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Autore: Herm_periwinkle    25/11/2020    1 recensioni
Draco ed Hermione si sono sempre odiati ed insultati, finché una punizione li porterà a scoprire che, alla fine, non sono poi così diversi.
Il quinto anno sarà particolarmente turbolento quando si ritroveranno ad essere vittima di una maledizione.
Riusciranno a uscirne illesi o rischieranno di morire perché non riusciranno a spezzarla? Soprattutto, saranno in grado di mettere a tacere le voci malevole che girano su di loro?
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-Dal capitolo 10-
Hermione prese coraggio e gli pose la domanda che da giorni gli ronzava in testa "Ehi Malfoy" alzò lo sguardo verso di lui, fino a guardarlo fisso negli occhi "Volevo chiederti... noi, insomma..."
"Sputa il rospo, Granger"
"Ci odiamo?"
-Dal capitolo 29-
Poi all'improvviso, sentì un urlo sovrastare il ringhio della bestia. "Non azzardare a farti ammazzare, bastardo di un Malfoy!"
Era la voce di Potter.
Malfoy si chiese se non fosse già morto.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“Cosa è successo?” chiese Hermione non appena aprì gli occhi. Davanti a lei c’era Ginny, che la guardava con apprensione.
“Sono così felice che tu stia bene” le disse, non appena vide che si era effettivamente ristabilita. Le ferite si erano completamente rimarginate, così aveva detto Madama Chips, e le erano rimaste solo delle cicatrici sottilissime che con il tempo, e qualche altro incantesimo, sarebbero svanite. Malfoy era già in piedi dal giorno precedente e, seppur ancora un po’ malconcio, era già tornato nel suo dormitorio. La ragazza sarebbe stata dimessa quel pomeriggio.
Hermione si guardò attorno confusa. Non riusciva a ricordare nulla dalla sera del ballo, aveva solo brevi sprazzi di memoria nei momenti in cui si svegliava appena durante la convalescenza. Aveva visto Malfoy, una sera, seduto accanto al suo letto che stringeva con forza le lenzuola, piangendo, ma non era sicura che fosse reale. Lei, però, non aveva avuto la forza di parlare e lui non si era reso conto di nulla.
In quel momento entrò Harry in infermeria, che si diresse subito verso la sua amica. “Herm, che bello vederti con un colorito umano!” esclamò felice, poi posò un rapido bacio sulle labbra di Ginny.
Hermione li guardò con gli occhi fuori dalle orbite e un sorriso che andava da un orecchio all’altro. “Quanto tempo ho dormito?”
Ginny le sorrise di rimando, stringendo la mano di Harry e sorridendole timidamente. “Due settimane abbondanti. Ti potresti essere persa qualcosa.”
Entrò in quel momento Ron, trafelato. “Hermione, stai bene!” esclamò, euforico. Fu trattenuto dalla sorella, che gli impedì di stritolarla in un abbraccio. Ron sorrise imbarazzato al suo capezzale.
“Madama Chips ha detto che puoi uscire questo pomeriggio” le disse Ginny, felice. “Si domandava perché su di te gli incantesimi ci mettessero di più a fare effetto rispetto che su Malfoy, per questo ti sta dimettendo con un po' di ritardo.”
“Lei non sa nulla della maledizione, vero?” chiese, abbassando il tono di voce.
Harry scosse la testa. “No, non lo abbiamo detto a nessuno. Anche se credo che Silente abbia capito che c’è qualcosa sotto. Anche perché io non avrei chiesto mai di curare prima Malfoy di te.”
Hermione gli sorrise, riconoscente. Avrebbe voluto chiedere ai suoi amici come stesse, ma sapeva che non ce n’era bisogno. Le sue ferite si erano rimarginate, perciò anche quelle del biondo dovevano essere guarite.
“Che cosa è successo a Malfoy?” chiese Hermione alla fine.
“Lo abbiamo trovato al limitare della Foresta Proibita” disse Harry, cominciando a raccontare quello che era successo la notte dell’attacco. “Non so che cosa stesse facendo lì, ma è stato attaccato da un lupo mannaro.”
Hermione sgranò gli occhi. “Un lupo mannaro? Ma non pensavo vivessero nella Foresta Proibita.”
“Io non credo che viva sempre nella Foresta Proibita” disse Harry. Poteva vedere il cervello dell’amica ragionare a tutta velocità, per poi arrivare in pochi minuti alla stessa conclusione che lui aveva raggiunto in settimane di elucubrazioni.
“C’era la luna piena quella notte” disse meditabonda. “Questo vuol dire che c’è uno studente ad Hogwarts che è un lupo mannaro. Come Lupin.”
Harry annuì. “Ho pensato la stessa cosa.”
Hermione annuì. “Mi chiedo se Silente o i professori sappiano chi sia. Eppure, se era libero nella foresta, questo mi fa pensare che nessuno lo stia aiutando. Altrimenti gli avrebbero dato una pozione per controllare le sue trasformazioni.”
Madama Chips apparve in quel momento. “Potter, avevo detto massimo un visitatore! Fuori tutti quanti!”
 
Draco si guardò allo specchio. Due sottili strisce bianche gli attraversavano il petto, intersecandosi tra loro. Aveva due occhiaie scure attorno agli occhi, segno che non si era ancora del tutto ripreso.
“Perché sei finito in infermeria con la Granger?” gli chiese Zabini non appena entrò in camera.
“Potresti almeno chiedermi come sto” gli rispose Draco con alterigia, riallacciandosi la camicia.
Zabini non diede cenno di averlo sentito “Lo Sfregiato ti ha salvato, si può sapere da quando siete amici?”
“Non siamo amici e non lo saremo mai” sibilò Draco, girandosi verso Zabini, che, con un sorriso serpentesco, non dava cenno di volerlo lasciare in pace. Anzi, sembrava avvolgerlo lentamente nelle sue spire.
“Eppure ti ha salvato quella pellaccia che ti ritrovi. Forse avete legato da quando ti fai la Granger?”
Draco, senza nemmeno avere il tempo di riflettere, gli tirò un pugno sul naso. “Non osare mai più dire che mi mischio ad una Mezzosangue.”
Zabini lo guardò, sorpreso da una tale reazione. “Ma ti sei bevuto il cervello?”
“Non intendo essere insultato” disse, gelido.
Diede una spallata al suo compagno di stanza che stava entrando. “Fai più attenzione a dove cammini” gli disse ringhiando. Il ragazzo gemette, come se al solo sfiorarlo Draco avesse colpito un punto delicato. Abbassò la testa, con le guance in fiamme, e si infilò nella stanza in tutta fretta. Draco se ne andò sbattendo con forza la porta dietro di sé.
Doveva trovare la mezzosangue e farsi spiegare qualcosa in più. Aveva troppe domande a cui non era in grado di dare una risposta. Soprattutto aveva bisogno di sapere come avesse fatto la Granger a ferirsi.
Quando arrivò nel dormitorio, però, trovò Pansy ad aspettarlo con un cipiglio arrabbiato. “Perché non sei venuto da me appena ti hanno dimesso? Ti sono venuta a trovare tutti i giorni in infermeria, ma dormivi sempre. Ero preoccupata.”
“Avevo bisogno di riposo” gli rispose laconico. Sì, sapeva bene che la ragazza lo era andato a visitare spesso ed era sempre stato ben attento a non aprire gli occhi quando lei era lì.
Pansy sembrava stare sull’orlo delle lacrime, ma non si allontanò da lui, anzi, lo strinse in un abbraccio che lui non ricambiò. “Perché hai ballato con la Granger? Perché anche lei stava in infermeria? Avete una storia? Non posso credere che tu possa volere una mezzosangue, non posso crederci, non posso crederci” disse lei, con il volto affondato nel suo petto, scuotendo la testa come per scacciare quell’orribile pensiero. Era così bassa e magrolina, gli arrivava sotto al mento. La Granger, per quanto piccola, era più alta di lei, notò con freddezza.
“Ti avevo già avvertito di non fare più simili allusioni” gli disse lui, staccandola da sé. “Non ho niente da spiegarti, smettila di comportarti come se mi possedessi.”
La lasciò lì, in Sala Comune, con le lacrime agli occhi e le braccia abbandonate lungo i fianchi, a fissarlo finché non si sottrasse dalla sua vista.
 

Perdonatemi, sono la prima a non essere molto soddisfatta di questo capitolo, ma era necessario metterlo.
Capirete più avanti, spero, il perché.
Il prossimo capitolo è decisamente meglio e mi sono anche divertita di più a scriverlo.
Lo pubblicherò domenica, come al solito.
Ancora grazie a tutti quelli che mi seguono, se potete lasciate anche un commentino, anche brevissmo, mi farebbe davvero piacere.
A presto <3
   
 
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