Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: ONLYKORINE    29/11/2020    1 recensioni
A Maple Town, dopo tanti anni ricompare la targa che premiava il paese come migliore produttore di sciroppo d'acero e che era scomparsa anni prima. Gli abitanti della cittadina pensavano che l'avessero rubata 130 anni prima i loro vicini, quelli di SapVille, e invece...
E ora? Ora si vedrà. Intanto si potrebbe fare una gara di cucina...
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le diavolesse

-

 (capitolo scritto da me, ma se volete curiosare il mio profilo su wattpad, è questo qui)

-

L'anziana donna percorse il corridoio dell'ospedale fino all'uscita. Sbirciò fuori e valutò il tempo: era sereno. Piegò il cappotto e lo appoggiò sul braccio mentre usciva sul viale alberato.

Mentre la gonna le batteva contro i polpacci guardò di nuovo il cielo: mancava dalla contea da tre anni e tutte le volte si stupiva di quanto facesse caldo. Era sempre convinta di trovare temperature rigide anche in piena primavera, invece la sua vecchia cittadina natale la stupiva tutte le volte.

Sospirò e si passò una mano sulla camicetta bianca per distendere eventuali pieghe e sospirò soddisfatta: Jason stava bene. Era stato aggredito due giorni prima a casa di Aaron Myers e ora si trovava ancora in ospedale, ma più per precauzione che per reale necessità.

Con passo veloce percorse tutto il viale fino ad arrivare all'inizio del paese ma, invece di passare attraverso il centro, dove la vita di Maple Town era più frenetica e decise di passare dalle strade secondarie. Prima di far sapere a tutto il paese che fosse tornata aveva bisogno di parlare con Patience.

Quando Patience le aveva telefonato, due giorni prima, dicendo che Jason era stato aggredito, si era spaventata tantissimo: lei lo aveva mandato a Maple Town per l'articolo sulla targa e lo aveva messo nei guai.

Quando era scesa dall'aereo, tre ore prima, aveva preso un taxi velocemente e si era fatta portare in ospedale subito, per assicurarsi delle condizioni del nipote. Jason per fortuna stava bene, ma quello che gli era successo non era da sottovalutare. L'unica cosa che la tranquillizzava in quella storia era che la targa non c'entrava niente.

Girò a sinistra, lungo un sentiero ormai poco battuto, attraversò un prato e aprì il cancelletto di una staccionata vecchio stile, di quelle che non si vedevano quasi più. Con pochi passi raggiunse la porta della cucina e bussò guardandosi intorno.

Quando la porta si aprì, la donna dall'altra parte sorrise e sospirò insieme. «Jo!» Josephine Druvé, nata Stealer, sorrise alla cugina. «Patty, come stai?»

Le due donne si abbracciarono e Jo entrò in casa. «Come sta Jason?»

«Sta bene. Non so come ringraziarti: mio figlio e sua moglie non sapevano niente. Non l'ho detto neanche ad Arthur, pensa che sia uno dei soliti viaggi per venire a trovarti...»

Patty alzò le spalle, per mitigare la cosa, anche se effettivamente capiva perché non avesse raccontato alla sua famiglia cosa fosse successo. «Figurati se non ti avvisavo! Gira voce che Jason sia stato aggredito a causa della storia della targa e... Ma come ha fatto a sapere della targa?»

Jo si sedette e sistemò cappotto e borsetta sulla sedia accanto a sé, nel piccolo salottino, prima di guardarsi intorno: il vecchio divano verde militare, di quel tessuto orrendo e consumato, era ancora lì, mentre il tavolo da pranzo doveva essere nuovo, perché era quadrato, mentre l'ultima volta che era stata lì, Patty aveva un tavolo rotondo, di quelli vecchi. Le foto alle pareti mostravano il paese negli anni passati e i pazienti che la donna aveva avuto nel corso della sua vita: Patty lavorava come infermiera nell'ospedale di Maple Town e tutti se la ricordavano per la sua disponibilità e gentilezza. La carta da parati, invece, era ancora quella di sempre. Per fortuna le tende erano graziose e non rovinate.

«Gliel'ho detto io» rispose Jo, dopo aver controllato anche tutto il resto del mobilio: mobili vecchi e antichi. Stava per sgridare la cugina per non fare mai cambiamenti, quando sulla mensola del camino vide una vecchia foto di famiglia e non ebbe cuore di rimproverarla. A volte le cose vecchie portano serenità nella vita delle persone.

«Perché glielo hai detto?» La voce di Patty si fece stridula e incredula.

«Aveva bisogno di una scusa per tornare qui. Dio solo sa se quel ragazzo ha bisogno di spintarelle!»

«Perché?» Patty si alzò e andò in cucina e mise sul fuoco il bollitore, prima di tornare in salotto e sedersi accanto all'amica.

«È innamorato di Aaron, ma da quando si sono lasciati non aveva fatto niente per provare a riprenderselo. Quando si tratta di lavoro riesce a smuovere mari e monti, quando invece è la sua vita privata...» Jo sospirò ancora, passandosi una mano sul viso.

«Oh, è vero. Lui è uno di quelli... a cui piacciono... piacciono... sì, i meccanici!» esclamò Patty, ingarbugliando le parole: non riusciva a dire 'omossessuale', anche se non aveva nessun pregiudizio nei loro confronti.

Jo rise divertita e la tensione che l'aveva tenuta in ansia per due giorni lentamente scivolò via lungo la schiena. «Già, i meccanici!»

«Comunque è stato aggredito... È una cosa seria, dannazione! Forse non dovevamo portare la targa...»

Patty si alzò quando il bollitore fischiò e si interruppe. L'amica la seguì in cucina, aprendo uno sportello e tirando fuori due tazze. «Non è stato aggredito per via della targa.»

«No?» La donna, che stava versando il liquido bollente nella teiera, alzò di scatto la testa e l'acqua inondò il piano della cucina. Doveva essere molto agitata.

«Patty, siediti, lo faccio io: sei troppo agitata.» Patty non riuscì a negare e non disse niente, osservò Jo pulire il ripiano e versare il tè nelle tazze. Quando Jo portò in salotto il vassoio con le tazze, lo zucchero e la teiera, la seguì.

«Ho parlato con l'agente White: ha indagato su Jason già da quando è arrivato qui e ha scoperto che ha perso il posto presso Providence perché ha pestato i piedi a un imprenditore locale che ha molto potere. Pensano che sia stato un avvertimento o qualcosa del genere, comunque seguiranno prima quella pista. Ti dirò: pensavo che la notizia della targa lo avrebbe portato qui come scusa per vedere il meccanico, ma non pensavo ci volesse davvero fare un articolo...»

Patty sospirò e mescolò troppo zucchero nel suo tè. Il cucchiaino continuava a tintinnare contro la ceramica bianca della tazza che era appartenuta a sua nonna. «Ho sentito dire che ha trovato una buca e che ha detto in giro che la cassa con la targa sia stata trovata lì.»

Jo ridacchiò. «Già. Sul confine fra Maple e Sap. Se sapessero dove è stata veramente la targa fino all'altro giorno!» Anche Patty rise e si coprì la bocca con la mano, come se si vergognasse.

«Abbiamo fatto un bel casino, eh?» esclamò la padrona di casa, una volta calmata.

«Eh, sì. Ma ti ricordi cosa dicevano di noi? 'Le tre diavolesse' ci chiamavano!»

«Ti ricordi quella volta che il ciabattino aveva avuto da dire perché avevamo accorciato le nostre gonne? Era uscito dal negozio, ci aveva gridato contro e tu sei andata là vicino dicendo che da uno che tradiva la moglie non accettavi prediche! »

«Già, quell'essere viscido... Però poi Emma ha avuto l'idea di cospargergli la macchina di sapone liquido mentre era appartato con la segretaria, ti ricordi? Non ha più detto niente, dopo! »

Tutte e due le donne risero e poi sospirarono, raccontando altri aneddoti e quando una lacrima scese sulla guancia di Patty anche Jo non riuscì più a trattenersi. «Non è giusto...» disse la padrona di casa, guardando fuori dalla finestra, una volta asciugate tutte le lacrime.

«No, Patty, non lo è. Ma è la vita...» Patty annuì.

«Lei... Non mi riconosce sempre... Ieri mi ha chiamato Jenny.»

«Jenny? Come la Jenny che...»

«Sì, penso che mi abbia scambiato per la moglie del vecchio panettiere che aveva il forno nel '69.»

Sospirò e anche l'amica la imitò. «Abbiamo fatto bene?» chiese Patty dopo un po', timorosa di non aver agito nel giusto.

«Certo che abbiamo fatto bene! Ora che in casa sua bazzicano il figlio e il nipote, lei avrebbe potuto lasciarsi scappare qualcosa e loro l'avrebbero potuta trovare. Non è di certo colpa sua se quella squinternata di Harriet la pazza era una sua parente e ha rubato la targa alla gara della contea!»

Patty annuì ancora. Si sentiva come quei cani sul lunotto posteriore delle auto: riusciva solo a muovere la testa su e giù. Per fortuna che Jo sapeva sempre cosa fare. Patty l'aveva chiamata quando la loro amica aveva iniziato ad avere problemi di memoria, preoccupata che la cosa potesse venire a conoscenza di tutti.

«Andiamo da lei» disse Jo, una volta che ebbero sparecchiato.

Le due donne passeggiarono per le vecchie vie di Maple Town, lasciando che i ricordi e le novità della città, riempissero i loro discorsi.

«Chi è quella ragazza?» chiese Jo quando passarono davanti al negozio di Rupert l'antiquario, notando una nuova commessa.

«È sua nipote. È arrivata da poco, nessuno sapeva chi fosse. Non è male ma un po' schiva. Deve aver preso da suo zio, ma almeno è educata.»

Quando arrivarono alla casetta arancione che conoscevano così bene, fu Patty a bussare alla porta.

«Miss Stealer! Che piacere!» la salutò Sean, guardando con curiosità Jo, di cui non si ricordava. Il ragazzo doveva essere veramente felice di vederla, a giudicare dal suo tono di voce. Patty fece le presentazioni e i due si strinsero la mano.

«Jo, Josephine Druvè, certo. Nonna mi ha raccontato un sacco di cose su voi tre! Com'è che vi chiamavano? Le tre... Le tre...» Il ragazzo rise e Patty scambiò uno sguardo preoccupato con Jo: cosa aveva saputo Sean?

«Davvero?» lo interruppe Jo.

«Sì, praticamente parla più spesso della sua gioventù che di quello che è successo la settimana scorsa...» disse il ragazzo un po' sconsolato.

«Se vuoi, rimaniamo noi a farle compagnia per un po'...»

Il volto del ragazzo si illuminò: Jo pensò che effettivamente alla sua età avrebbe preferito passare il pomeriggio diversamente che accudire la vecchia nonna. Ma poi Sean sospirò. «Ho promesso a mio padre che...»

«Oh, noi non racconteremo niente a tuo padre!» Sean guardò le due donne un po' dubbioso: volevano liberarsi di lui? E perché? Ancora indeciso, sentì il suo cellulare vibrare. Lo tirò fuori dalla tasca e vide un sms da parte di Nora. Non si fece scappare l'occasione, afferrò la giacca leggera sull'appendiabiti dell'ingresso e chiese un'ultima volta: «Siete sicure?»

«Vai, vai. Hai una bella ragazza che ti aspetta da qualche parte?» Il ragazzo divenne rosso sulle guance e balbettò una risposta. Patty fu contentissima della cosa, praticamente spinse il ragazzo fuori casa e, una volta chiusa la porta, si avviarono verso il salotto di Emma: conoscevano quella casa a memoria, loro erano cresciute con Emma e lei aveva sempre vissuto lì.

«Jo! Patty!» le salutò la donna, con i lunghi capelli raccolti sulla nuca, seduta in poltrona: una lunga veste da casa indosso e ai piedi un cestino per fare la maglia. Le due donne sorrisero contente quando le riconobbe, ma il loro sorriso sparì quando disse ancora: «Non sapete cosa ho trovato in soffitta! Vi do un indizio: è una cosa che cercano dal 1885!»

 

***

 

Sean entrò in pasticceria e adocchiò subito il tavolo dove era seduta Nora. Si avvicinò e le sorrise, prima di sedersi. «Ciao!»

La ragazza lo guardò con un'occhiata sospettosa e chiese: «Perché tutta questa fretta?»

Lui si sedette, togliendosi la giacca e si sporse verso Nora sul tavolo. «Non sai cosa ho appena saputo da mia nonna...»

-

-

-

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: ONLYKORINE