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Autore: moira78    26/11/2020    6 recensioni
Ormai alle soglie del nuovo millennio, Candy racconta a sua figlia e sua nipote la storia della sua vita. Ho cercato di riempire il vuoto lasciato dal finale sibillino dei romanzi dell'autrice originale, tentando di cogliere lo spirito dei personaggi e scrivendo in modo più dettagliato ciò che è accaduto dalla scoperta dell'identità del Principe della Collina in poi.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Perché non me ne hai parlato prima?!", gridai tra le lacrime.

"Candy, abbassa la voce, sveglierai i bambini", mi ammonì posandomi le mani sulle spalle.

"Leucemia. E lo sapevi... da quanto?", chiesi con un tono più pacato e rassegnato.

"Tre mesi. Mi sentivo spesso più stanco del dovuto e sono andato dal dottor Campbell per fare delle analisi. Ti ricordi cosa ti dissi riguardo le donne della famiglia Ardlay?", mi domandò lui. 

Annuii, chiudendo gli occhi, cercando di incassare, di inghiottire quel dolore che mi stava lacerando in due, mentre avrei solo voluto urlare.

"Mi hai detto che morivano spesso giovani. Ma non sapevo che la cosa valesse anche per gli uomini". Non appena capii cosa implicavano le mie parole pensai al mio piccolo Anthony e mi sciolsi in singhiozzi.

Albert mi strinse a sé e, come se mi avesse letta nel pensiero, disse: "Nemmeno io. Domani stesso andrò a portare Anthony dal dottore per fargli fare delle analisi. Tu rimani con Terence e stai tranquilla". La sua serenità mi spaventò ancora di più, perché non c'era paura, non un accenno alla rabbia per ciò che gli era capitato senza preavviso.

Mi sedetti sul letto con lui. Ero un'infermiera e sapevo alcune cose, ma la medicina aveva fatto passi da gigante e mi ritrovai a chiedergli: "Che cure dovrai fare? Sarò la tua infermiera personale! Caccerò Terry non appena sarà guarito e sarai il mio paziente numero uno".

Lui continuò a fissarmi con un sorriso triste, accarezzandomi una guancia: "Candy...".

"Oh, e ai bambini diremo che sei solo stanco per il troppo lavoro, ti cureremo tutti quanti!", aggiunsi mostrando il muscolo del braccio.

"Candy...".

"E se sarà necessario mi occuperò anche dei tuoi affari! Sono una Ardlay e se tu mi spieghi come...".

"Candy!". Il suo tono perentorio ammutolì il mio monologo. Non volevo che m'interrompesse. Non volevo che parlasse. Non volevo che mi dicesse quella verità che stavo cercando disperatamente di rifuggire.

Mi alzò il viso guardandomi con quegli occhi che amavo probabilmente dal primo giorno in cui lo avevo conosciuto: erano ancora limpidi come quando era un ragazzo che scappava dalla famiglia per andarsene in Africa a curare uomini e animali. A inseguire i suoi sogni. "Candy, sto morendo", concluse con voce appena incrinata.

"NOOOOO!", gridai dimentica dei bambini che potevano svegliarsi, artigliandomi le orecchie e i capelli, graffiandomi il viso e singhiozzando penosamente. Ripetei all'infinito quella negazione, mentre Albert mi stringeva al suo petto come se volesse stritolarmi: per consolarmi, per impedirmi di allertare i nostri figli o forse per entrambi i motivi. I miei singhiozzi furono soffocati dalla sua cassa toracica, dalla quale proveniva il battito forte del suo cuore.

Quello stesso battito che, di lì a pochi mesi, non avrei mai più udito.

Albert si spense a poco a poco, come una candela. Nonostante le cure aggressive, seppur limitate per l'epoca, s'indebolì quasi subito fino a dover smettere di lavorare. I suoi capelli d'oro diventarono completamente bianchi e il mio dolce principe invecchiò d'un colpo, come se invece di un cinquantenne fosse divenuto d'improvviso un ottantenne. Il viso divenne scavato e sofferente, finché non fu costretto a letto mattina e sera.

Come potevo spiegare a una bambina di 12 anni e a un bambino di quasi 8 che il loro papà stava per morire? Ricordo le lunghe serate in cui, tra le lacrime, parlavo loro del Cielo e del Paradiso, ma anche degli Angeli, tra i quali ci sarebbe certamente stato il loro zio Anthony.

Non fu facile, soprattutto per il piccolo, che rifiutava categoricamente una perdita così importante. Il mio istinto materno fece sì che trovassi la forza per entrambi, ma c'erano giorni in cui, se non ci fosse stato Terry a sostenermi, sarei semplicemente morta dal dolore prima ancora di diventare vedova.

A un certo punto si trasferì da noi, perché era evidente che avessi bisogno di aiuto. Nonostante le lettere piene d'amore che ricevevo dall'America, la presenza fisica e l'aiuto con i bambini erano irrinunciabili e non avrei accettato nessun altro.

Quella sera spensi la radio che riportava le notizie della guerra con una smorfia e vidi Terry in piedi di fronte a me: "Candy, Albert ci vuole... tutti nella sua stanza".

Le mani presero a tremarmi violentemente e fui scossa da forti brividi di freddo. Lui se ne accorse mi strinse in un abbraccio fraterno, invitandomi ad essere coraggiosa.
Albert era in stato di semicoscienza. Quando riaprì gli occhi però li ritrovai limpidi come quelli di tantissimi anni prima: ci squadrò uno ad uno. Me, i bambini e Terence.

"Oh, una riunione di famiglia. Ho dimenticato il vestito buono, la zia Elroy mi ucciderà", ridacchiò alla sua stessa battuta ma io non riuscii a imitarlo. Non sapevo neanche se stesse scherzando o dicesse sul serio, a quel punto.

Fece prima cenno ad Anthony, che si avvicinò al papà con le guance rigate dalle lacrime. Lui gliele asciugò con le dita e gli disse: "Ora tu sei l'uomo di famiglia insieme a Terry, quindi devi occuparti della mamma e di tua sorella, ci siamo intesi?". Il piccolo annuì e sentii il mio cuore spezzarsi per la prima volta.

Lo baciò e lo vidi deglutire più volte come se tentasse di ricacciare indietro le lacrime: "Ti amo, piccolo mio, sei una la cosa più bella che la vita mi abbia dato assieme a tua madre. E a tua sorella", aggiunse rivolgendosi a Eleanor e sorridendo a entrambi. La bambina si avvicinò, singhiozzando.

"Papà...".

"Piccola, ho adorato essere il tuo papà. Ma tu hai una grande fortuna: ne hai anche un altro ed è dietro di te. Sei bella come lo era lui da giovane...", aggiunse meritandosi un'affettuosa occhiataccia da Terence, "...e come la mamma. Hai le sue stesse lentiggini che adoro. E adoro te, piccola mia. Diventerai una donna libera e rispettabile perché sei cresciuta in una famiglia speciale", terminò accarezzandole il volto. Il mio cuore si spezzò per la seconda volta.

"Terry", chiamò con voce chiara, "avvicinati, per favore". Lui si abbassò fino a portare l'orecchio vicino alle sue labbra. Sul suo volto si disegnò un'espressione di stupore e fece per protestare a ciò che solo lui aveva udito, ma Albert lo bloccò: "Fai come ti ho detto e porta di là i bambini, per cortesia".

Si scambiarono uno sguardo intenso, come per suggellare quell'amicizia che durava da tanto, nonché la promessa che forse si erano appena fatti.

Trattenendo stoicamente le lacrime negli occhi già lucidi, Terence prese delicatamente Eleanor e Anthony e li portò fuori. Fu Albert a versarne, in silenzio, mentre li vedeva per l'ultima volta. Mi avvicinai a lui e gliele asciugai con tenerezza, passando le mie mani su quel viso tanto amato.

Il mio cuore si spezzò definitivamente.

"Albert, mio principe...", singhiozzai.

"Candy", mi chiamò con la voce improvvisamente più affannosa.

"Non sforzarti, ti prego... lo so". Lo baciai teneramente, mescolando le nostre lacrime.

Gli regalai un sorriso e lui fece lo stesso con me. Nei nostri sguardi passarono messaggi muti ma intensi.

Ti ho amato tanto, sei stata la cosa più bella della mia vita. Mi mancherai. Non ti dimenticherò, amore mio. Avrei voluto che invecchiassimo insieme.

"Sei... sei più carina quando ridi che...".

Ma, prima di terminare quella frase che tanto amavo e dalla quale tutto era cominciato, il mio principe della collina di Pony morì.
 
   
 
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