Harry Potter viveva a casa dei suoi zii perché i suoi genitori erano morti in un incidente d’auto e loro erano gli unici parenti rimasti in vita. Tuttavia lui odiava loro e loro odiavano lui.
Non avevano mai fatto un gesto di affetto verso di lui, mai un abbraccio, mai un bacio, a malapena lo nutrivano, lo vestivano solo perché Dudley smetteva di usare vestiti molto rapidamente.
Harry era accovacciato fuori dalla stanza di Dudley, suo zio Vernon ronfava pesantemente nella sua camera, zia Petunia stava raccontando una fiaba a suo cugino per farlo addormentare ed Harry origliava.
Gli erano sempre piaciute le fiabe, peccato che nessuno gliele raccontasse. A volte si chiedeva se Dudley si rendeva conto di essere così fortunato ad avere due genitori che gli volevano bene e lo riempivano – anche troppo – di affetto.
Tornò ad appoggiare l’orecchio alla porta e sentì la zia parlare piano con voce dolce. Parlava di un drago e di una principessa che doveva essere salvata dalla torre più alta del castello dal principe azzurro che poi avrebbe sposato. Harry si perse in un universo fantastico in cui immaginava di salvare una principessa da un drago che la teneva rinchiusa in una torre, brandendo coraggiosamente una spada, lottando quasi fino alla morte e riuscendo, infine, ad uccidere la bestia e sposare la bellissima principessa.
Senza pensarci si chiese se sua madre gli aveva mai raccontato una fiaba o se l’aveva creduto ancora troppo piccolo per farlo. Chissà di cosa parlavano le sue fiabe, se anche nelle sue c’erano donzelle da salvare o creature feroci da affrontare.
Sentì i passi della zia vicino alla porta e più veloce della luce scattò nel ripostiglio del sottoscala. Raggomitolandosi nelle coperte chiuse gli occhi. Cercando di ricreare, nei propri sogni, la fiaba appena origliata.