Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Il corsaro nero    25/11/2020    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 36: Incidente a Diagon Alley

 

“Signora Weasley, quando andremo a Diagon Alley?” domandò, un mercoledì mattina, Gal, mentre beveva un enorme tazza di latte caldo e la donna rispose: “Quando arriveranno le vostre lettere, ragazzi. Spero che arrivino in settimana…”

Mentre la donna controllava il bollitore dell’acqua calda, Athena esclamò: “Non vedo l’ora che arrivino Elizabeth e Kevin… avranno così tante cose da raccontare sulle loro vacanze…”

“Per loro sarà una bella sorpresa ritrovarsi davanti a qualcuno che avrebbe dovuto trovarsi da un’altra parte.” Ridacchiò Gal, beccandosi uno schiaffo sul braccio da parte di Delphini.

Proprio in quel momento, Victoire entrò nella stanza e, dopo aver controllato attentamente sotto la tavola, si sedette.

“Qualche problema, Vicky?” domandò, preoccupato, Teddy e la ragazzina sbottò: “Sono stufa marcia che quella maledetta bestiaccia strisciante sia sotto il tavolo quando mangio! Quando mi sfiora con quella sua pelle fredda e liscia… mi vengono i brividi!”

“Sta solo cercando degli avanzi di cibo da mangiare. In ogni caso, dovresti ringraziarmi, Asmodeus ha scacciato quegli insopportabili gnomi dal giardino dei tuoi nonni in pochi secondi! Non credo che torneranno quando c’è lui in zona…” ribatté la ragazzina, accarezzando la testa squamosa del serpente, il quale, nel frattempo, si era avvicinato alla sua padrona.

Per tutta risposta, Victoire le fece una linguaccia, mentre Dominique e Louis sghignazzavano a bassa voce.

Nel frattempo, Teddy guardava le due ragazze con un sorriso.

Da quando si erano conosciute, non facevano altro che litigare per un motivo o per l’altro…

Con la coda dell’occhio, notò Dominique che, per nulla intimorita dal serpente, a differenza dei fratelli, lanciava un pezzo di biscotto ad Asmodeus, il quale lo prese al volo come una foca, cominciando a mangiarlo.

In ogni caso, non era la sola della sua famiglia che adorava il serpente domestico di Delphini…

Qualche settimana prima, infatti, aveva parlato al telefono con Jamie e, in quell’occasione, gli aveva raccontato che una sua amica aveva un vero serpente.

Ovviamente, Jamie era andato in brodo di giuggiole, in quanto aveva sempre avuto un’incredibile passione per le cose più pazzesche e pericolose, e gli aveva detto che non vedeva l’ora di conoscere la ‘ragazza dei serpenti’, come la chiamava lui.

Purtroppo, proprio in quel momento, lui e la sua famiglia erano andati in vacanza in Spagna e, purtroppo, sarebbero tornati soltanto a fine agosto, in modo da salutarlo… magari sarebbero riusciti ad incontrarsi alla stazione…

“Signora Weasley, potrebbe prestarmi un attimo il suo gufo? Vorrei spedire una lettera a mia madre.” Domandò, in quel momento, Gal e la donna, con un grande sorriso, acconsentì: “Ma certo, caro. Fa attenzione, perché è un po’ vecchio…”

Non appena gli ebbe attaccato la lettera alla zampa, il volatile si librò in volo, dirigendosi verso la finestra aperta, ma, sfortunatamente per lui, sbagliò la mira e si schiantò proprio il muro, precipitando per terra, con un sonoro tonfo.

“Santo cielo, Errol!” borbottò la nonna di Victoire, correndo a prenderlo, per poi scusarsi con Gal “Sono assolutamente mortificata… è già da molti anni che sbaglia e si scontra contro qualcosa, ma, ultimamente, la sua sbadataggine è aumentata…”

“Non si preoccupi…”

“E’ meglio se prendi un altro gufo, meglio se più giovane… non solo Errol è stato messo al tappetto dalla botta, ma temo che un viaggio fino a York lo ucciderebbe…”

“Puoi usare Moon, di certo sarà felice di sgranchirsi le ali…” s’intromise Athena, alzando un braccio e, subito, la civetta della ragazza si alzò in volò e planò su di esso, con grazia ed eleganza.

Dopo che la civetta fu uscita, la maggior parte dei presenti finì la colazione, per poi andarsene in giro per l’abitazione, e al pianterreno rimasero solo la signora Weasley, Athena e Delphini.

Dopo aver preso il libro che aveva ricevuto dalla Murk, Athena si sedette sul divano della casa ed iniziò a leggerlo, mentre Athena osservava con vivo interesse il particolare orologio dell’abitazione.

Invece d’indicare le ore, c’erano un sacco di frecce con dei nomi e delle strane immagini dove avrebbero dovuto esserci i numeri.

La ragazzina notò che c’era una freccia con scritto il nome di Teddy che puntava sull’immagine di una casa che, ad istinto, le sembrava.

Era così immersa a guardare l’orologio da non accorgersi che il campanello aveva iniziato a suonare, nonostante essa fosse proprio a due metri di distanza di lei.

Fu Athena a sentirlo e, subito, si alzò in piedi e, dopo aver superato l’amica, ancora intenta a studiare l’orologio, si diresse verso la porta.

Non appena aprì la porta, si trovò davanti ad Elizabeth, rossa in viso e con lo sguardo abbassato per la timidezza come al solito, e Kevin, il quale sobbalzò, facendo cadere rumorosamente tutti i libri che aveva tra le braccia.

“Oh, accidenti… scusami, Athena… sono davvero mortificato…” borbottò, imbarazzato, Kevin, cominciando a raccogliere i libri caduti, mentre la ragazzina, la quale si era subito inchinata per aiutarlo, gli disse: “Non preoccuparti, è stato solo un incidente…”

Girandosi per quell’improvviso baccano, Delphini si accorse dei due nuovi arrivati e si diresse verso il gruppo, mentre Elizabeth, notandola, esclamava: “Delphini? M-ma tu… non avresti dovuto essere in campeggio?”

“Beh, sì… c’è stata una lunga serie d’imprevisti che mi hanno rotto le uova nel paniere ed eccomi qui.” Rispose l’altra, con un sorriso da furbetta, nello stesso istante in cui Kevin, alzando lo sguardo, sussurrava: “Ah, ci sei anche tu, Delphini? Non ti aveva vista…”

“Per caso avevi le lenti appannate?” ridacchiò Delphini bussando con l’unghia dell’indice gli occhiali del compagno, il quale abbassò in fretta lo sguardo, diventando rosso come un peperone.

“Ehi, Athena… ti sei tagliata i capelli?” notò Elizabeth e l’amica, con un grande sorriso, annuì: “Eh, già! Mi stanno bene, vero?”

“Non avevo notato che ti fossi tagliata i capelli… ti stanno proprio bene…” esclamò Kevin, alzandosi in piedi e guardandola, e Delphini, sempre prendendolo scherzosamente in giro, gli domandò: “Ma oggi hai dei problemi alla vista? Prima non mi hai vista, nonostante il colore dei miei capelli, e adesso non hai notato il nuovo taglio di Athena… si direbbe che essi siano più concentrati su qualcos’altro che non sul resto…”

“G-già…”

 

“Allora, siete tutti pronti? Mi raccomando, dite bene il nome, altrimenti rischiate di finire da qualche parte… come quel brutto quartiere di Notturn Alley, come il povero Harry… povero caro, la prima volta che ha usato la Metropolvere, si è ritrovato in quel covo di malfattori e farabutti…” si raccomandò la signora Weasley e, quando si avvicinò a Kevin ed Elizabeth, domandò, apprensiva: “Siete sicuri di riuscirci? E’ la vostra prima volta…”

“Uno di noi può prendere la mano di uno loro per aiutarlo con la Metropolvere.” Propose Teddy e la nonna di Teddy annuì: “Certo, caro…”

“Io vado con Teddy!” esclamò, immediatamente, Victoire, appiccicandosi subito alla mano del ragazzino, il quale si limitò a guardarla in maniera neutrale, mentre Delphini borbottava: “Ma guarda, non me lo aspettavo…”

“Victoire, non dar fastidio a Teddy!” la rimproverò la nonna, ma il ragazzino la tranquillizzò subito: “Non si preoccupi, signora. A me non crea nessun problema.”

“Allora va bene, caro… mi raccomando, fate attenzione.”

“Signora Weasley, pensavo di andare assieme ad Elizabeth.” S’intromise, in quel momento, Athena e la nonna di Victorie annuì: “Ottimo. E chi va con Kevin?”

“Ci posso andare io, signora Weasley.” Esclamò Gal, alzando la mano “L’ho fatto un paio di volte e sono stato abbastanza bravo.”

“Ok, se te la senti…”

Christian cercò di non far vedere la sua faccia sconsolata.

Certo, suo cugino aveva davvero usato un paio di volte la metropolvere da solo, il problema era che, per qualche strano motivo, non finiva mai nel posto esatto, ma distante un po’ e, soprattutto, era sempre finito in luoghi assurdi, come la volta che, a dieci anni, era finito nel bidone della spazzatura dall’altra parte della strada della sua destinazione.

Aveva puzzato di cavolo marcio per una settimana intera, con grande disappunto di Lancelot.

Con un sospiro, Christian aspettò che Gal si distraesse per avvicinarsi a Kevin, e passargli un deodorante spray.

“Grazie, ma non ne ho bisogno.” Rifiutò subito il ragazzino, ma Christian insistette: “Fidati di me, prendilo. Poi, mi ringrazierai.”

Per tutta risposta, Kevin prese la bomboletta, senza parole, osservandola in silenzio.

“Forse a voi potreste portare con voi anche Delphini…” s’intromise, proprio in quel momento, la signora Weasley e, immediatamente, la ragazzina esclamava: “Eh?! Non per essere maleducata, ma io credo di essere in grado di utilizzare la Metropolvere…”

“No, cara, è meglio se vai coi ragazzi… Teddy mi ha raccontato che vivi con la tua tutrice, la quale, purtroppo, non ha alcuna connessione col mondo della magia, quindi non sei abituata ad usarla. Sono sicura che Gal farà un ottimo lavoro.”

“Si vede che non conosce Gal…”

Con un sospiro, Delphini si avvicinò a Gal e lo avvertì, sottovoce: “Vedi di non fare qualche stupidaggine delle tue. Fa un buon lavoro, per una volta.”

Per tutta risposta, Gal le fece una linguaccia, risentito.

“Bene, allora? Chi va per primo?” domandò, con un sorriso, la signora Weasley e Victoire esclamò, alzando la mano: “Io e Teddy!”

“Va bene. Mi raccomando, fate attenzione.”

“Nonna, Teddy è uno che sa il fatto suo. Se succede qualcosa, mi proteggerà e farà passare un brutto momento a quegli idioti!” esclamò, con entusiasmo, Vicky, mentre Teddy cercava di calmarla: “Più che un brutto momento, gli farei… arretrare il necessario per darcela a gambe…”

Dopo aver detto ciò, Teddy e Victoire, sempre tenendosi per mano, si diressero verso il camino e, dopo aver preso della polvere da un sacchetto, Teddy esclamò: “Diagon Alley!”

In un attimo, i due erano svaniti tra fiamme verdi.

“Bene, il prossimo gruppo.” Disse la nonna di Victoire e Gal propose: “Andiamo noi. Delphi, prendimi la mano, mentre tu, Kevin, afferra il mio braccio.”

A differenza del compagno di Serpeverde, il quale fece subito come gli aveva proposto, Delphini si aggrappò alla spalla di Gal con la mano.

“Beh, fa come vuoi…” sbuffò Gal, imitando quello che aveva fatto Teddy pochi istanti prima.

 

“Teddy, che ne dici di andare a prendere il gelato? Siamo atterrati proprio di fianco alla gelateria.” Domandò Victoire, indicando un edificio, e Teddy rispose: “Magari dopo, Vicky. Prima dobbiamo comprare tutto quello che ti servirà per il tuo primo anno.”

“Posso prendermi anche un animale al Serraglio Magico?”

“Dovrai chiederlo a tua nonna, prima.”

“Uffa… spero che ci siano coniglietti al Serraglio Magico…”

Proprio in quel momento, da delle fiamme comparse dal nulla, apparvero Athena ed Elizabeth, un po’ piene di polvere.

“Eccovi, ragazze! Com’è andato il viaggio?” domandò, con un sorriso, Teddy ed Athena ammise: “Un po’ vertiginoso… ma ho visto di peggio… Gal, Kevin e Delphini se ne sono già andati in giro?”

“Cosa intendi?”

“Sono partiti prima di me ed Elizabeth… dovevano essere qui…”

“No… qui non sono venuti…”

Mentre i presenti cominciavano ad innervosirsi, il camino si accese di nuovo ed apparve Christian, il quale, notando immediatamente le espressioni preoccupate dei compagni, domandò: “Che è successo?”

“Si tratta di Gal, Delphini e Kevin… non sono mai arrivati qui… sono scomparsi durante il viaggio…” spiegò Teddy e, con un sospiro, il ragazzino sbuffò: “Oh, no… di nuovo…”

“Cosa intendi?” fece, senza parole, Victoire e l’altro spiegò: “Gal sbaglia sempre qualcosa con la Metropolvere… non è mai atterrato nel camino giusto… di solito, però, attera vicino al luogo in cui dovrebbe arrivare… è raro che finisca così lontano…”

“Speriamo che non siamo finiti a Notturn Alley…”

“Già, altrimenti Gal chi lo stacca più da quel postaccio?”

“Almeno Delphini è con loro… se devo essere sincero, sono più tranquillo sul fatto che sia andata con loro…”

 

Il camino della vecchia casa cadente s’illuminò e, di colpo, in una nuvola nera di fuliggine, apparvero tre ragazzini di dodici anni, due maschi e una femmina, la quale, si rialzò prontamente e, mentre si sistemava la coda alta, sbuffò: “Oh, quanto odio la Metropolvere… preferisco di gran lunga viaggiare con la scopa o con la bicicletta…”

Non appena ebbe finito, la giovane si diede un’occhiata in giro.

Non c’era nessuno e a lei quello pareva una vecchia abitazione che il retro del ‘Paiolo magico’…

“Gal, ma è possibile che tu non sappia fare una, dico una, cosa per il dritto?!” strillò, furiosa, Delphini, afferrando per il bavero della camicia il povero Gal, riservandogli un’espressione di pura rabbia ed esasperazione.

“E adesso che c’è? Perché urli?” protestò il Grifondoro e la ragazza rispose, furibonda: “Questo non è ‘Il Paiolo Magico’, testa di rapa! Chissà dove diavolo siamo finiti… t’avverto, la prossima volta, guido io!”

Mentre i due litigavano, Kevin si ripulì le lenti degli occhiali e, ad un tratto, sentì uno scricchiolio dall’altra parte della porta.

“Ehm, ragazzi… sta arrivando qualcuno…” fece notare il ragazzino e, subito, Delphini esclamò: “Spero per il tuo bene che non siamo finiti troppo lontani!”

In quel momento, la porta si aprì e apparve un ragazzino vestito con dei vestiti da ragazzino dell’Ottocento, camicia elegante bianca, un lungo mantello nero, una borsa di cuoio a tracolla e pantaloni neri, coi capelli biondi che tutti, soprattutto Gal, riconobbero subito: “Abel?!”

“Ma guarda chi c’è…” ridacchiò, divertito, il giovane Serpeverde “Come ci siete finiti voi tre, qui?”

“Sono affari nostri! Piuttosto, come ti sei conciato? Sembri uscito da un romanzo di Jane Austin…” lo prese, a sua volta, in giro, Gal, mentre Kevin, incredulo, sussurrava: “Non sapevo che conoscessi Jane Austin… quale suoi romanzi hai letto?”

“A dire la verità, neanche uno. E’ la scrittrice preferita di mia madre e a casa abbiamo tutti i suoi romanzi… in uno di essi, mi sembra che si chiamasse ‘Cime Tempestose’, c’erano le figure e il protagonista, il quale aveva un nome strambo, da ragazzino indossava abiti come quelli di Abel…”

“Gal… Jane Austin non ha scritto ‘Cime Tempestose’, pezzo d’imbecille!!!! Quello fu l’unico libro e il grande capolavoro di Emily Bronte!!! Ma dico, come diavolo fai ad essere così stupido?!?!” strillò Delphini, mentre Abel aveva ormai le lacrime agli occhi a furia di ridere: “Hai proprio ragione, Delphini… non riesco proprio a capire se quello paga per essere così stupido oppure se è un dono di natura…”

“Tu chiudi quella tua stupida bocca, deficiente che non sei altro!” sibilò, furioso, Gal, avvicinandosi all’altro, il quale, tuttavia, mantenne la calma.

“Forse non sarò un genio a scuola, sono il primo ad ammetterlo, ma, almeno, ho a cuore la mia salute, a differenza di qualcuno che, l’anno scorso ha rischiato di ammazzarsi cadendo dalla scopa, a causa di un’anemia per malnutrizione!” sibilò Gal, mentre l’altro con un’espressione feroce, sussurrava, di rimando: “Chi ti credi di essere, stupido Grifondoro? Tu non sai niente di me, della mia vita e della mia famiglia… quindi, ti consiglio di non impicciarti di faccende che non ti riguardano, se non vuoi finire in giganteschi guai.”

Dall’espressione del viso, era evidente che il ragazzino non stava scherzando.

Prima che Gal potesse dire qualsiasi cosa, il rosso sentì un calcio parecchio forte alla gamba e non poté trattenere un gemito.

“Tutto bene?” domandò, preoccupato, Kevin e l’altro, massaggiandosi la coscia dolorante, esclamò, leggermente preoccupato: “Ci sono i fantasmi in questo posto! Uno di loro mi ha persino tirato un calcio!”

“Quanto sei scemo, Gal… i fantasmi, da che mondo è mondo, sono immateriali e non possono tirare calci! E poi, non s’è mai visto un fantasma invisibile! Bisognerebbe proprio essere ignoranti per non saperlo.” sbottò, esasperata, Delphini, mentre l’amico ribatteva: “Che ne sai tu? L’hai mai visto un fantasma appena alzato?”

“I fantasmi non dormono, salame…”

“Allora quando le signore si sporcano col trucco.”

“…E neanche truccarsi.”

Mentre diceva quelle parole, la ragazzina pensò: “Perché a me? Perché a me?! Ma cosa ho fatto di male per meritarmi tra i piedi un simile asino?!”

Dopo aver fatto l’ennesima linguaccia a Delphini, Gal si voltò di nuovo verso Abel e sbottò: “E’ tutta colpa tua!”

“Colpa mia? E perché?” domandò, con un tono tra il divertito e il fare innocente, Abel, mentre un sogghigno gli appariva sulle labbra.

Deciso a non cedere, Gal ribatté: “Tu centri sempre, me lo dice il mio istinto! Ogni volta che ho a che fare con te, succede sempre qualcosa di brutto a me! Appena scopro come cavolo fai…”

“Non illuderti, Gal… se anche io facessi qualcosa e non lo faccio, non riusciresti mai a capire… forse se facessi prendere un po’ più di aria alla testa, riusciresti a ragionare meglio, no?”

E, prima che il rosso potesse bloccarlo, Abel, con una mossa fulminea, prese il casco da pilota dalla testa di Gal.

“Ehi, ridammelo!!!” strillò Gal, venendo bloccato da una mano di Abel sul petto, il quale, guardando il copricapo con curiosità, esclamò: “Cavoli, questo è il cappello più ridicolo che abbia mai visto… bisogna proprio avere il coraggio di un Grifondoro per indossarlo…”

“Non me ne frega niente di quello che pensi tu! A me importa cosa ne penso io!”

“Senti, Abel… potremmo sapere dove siamo?” domandò, intromettendosi nella litigata, Kevin e il biondo, affermò: “Siamo in un vecchio negozio abbandonato alla periferia di Diagon Alley.”

“Ah, bene… allora non siamo troppo lontani dalla nostra destinazione.”

“A quanto pare…”

Dopo aver detto quelle parole, Abel lanciò in aria il casco di Gal e l’altro, prontamente, corse a prenderlo, afferrandolo al volo.

Mentre se lo ricacciava in testa, Gal protestò, furioso: “Sta più attento! Questo casco è la cosa più preziosa al mondo!”

“Certo… per un museo o un vecchio mercato delle pulci. Ma sai, quando si vuol risparmiare…”

“Risparmiami le tue battutacce, antipatico colossale!”

“Scordatelo. E’ una delle poche cose che amo usare senza alcun freno…”

Alla fine, facendo un sospiro d’esasperazione, Delphini si mise in mezzo: “Adesso basta voi due! Siete peggio dei mocciosi che vivono nel mio stabile! Ora, chiudete il becco, entrambi! Ed usciamo di qui!”

Immediatamente, i due litiganti si calmarono subito, nervosi.

Una cosa era certa: Delphini sapeva come mettere in riga le persone.

Senza aspettare una risposta dai due, la ragazzina uscì dalla stanza, trovandosi in un immenso salone tutto polveroso, con tavoli rovesciati, casse di legno vuote e cocci di bottiglia.

“Che posto…” commentò Kevin, mentre Abel, con la massima noncuranza, spiegava: “E’ un vecchio negozio di articoli per pozioni. Durante la seconda Ascesa di Voi-sapete-chi, ha fallito e, da allora, questo posto è deserto.”

“Cosa ci facevi qui?”

“Come ho detto poco fa a quello stupido di Galahad Sandlers, non impicciarti di cose che non ti riguardano, se vuoi vivere a lungo, Nato Babbano.”

“Ehi!” fece Gal, mentre Delphini, ignorando il baccano generale, si diresse verso l’uscita.

Proprio quando stava per uscire, quando sentì uno scricciolo, dietro di lei e, d’istinto, Delphini puntò la bacchetta nella direzione del suono, ma vide solo un angolo buio e deserto.

“Probabilmente è stato un gatto.” Dichiarò, con la massima indifferenza, Abel, ma l’altra non ne era affatto convinta: “Non vedo gatti da nessuna parte, qui. Secondo me, è qualche spione con un bel mantello dell’invisibilità, ma per sua fortuna, ha messo il piede proprio sopra ad un asse che scricchiola...”

“Lascia perdere, non è nessuno! Te lo dico io!” sbottò Abel, mentre stringeva con forza i pugni e la sua espressione diventava livida.

“Che c’è, Abel? Non dirmi che hai paura…” lo prese in giro Gal, senza accorgersi che la sua spalla si era leggermente alzata, per poi abbassarsi, e il Serpeverde, furioso, sibilò: “Paura? Ti piacerebbe, idiota…”

Nel frattempo, Delphini si mise davanti al luogo dove aveva sentito il rumore e puntò la bacchetta, ordinando: “Mi spiace, amico, ma è calato il sipario. Conterò fino a tre e, se non ti toglierai il mantello e ti mostrerai, aprirò fuoco. Uno… due… e t…!”

Prima che la giovane potesse avere il tempo di finire di contare, Abel, veloce come il lampo, gettò per terra, con incredibile violenza, la borsa che aveva a tracolla.

In pochi secondi, tutto il salone fu riempito da una polvere nera come la pece.

“Maledizione… è Polvere Buiopesto peruviana! Non muovetevi e non lanciate nessun incantesimo di luce e fuoco! Non solo sarebbe completamente inutile, ma rischierebbe di far incendiare questo posto!” urlò Delphini, cercando di orientarsi in tutto quel fumo, quando, ad un tratto, sentì di nuovo uno scricciolo a pochi metri di distanza da lei, a giudicare dal suono.

“Ah, non mi scappi, furbastro!” urlò la ragazzina, dirigendosi in quella direzione e lanciando degli incantesimi, ma, ad un tratto, sentì come se qualcuno le avesse fatto all’improvviso lo sgambetto e cadde per terra con un sonoro tonfo, facendosi anche male.

Si rialzò in piedi, ma non riusciva a vedere niente, a causa di quella maledetta polvere, la quale, fortunatamente, stava cominciando a sparire.

Finalmente, dopo pochi minuti, la visibilità tornò ai tre, i quali si guardarono intorno.

“Sai, comincio a capire come si devono essere sentiti Zubin e i suoi amici quando gli abbiamo lanciato per ben due volte quella polvere…” commentò Gal, pulendosi il suo casco, il quale era diventato nero per via della polvere “Meno male che non c’era Oliver o sarebbe stato malissimo a causa di quella robaccia…”

Delphini rimase in silenzio, infuriata.

Era stata sconfitta, con una fattura sgambetto, per di più!

Certo, non poteva vedere niente in quel momento, per via della polvere, ma era comunque uno smacco tremendo per il suo orgoglio.

Lei non doveva essere sconfitta da nessuno!

Adesso sapeva cosa su cosa concentrare il suo addestramento quell’anno…

“Sei sicura che ci sia ancora qualcuno là dentro, Frannie?” domandò una voce proveniente da una finestra rotta, mentre una giovane donna, a giudicare dalla voce, sbuffava: “Ne sono sicura, Norman! Avremmo dovuto metterci degli incantesimi di protezione a guardia dell’edificio… ma tu continuavi ad insistere che non sarebbe mai venuto nessuno, e, invece… Dorian darà di matto, quando lo scoprirà!”

“Non è colpa mia, se i mocciosi di oggi sono fin troppo intraprendenti… e i genitori li lasciano pure fare! Se facevamo qualcosa del genere ad undici anni, papà ce le suonava di brutto… speriamo solo che non abbiano trovato la merce…”

Immediatamente, Delphini prese il polso di Kevin, il più vicino e lo trascinò verso una porta di legno, il quale fece: “Ma cosa…?”

“Ssst!” fece la ragazzina aprendo la porta e uscendo da essa in fretta e furia.

Gal fece per inseguirli, ma proprio quand’era al centro della sala, ma sentì la porta aprirsi con un cigolio inquietante.

Capendo che era troppo tardi per uscire come avevano fatto i suoi amici, Gal si nascose dietro a delle casse di legno, proprio mentre la porta si apriva completamente e delle figure entravano nell’edificio.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Il corsaro nero