Capitolo
36: Incidente a
Diagon Alley
“Signora
Weasley, quando
andremo a Diagon Alley?” domandò, un
mercoledì mattina, Gal, mentre beveva un
enorme tazza di latte caldo e la donna rispose: “Quando
arriveranno le vostre
lettere, ragazzi. Spero che arrivino in settimana…”
Mentre
la donna controllava
il bollitore dell’acqua calda, Athena esclamò:
“Non vedo l’ora che arrivino
Elizabeth e Kevin… avranno così tante cose da
raccontare sulle loro vacanze…”
“Per
loro sarà una bella
sorpresa ritrovarsi davanti a qualcuno che avrebbe dovuto trovarsi da
un’altra
parte.” Ridacchiò Gal, beccandosi uno schiaffo sul
braccio da parte di
Delphini.
Proprio
in quel momento,
Victoire entrò nella stanza e, dopo aver controllato
attentamente sotto la
tavola, si sedette.
“Qualche
problema, Vicky?”
domandò, preoccupato, Teddy e la ragazzina
sbottò: “Sono stufa marcia che
quella maledetta bestiaccia strisciante sia sotto il tavolo quando
mangio!
Quando mi sfiora con quella sua pelle fredda e liscia… mi
vengono i brividi!”
“Sta
solo cercando degli
avanzi di cibo da mangiare. In ogni caso, dovresti ringraziarmi,
Asmodeus ha
scacciato quegli insopportabili gnomi dal giardino dei tuoi nonni in
pochi
secondi! Non credo che torneranno quando c’è lui
in zona…” ribatté la ragazzina,
accarezzando la testa squamosa del serpente, il quale, nel frattempo,
si era
avvicinato alla sua padrona.
Per
tutta risposta, Victoire
le fece una linguaccia, mentre Dominique e Louis sghignazzavano a bassa
voce.
Nel
frattempo, Teddy guardava
le due ragazze con un sorriso.
Da
quando si erano
conosciute, non facevano altro che litigare per un motivo o per
l’altro…
Con
la coda dell’occhio, notò
Dominique che, per nulla intimorita dal serpente, a differenza dei
fratelli,
lanciava un pezzo di biscotto ad Asmodeus, il quale lo prese al volo
come una
foca, cominciando a mangiarlo.
In
ogni caso, non era la sola
della sua famiglia che adorava il serpente domestico di
Delphini…
Qualche
settimana prima, infatti,
aveva parlato al telefono con Jamie e, in quell’occasione,
gli aveva raccontato
che una sua amica aveva un vero serpente.
Ovviamente,
Jamie era andato
in brodo di giuggiole, in quanto aveva sempre avuto
un’incredibile passione per
le cose più pazzesche e pericolose, e gli aveva detto che
non vedeva l’ora di
conoscere la ‘ragazza dei serpenti’, come la
chiamava lui.
Purtroppo,
proprio in quel
momento, lui e la sua famiglia erano andati in vacanza in Spagna e,
purtroppo,
sarebbero tornati soltanto a fine agosto, in modo da
salutarlo… magari sarebbero
riusciti ad incontrarsi alla stazione…
“Signora
Weasley, potrebbe
prestarmi un attimo il suo gufo? Vorrei spedire una lettera a mia
madre.”
Domandò, in quel momento, Gal e la donna, con un grande
sorriso, acconsentì:
“Ma certo, caro. Fa attenzione, perché
è un po’ vecchio…”
Non
appena gli ebbe attaccato
la lettera alla zampa, il volatile si librò in volo,
dirigendosi verso la
finestra aperta, ma, sfortunatamente per lui, sbagliò la
mira e si schiantò
proprio il muro, precipitando per terra, con un sonoro tonfo.
“Santo
cielo, Errol!”
borbottò la nonna di Victoire, correndo a prenderlo, per poi
scusarsi con Gal
“Sono assolutamente mortificata… è
già da molti anni che sbaglia e si scontra
contro qualcosa, ma, ultimamente, la sua sbadataggine è
aumentata…”
“Non
si preoccupi…”
“E’
meglio se prendi un altro
gufo, meglio se più giovane… non solo Errol
è stato messo al tappetto dalla
botta, ma temo che un viaggio fino a York lo
ucciderebbe…”
“Puoi
usare Moon, di certo
sarà felice di sgranchirsi le ali…”
s’intromise Athena, alzando un braccio e,
subito, la civetta della ragazza si alzò in volò
e planò su di esso, con grazia
ed eleganza.
Dopo
che la civetta fu
uscita, la maggior parte dei presenti finì la colazione, per
poi andarsene in
giro per l’abitazione, e al pianterreno rimasero solo la
signora Weasley,
Athena e Delphini.
Dopo
aver preso il libro che
aveva ricevuto dalla Murk, Athena si sedette sul divano della casa ed
iniziò a
leggerlo, mentre Athena osservava con vivo interesse il particolare
orologio
dell’abitazione.
Invece
d’indicare le ore,
c’erano un sacco di frecce con dei nomi e delle strane
immagini dove avrebbero
dovuto esserci i numeri.
La
ragazzina notò che c’era
una freccia con scritto il nome di Teddy che puntava
sull’immagine di una casa
che, ad istinto, le sembrava.
Era
così immersa a guardare
l’orologio da non accorgersi che il campanello aveva iniziato
a suonare,
nonostante essa fosse proprio a due metri di distanza di lei.
Fu
Athena a sentirlo e,
subito, si alzò in piedi e, dopo aver superato
l’amica, ancora intenta a
studiare l’orologio, si diresse verso la porta.
Non
appena aprì la porta, si
trovò davanti ad Elizabeth, rossa in viso e con lo sguardo
abbassato per la
timidezza come al solito, e Kevin, il quale sobbalzò,
facendo cadere rumorosamente
tutti i libri che aveva tra le braccia.
“Oh,
accidenti… scusami,
Athena… sono davvero mortificato…”
borbottò, imbarazzato, Kevin, cominciando a
raccogliere i libri caduti, mentre la ragazzina, la quale si era subito
inchinata per aiutarlo, gli disse: “Non preoccuparti,
è stato solo un
incidente…”
Girandosi
per
quell’improvviso baccano, Delphini si accorse dei due nuovi
arrivati e si diresse
verso il gruppo, mentre Elizabeth, notandola, esclamava:
“Delphini? M-ma tu…
non avresti dovuto essere in campeggio?”
“Beh,
sì… c’è stata una lunga
serie d’imprevisti che mi hanno rotto le uova nel paniere ed
eccomi qui.”
Rispose l’altra, con un sorriso da furbetta, nello stesso
istante in cui Kevin,
alzando lo sguardo, sussurrava: “Ah, ci sei anche tu,
Delphini? Non ti aveva
vista…”
“Per
caso avevi le lenti
appannate?” ridacchiò Delphini bussando con
l’unghia dell’indice gli occhiali
del compagno, il quale abbassò in fretta lo sguardo,
diventando rosso come un
peperone.
“Ehi,
Athena… ti sei tagliata
i capelli?” notò Elizabeth e l’amica,
con un grande sorriso, annuì: “Eh, già!
Mi stanno bene, vero?”
“Non
avevo notato che ti
fossi tagliata i capelli… ti stanno proprio
bene…” esclamò Kevin, alzandosi in
piedi e guardandola, e Delphini, sempre prendendolo scherzosamente in
giro, gli
domandò: “Ma oggi hai dei problemi alla vista?
Prima non mi hai vista,
nonostante il colore dei miei capelli, e adesso non hai notato il nuovo
taglio
di Athena… si direbbe che essi siano più
concentrati su qualcos’altro che non
sul resto…”
“G-già…”
“Allora,
siete tutti pronti?
Mi raccomando, dite bene il nome, altrimenti rischiate di finire da
qualche
parte… come quel brutto quartiere di Notturn Alley, come il
povero Harry…
povero caro, la prima volta che ha usato la Metropolvere, si
è ritrovato in
quel covo di malfattori e farabutti…” si
raccomandò la signora Weasley e,
quando si avvicinò a Kevin ed Elizabeth, domandò,
apprensiva: “Siete sicuri di
riuscirci? E’ la vostra prima volta…”
“Uno
di noi può prendere la
mano di uno loro per aiutarlo con la Metropolvere.” Propose
Teddy e la nonna di
Teddy annuì: “Certo, caro…”
“Io
vado con Teddy!” esclamò,
immediatamente, Victoire, appiccicandosi subito alla mano del
ragazzino, il
quale si limitò a guardarla in maniera neutrale, mentre
Delphini borbottava:
“Ma guarda, non me lo aspettavo…”
“Victoire,
non dar fastidio a
Teddy!” la rimproverò la nonna, ma il ragazzino la
tranquillizzò subito: “Non
si preoccupi, signora. A me non crea nessun problema.”
“Allora
va bene, caro… mi
raccomando, fate attenzione.”
“Signora
Weasley, pensavo di
andare assieme ad Elizabeth.” S’intromise, in quel
momento, Athena e la nonna
di Victorie annuì: “Ottimo. E chi va con
Kevin?”
“Ci
posso andare io, signora
Weasley.” Esclamò Gal, alzando la mano
“L’ho fatto un paio di volte e sono
stato abbastanza bravo.”
“Ok,
se te la senti…”
Christian
cercò di non far
vedere la sua faccia sconsolata.
Certo,
suo cugino aveva davvero
usato un paio di volte la metropolvere da solo, il problema era che,
per
qualche strano motivo, non finiva mai nel posto esatto, ma distante un
po’ e,
soprattutto, era sempre finito in luoghi assurdi, come la volta che, a
dieci
anni, era finito nel bidone della spazzatura dall’altra parte
della strada
della sua destinazione.
Aveva
puzzato di cavolo
marcio per una settimana intera, con grande disappunto di Lancelot.
Con
un sospiro, Christian
aspettò che Gal si distraesse per avvicinarsi a Kevin, e
passargli un
deodorante spray.
“Grazie,
ma non ne ho
bisogno.” Rifiutò subito il ragazzino, ma
Christian insistette: “Fidati di me,
prendilo. Poi, mi ringrazierai.”
Per
tutta risposta, Kevin
prese la bomboletta, senza parole, osservandola in silenzio.
“Forse
a voi potreste portare
con voi anche Delphini…” s’intromise,
proprio in quel momento, la signora
Weasley e, immediatamente, la ragazzina esclamava: “Eh?! Non
per essere
maleducata, ma io credo di essere in grado di utilizzare la
Metropolvere…”
“No,
cara, è meglio se vai
coi ragazzi… Teddy mi ha raccontato che vivi con la tua
tutrice, la quale,
purtroppo, non ha alcuna connessione col mondo della magia, quindi non
sei
abituata ad usarla. Sono sicura che Gal farà un ottimo
lavoro.”
“Si
vede che non conosce
Gal…”
Con
un sospiro, Delphini si
avvicinò a Gal e lo avvertì, sottovoce:
“Vedi di non fare qualche stupidaggine
delle tue. Fa un buon lavoro, per una volta.”
Per
tutta risposta, Gal le
fece una linguaccia, risentito.
“Bene,
allora? Chi va per
primo?” domandò, con un sorriso, la signora
Weasley e Victoire esclamò, alzando
la mano: “Io e Teddy!”
“Va
bene. Mi raccomando, fate
attenzione.”
“Nonna,
Teddy è uno che sa il
fatto suo. Se succede qualcosa, mi proteggerà e
farà passare un brutto momento
a quegli idioti!” esclamò, con entusiasmo, Vicky,
mentre Teddy cercava di
calmarla: “Più che un brutto momento, gli
farei… arretrare il necessario per
darcela a gambe…”
Dopo
aver detto ciò, Teddy e
Victoire, sempre tenendosi per mano, si diressero verso il camino e,
dopo aver
preso della polvere da un sacchetto, Teddy esclamò:
“Diagon Alley!”
In
un attimo, i due erano
svaniti tra fiamme verdi.
“Bene,
il prossimo gruppo.”
Disse la nonna di Victoire e Gal propose: “Andiamo noi.
Delphi, prendimi la
mano, mentre tu, Kevin, afferra il mio braccio.”
A
differenza del compagno di
Serpeverde, il quale fece subito come gli aveva proposto, Delphini si
aggrappò
alla spalla di Gal con la mano.
“Beh,
fa come vuoi…” sbuffò
Gal, imitando quello che aveva fatto Teddy pochi istanti prima.
“Teddy,
che ne dici di andare
a prendere il gelato? Siamo atterrati proprio di fianco alla
gelateria.”
Domandò Victoire, indicando un edificio, e Teddy rispose:
“Magari dopo, Vicky.
Prima dobbiamo comprare tutto quello che ti servirà per il
tuo primo anno.”
“Posso
prendermi anche un
animale al Serraglio Magico?”
“Dovrai
chiederlo a tua
nonna, prima.”
“Uffa…
spero che ci siano
coniglietti al Serraglio Magico…”
Proprio
in quel momento, da delle
fiamme comparse dal nulla, apparvero Athena ed Elizabeth, un
po’ piene di
polvere.
“Eccovi,
ragazze! Com’è
andato il viaggio?” domandò, con un sorriso, Teddy
ed Athena ammise: “Un po’ vertiginoso…
ma ho visto di peggio… Gal, Kevin e Delphini se ne sono
già andati in giro?”
“Cosa
intendi?”
“Sono
partiti prima di me ed
Elizabeth… dovevano essere qui…”
“No…
qui non sono venuti…”
Mentre
i presenti
cominciavano ad innervosirsi, il camino si accese di nuovo ed apparve
Christian, il quale, notando immediatamente le espressioni preoccupate
dei
compagni, domandò: “Che è
successo?”
“Si
tratta di Gal, Delphini e
Kevin… non sono mai arrivati qui… sono scomparsi
durante il viaggio…” spiegò
Teddy e, con un sospiro, il ragazzino sbuffò: “Oh,
no… di nuovo…”
“Cosa
intendi?” fece, senza
parole, Victoire e l’altro spiegò: “Gal
sbaglia sempre qualcosa con la
Metropolvere… non è mai atterrato nel camino
giusto… di solito, però, attera
vicino al luogo in cui dovrebbe arrivare… è raro
che finisca così lontano…”
“Speriamo
che non siamo
finiti a Notturn Alley…”
“Già,
altrimenti Gal chi lo
stacca più da quel postaccio?”
“Almeno
Delphini è con loro…
se devo essere sincero, sono più tranquillo sul fatto che
sia andata con loro…”
Il
camino della vecchia casa
cadente s’illuminò e, di colpo, in una nuvola nera
di fuliggine, apparvero tre
ragazzini di dodici anni, due maschi e una femmina, la quale, si
rialzò
prontamente e, mentre si sistemava la coda alta, sbuffò:
“Oh, quanto odio la
Metropolvere… preferisco di gran lunga viaggiare con la
scopa o con la
bicicletta…”
Non
appena ebbe finito, la
giovane si diede un’occhiata in giro.
Non
c’era nessuno e a lei
quello pareva una vecchia abitazione che il retro del ‘Paiolo
magico’…
“Gal,
ma è possibile che tu
non sappia fare una, dico una, cosa per il dritto?!”
strillò, furiosa, Delphini,
afferrando per il bavero della camicia il povero Gal, riservandogli
un’espressione di pura rabbia ed esasperazione.
“E
adesso che c’è? Perché urli?”
protestò il Grifondoro e la ragazza rispose, furibonda:
“Questo non è ‘Il
Paiolo Magico’, testa di rapa! Chissà dove diavolo
siamo finiti… t’avverto, la
prossima volta, guido io!”
Mentre
i due litigavano,
Kevin si ripulì le lenti degli occhiali e, ad un tratto,
sentì uno scricchiolio
dall’altra parte della porta.
“Ehm,
ragazzi… sta arrivando
qualcuno…” fece notare il ragazzino e, subito,
Delphini esclamò: “Spero per il
tuo bene che non siamo finiti troppo lontani!”
In
quel momento, la porta si
aprì e apparve un ragazzino vestito con dei vestiti da
ragazzino
dell’Ottocento, camicia elegante bianca, un lungo mantello
nero, una borsa di
cuoio a tracolla e pantaloni neri, coi capelli biondi che tutti,
soprattutto
Gal, riconobbero subito: “Abel?!”
“Ma
guarda chi c’è…”
ridacchiò, divertito, il giovane Serpeverde “Come
ci siete finiti voi tre,
qui?”
“Sono
affari nostri!
Piuttosto, come ti sei conciato? Sembri uscito da un romanzo di Jane
Austin…”
lo prese, a sua volta, in giro, Gal, mentre Kevin, incredulo,
sussurrava: “Non
sapevo che conoscessi Jane Austin… quale suoi romanzi hai
letto?”
“A
dire la verità, neanche
uno. E’ la scrittrice preferita di mia madre e a casa abbiamo
tutti i suoi
romanzi… in uno di essi, mi sembra che si chiamasse
‘Cime Tempestose’, c’erano
le figure e il protagonista, il quale aveva un nome strambo, da
ragazzino
indossava abiti come quelli di Abel…”
“Gal…
Jane Austin non ha
scritto ‘Cime Tempestose’, pezzo
d’imbecille!!!! Quello fu l’unico libro e il
grande capolavoro di Emily Bronte!!! Ma dico, come diavolo fai ad
essere così
stupido?!?!” strillò Delphini, mentre Abel aveva
ormai le lacrime agli occhi a
furia di ridere: “Hai proprio ragione, Delphini…
non riesco proprio a capire se
quello paga per essere così stupido oppure se è
un dono di natura…”
“Tu
chiudi quella tua stupida
bocca, deficiente che non sei altro!” sibilò,
furioso, Gal, avvicinandosi
all’altro, il quale, tuttavia, mantenne la calma.
“Forse
non sarò un genio a
scuola, sono il primo ad ammetterlo, ma, almeno, ho a cuore la mia
salute, a
differenza di qualcuno che, l’anno scorso ha rischiato di
ammazzarsi cadendo
dalla scopa, a causa di un’anemia per
malnutrizione!” sibilò Gal, mentre
l’altro con un’espressione feroce, sussurrava, di
rimando: “Chi ti credi di
essere, stupido Grifondoro? Tu non sai niente di me, della mia vita e
della mia
famiglia… quindi, ti consiglio di non impicciarti di
faccende che non ti
riguardano, se non vuoi finire in giganteschi guai.”
Dall’espressione
del viso,
era evidente che il ragazzino non stava scherzando.
Prima
che Gal potesse dire qualsiasi
cosa, il rosso sentì un calcio parecchio forte alla gamba e
non poté trattenere
un gemito.
“Tutto
bene?” domandò,
preoccupato, Kevin e l’altro, massaggiandosi la coscia
dolorante, esclamò,
leggermente preoccupato: “Ci sono i fantasmi in questo posto!
Uno di loro mi ha
persino tirato un calcio!”
“Quanto
sei scemo, Gal… i
fantasmi, da che mondo è mondo, sono immateriali e non
possono tirare calci! E
poi, non s’è mai visto un fantasma invisibile!
Bisognerebbe proprio essere ignoranti
per non saperlo.” sbottò, esasperata, Delphini,
mentre l’amico ribatteva: “Che
ne sai tu? L’hai mai visto un fantasma appena
alzato?”
“I
fantasmi non dormono,
salame…”
“Allora
quando le signore si
sporcano col trucco.”
“…E
neanche truccarsi.”
Mentre
diceva quelle parole,
la ragazzina pensò: “Perché
a me? Perché a me?! Ma cosa ho fatto di male per meritarmi
tra i piedi un
simile asino?!”
Dopo
aver fatto l’ennesima
linguaccia a Delphini, Gal si voltò di nuovo verso Abel e
sbottò: “E’ tutta
colpa tua!”
“Colpa
mia? E perché?” domandò,
con un tono tra il divertito e il fare innocente, Abel, mentre un
sogghigno gli
appariva sulle labbra.
Deciso
a non cedere, Gal ribatté:
“Tu centri sempre, me lo dice il mio istinto! Ogni volta che
ho a che fare con
te, succede sempre qualcosa di brutto a me! Appena scopro come cavolo
fai…”
“Non
illuderti, Gal… se anche
io facessi qualcosa e non lo faccio, non riusciresti mai a
capire… forse se
facessi prendere un po’ più di aria alla testa,
riusciresti a ragionare meglio,
no?”
E,
prima che il rosso potesse
bloccarlo, Abel, con una mossa fulminea, prese il casco da pilota dalla
testa
di Gal.
“Ehi,
ridammelo!!!” strillò
Gal, venendo bloccato da una mano di Abel sul petto, il quale,
guardando il
copricapo con curiosità, esclamò:
“Cavoli, questo è il cappello più
ridicolo
che abbia mai visto… bisogna proprio avere il coraggio di un
Grifondoro per
indossarlo…”
“Non
me ne frega niente di
quello che pensi tu! A me importa cosa ne penso io!”
“Senti,
Abel… potremmo sapere
dove siamo?” domandò, intromettendosi nella
litigata, Kevin e il biondo, affermò:
“Siamo in un vecchio negozio abbandonato alla periferia di
Diagon Alley.”
“Ah,
bene… allora non siamo
troppo lontani dalla nostra destinazione.”
“A
quanto pare…”
Dopo
aver detto quelle parole,
Abel lanciò in aria il casco di Gal e l’altro,
prontamente, corse a prenderlo,
afferrandolo al volo.
Mentre
se lo ricacciava in testa,
Gal protestò, furioso: “Sta più
attento! Questo casco è la cosa più preziosa al
mondo!”
“Certo…
per un museo o un
vecchio mercato delle pulci. Ma sai, quando si vuol
risparmiare…”
“Risparmiami
le tue
battutacce, antipatico colossale!”
“Scordatelo.
E’ una delle
poche cose che amo usare senza alcun freno…”
Alla
fine, facendo un sospiro
d’esasperazione, Delphini si mise in mezzo: “Adesso
basta voi due! Siete peggio
dei mocciosi che vivono nel mio stabile! Ora, chiudete il becco,
entrambi! Ed
usciamo di qui!”
Immediatamente,
i due
litiganti si calmarono subito, nervosi.
Una
cosa era certa: Delphini
sapeva come mettere in riga le persone.
Senza
aspettare una risposta
dai due, la ragazzina uscì dalla stanza, trovandosi in un
immenso salone tutto
polveroso, con tavoli rovesciati, casse di legno vuote e cocci di
bottiglia.
“Che
posto…” commentò Kevin,
mentre Abel, con la massima noncuranza, spiegava:
“E’ un vecchio negozio di articoli
per pozioni. Durante la seconda Ascesa di Voi-sapete-chi, ha fallito e,
da
allora, questo posto è deserto.”
“Cosa
ci facevi qui?”
“Come
ho detto poco fa a
quello stupido di Galahad Sandlers, non impicciarti di cose che non ti
riguardano,
se vuoi vivere a lungo, Nato Babbano.”
“Ehi!”
fece Gal, mentre
Delphini, ignorando il baccano generale, si diresse verso
l’uscita.
Proprio
quando stava per
uscire, quando sentì uno scricciolo, dietro di lei e,
d’istinto, Delphini puntò
la bacchetta nella direzione del suono, ma vide solo un angolo buio e
deserto.
“Probabilmente
è stato un
gatto.” Dichiarò, con la massima indifferenza,
Abel, ma l’altra non ne era
affatto convinta: “Non vedo gatti da nessuna parte, qui.
Secondo me, è qualche
spione con un bel mantello dell’invisibilità, ma
per sua fortuna, ha messo il
piede proprio sopra ad un asse che scricchiola...”
“Lascia
perdere, non è
nessuno! Te lo dico io!” sbottò Abel, mentre
stringeva con forza i pugni e la
sua espressione diventava livida.
“Che
c’è, Abel? Non dirmi che
hai paura…” lo prese in giro Gal, senza accorgersi
che la sua spalla si era
leggermente alzata, per poi abbassarsi, e il Serpeverde, furioso,
sibilò: “Paura?
Ti piacerebbe, idiota…”
Nel
frattempo, Delphini si
mise davanti al luogo dove aveva sentito il rumore e puntò
la bacchetta,
ordinando: “Mi spiace, amico, ma è calato il
sipario. Conterò fino a tre e, se
non ti toglierai il mantello e ti mostrerai, aprirò fuoco.
Uno… due… e t…!”
Prima
che la giovane potesse
avere il tempo di finire di contare, Abel, veloce come il lampo,
gettò per
terra, con incredibile violenza, la borsa che aveva a tracolla.
In
pochi secondi, tutto il
salone fu riempito da una polvere nera come la pece.
“Maledizione…
è Polvere
Buiopesto peruviana! Non muovetevi e non lanciate nessun incantesimo di
luce e
fuoco! Non solo sarebbe completamente inutile, ma rischierebbe di far
incendiare questo posto!” urlò Delphini, cercando
di orientarsi in tutto quel
fumo, quando, ad un tratto, sentì di nuovo uno scricciolo a
pochi metri di distanza
da lei, a giudicare dal suono.
“Ah,
non mi scappi,
furbastro!” urlò la ragazzina, dirigendosi in
quella direzione e lanciando
degli incantesimi, ma, ad un tratto, sentì come se qualcuno
le avesse fatto all’improvviso
lo sgambetto e cadde per terra con un sonoro tonfo, facendosi anche
male.
Si
rialzò in piedi, ma non
riusciva a vedere niente, a causa di quella maledetta polvere, la
quale,
fortunatamente, stava cominciando a sparire.
Finalmente,
dopo pochi
minuti, la visibilità tornò ai tre, i quali si
guardarono intorno.
“Sai,
comincio a capire come
si devono essere sentiti Zubin e i suoi amici quando gli abbiamo
lanciato per
ben due volte quella polvere…” commentò
Gal, pulendosi il suo casco, il quale
era diventato nero per via della polvere “Meno male che non
c’era Oliver o sarebbe
stato malissimo a causa di quella robaccia…”
Delphini
rimase in silenzio, infuriata.
Era
stata sconfitta, con una
fattura sgambetto, per di più!
Certo,
non poteva vedere niente
in quel momento, per via della polvere, ma era comunque uno smacco
tremendo per
il suo orgoglio.
Lei
non doveva essere
sconfitta da nessuno!
Adesso
sapeva cosa su cosa concentrare
il suo addestramento quell’anno…
“Sei
sicura che ci sia ancora
qualcuno là dentro, Frannie?” domandò
una voce proveniente da una finestra rotta,
mentre una giovane donna, a giudicare dalla voce, sbuffava:
“Ne sono sicura, Norman!
Avremmo dovuto metterci degli incantesimi di protezione a guardia
dell’edificio…
ma tu continuavi ad insistere che non sarebbe mai venuto nessuno, e,
invece…
Dorian darà di matto, quando lo
scoprirà!”
“Non
è colpa mia, se i
mocciosi di oggi sono fin troppo intraprendenti… e i
genitori li lasciano pure
fare! Se facevamo qualcosa del genere ad undici anni, papà
ce le suonava di
brutto… speriamo solo che non abbiano trovato la
merce…”
Immediatamente,
Delphini
prese il polso di Kevin, il più vicino e lo
trascinò verso una porta di legno, il
quale fece: “Ma cosa…?”
“Ssst!”
fece la ragazzina
aprendo la porta e uscendo da essa in fretta e furia.
Gal
fece per inseguirli, ma
proprio quand’era al centro della sala, ma sentì
la porta aprirsi con un cigolio
inquietante.
Capendo
che era troppo tardi
per uscire come avevano fatto i suoi amici, Gal si nascose dietro a
delle casse
di legno, proprio mentre la porta si apriva completamente e delle
figure
entravano nell’edificio.