La piccola di casa era seduta con fare annoiato sul divano. Aveva le mani in grembo e pensava, anche se non lo dava a vedere. Con un occhio osservava fugacemente i suoi fratelli che stavano giocando a Quidditch chiedendosi quando avrebbero finito così da poter prendere lei la scopa di nascosto. Avrebbe voluto giocare con Charlie, ma i suoi fratelli non sapevano sapesse giocare. Non sapevano manco sapesse volare, a dir la verità.
L’unica cosa che sapevano fare era dirle che era troppo piccola. Sbuffò dando un pugno al cuscino del divano attirando l’attenzione di Percy, il terzo dei Weasley.
«Tutto bene?» chiese. «I gemelli ti hanno fatto qualcosa?»
«No» rispose furiosa.
«E allora che c’è?» domandò curioso.
Percy e Ginny non avevano mai avuto chissà quale rapporto, erano due mondi troppo distanti.
Percy era così serioso e ligio al dovere, Ginny era un po’ la versione femminile di Fred e George racchiusa in una sola persona.
«Sono troppo piccola» sbuffò. Sentì Percy ridere debolmente, abbandonò la pergamena e si avvicinò a lei.
«Per fare cosa?» indagò gentilmente.
«Per tutto! Non ho l’età per andare ad Hogwarts o per giocare a Quidditch con Charlie, o anche solo per volare! Non posso fare niente, tutti mi dite che sono troppo piccola!» sbottò innervosita mentre le orecchie le diventavano rosse.
«Be’ ma devi aspettare solo un anno per andare ad Hogwarts» le fece notare il fratello. «E il primo anno c’è lezione di Volo. E se vorrai, dal secondo anno potrai fare i provini per entrare nella squadra di Quidditch» aggiunse.
«Ma io voglio farlo adesso!» protestò.
«Non avere fretta di crescere: un giorno te ne pentirai» le disse saggiamente. Ma Ginny non era convinta: cosa c’era di brutto nel poter prendere finalmente l’Espresso per Hogwarts, poter volare o giocare senza che nessuno la controllasse?
«Se lo dici tu…» gli concesse con aria altezzosa, più che altro perché non aveva una risposta pronta.
«C’è una cosa che puoi fare alla tua età, però» cominciò il fratello. Ginny rimase in silenzio aspettando che continuasse. «E cioè darmi un mega abbraccione come quelli che mi dai quando faccio il compleanno».
Ginny si aprì in un sorriso e si fiondò tra le braccia di Percy che la strinse dolcemente. Se i dieci anni implicavano quei grandi abbracci carichi di affetto, però, avrebbe potuto sopportarli ancora per un po’ di mesi.