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Autore: musa07    25/11/2020    4 recensioni
"- Tobio… -
Forse non era stata per niente una buona idea quella di spararsi un film dell’orrore prima di dormire, già sotto alle coperte. Soprattutto perché Kageyama aveva preso sonno praticamente prima di subito e aveva bellamente russato per tutto il tempo mentre lui, invece, era rimasto incollato fino alla fine.
E lo sapeva, lo sapeva benissimo, che poi la sua mente, la sua immaginazione, non appena nella stanza calavano il buio e il silenzio più totale, si produceva in filmini che avevano dell’agghiacciante [...]
- Tobio… - poco più di un sussurro, perché davvero temeva anche la reazione del suo ragazzo, che non amava per niente essere svegliato nel cuore della notte [...]
- Tobio? - strattonando piano la maglia del pigiama dell’altro. Niente! Come sempre, nemmeno con le trombe dei Cavalieri dell’Apocalisse si svegliava [...]"
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poveri cicciolini del mio kokoro
li avevo troppo trascurati.
E loro due sono il FLUFF puro.

Nota tecnica seria:
i due pucciosi del cuore
sono in terza liceo in questa OS

 

 

Per essere felici ci vuole coraggio

 

- Tobio… -

Forse non era stata per niente una buona idea quella di spararsi un film dell’orrore prima di dormire, già sotto alle coperte. Soprattutto perché Kageyama aveva preso sonno praticamente prima di subito e aveva bellamente russato per tutto il tempo mentre lui, invece, era rimasto incollato fino alla fine.
E lo sapeva, lo sapeva benissimo, che poi la sua mente, la sua immaginazione, non appena nella stanza calavano il buio e il silenzio più totale, si produceva in filmini che avevano dell’agghiacciante. Ed ora sentiva cigolii e sussurri ovunque mentre il freddo, al di là delle coperte, assediava il loro giaciglio. Non aveva neanche il coraggio di aprire gli occhi, temendo – nel momento in cui li avrebbe aperti – di trovarsi ai piedi del letto qualche figura inquietante.
E dire che Tobio gliel’aveva detto. Perché lo conosceva. Sapeva che non riusciva a scollare gli occhi dal film anche se poi se lo sarebbe sognato da lì all’eternità. E oltre. Se mai fosse riuscito a prendere sonno, ben si intende.

- Tobio… - poco più di un sussurro, perché davvero temeva - forse anche più di qualche improbabile spirito maligno - la reazione del suo ragazzo, che non amava per niente essere svegliato nel cuore della notte. Spirito maligno che, per inciso, Shoyo era più che sicuro stesse strisciando sotto al letto in quel momento, grattando il pavimento. Cosa che lo portò a stringersi ancora di più al petto dell’altro, sul quale se ne stava bellamente spiaggiato come faceva sempre quando dormivano insieme.
In quei tre anni era comprensibilmente cresciuto ma, ovviamente, anche Tobio. E quindi riusciva ancora a farsi piccolo-piccolo addosso al corpo del suo adorato, ad incastro perfetto. Il corpo dell’alzatore aveva subito una comprensibile trasformazione, i centimetri si erano alzati ulteriormente, il torace si era fatto più ampio – con enorme gioia di Shoyo perché così si stava ancora più comodi sul quel suo personalissimo cuscino – la sua stretta si era fatta ancora più salda e sicura, pur conservando una figura e una muscolatura flessuosa e tonica.
- Tobio? - strattonando piano la maglia del pigiama dell’altro. Niente! Come sempre, nemmeno con le trombe dei Cavalieri dell’Apocalisse si svegliava.
- Tobio! - ora o mai più.
Un sospiro misto a grugnito da parte dell’altro gli fecero capire che finalmente la missiva era arrivata a destinazione. E la presa sulla sua spalla si strinse leggermente.
- Cosa c’è Shoyo? - e quel tono terribilmente calmo era in grado di raggelarlo come ogni volta.

E la sapeva perfettamente la risposta, Kageyama, perché sapeva che sarebbe andata a finir così. Gliel’aveva detto la sera prima.

Ormai era una consuetudine di almeno una volta alla settimana, soprattutto durante i week-end, che Hinata si fermasse a casa sua. Vuoi con la scusa che gli allenamenti o i corsi preparatori per l'ammissione all’università finissero tardi, vuoi perché magari i genitori di Tobio durante i week-end se ne andavano da qualche parte, ed ecco che almeno una volta alla settimana riuscivano a stare insieme in tutta tranquillità.

Mentre stava cercando nell’armadio un pigiama da prestare all’altro – perché Shoyo era semplicemente il ritratto della felicità quando navigava dentro a qualcuno dei suoi vestiti – ecco che il piccoletto stava cercando tra i vari film o serie tv cosa guardare.
E lui aveva sollevato significativamente gli occhi al cielo quando l’aveva sentito proclamare tutto trionfante ed entusiasta il titolo di quel film horror che stava spopolando un sacco in quel periodo.
- Boke, sai benissimo che poi non riuscirai a prendere sonno perché ti terrorizzerà. - gli aveva detto lanciandogli in faccia il pigiama.
- Hah? Stavolta andrà meglio. Sarò con te, andrà tutto bene. -
- Io prenderò sonno, lo sai, appena cominceranno i titoli di inizio. E tu poi inizierai a sentire e vedere cose. Come ogni volta. -

E così era stato.

- Tobio, c’è qualcosa sotto al letto. - finalmente decidendosi ad aprire gli occhi e posandoli subito in quelli dell’altro, sollevando il volto, a cercar conforto.
E lo vide perfettamente, dalla debole luce del lampione in strada che filtrava tra le tende, il blu degli occhi dell’altro, di come lo stesse fissando a metà tra l’infastidito e lo sconfortato.
- Non c’è niente. - sospirando, richiudendo gli occhi, nella speranza di svenire di nuovo dal sonno prima di subito e, soprattutto, di porre così fine alla discussione. Anche se sapeva essere una vana speranza la sua perché figurarsi se Shoyo si sarebbe tranquillizzato con quella frase.
- Sì, ma… - eccolo di nuovo, infatti, ripartire all’attacco, stringendosi ancora di più a lui, strofinando piano la guancia sul suo collo, cercando nuovamente conforto. Conforto che l’altro gli diede immediatamente, iniziando ad accarezzargli piano la nuca, dopo che la mano che lo stringeva a sé era risalita dalla spalla.
- E se salta fuori qualcosa all’improvviso? Qualche entità non meglio precisata? È terrorizzate. - non si diede per vinto. La sua parte razionale si rendeva conto che fossero ridicolaggini ma si sa: con il favore delle tenebre e del silenzio, tutto sembrava possibile.
- L’unica entità della quale devi avere paura sono io. Perché ti ammazzo se mi svegli di nuovo per una cagata del genere. -
E come ridacchiò, Shoyo, a quelle parole. Era sempre il suo Tobio. Lapidario e schietto come quando lo aveva conosciuto.
- Ora sta zitto, fermo e dormi! - stampandoselo bene addosso. Tanto già lo sapeva che sarebbe finita come ogni volta, ossia Hinata che si spiaggiava completamente sopra di lui, ad usarlo anche come materasso oltre che come cuscino, quindi tanto valeva facilitargli il compito ed evitare così, durante la notte, di beccarsi ginocchiate, gomitate, testate varie che l’altro immancabilmente, nell'incoscienza del sonno e del suo incessante movimento, gli avrebbe di sicuro assestato.
- Come sei violento, Kageyama-kun. - fu la replica per niente risentita, felice ovviamente di trovarsi in quell'alcova felice che era il corpo dell’altro, con la faccia schiacciata sul suo petto.

Fin dalla prima volta che avevano dormito insieme, anni fa ormai, era stato così felice che l’altro non lo avesse cacciato nel momento in cui lui aveva cercato di accoccolarsi addosso. “Lo sapevo che eri un tenerone, Kageyama-kun” si ricordava perfettamente di avergli detto, tutto ghignante quando l’altro, anche quella volta, se l’era tirato al petto. Così come si ricordava perfettamente anche di come, dopo quella sua uscita infelice, si era ritrovato scaraventato giù dal letto nel giro di un secondo, ma dettagli.

- Kags: sto morendo soffocato. -
- Muori pure per quello che mi riguarda. -
Ma, al solito, il tono secco e le frasi lapidarie erano in netta contrapposizione con i suoi gesti dolcissimi; ora le dita erano nuovamente scese a massaggiargli la schiena con piccoli movimenti rotatori, sentendo – anche attraverso la stoffa del pigiama – come il corpo dell’altro fosse freddo, nonostante se ne stessero ben rintanati sotto al piumone. Come Shoyo avesse sempre freddo quando dormiva era per Tobio un mistero della fede, dato che lui quando dormiva sviluppava una caloria infinita.
- Finché ci sono io con te, non ti succederà niente. - biascicò, e la voce stava chiaramente ad indicare che se ne stava felicemente per scivolare nuovamente verso il meraviglioso torpore del sonno.
- Anche perché, se ci fosse qualcosa, di sicuro con i tuoi modi e le tue espressioni, lo faresti scappare a gambe levate. - aveva sorriso dolcemente, Shoyo, per quelle parole - perchè sottintendevano molti più significati - ma era irresistibile la tentazione di punzecchiarlo, perché Shoyo sapeva perfettamente come Tobio, in realtà, fosse uno dal cuore d’oro, solo che aveva qualche difficoltà nel mostrarsi socievole e bisognava avere un occhio e un animo attento per scovare nell’alzatore questo suo naturale desiderio di stare in mezzo agli altri e poter condividere momenti insieme.
- Hah?! - ed ecco che le coccoline si fermarono improvvisamente.
- Scherzavo, scherzavo… - intrecciando una gamba con una delle sue, acquietandosi e chiudendo gli occhi, più sereno e tranquillo. - Non è vero, sono serissimo. -
- Ma vedi un po' te… - sospirò Tobio, ma facendo uscire una piccola risata dalla gola.
- Farà freddo stanotte, non pensi? - se ne uscì di nuovo Hinata, dopo un po', sbadigliando sonoramente.
- Saprò come scaldarti. - fu il mormorio della sua bella voce che, con gli anni, si era fatta ancora più calda e profonda, mentre gli posava un dolce bacio sulla fronte e le sue dita proseguivano ad accarezzargli la schiena da sotto la maglia.
- M-m-ma T-Tobio! - ecco che la sua, invece, in quel momento si alzò di una ottava.
- Hah? A c-cosa vai a pensare?! Boke, Hinata boke! - a volte era ancora così tanto affezionato a quell’insulto.
- Io?! Sei stato tu! - agitandosi e sollevandosi con il busto.
- IO?! - incredulo.
- Sì! Il tuo tono. -
- Il mio tono?! - alberandosi ancora di più, non capendo.
- Sì! Perché è quello che usi q-quando… quando mi chiedi di f-fare… - ma l’altro non lo fece finire. Se lo ritirò addosso nuovamente, schiacciandolo contro il suo petto, arrossendo fin sulla punta delle orecchie.
- Devi stare zitto e fermo. Zitto e fermo! I-intendevo nel mio abbraccio, che ti avrei scaldato così, tenendoti tra le mie braccia. - lo redarguì bofonchiando.
E Shoyo era certo avesse arricciato le labbra in quella piccola smorfia che gli aveva sempre visto fare quando si imbarazzava. E che lui semplicemente adorava.

 

FINE


 

Io non so nemmeno come mi vengano in mente certe cose…
E niente: tutte le meravigliose fanart che girano su questi due, sono tipo awww e non ti può non venir voglia di scrivere su di loro, poi davvero bastano cose semplicissime, tanto il resto lo fanno loro con la loro coccolosità.
Ok, poniamo fine a sproloqui senza senso alcuno.

   
 
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