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Autore: Rumaan    25/11/2020    0 recensioni
Il secondo semestre dell’ottavo anno ad Hogwarts inizia col botto grazie al ritorno di Draco Malfoy, appena rilasciato da Azkaban. Qualcosa però non va in lui e la Caposcuola Hermione Granger non riuscirà ad evitare di rimanerne invischiata.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Cap 29

Migliori Amici e Fidanzati

 

Hermione vide Harry e Ron dall’entrata della Sala Grande e si affrettò ad uscire. Non se la sentiva di affrontarli in quel momento e negli ultimi giorni li aveva evitati, cosa che li aveva fatti arrabbiare sempre di più. Sfortunatamente, quel giorno la sua sorte non volle sorriderle perché riuscì a malapena ad attraversare il giardino che qualcuno la afferrò e la fece voltare.

“Non puoi continuare a scappare, Hermione. Alla fine, dovrai parlarci”, disse Ron.

“Non sapevo di essere io quella che vi ignora”.

“Dobbiamo parlarle”.

“Volete parlarmi oppure urlarmi addosso?”.

“Vogliamo capire”.

Hermione guardò Harry. Non sembrava volesse capirle nulla.

“Sicuro? Forse tu sì, Ron, ma non credo sia lo stesso per Harry”.

“Non penso di poter capire”, replicò lui. “Ma voglio sapere perché”.

“I sentimenti non sono semplici da spiegare. Non è che io mi sia svegliata una mattina ed abbia pensato “sai che c’è? Penso oggi mi innamorerò di Draco Malfoy, così agiterò un po’ le acque”. È semplicemente successo”.

“Come è potuto accadere con uno come lui?”, chiese frustrato.

“Perché non è la persona che credi. Ho passato del tempo con lui, l’ho conosciuto ed è diverso dal borioso che è sempre stato”.

Harry fece una smorfia. “Per favore, Hermione, davvero vuoi rifilarci la solita storia smielata?”.

“Ma è vero! Come puoi all’improvviso pensarla diversamente su Piton ma non riuscire a fare la stessa cosa con Draco?”.

“Le azioni di Piton ci hanno dimostrato la sua vera personalità”.

“E così anche Draco! Noi sappiamo a che tipo di pressione è stato sottoposto. L’hai detto tu steso che non è riuscito ad uccidere Silente, ha abbassato la bacchetta, e non ha detto a Bellatrix chi fossimo a Malfoy Manor. La sua riluttanza ad eseguire qualsiasi ordine gli fosse stato dato come Mangiamorte dimostra che non era in grado di diventare una persona simile!”, urlò con passione.

“Stai davvero cercando di far passare la codardia di Malfoy per una specie di caratteristica che possa redimerlo?”, chiese incredulo Harry.

“Sì, è così. Era un codardo nel senso che, nel profondo, sapeva quanto fosse sbagliato ciò che stava facendo. Gli mancava la convinzione per diventare un vero Mangiamorte. È davvero codardia, questa? O forse voleva fare la cosa giusta ma non aveva idea di come?”.

“Merlino, Hermione. Ti ha davvero rigirata se sei capace di dire tante sciocchezze”, sbottò Ron.

“Oh, certo, dev’essere questo il motivo! Stupia Hermione, è troppo infantile per capire la differenza da sola. O magari è perché le piacciono i maghi oscuri. Non è così, Ron?”, urlò lei.

“Sei sempre stata troppo compassionevole per il tuo stesso bene. Malfoy ti ha venduto una storiella strappalacrime su quanto sia stato mal cresciuto e tu ti sei abbassata le mutande”, rispose crudele Ron.

Hermione sussultò come se l’avesse presa a schiaffi, ferita che avesse potuto dirle una cosa del genere. “Pensi davvero una cosa simile di me?”, gli chiese con calma.

“Crediamo tu non abbia esperienza con i ragazzi e sia sempre troppo incline a vedere il meglio delle persone”, si intromise Harry.

“Non sono un’idiota. Quando lo capirete?”.

“Quando inizierai a prendere decisioni migliori”.

“Sono rimasta al tuo fianco qualsiasi decisione tu abbia preso, Harry, anche se non l’approvavo. Quando invece sono io a fare qualcosa, un’unica cosa, che a te non piace sei molto veloce a giudicare”.

“Questo non è un piccolo errore”, continuò lui.

“E non lo è stato nemmeno il Reparto Misteri”.

Harry si ritrasse, bianco come un lenzuolo, ed alzò un dito contro di lei. “Conosci le circostanze”, sibilò. “Non è per niente comparabile con questo”.

Hermione si morse un labbro. Si sentiva male per avergli detto una cosa simile ma era stanca di essere sempre lei quella responsabile. “Senti, non te l’ho detto per incolparti. Ti stavo solo facendo capire che non è sempre tutto bianco e nero come credi”.

“Infatti è più nero che bianco”, grugnì Ron.

Hermione si strofinò gli occhi. “Sapete cosa? Voi potete anche continuare a vivere felicemente in un mondo dove potete tenervi gli stessi pregiudizi che c’erano prima della sconfitta di Voldemort, ma io non rimarrò lì con voi. Non mi farò fermare da qualche lamentela meschina”.

“Ciò che proviamo per Malfoy non è per niente meschino”, la interruppe Harry.

“No, ma se gli dessi una possibilità capiresti che non c’è bisogno di lamentarsi”.

“Che cosa? Mi dirà che gli dispiace per tutte le porcherie che ha combinato in questi anni?”.

“Sì”, replicò semplicemente lei.

“Ti prego, Hermione! Alza la testa dalla sabbia”, sbottò Harry.

“Si è scusato con me”.

“Sì, perché sa riconoscere i punti deboli quando li vede”, la prese in giro Ron.

“Oh, certo! Perché questo ha molto più senso rispetto al fatto che gli possa dispiacere sul serio”.

“È Malfoy! È un coglione!”.

“Questa è la tua risposta a tutto?”.

“Che altra risposta ci potrebbe essere?”, insistette testardo Ron.

Hermione scosse la testa triste e guardò i suoi amici. “Sapete, mi dispiace per voi. Avete la vista ristretta e non riuscite a capire il lato buono delle persone”.

“Non di quelle come Malfoy”.

“Non andartene, Hermione!”, urlò Ron.

“Perché no? Ascoltereste davvero ciò che ho da dire o mi chiederete solo di lasciarlo?”.

Harry e Ron la fissarono. Gli diede il tempo di rispondere, ma rimasero in silenzio. “Come pensavo”, disse prima di andarsene.

Aspettò di allontanarsi abbastanza prima di appoggiarsi al muro più vicino. I litigi con Harry e Ron l’avevano sempre scombussolata e fatta sentire vulnerabile e, quel giorno, non avrebbe fatto eccezione. Cosa peggiore, tutta quella diatriba la stava rallentando con il ripasso per i M.A.G.O.


Ginny li guardò litigare dalle scale di Hogwarts. Il divario tra Harry, Ron ed Hermione si stava allargando. Aveva pensato che Harry avrebbe iniziato a calmarsi dopo la loro conversazione ma ormai erano passati giorni ed era ancora infuriato per quella situazione. Ron sarebbe stato più semplice da calmare, se Harry non fosse stato così certo che Hermione avesse perso la testa.

Ginny si era ritrovata in mezzo, bloccata. Faceva del suo meglio per perorare la causa di Hermione ma i ragazzi si rifiutavano di ascoltare, gran parte perché erano stati feriti nell’orgoglio. Per qualche motivo, Harry si era convinto che Hermione non si sarebbe messa con Malfoy se lui fosse intervenuto prima. In ogni caso, lei ne dubitava. Hermione non avrebbe smesso di aiutarlo sulla base della sua sola richiesta, proprio come adesso si rifiutava di smettere di frequentarlo solo perché Harry glie lo ordinava.

Ginny sospirò e scese lentamente le scale.

“Quando inizierete ad accettarlo?”, chiese dietro di loro.

“Come facciamo?”, chiese belligerante Ron.

“È ciò che vuole. L’avresti ascoltata se ti avesse detto che non potevi stare con Hannah?”.  

“È diverso. Hannah non è un serpente strisciante che ci ha reso la vita un inferno”.

“Immagina fosse la Parkinson, allora. Se ti fossi innamorato di lei come con Hannah, ci avresti rinunciato se Hermione te lo avesse chiesto?”.

“Ginny! Hai perso la testa? Preferirei immaginarmi con Fierobecco!”.

Ginny alzò gli occhi al cielo e si voltò verso Harry. “Non stai facendo altro che spingerla ancora di più tra le braccia di Malfoy. Non credevo saresti stato così testardo”.

Harry sembrò insicuro. “Non so perché non ci riesco, ma è così”.

“Provaci!”, gli ordinò. “Prima di perderla per sempre. Se non cambierete idea, succederà”.

Harry la guardò e lei notò il conflitto nei suoi occhi. Era ovvio che le mancasse l’amica ma la sua testarda incapacità di ascoltare ciò che Hermione gli voleva dire ed il desiderio, giustificato o meno, di perpetrare l’odio verso Malfoy stavano distruggendo qualsiasi possibilità di farlo ragionare. Almeno, però, non avrebbe completamente dimenticato le sue parole.

“Ci proverò”, disse annuendo.

Ron fece una smorfia ma Ginny lo ignorò. Suo fratello era pieno di rabbia ma, se Harry avesse abbassato la testa ed accettato a malincuore la situazione, l’avrebbe fatto anche lui.

Ginny, contenta di essere riuscita a far ragionare, Harry, tornò nel castello.


Hermione rimase in giardino, nascosta dietro un muro, per il resto del pranzo. Non aveva nemmeno fame e lo stomaco le si era stretto in un fascio di nervi. Si sedette ed iniziò a pensare cosa avrebbe potuto fare se Harry e Ron non l’avessero perdonata. Non avrebbe mai lasciato Draco solo perché glie lo ordinavano e, comunque, permettere loro di avere un potere così grande su di lei non sarebbe stata una grande idea. Avrebbero pensato di poter interferire con la sua vita privata ogni qualvolta avessero voluto. Però non voleva nemmeno rinunciare alla loro amicizia. Sì, erano testardi e la facevano infuriare e, francamente, spesso degli idioti, ma sapeva anche che le volevano bene ed erano preoccupati per lei. Ciò non scusava il loro comportamento ma non poteva odiarli per questo, non avrebbe mai potuto.

Udì la campanella suonare l’inizio delle lezioni pomeridiane e si alzò lentamente, asciugandosi le mani sporche sulla veste. Avrebbe dovuto recarsi ad Artimanzia e sarebbe almeno riuscita ad evitarli, manche se ci sarebbero comunque stati Dean e Seamus. Non che quel giorno avesse intenzione di prestare loro attenzione. Non avrebbe ascoltato né Harry, né Ron, né tantomeno quei due.

Quando svoltò l’angolo della classe, trovò Draco ad aspettarla alla porta. La vide e perse l’espressione tesa. “Eccoti!”, esclamò.

“Scusa, ho passato il pranzo di fuori”.

Lui la raggiunse e le strofinò le mani sulle braccia. “Ero preoccupato”.

“Ho incontrato Harry e Ron e non me la sono sentita di rientrare a mangiare”.

Il volto gli si oscurò. “Adesso che hanno detto?”.

“Niente di nuovo. Penso stiano ancora sperando che mi liberi di te”.

Draco imprecò. “Ehi”, gli disse. “Non succederà”.

“Vorrei che Potter tirasse fuori la testa dalle chiappe”.

Hermione sorrise. “Ti comporteresti diversamente se Pansy frequentasse Harry?”, gli chiese, inconsciamente suonando come Ginny.

Lui strinse la mascella. “Pansy non scollegherebbe mai il cervello”.

Hermione alzò un sopracciglio. “E perché tra noi sarebbe diverso?”.

“Non sono un idiota come Potter”.

“Questo è discutibile”.

Draco si passò una mano tra i capelli. “Ok, capisco che intendi”, le concesse malvolentieri.

“Vedi? Non era troppo difficile”.

“Lo pensi tu”, mormorò.

“Vorrei sapere quando lo accetterà”.

Draco le mise un braccio attorno alle spalle e la fece entrare in classe. “Lo capirà. Probabilmente quando vorrà passarti un tema da correggere”, le disse baciandole la tempia.

Hermione voleva sperare fosse così semplice ma sapeva che non sarebbe successo. Almeno Draco stava cercando di farla sentire meglio, piuttosto che arrabbiarsi ed aggiungerle preoccupazioni.

Probabilmente avrebbe cambiato idea se avesse saputo ciò che gli stava passando per la testa. Aveva notato quanto il problema con i suoi amici si fosse acuito e non era così stupido da non capire che, se le cose non si fossero risolte con Potter e Weasley, non sarebbero durati a lungo. La testardaggine ed il desiderio di non voler essere comandati non li avrebbe portati lontano e la Granger non sarebbe stata felice se non fosse riuscita a fare pace con quei due. La loro relazione ne avrebbe risentito e presto si sarebbero lasciati.

Poteva anche essergli voluto un po’ a capire quanto fosse innamorato di lei ma, appena accettata la cosa, aveva capito di volere una cosa seria. Non avrebbe rinunciato a lei senza combattere e, se avesse significato fare quello che aveva in mente, lo avrebbe fatto. La sua felicità poteva valere un pezzo del suo orgoglio.

I mormorii e le occhiate degli altri non avrebbero significato nulla per la Granger se avesse avuto al suo fianco gli amici ma, se fossero rimasti arrabbiati con lei, avrebbero iniziato ad abbatterla. Percepì la sua tensione quando entrarono nella classe di Artimanzia, dove Finnegan e Thomas iniziarono a fissarla crudeli e con il disgusto dipinto in faccia. Hermione sembrava a pezzi e sapeva quanto avesse pianto durante la notte, visto che si era svegliato più di una vola con lei che cercava di singhiozzare nel cuscino.

Non aveva saputo cosa fare ma, fermo di una nuova convinzione, stava diventando più positivo. Non avrebbe permesso a degli estranei di separarli. Aveva passato la vita a seguire gli ordini degli altri e non lo avrebbe più accettato. Percepiva ancora le occhiate di Thomas, così gli ghignò. Fanculo loro e qualsiasi altro bastardo lì fuori.


Quella sera, Draco aspettò finché Potter non tornò dall’allenamento di Quidditch. Si posizionò di fronte alla porta ed intercettò il Ragazzo che è Sopravvissuto quando entrò nell’atrio.

“Potter, possiamo scambiare due parole?”. Non gli avrebbe mai chiesto per favore.

Il gruppetto attorno a Potter si bloccò e tutti lo fissarono. Weasley aveva la bocca aperta per lo stupore, non avrebbe mai capito come la Granger avesse potuto trovarlo attraente, mentre gli altri si accigliarono.

“Con comodo, Potter”, biascicò.

Il Capitano dei Grifondoro fece cenno alla squadra di andare e preso Draco rimase solo con lui e Weasley. “Speravo di poter parlare da soli”.

“Non andrò da nessuna parte con te, Malfoy. L’ultima volta mi hai lanciato un Pietrificus e mi hai picchiato”.

“Questa volta è un invito e non stai andando in giro con il Mantello dell’invisibilità ad origliare conversazioni che non ti riguardano”.

“Il tuo ruolo di Mangiamorte mi riguardava, e dovrebbe riguardarmi anche Hermione”.

“Rimaniamo qui a rispolverare il passato oppure vuoi sapere cosa ho da dirti?”.

“Non sono sicuro di voler ascoltare”.

“Ottimo! Beh, sarò più che contento di dire alla Granger che ci ho provato ma non hai avuto alcun interesse”.

Il Prescelto si tolse gli occhiali e si massaggiò gli occhi. “Ok, spara allora”.

“Prima liberati del compare”.

“Ehi”, protestò Weasley.

“È tra te e me, Potter, lo è sempre stato. Weasley è superfluo in questa conversazione”.

“Fanculo, Malfoy. Ho lo stesso diritto di stare qui di Harry”.

Draco non lo guardò nemmeno e tenne gli occhi puntanti su Potter, constatandone l’accettazione.

“Ron, lasciami da solo con Malfoy”.

“Cosa? No! Dovrei rimanere anche io!”.

Potter si voltò verso di lui. “Lasciami ascoltare ciò che deve dire”.

“Non è giusto! È anche mia amica!”.

“Lo so, ma vuole parlare con me. Dubito mi dirà qualcosa di illuminante, ma forse dovrei ascoltare”.  

Draco ghignò mentre Weasley sembrava prossimo a fare i capricci. Alla fine, li guardò entrambi e se ne andò.

“Donnola poppante”, gli urlò dietro Draco.

“Fanculo, Malfoy”, grugnì Weasley..

“Mi stai già facendo pentire di averti voluto ascoltare”, disse Potter.

“Nessuno dei due sarebbe qui se non fosse per la Granger quindi risparmiati le cazzate da martire per qualcuno che ci crederà”.

“Che cosa ci veda, in te, è un mistero”.

“Potrei dire esattamente la stessa cosa”.

“Allora inizia”.

Draco si prese un minuto per ricomporsi. Il ragazzo riusciva sempre a farlo surriscaldare ma, per il bene della Granger, avrebbe ricacciato indietro l’istinto di prenderlo a pugni.

“Che cosa stai combinando con la Granger?”.

“Che intendi?”.

“Non fare il finto tondo, non ti si addice”.

“Vuoi solo insultarmi o hai sul serio qualcosa da dire?”.

Draco si passò una mano tra i capelli. “Senti, per me non è facile. Non mi piaci, non mi sei mai piaciuto. Tiri fuori il peggio di me ma sei il migliore amico di Hermione e per lei significhi molto”.

“Grazie per questo riassunto sconvolgente, Malfoy. Sono così felice di essermi fermato”, rispose sarcastico Potter.

“Chiudi quella cazzo di bocca e lasciami finire”, sbottò lui. Aspettò un attimo per avere conferma di non essere più interrotto ed il Grifondoro annuì.

“È a pezzi. Questo divario tra di voi la sta distruggendo. Non vuole la tua benedizione, sa già che non glie la darai mai, vuole solo che provi a capirla e la smetti di metterle addosso tutta questa pressione”.

“Perché non è venuta a dirmelo lei stessa?”.

“Credi mi abbia mandato a parlare lei? Metti in moto quel cervello che penso tu possieda. Pensi davvero che non ci sia qualcuno di meglio da mandare per perorare la sua causa?”.

“Allora perché sei qui?”.

“Perché non stai ascoltando. Non ho idea di ciò che la rossa bisbetica che chiamerai moglie ti dica ma, qualsiasi cosa sia, ti rifiuti di capire”.

“E tu pensi di avere qualche possibilità in più?”.

“Il fatto che io sia qui dovrebbe dirti qualcosa”.

“E sarebbe?”, chiese testardo Potter, non volendo rendergli la cosa più facile.

“Sei davvero un mulo”, disse divertito Draco. Di norma si sarebbe irritato con il Prescelto ma la Granger doveva averlo rammollito.

“Io posso anche essere testardo ma non sono quello che ha passato anni a renderle la vita un inferno”.

“Non ti racconterò ciò che ho detto a lei, perché non ti riguarda, ma Hermione sa che mi pento del mio precedente comportamento”.

“Lo spero proprio, altrimenti sarei preoccupato per la sua salute mentale. Che poi sia vero o meno, è un altro discorso”.

Draco percepì la rabbia montare e lottò contro il desiderio di dire a quell’idiota di andare a fanculo.

“Sono qui perché mi importa di lei”.

“Ti importa? Wow, che profondità”.

Gli ci volle tutta la sua forza per ricacciare indietro la risposta che avrebbe voluto dargli. Per il bene della sua ragazza, lasciò perdere il commento sarcastico. “Questa relazione non è ciò che pensi”.

“E che cosa penso?”.

“Che io la stia frequentando perché mi fa comodo”.

“E dovrei prendere per buona la tua parola?”.

“NO, ma dovresti fidarti di lei. Ha deciso di volerci dare una possibilità. Dovresti fidarti del suo giudizio”.

“E se il suo giudizio fosse offuscato?”.

“Da cosa?”.

“Dopo la scena a cui ho assistito, dalla lussuria?”.

Draco imprecò. “Se pensi una cosa del genere, non la conosci affatto. Pondera sempre tutto e non avrebbe mai messo in pericolo la vostra amicizia per una cosa così banale”.

“Come faccio a sapere che non la stai usando?”.

“Non puoi, io posso solo dirti che non è così e che la amo. Ciò che vorrai fare con questa informazione sta a te deciderlo”.

“La ami?”.

“Perché credi sia qui ad ignorare il mio orgoglio e parlarti? Se non me ne importasse niente me ne fregherei se non volessi più parlarle”.

Potter iniziò a battere le dita sul manico della scopa, passandolo da una mano all’altra. “E cosa dovrei fare con questa informazione?”, chiese confuso.

“Smettila di fare l’idiota e fai pace con lei”.

“E poi cosa?”.

“Accetta il mio ruolo nella sua vita come io faccio con te. Dubito diventeremo mai amici ma lei non è felice senza di te. Magari dovresti capirlo”.

“Quando sei diventato così maturo?”.

Draco sorrise tetro. “Azkaban ha un modo tutto suo per questo”.

Il Grifondoro lo fissò serio. “E se dovessi renderla infelice?”:

“Non riesco a credere a ciò che sto per dire ma, se dovessi fare cazzate ti do il permesso di picchiarmi. Me lo meriterei”.

Potter grugnì prima di allungargli la mano. Draco esitò per un momento, ma alla fine glie la strinse. Nessuno dei due mancò di notare il significato di quella stretta, dopo tutto ciò che era successo.

“Rispetto il fatto che tu sia venuto a parlarmi”, disse Potter accondiscendente.

Draco annuì, rifiutandosi di essere grato per quelle parole del Prescelto. “Dì ai tuoi compari Grifondoro di smetterla. Non voglio più sentire commenti né vedere occhiatine, ed assicurati che Thomas non la affronti più”.

Potter si accigliò. “Dean le ha parlato?”.

“Le ha urlato addosso e le ha fatto passare dei brutti cinque minuti. Non apprezzo arrivi da me sconvolta ed in lacrime”.

“Mi assicurerò non ricapiti. Non se lo merita”.

“Non merita nemmeno che i suoi due migliori amici la trattino da esclusa”, commentò Draco, notando con soddisfazione il lampo di colpevolezza che passò negli occhi di Potter.

“Le parlerò”, mormorò il Grifondoro.

“No, farai di più. Ti scuserai e farai pace con lei”.

Potter sembrò volersi ribellare per un momento, ma preso assunse un’espressione rassegnata ed annuì prima di dirigersi verso la torre dei Grifondoro.

Draco rilassò le spalle, rilasciando la tensione che si era accumulata da quando aveva deciso di dover parlare con l’amico della Granger, qualche ora prima. Non voleva nient’altro che accoccolarsi con lei ma, conoscendo Potter, sapeva che sarebbe andato subito dalla Grifondoro e dubitava avrebbero finito tanto presto. Riluttante, si diresse nei sotterranei. Non ci dormiva da settimane.

  
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