improvvisamente divenuta capace di leggergli dentro. La vide aprire la bocca per replicare qualcosa e interruppe le sue parole sul nascere.
«Non hai nient'altro da fare che stare a sindacare le mie decisioni?».
«È solo che mi dispiace vederti così pieno di astio dopo tutti questi anni. Qualsiasi cosa ti abbiano fatto, dovresti averli perdonati, ormai. No?».
E come poteva perdonare Robert, dopo quello che era successo trentun anni prima? Dopo che lo aveva scacciato in malo modo dalla sua vita semplicemente perché lui aveva deciso di lasciare il gruppo per intraprendere la carriera da solista? Abbassò lo sguardo, le mascelle serrate in una smorfia cupa.
Senna capì che non era il caso di insistere oltre. «Okay, okay, lasciamo perdere. È quasi mezzanotte, io me ne vado a dormire». Si avviò verso la propria camera, ma si bloccò sulla porta della cucina nel vedere che il padre non la stava seguendo. «Tu che fai, non hai sonno?».
«Ancora qualche minuto e poi me ne andrò a letto anch'io. Buonanotte, tesoro».
«Buonanotte, papà».
Guardò la figlia sparire oltre la soglia della stanza, poi si mise a sedere al tavolo della cucina, prendendosi la testa tra le mani. Era inutile negarlo: Robert gli mancava da morire. Gli mancava da trent'anni e non aveva fatto altro, specialmente all'inizio, che cercarlo in altri uomini. Nei primi anni di separazione aveva annegato il suo dolore nel sesso, rifugiandosi tra le braccia di sconosciuti, perché solo in quei momenti di perdizione la sua mente riusciva a dimenticare l'uomo della sua vita. *3)
Poi, quando il tormento era stemperato in rassegnazione, e dopo aver lasciato Diane e sua figlia che non meritavano un marito – e un padre – come lui, incapace di amarle come avrebbe dovuto, era rimasto da solo per alcuni anni, la mente sempre rivolta a Robert. Fino a quando non aveva incontrato Blythe Weber. La donna aveva perso la testa per lui e Peter aveva immaginato che, forse, se si fosse trovato una nuova compagna avrebbe smesso di pensare al tastierista.
Purtroppo per entrambi non era andata così. Aveva dato una figlia a Blythe, perché la donna lo voleva con ogni fibra del suo essere, e poi l'aveva lasciata, ritirandosi a vita privata nel suo ranch. La sua passione erano sempre stati i cavalli, e quegli animali erano stati gli unici in grado di distrarlo dal suo pensiero fisso.
Da quando aveva compiuto sedici anni, Senna aveva deciso di andare a vivere con lui e da due anni a quella parte padre e figlia tiravano avanti il ranch, aprendo un maneggio e portando i turisti a fare passeggiate a cavallo. Solo in quegli ultimi tempi Peter pareva aver ritrovato, finalmente, quella tranquillità che fino ad allora gli era mancata. Ed ecco che, quando credeva di aver infine messo una pietra sopra al suo passato, Robert riappariva come un fantasma, chiedendogli di partecipare alla cerimonia della Hall of Fame.
«Sai cosa cazzo me ne frega, a me, della Hall of Fame...», mormorò nel silenzio della cucina.
Fuori, un soffio di vento si levò improvviso, staccando le foglie dagli alberi e facendone sbattere alcune contro i vetri della finestra sopra il lavello. Anche lui si sentiva come una di quelle foglie, rifletté. Fino a quel momento era rimasto aggrappato disperatamente, nel bene o nel male, al suo ramo. Ma sarebbe bastato un colpo di vento più forte degli altri a farlo volar via e a farlo perdere per sempre.
E quel vento aveva un nome: Robert Lamm.

 


 

Ketchum (Idaho), 31 ottobre 2015


 


Peter uscì dalla stalla dopo aver strigliato i cavalli e attraversò in fretta il cortile, diretto verso il ranch. Il forte vento autunnale gli scompigliò i corti capelli bianchi e gli stazzonò i vestiti, mentre le foglie rosse degli aceri turbinavano attorno a lui.
In cucina, Senna stava intagliando l'enorme zucca che aveva acquistato in paese quella mattina. Una volta finito, si sarebbe vestita da strega e sarebbe andata nella palestra di Ketchum, dove era stata organizzata una piccola festa per i bambini e dove lei avrebbe fatto da animatrice.
Peter sarebbe rimasto solo per un paio d'ore, ma la cosa non gli pesava affatto. Anzi, non vedeva l'ora che Senna se ne andasse per poter pensare in santa pace. Da quando Robert gli aveva telefonato, sei giorni prima, la sua nostalgia non aveva fatto altro che aumentare e aumentare, fino a raggiungere livelli critici. Ogni volta che il telefono squillava il cuore gli faceva le capriole nel petto, perché sperava di sentire ancora la voce del tastierista. Se solo si fosse fatto lasciare il suo numero di cellulare, pensava spesso, avrebbe potuto richiamarlo con la scusa della Hall of Fame. Ma nel momento in cui Robert gli aveva parlato al telefono, lui era stato troppo confuso e arrabbiato per pensare a una cosa del genere.
Lo aveva sentito così tranquillo, così distaccato, che non aveva fatto altro che rimproverarsi per aver pensato a lui per tutti quegli anni, mentre invece il tastierista lo aveva completamente rimosso dalla propria vita.
Quando un amore finisce uno dei due soffre, ma se non soffre nessuno non è mai iniziato”, rifletté per l'ennesima volta mentre fingeva di osservare sua figlia alle prese con la zucca. Doveva chiudere ancora una volta il proprio cuore, farlo diventare di pietra, per smettere di soffrire e convincersi che l'amore tra lui e Robert non ci fosse mai stato.
Ma non ci riusciva. Quando provava a indurire i propri sentimenti, ecco che la voce calda del tastierista tornava a fare breccia in lui e il ricordo dell'ultima volta in cui avevano fatto l'amore, l'unica in cui Robert gli si era concesso, appariva con prepotenza nei meandri della sua mente, facendolo tremare.
La voce di Senna lo riscosse dai suoi pensieri.
«Che te ne pare, papà?».
Peter fissò distrattamente la zucca prima di tornare a volgere lo sguardo oltre la finestra, alle foglie secche che turbinavano nel vento.
«Ottimo lavoro, tesoro», disse, senza troppa convinzione.
La figlia gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. «Cos'hai, papà? Ultimamente sei molto distratto».
«Niente!», rispose, in tono più duro di quanto avrebbe voluto.
Senna lo fissò tanto intensamente che lui avvertì il suo sguardo penetrante sulla nuca.
«Non è vero. Tu stai pensando ai tuoi ex compagni di band, non è così? Anzi... a uno solo dei tuoi ex compagni, quello che ti ha telefonato l'altra sera. Si chiama Robert, giusto?».
Peter trasalì e la sua faccia scolorò di colpo. Continuò a voltare la schiena alla figlia perché il suo volto non diventasse un libro aperto, su cui lei avrebbe potuto leggere ciò che aveva dentro in quel momento, ma non poté impedire alla sua voce di tremare quando le rispose.
«Ma cosa ti salta in mente? Io, pensare ai miei ex compagni di band?».
«Papà, non sono scema! Anche ieri notte non hai fatto altro che ripetere il suo nome nel sonno».
Peter serrò le labbra. Se c'era una cosa che doveva evitare era proprio che la figlia scoprisse il suo più grande segreto: la sua omosessualità. Il suo ostinato mutismo convinse Senna a lasciar perdere, almeno per un po'.
La ragazza lavò i coltelli che aveva usato per intagliare la zucca e poi andò a cambiarsi. Una volta pronta salutò il padre con un bacio sulla guancia e se ne andò, e Peter approfittò della tanto agognata solitudine per salire nella propria camera da letto.
Frugò a lungo nell'armadio, sotto le lenzuola e le coperte dove lo aveva nascosto, e quando lo trovò lo contemplò per qualche minuto, carezzando la copertina di pelle ruvida prima di aprirlo: l'unico album di fotografie che aveva conservato dopo aver lasciato i Chicago. Gli altri li aveva distrutti tutti in un impeto di rabbia, ma non questo, dove conservava alcune delle foto di Robert che aveva scattato lui stesso quando aveva acquistato la sua prima Polaroid.
Ne sfogliò le pagine con lentezza, quasi con devozione. Erano anni che non lo apriva, e ora gliene era venuto un desiderio così intenso da poter addirittura sentirsi venir meno se non lo avesse fatto al più presto.
Il volto sorridente di Robert lo fissava da ogni pagina, i suoi lunghi capelli castano scuro mossi dal vento. Si soffermò su una fotografia ben precisa. Non era particolarmente ben riuscita: l'immagine era sfocata e il braccio destro del tastierista era stato tagliato fuori dall'inquadratura. Ma era quella che gli aveva sempre fatto battere il cuore e infiammare il basso ventre ogni volta che la guardava.
Ricordava ogni dettaglio: quando era stata scattata, dove, cosa stavano facendo, persino di cosa stavano parlando. Era il 4 settembre 1977 e si trovavano in Germania, in un piccolo paesino dal nome impronunciabile sperduto nella Foresta Nera, in cui erano andati in gita tra un concerto e l'altro. Erano diventati amanti da pochissimo – quattro giorni soltanto – e la loro pelle bruciava al solo pensiero di essere vicini. Lui era rimasto indietro di qualche passo per chiacchierare con Terry, Laudir e Danny – il chitarrista stava descrivendo la nuova pistola che aveva acquistato da poco, quella che poi gli sarebbe stata fatale – mentre Jimmy, Walt e Lee li precedevano di una decina di metri. Robert era rimasto per un attimo da solo a passeggiare sotto quella piccola loggia piena di negozietti; lui aveva estratto la macchina fotografica e l'aveva chiamato. Il tastierista si era voltato e aveva scostato le falde della camicia blu che indossava, mettendo in mostra il torso villoso. *4)
A quella vista, Peter si era sentito morire per il desiderio di saltargli addosso. Aveva dovuto attendere fino a dopo il concerto di quella sera, prima di poterlo realizzare; e dopo aver fatto l'amore aveva continuato a sfregarsi su di lui, per sentire il rumore del mare, quasi per tutta la notte.
Sfiorò il petto patinato del tastierista con la punta delle dita e pronunciò il suo nome in un gemito strozzato. Cristo, quanto lo desiderava ancora!
Continuò a sfogliare l'album di fotografie fino ad arrivare al fondo, per poi voltare le pagine a ritroso e tornare all'istantanea di Robert a torso nudo. Si fermò, e si incantò a osservare il suo volto sorridente e malandrino e il suo corpo perfetto. Lo sfiorò di nuovo con la punta delle dita, ricordando improvvisamente ancora una volta il rumore del mare, quel fruscio delicato che sempre aveva accompagnato i loro rapporti amorosi.
Si perse nei ricordi e il tempo passò senza che se ne rendesse conto. Quando Senna spalancò la porta della sua camera era ancora fermo lì, seduto sul letto, con i polpastrelli poggiati sul volto dell'ex amante.
«Papà! Eccoti! Sono dieci minuti che ti cerco!».
Peter trasalì al suono della sua voce e chiuse l'album di scatto. Ormai era troppo tardi per nasconderlo, così si limitò a poggiarlo sul letto dietro di lui, fingendo noncuranza.
«Cosa stavi facendo?», chiese la figlia, mettendosi seduta al suo fianco e prendendo il volume rilegato in pelle.
«Niente», rispose in fretta, cercando di strappare l'album dalle mani di Senna ma senza riuscirci. La ragazza se lo mise in grembo e lo aprì, trovandosi davanti le foto di un giovane uomo dai lunghi capelli castano scuro e il sorriso ammiccante. Le bastò guardare le prime pagine per capire che le immagini contenute lì dentro ritraevano tutte lo stesso soggetto.
«È lui Robert?», chiese con sincera curiosità, continuando a sfogliare e arrivando, infine, alla foto del tastierista col petto esposto. «Wow... mica male, però!», commentò, soffermandosi a osservare quell'istantanea in particolare.
Peter sentì le guance andare a fuoco suo malgrado: pensare che la figlia trovasse Robert attraente lo fece sentire strano, e si ritrovò perfino a provare un pizzico di gelosia. Senna lo scrutò attentamente.
«Dimmi la verità, papà. Quest'uomo ti piace, non è vero?».
Il bassista fu colto in contropiede: come aveva immaginato, sua figlia era stata in grado di capire ciò che gli passava per la mente soltanto con uno sguardo.
Il suo silenzio spinse la ragazza a insistere.
«Sei innamorato di lui?».
Peter boccheggiò, improvvisamente a corto di fiato. Senna aveva scoperto il suo segreto, un segreto che custodiva gelosamente da trentotto anni.
«Se ti dicessi di sì, cosa penseresti di me?», mormorò con voce roca.
La ragazza inclinò il capo di lato, come un uccellino curioso. «Niente. Perché, cosa dovrei pensare?».
«Che sono un pervertito. Ho amato un uomo per tutti questi anni, anche mentre stavo con tua madre». Sospirò e aggiunse: «Anche quando stavo con Diane, la madre della tua sorellastra».
«L'amore non ha confini, papà. Anche se sei innamorato di un uomo non significa mica che non sei un buon padre».
Peter guardò la figlia, stupito. Aveva immaginato che la rivelazione l'avrebbe sconvolta, che avrebbe iniziato a urlare e ad accusarlo di essere stato un ignobile, e invece Senna aveva accettato e digerito la notizia in modo talmente tanto semplice da risultargli quasi impossibile.
«Sei sicura di non essere arrabbiata con me?».
«Certo che sono sicura! Perché dovrei arrabbiarmi?».
«Perché ho tradito tua madre, anche se solo col pensiero. Non vedo Robert da più di trent'anni, ma non ho mai smesso di pensare a lui. Anzi... se mi sono fidanzato con tua mamma, è stato proprio per cercare di dimenticarlo», spiegò.
La ragazza scrollò le spalle, come a volersi far scivolare quelle parole di dosso, ma non lasciò comunque cadere l'argomento.
«Quello che c'è stato tra te e la mamma ormai è acqua passata, e non mi riguarda. Però adesso sono curiosa: perché volevi dimenticarlo?».
Peter sospirò prima di rispondere, lo sguardo posato sulla fotografia del tastierista a petto nudo. «Perché Robert non mi ha mai amato».
Senna inarcò le sopracciglia. «Perché dici questo?».
Lo sguardo dell'uomo si incupì. «Perché quando ho lasciato i Chicago, disposto a fare coming out e rivelare al mondo il nostro amore, lui ha preferito mettere al primo posto la sua carriera. Quell'uomo è sempre stato un pezzo di ghiaccio!».
Chiuse gli occhi. Che fosse un pezzo di ghiaccio aveva iniziato a pensarlo solo dopo che si erano lasciati, perché in realtà Robert era sempre stato un uomo focoso e passionale. Egoista, certo, perché non si era mai concesso fisicamente a lui se non l'ultima volta in cui avevano fatto l'amore, e per questo avevano anche litigato spesso, negli ultimi tempi della loro relazione. Non aveva mai dimenticato la violenza che aveva usato su Diane – la sua seconda moglie – per sfogare la propria frustrazione nei confronti del tastierista, obbligandola a concedersi in un modo che lei ripugnava. *5)
Eppure, nonostante tutto, lui aveva sempre accettato la propria passività, perché era proprio così che gli piaceva sentirsi: un oggetto tra le mani forti di Robert, plasmabile secondo la sua volontà. E benché avesse sempre accettato tutto quello che il tastierista gli imponeva, Robert aveva deciso comunque di buttarlo via come un giocattolo rotto.
«Quando un amore finisce, uno dei due soffre. Ma se non soffre nessuno, non è mai iniziato. Ecco perché volevo dimenticarlo. Se fossi riuscito a far finta di non soffrire, sarebbe stato come se non lo avessi mai amato», concluse.
Senna scosse la testa. «Oh, papà... non te l'ha mai detto nessuno che al cuore non si comanda? E poi, come fai a essere sicuro che Robert non stia soffrendo come te?».
«Perché in tutti questi anni non si è mai fatto vivo! E perché quando mi ha telefonato, l'altra sera, non mi ha chiesto nemmeno come stavo! Mi ha parlato subito di quella dannata Hall of Fame! Non mi ha dato proprio l'impressione che stesse soffrendo».
La ragazza alzò gli occhi al cielo ma non aggiunse altro. Si alzò dal letto, rese l'album di fotografie al padre e scese in cucina senza una parola. Peter contemplò per un ultimo istante la foto di Robert, per poi chiudere il volume di scatto e andarlo a riporre di nuovo in mezzo alle coperte. Prima di scendere a sua volta lasciò vagare lo sguardo fuori dalla finestra. Le foglie rosse degli aceri continuavano a volare sospinte dal vento. Strinse i pugni. Lui non doveva volar via come quelle foglie, non poteva lasciare che quel vento, chiamato Robert Lamm, lo strappasse dal ramo a cui si era tenacemente aggrappato per tutti quegli anni. L'autunno della sua vita era quasi finito e l'inverno della vecchiaia stava per iniziare. Ormai non era più la stagione dell'amore.

 

Spazio autrice:

Eccoci dunque giunti alla fine del secondo capitolo, incentrato stavolta su Peter Cetera. Il bassista è quello che, senza dubbio, ha sofferto di più in questo amore, anche quando i due uomini stavano ancora insieme, ed è convinto che Robert non stia affatto soffrendo per lui, anche se noi abbiamo scoperto che in realtà non è affatto così.
Vi lascio subito alle note numerate.
*1) – Subito dopo aver lasciato i Chicago, Peter si è trasferito a Ketchum, una piccola cittadina di montagna dell'Idaho. Visto che è sempre stato un amante dei cavalli, ho immaginato che potesse vivere in un ranch insieme alla figlia minore Senna, nata nel 1997, avuta dalla sua fidanzata dell'epoca, Blythe Weber.
*2) – Anche nella realtà, l'unico con cui Peter ha mantenuto un certo tipo di rapporto è stato Danny Seraphine, soprattutto dopo che anche il batterista è stato licenziato in malo modo dai suoi compagni di band. Solo in quel momento, infatti, Danny ha capito il motivo per cui Peter se ne era andato: appunto perché aveva compreso di essere diventato un personaggio scomodo (come lo stesso Danny) e quindi li ha prevenuti decidendo di andarsene di sua spontanea volontà.
*3) Questa idea, che io ho ripreso per la mia
story line, è frutto della fantasia di Kim WinterNight che, nel suo capitolo della raccolta “Multi-Feelings”, intitolato It’s awful, but sex is the only way to forget you, racconta di come Peter faccia ricorso al sesso occasionale esclusivamente per inebriarsi il cervello e dimenticarsi di Robert. Naturalmente l'autrice mi ha concesso di fare questo riferimento.
*4) Potete vedere la foto in questione a questo link:
https://i.pinimg.com/564x/16/40/d8/1640d8ab93dc4e63c5e97da4a89aee9f.jpg.
Parlo di una pistola fatale per Terry perché il chitarrista morirà pochi mesi più tardi, a causa di un colpo di arma da fuoco autoinflittosi per errore, mentre stava giocherellando con la sua semiautomatica convinto che fosse scarica.
*5) Il racconto di questa violenza, frutto della mia immaginazione, è narrato in questa mia shot:
"Un'anima da placare". Vi si narra il penultimo incontro amoroso tra Robert e Peter, quando il bassista, ubriaco, cerca di essere la parte attiva della coppia almeno per una volta. Bloccato dall'amante, che non ha nessuna intenzione di concederglielo, Peter racconta di aver violentato Diane, sua moglie all'epoca, obbligandola a farsi prendere da dietro nonostante lei non volesse, arrivando addirittura a prenderla a schiaffi per ottenere da lei ciò che avrebbe voluto da Robert.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Chicago / Vai alla pagina dell'autore: evelyn80