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Autore: Ma_AiLing    29/11/2020    3 recensioni
E se la notte del 31 ottobre 1981 Sirius non fosse andato a cercare Peter Minus? Se fosse andato con Hagrid alla volta di Privet Drive per spiegare lo scambio di Custode Segreto a Silente? Da queste domande parte la storia, una what if di 4 capitoli che esplora questa possibilità.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Dallo scorso capitolo:

«Chi era il Custode Segreto dei Potter?»
«Peter Minus».
«Io».
 
 
Capitolo 3: I Malandrini
 
L’ammissione di Peter fu seguita dal silenzio. Un silenzio pieno di riflessioni, di comprensione, dolore, rabbia. Remus era immobile al fianco di Sirius, gli occhi persi nel vuoto. Le mani tremavano, e Sirius si stupì che la tazza non fosse caduta al suolo. Poi si stupì che il suo primo pensiero fosse stato quello.
Remus sembrava perduto, mentre alcune lacrime gli rigavano le guance e Sirius avrebbe voluto abbracciarlo, consolarlo, dirgli che era a posto, che tutto si sarebbe sistemato. Ma non poté fare nulla, perché l’attenzione di tutti fu catturata da Piton, il primo a riscuotersi dal torpore. Si era alzato e puntava la bacchetta sul petto di Peter. Il suo volto era sfigurato dalla rabbia e la bacchetta emetteva scintille che stavano iniziando a bruciacchiare il maglione dell'altro. Non aveva senso. Sirius doveva essere quello che minacciava Peter, o Remus, ma Piton non c’entrava niente.
«Severus» lo chiamò Silente. «Severus» ripeté più duro. Piton si scostò e tornò malamente a sedersi accanto a Minus, ma continuò a fissarlo con una rabbia e un odio che di solito riservava a Sirius. E a James. Non aveva assolutamente senso!
Dopo un sospiro profondo, Silente riprese a parlare. Sembrava molto più vecchio e stanco di quando avevano iniziato quella sera. «Eri la spia di Voldemort?»
«Sì» rispose Peter, tremando al nome del mago oscuro.
«Da quanto?»
«U-un anno e mezzo» piagnucolò Peter. «Lui… Lui era potente! E noi stavamo perdendo, avremmo perso! Mi avrebbe ucciso!»
«Noi saremmo morti per te». La voce di Remus era bassa, un ringhio gutturale. «Saremmo morti» ripeté sfoderando la bacchetta.
«Remus» lo richiamò Silente.
«Remus un corno, professore. Lui ci ha traditi!» esclamò scattando in piedi, il volume della voce crescente. «Per tutti questi mesi abbiamo sospettato l’uno dell’altro, abbiamo visto amici morire!». Poi si fermò, come se facesse fatica a continuare. «Ha venduto… Lily e James, e Harry, a Voldemort!»
Restò immobile, lo sguardo nel vuoto, come se esprimere a voce alta quella crudeltà lo avesse privato di ogni energia.
«Lo so» disse Silente, una nota di compassione nella voce. «E pagherà per questo. Ora però» e si rivolse a Sirius «abbiamo bisogno della certezza della tua lealtà. Hai mai lavorato per Voldemort, o passato informazioni a lui o a qualcuno a lui affiliato, Mangiamorte o meno, o ostacolato la nostra fazione?»
No, voleva rispondere Sirius, certo che no. Ma non poté.
«». Sentì Remus trattenere il respiro. Silente lo invitò a continuare.
«Ho convinto James e Lily a scegliere Peter come Custode Segreto».
Silente lo guardò con dolcezza, la stessa che gli aveva riservato da studente, quando combinavano uno scherzo innocente e nessun professore li beccava. «A parte questo?»
«Mai».
Silente annuì e con un colpo di bacchetta sciolse le funi che avvolgevano Sirius. Ma ci fu anche un’altra sensazione che Sirius percepì: si sentì libero dalla pressione di voler dire la verità. Che Silente potesse con un colpo di bacchetta liberarlo dal Veritaserum non lo sorprendeva, anche se forse l’effetto della pozione era semplicemente svanito. Poi, senza capire come, si ritrovò travolto da Remus, che lo abbracciava come se ne dipendesse la sua vita. Era un abbraccio disperato, di gratitudine, di scuse, e di rimpianti. Se solo si fossero fidati l’uno dell’altro… Sirius lo strinse a sua volta scoprendo il bisogno primordiale di quel contatto, di quell’abbraccio fraterno a lungo mancato. Erano rimasti solo loro due.
Quando sciolsero l’abbraccio trovarono Silente e Piton che dialogavano con lo sguardo, e infine, non senza mostrarsi infastidito, Piton se ne andò.
«Che ci faceva Piton qui?» chiese Sirius.
«È il nuovo professore di Pozioni» rispose Silente noncurante.
«CHE COSA?». Sirius non ci credeva. Silente era definitivamente impazzito!
«Ora» riprese la parola Silente, per nulla disturbato «è tempo che Peter vada incontro al suo destino» e detto ciò evocò per l’ennesima volta il Patronus che mandò come messaggero al buon vecchio Malocchio.
Neanche a dirlo, una frazione di secondo dopo che le fiamme erano diventate di un verde brillante, Sirius si sentì sollevare e fu scaraventato attraverso l’ufficio, rovinando a terra.
«Alastor!» tuonò Silente. «Fermo!»
Remus corse a soccorrere Sirius, che si alzò massaggiandosi le natiche doloranti.
«Preferivo quando vi limitavate a un melodrammatico “TU!”».
Remus ghignò sotto i baffi. Bastardo.
«Black» sputò Moody, la bacchetta ancora puntata.
«Malocchio» lo salutò Sirius, cercando di non scoppiare a ridere: era una di quelle situazioni così drammatiche da risultare comiche. O forse era colpa della tensione accumulata nelle ultime ore, o negli ultimi anni, pensò.
«Alastor, la spia non era Sirius» disse Silente. Il volto dell’Auror fu attraversato da più emozioni. Sorpresa, sollievo, sospetto, confusione.
«Hai comunicato al Ministero che lui era il Custode Segreto dei Potter» obbiettò.
«Era Peter Minus» lo aggiornò Silente. Malocchio parve accorgersi solo allora della presenza del topo di fogna. Oh, il vile traditore era davvero bravo a passare inosservato, pensò Sirius. Immobile come una statua, sembrava quasi non respirare.
«Minus?» chiese Moody allibito.
«Lui e Sirius si sono scambiati. Voldemort avrebbe dato la caccia a Sirius mentre Peter e i Potter sarebbero stati al sicuro, nascosti. Nessuno aveva sospettato che fosse proprio Minus la spia che Voldemort aveva tra i nostri» spiegò Silente brevemente, una nota di disprezzo si faceva strada nella sua voce ogni volta che nominava il traditore.
«Minus» sillabò Malocchio, attirando la sua attenzione. Lo valutò con lo sguardo, mettendolo in soggezione come solo lui sapeva fare. «Eri sicuro anche della colpevolezza di Black, Albus».
«Hanno confessato entrambi sotto Veritaserum». All’occhiata di Sirius il Preside si corresse. «Il Signor Black anche prima, in effetti. È tutta la notte che non fa altro». Abbozzò un sorriso di scuse alle ultime parole. Sirius fece spallucce: essere creduto Custode Segreto era stato l’obbiettivo dello scambio, in fondo.
Malocchio lo squadrò torvo da capo a piedi, come se osservandolo potesse dedurne l’innocenza o la colpevolezza, e Sirius non si stupì al pensiero che forse fosse davvero così. In fondo, era uno dei migliori Auror in circolazione per qualcosa!
Dopo un tempo indeterminato Sirius sbuffò per tanta diffidenza da parte di un suo mentore. Un piccolo sorriso parve abbozzarsi sul volto dell’Auror: sembrava confortato, e Sirius sperò lo fosse davvero.
«Bene, Black, meglio per te».
Suonava come una minaccia, e Sirius non osò immaginare cosa avrebbe potuto fargli se non avesse creduto alle parole di Silente. L’avrebbe sbattuto in pasto ai Dissennatori, probabilmente.
«È meglio se stai qui finché non do contrordini al Ministero. Si è scatenata una caccia all’uomo, stanotte. Auror e Tiratori Scelti, tutti a cercare te e gli altri Mangiamorte». Sirius tremò al pensiero di cosa avrebbe dovuto affrontare se solo non avesse seguito Hagrid quella sera. Auror e Tiratori Scelti!
«Bene, è tempo che porti questo avanzo di mago al Ministero» disse prendendo le estremità delle funi magiche che avvolgevano Peter. «Ratto di fogna» borbottò tra sé, avvicinandosi al camino. Stava per gettare la Metropolvere quando Sirius fu attraversato dal pensiero di una terribile possibilità.
«ASPETTA!» urlò con urgenza. Moody si girò di scatto, la polvere lasciata cadere, la mano già alla bacchetta.
«Lunastorta, dobbiamo dirglielo» disse sottovoce.
«Aspetta cosa?» chiese Moody seccato per il procurato allarme.
«Aspetta “Non ti sei ancora scusato per avermi schiantato”» gli rispose laconico. «Lunastorta!» sibilò.
Malocchio stava per riprendere la sua strada ma Sirius si frappose fra lui e il camino. «Lunastorta» supplicò. «Non vorrei neanch’io doverglielo dire, ma c’è troppo in ballo. Devono saperlo. Di Codaliscia, almeno».
Remus lo guardò smarrito. Confessare che i suoi amici avevano violato la legge per lui voleva dire ammettere di aver tradito la fiducia di Silente e Sirius sapeva che l’appoggio del Preside valeva tutto per Remus. Era stato il primo mago oltre la sua famiglia ad accettarlo come persona nonostante la licantropia. Aveva realizzato i suoi sogni di bambino permettendogli di frequentare Hogwarts, cosa che Remus credeva impossibile, e gli aveva dato la possibilità di combattere per ciò in cui credeva con l’Ordine. Ora avrebbe dovuto ammettere di aver tradito la sua fiducia da quando aveva quindici anni, da quando aveva permesso a quegli scapestrati dei suoi amici di seguirlo durante le notti di luna piena esponendoli a un pericolo mortale.
Remus era perso. Fissava Sirius negli occhi e sembrava pregarlo. No, diceva disperato. No, ti prego, no.
«C’è il rischio che scappi» spiegò Sirius a malincuore. «Ha tradito James, ha cercato di incastrare me. Io vorrei, vorrei, che non ti tradisse così, ma non mi fido. Non possiamo più fidarci». Sirius si sentiva diviso in due. Perché non era giusto sottoporre Remus a una tale confessione, e non voleva credere che Peter sarebbe stato così meschino da approfittare della trasformazione in Animagus, da usare quel potere che avevano magistralmente appreso per aiutare Remus e cambiare le sue notti da terribili e infiniti tormenti a incredibili avventure, per scappare. Ma d’altra parte sapeva che non poteva fidarsi, e in fondo non si fidava già più. Gli bastava guardarlo, vedere come i suoi occhi acquosi scattavano continuamente in direzione della porta, come se stesse valutando se una fuga fosse effettivamente possibile. No, pensò Sirius, Peter non era più il loro amico. Era un Mangiamorte, solo un altro Mangiamorte.
«Solo di Codaliscia. Non spiegheremo tutto, ma devono sapere di Codaliscia».
«Sciocchezze!» esclamò a quel punto Peter. «Non farei mai niente per ferirti Remus, perché dovrei?»
«Taci» ringhiò Moody. «Che stai blaterando, Black?»
«Non posso essere io a dirlo» si scusò Sirius, sentendosi addosso lo sguardo indagatore di Silente.
«Perché tu non rivelerai mai più un segreto di un Malandrino» sussurrò Remus, ripetendo le parole che aveva detto Sirius solo qualche anno prima, dopo che lo avevano perdonato per lo stupido scherzo fatto a Piton.
Sirius annuì. «Esatto» confermò, leggermente in colpa per aver scaricato il peso della rivelazione su Remus. Ma il segreto era stato vissuto più pesantemente dal licantropo che da loro, e prima di rivelarlo al mondo, o anche solo a Silente e Malocchio, dovevano essere tutti d’accordo. Tutti meno Peter, ovviamente. E James.
«Avrei dovuto capirlo che non potevi essere tu la spia» disse Remus, quasi tra sè. Sirius scosse le spalle, quasi a voler scacciare con quel gesto il senso di colpa che sembrava attanagliare l’amico. Remus sospirò sconfitto e Sirius capì che aveva preso una decisione.
Remus iniziò a raccontare di come Peter Minus fosse un Animagus non registrato. Fu attento con le parole, non lasciò intendere che lo fossero anche Sirius o James. Aveva cura nello scegliere cosa dire, allenato dalle bugie e omissioni dovute alla sua vita da Lupo Mannaro, Sirius lo sapeva bene.
«Un Animagus?» chiese Moody stupito.
«Un topo bruno con i suoi stessi occhi» confermò Remus.
«Ma come…» iniziò Silente, meravigliato.
«Non mi chieda altro, professore, la prego» lo interruppe Remus, lo sguardo dispiaciuto.
«Codaliscia, eh?» mugugnò torvo Moody, fissando Sirius, come se si aspettasse che aggiungesse qualcosa. «Ha fatto bene a dirmelo, signor Lupin» e con uno svolazzo di bacchetta, un raggio di luce azzurra si posò sulle corde che già legavano Peter. «È tutto?» chiese ancora. Sirius e Remus annuirono all’unisono, e Sirius fece un passo indietro permettendo nuovamente il passaggio verso il camino.
«Bene. Silente, Lupin, Felpato» disse accentuando il soprannome. «Ci vediamo presto!»
«Aspetto le sue scuse!» lo salutò Sirius, mentre l’Auror e il suo prigioniero svanivano tra le fiamme verdi.
«Ti ha chiamato Felpato» gli fece notare Remus con una smorfia.
«È il migliore Auror in circolazione» commentò Sirius ammirato.
 
Sirius tornò a sedersi di fianco a Remus, pronto all’interrogatorio di Silente che sapeva sarebbe iniziato di lì a poco.
«Lunastorta, Codaliscia… Felpato e Ramoso» disse piano il Preside, un sorriso sibillino a increspargli il volto. «Codaliscia è per la forma di Animagus, immagino. E Lunastorta non è difficile da capire. Ma Felpato e Ramoso?» chiese a Sirius. «Anche voi siete diventati Animagus? Per essere tutti e quattro animali?». Sirius gli avrebbe risposto a tono, oltraggiato, ma gli bastò lanciare un’occhiata a Remus, pallido sulla sua sedia, per capire che avrebbe dovuto rimandare a una prossima volta le sue invettive. Per essere tutti e quattro animali, ma per favore! Non era mai stato solo per quello, anche se erano stati entusiasti alla possibilità di trasformarsi. Ma Sirius non rispose al Preside, perché in fondo toccava a Remus, quando si fosse sentito pronto, iniziare di nuovo a raccontare.
«Mi dispiace» disse invece Lunastorta, lo sguardo basso, come se si vergognasse a guardare Silente.
«Di cosa ti scusi, Remus?» gli chiese Silente dolcemente.
«L’hanno fatto per me!» rivelò Remus, guardando finalmente il Preside negli occhi. Tutto ciò che si leggeva sul suo volto era un tormento agitato, e Sirius si sentì in pena per lui.
«Lunastorta…»
«No, Sirius! L’avete fatto per me, avrei dovuto fermarvi, oppormi con più fermezza!»
«Andiamo, Remus!» sbottò Sirius. «Piantala coi sensi di colpa! È stata una nostra scelta, nostra e basta, e lo sai. E sì, l’abbiamo fatto per te, ma la scelta è stata nostra. Sapevamo a cosa andavamo incontro, sapevamo di stare infrangendo la legge, ma la responsabilità resta nostra. E professore» disse poi rivolto a Silente «non osi rimproverare niente a Remus per il nostro essere azzardati, perché le assicuro che non avrebbe potuto fermarci».
Fu come un déjà-vu. Quante volte si erano ritrovati in una situazione simile, nello studio del preside o di un altro insegnante, assieme agli altri due Malandrini? Beccati insieme, quante volte si erano presi ognuno la colpa dell’altro, difendendosi a vicenda? Coprendosi e facendo innervosire i professori, che li mettevano in punizione tutti e quattro… Erano stati come una famiglia, il ricordo felice di Sirius davanti ai Dissennatori. La sua vera famiglia, in cui i cognomi e il sangue non importavano. Ma il pensiero di Peter si affacciò prepotentemente, e faceva male, pungeva, lo irritava. Tornò velocemente a dare attenzione a Silente.
«Sai, Sirius, questa tua arringa mi ricorda quando siete stati convocati qui dopo aver dato fuoco alle tende del vostro dormitorio» disse Silente, un baluginio divertito nello sguardo. Sirius non riuscì a trattenersi dal sorridere. «Quella volta fu colpa di Peter, in verità» commentò amaramente, suonando più calmo di quanto non fosse al pensiero del traditore.
«Lo so» disse Silente. «Venne da me il giorno dopo a confessarmi che la responsabilità era pienamente sua. Vedete, Peter è diventato un traditore, una spia, e questo è e rimane terribile. Ma era un vostro amico, e credo fosse per davvero un buon amico qui a Hogwarts». Sirius e Remus lo fissavano, senza aver qualcosa da dire. Come poteva Silente parlare così? Come se Peter fosse stato amico suo, come se avesse condiviso con lui ogni istante di sette anni…
«Il mondo là fuori cambia molti. Non si sentiva più al sicuro come tra le mura di Hogwarts, e ha fatto le sue scelte…».
«Lo sta giustificando?» chiese Remus arrabbiato. «Lui?».
«No, certo che no» rispose Silente in un soffio. «Non ci sono giustificazioni per ciò che ha fatto».
«Certo che no» ripeté Remus gelido.
«Ma vi ho visti crescere, come persone, come Maghi e come amici. Sarebbe oltraggioso da parte mia pensare che non stiate soffrendo ora, non solo per la perdita di James e Lily, ma anche per quella di una persona che credevate un amico fidato. Quello che voglio dirvi, e parlo per esperienza, è che se una persona si rivela crudele, addirittura marcia, non vuol dire che lo sia sempre stata, o che il tempo e tutto ciò che si è passato con lei fosse in qualche modo falso».
Sirius e Remus rimasero in silenzio a rimuginare sulle sue ultime parole. Cosa significava che non fosse stato tutto falso? Come potevano saperlo? Quando Peter aveva iniziato a tradirli? Cosa lo aveva spinto a voltare loro le spalle? Perché non lo avevano capito? Perché li aveva traditi così? Cosa avevano fatto di tanto male per meritarsi il suo tradimento? Perché? Perché, perché, perché…
«Era più di un amico» disse Remus, la voce spezzata. «Eravamo come fratelli, tutti e quattro».
Sirius annuì, le parole attorcigliate in gola che faticavano ad uscire. Erano stati una famiglia, la sua famiglia. Remus lo guardò e Sirius con un cenno gli diede il permesso di continuare: era tempo di svelare uno dei tanti segreti che avvolgevano la leggenda dei Malandrini. Leggenda, poi… Un’amicizia che a tutti era sembrata tanto grande, ma che forse sarebbe stata coperta dalla polvere, perché in fondo non era durata. Non era stata eterna come avevano creduto. Illusi.
«James, Sirius e Peter sono diventati Animagus per me, per tenermi compagnia durante i pleniluni. Il morso del lupo mannaro è contagioso solo per gli umani, ma innocuo per gli animali e gli Animagi» disse Remus, il mento di nuovo alto, quasi a sfidare Silente a contraddire la giustizia del loro gesto. «Mi dispiace di aver tradito la sua fiducia…» tentennò lievemente, ma si riprese subito. «Ma se tornassi indietro li aiuterei di nuovo. E forse me ne pentirei di nuovo, e chiederei loro di lasciare perdere con più forza, ma forse li aiuterei comunque. Se anche cercassi di dissuaderli, perché è stato pericoloso, segretamente continuerei a sperare in un loro successo, perché hanno reso le notti di luna piena non solo sopportabili, ma belle. Belle! Non avrei mai sperato di aspettare la luna piena con trepidazione, ma loro l’hanno reso possibile».
La sua confessione fu accolta dal silenzio. Silente aveva gli occhi lucidi. Era impossibile, ma sembrava a corto di parole.
«Coraggiosi, meravigliosi ragazzi» disse senza riuscire a contenere la commozione. «Siete diventati Animagus per restare con lui».
Sirius annuì, non capendo fino in fondo la meraviglia del Preside. L’avevano fatto e basta, perché era la cosa giusta da fare, perché erano amici, perché volevano bene a Remus e non potevano lasciarlo da solo ad affrontare un mostro più grande di lui… Era questo che facevano gli amici, no? Come James e la sua famiglia che lo avevano accolto quando lui era scappato via dai Black. Gli amici sono le persone su cui puoi contare più di ogni altra cosa, quindi perché Silente era così sorpreso?
«In quali animali vi trasformavate tu e James?»
«Io un cane, James un cervo».
«I vostri Patronus» osservò Silente. «E i vostri soprannomi» aggiunse, un lampo di comprensione ad attraversare gli occhi. «Quindi non provenivano dai Patronus! La prima volta che ho visto i vostri Patronus ho creduto che i soprannomi provenissero da quelli, che aveste padroneggiato l’Incanto Patronus già durante gli anni di scuola, invece…»
Sirius annuì compiaciuto alla sua incredulità.
«Al quinto anno» affermò orgoglioso. Perché in fondo ci voleva talento a infrangere la legge e non venire beccati. E trasformarsi in Anumagus sotto il naso di Silente e della McGranitt... Be', era un traguardo non da poco!
Silente guardò Remus, la comprensione ancora negli occhi, sempre più profonda. «Dal quinto anno iniziarono a diminuire morsi e graffi. Madama Chips credeva fossero legati in qualche modo alla crescita del lupo e del suo autocontrollo».
«La loro presenza mi faceva bene» spiegò Remus con un sorriso di scuse. «Ammansiva il lupo». Sirius sbuffò divertito, ricordando quante paranoie avevano preceduto la prima luna piena passata assieme.
 
«Vi morderò, vi farò del male» continuava a ripetere Remus, completamente in crisi: la sicurezza dei mesi precedenti era svanita nel nulla. «È stato un errore, non avrei mai dovuto permettervi…»
«Remus» lo aveva interrotto Sirius, seduto sul pavimento di legno della Stamberga. «Ti prego, piantala».
«Ma se vi mordo…»
«Saremo animali, Remus» aveva detto James conciliante. «E ci siamo esercitati con gli incantesimi curativi tutta l’estate».
«Siamo qui perché lo vogliamo, Rem» aveva detto Peter. «E resteremo al tuo fianco».
Sirius e James avevano annuito alle sue parole, irremovibili. A Remus non era rimasto altro da fare se non arrendersi alla loro caparbietà e accettare le conseguenze di una decisione presa anni prima, quando aveva assecondato quella loro idea folle, perché “nessuno può volersi fare del male, Remus” e “con il tuo aiuto sarà più facile” e ancora “tanto se anche non sei d’accordo lo facciamo lo stesso” e “esatto, perché non puoi essere felice di essere lasciato da solo a ferirti”. Lo avevano convinto da ragazzini e lo avevano convinto di nuovo anni dopo, quando finalmente potevano trasformarsi. Perché non lo avrebbero mai lasciato solo. Perché i Malandrini ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altro.
 
«Iniziarono a venire alla Stamberga Strillante al quinto anno» continuò Remus. «E ci sono sempre stati, anche dopo Hogwarts, almeno fino a quando non ho iniziato ad andare in missione per l’Ordine».
Tra i Lupi Mannari, completò Sirius tra sé.
«Anche allora però, se ero qui passavamo il plenilunio assieme».
Echi di risate invasero la mente di Sirius, e in qualche modo sapeva che anche Remus le stava sentendo.
 
«Ce l’hai messa tutta per sfuggirci e correre verso il villaggio» aveva detto James, una risata liberatoria a infrangere il silenzio cristallizzato dell’aurora.
«CHE COSA?!» aveva chiesto Remus impietrito dal terrore.
«Tranquillo, Lunastorta, i tuoi fidi scudieri ti sono sempre stati accanto» aveva detto Sirius, un po’ per prenderlo in giro, un po’ per rassicurarlo.
Peter gli passò delle bottiglie di Burrobirra che Sirius passò agli altri due. Erano seduti su una vecchia coperta, sul pendio di un campo fuori dal villaggio vicino al quale abitava Remus, il bosco dove avevano passato la notte poco distante. Aspettavano che il sole sorgesse, ringraziando mentalmente di essere ancora tutti e quattro vivi e insieme, nonostante la guerra si facesse sempre più dura.
«Dopo anni che corriamo insieme dovresti fidarti» aveva detto Peter.
«Fidarmi dei Malandrini!» aveva sbuffato Remus, «neanche fossi un babbeo del primo anno!»
Sirius era prorotto nella sua risata fragorosa trascinando tutti gli altri con sé, e James aveva improvvisato un brindisi sollevando la sua Burrobirra...
 
«Ma poi ho iniziato a essere sempre più assente» disse Remus.
«E Peter ne ha approfittato per farmi sospettare di te» completò Sirius.
Lo odiava. Credeva di essere troppo stanco, troppo addolorato per odiare, ma il pensiero di Peter tornava prepotente e velenoso. Forse avrebbe dovuto ucciderlo e vendicare James e Lily. Chissà se James l’avrebbe fatto a parti invertite?
«C’è altro che dovete dirmi?» chiese Silente. Sirius e Remus scossero la testa. Non dovevano mica rivelare tutti i segreti.
«Allora vado al Ministero. Voi restate qui» aggiunse precedendo le proteste dei due. «È il posto più sicuro».
Sirius e Remus provarono a ribattere ma Silente non lasciò spazio a repliche e svanì tra le fiamme verdi del camino.
«Fantastico» sbottò Sirius infastidito.
«Meglio lo studio di Silente che Azkaban» commentò Remus.
Restarono in silenzio per un po’, di nuovo sulle loro poltroncine, fino a quando Sirius non si fece coraggio e, ignorando i quadri che li osservavano da quando erano arrivati ore prima, parlò, la voce più gracchiante e incerta di quanto si aspettasse.
«Mi dispiace. Se solo avessi dato retta a James… Se mi fossi fidato…». Aveva un nodo stretto in gola, e tutto ciò attorno a cui ruotavano i suoi pensieri era quell’estremo bisogno di piangere. Non voleva, ma i pensieri tornavano lì. Si stava trattenendo, ma oh, quanto voleva solo piangere… Le lacrime iniziarono a bagnargli le guance prima che potesse fare nulla, non riusciva a fare altro che sentire quel grande, terribile bisogno di piangere. Perché che senso aveva la vita senza James? James, James, James. James il suo amico che non c’era più, James il fratello che lo amava, James il Malandrino sempre pronto per una risata, sempre pronto per uno scherzo o un’avventura. James che amava Lily e Harry più di ogni altra cosa, più di sé stesso, James che “Sarei pronto a morire per loro. E per voi”. James che si fidava ciecamente degli amici, James che aveva affidato loro la sua vita e quella delle persone che più amava sulla Terra. La persona più ottimista e generosa che avesse mai conosciuto.
Si sentiva così vuoto… Chi era lui senza James? Che senso avrebbe avuto la sua vita? Nessuno, continuava a rispondersi, perché non sarebbe più potuto essere felice, non appieno. Non se non avrebbe potuto condividere quella felicità con James. E che senso avrebbe avuto il mondo senza James?
Percepì la stretta di Remus sulla spalla. Il mondo esisteva ancora. Non voleva tornare alla realtà. Voleva perdersi nel buio del suo dolore, dove non doveva affrontare un’esistenza senza Ramoso. Voleva piangere, perché forse, finite le lacrime sarebbe finito il dolore. Voleva urlare, perché non era giusto, non era giusto!
E al tempo stesso quella presa sulla spalla era rassicurante, perché lo teneva ancorato al mondo. Il mondo esisteva ancora anche se James Potter non c'era più. Anche se James e Lily erano…
Ma c’era Harry. C’è Harry. Fu come un lampo chiarificatore. Harry. Doveva concentrarsi su Harry. Harry c’era ancora. Harry, che aveva i capelli di James e gli occhi di Lily. Harry respirava ancora.
Aveva promesso che si sarebbe preso cura di lui e anche se avevano tutti sperato che fosse solo una precauzione, una vecchia tradizione, Sirius avrebbe tenuto fede alla sua parola. Non perché doveva, ma perché voleva. Perché amava il suo figlioccio, Ramosetto, come l’aveva soprannominato lui. E voleva che Harry crescesse con qualcuno che lo amasse e che gli raccontasse ogni giorno che persone meravigliose erano state i suoi genitori. Harry, doveva concentrarsi su Harry.
Aprì lentamente gli occhi. Trovò Remus al suo fianco, le sue guance altrettanto bagnate.
«Harry crescerà amato» gracchiò Sirius, la voce rotta, le lacrime che premevano per uscire di nuovo. Remus annuì, ma come aprì bocca per parlare non uscì alcun suono. Nuove lacrime invece scesero sulle sue guance, e Sirius lo avvolse in un abbraccio, stringendolo forte, a ricordargli che c’era, che non era finita, che ne sarebbero usciti. Non era solo, e Sirius ci sarebbe sempre stato come Remus ci sarebbe stato per lui. Avevano bisogno di ricordarselo.
Lo lasciò sfogare come aveva fatto Remus prima con lui, facendogli sentire la sua presenza perché non si lasciasse cadere nell’oblio tenebroso del dolore, che aveva un’attrattiva tremenda. Sirius si sarebbe lasciato volentieri andare di nuovo alle lacrime, perché sembrava dessero un senso a quello che provava. Nel momento in cui non piangeva ne sentiva la mancanza, anche se più che piangere gli sembrava di sanguinare.
Erano rimasti solo loro due dei quattro giovani Malandrini pieni di vita che avevano girovagato tra i corridoi di Hogwarts animando le giornate di tutti con scherzi e risate, promettendosi amicizia e lealtà l’un l’altro. Due Malandrini su quattro: mezzi rotti, incompleti, sofferenti. In quel momento Sirius pensò che la morte di James e il tradimento di Peter erano una ferita troppo grande perché potesse mai rimarginarsi. Melodrammatico, gli avrebbe detto James. Aveva quasi sorriso al suo pensiero, ma poi un pensiero orribile lo attraversò: e se Remus lo avesse incolpato? Se lo avesse incolpato, e a ragione, per la morte di James e Lily? Oh, i Dissennatori sarebbero stati un destino migliore che leggere tale accusa negli occhi dell’amico!
«Mi… Mi potrai mai perdonare? Un giorno?». Remus non rispose subito, e il suo silenzio fece gelare il sangue a Sirius.
«Cosa?» gli chiese Remus, sciogliendo l’abbraccio. Si passò una mano sul viso per asciugare le lacrime.
«Un giorno… Pensi potrai perdonarmi per aver creduto fossi tu la spia?»
«Se tu perdonerai me per aver creduto che la spia fossi tu!» replicò, gli occhi sgranati di incredulità. Sirius abbozzò un sorriso.
«Abbiamo sbagliato entrambi, Sirius» gli disse Remus con quella calma rassicurante che faceva credere che tutto sarebbe andato per il verso giusto. «E se c’è uno che ha sbagliato più di tutti è Peter» aggiunse lapidario. «Solo Peter. E forse noi a non accorgercene e a credere alle sue bugie. Ma lui ha consegnato James e Lily a Voldemort, Sirius. Peter, non tu».
Rimasero così per un tempo indefinito, mezzo-abbracciati, trovando nella presenza dell’altro il vecchio amico che ricordavano e temevano di avere perso. Nessuna accusa, solo un’amicizia profonda, quella che li aveva legati undici anni prima e che li aveva portati tante volte a correre sotto la luna piena insieme. Un abbraccio era l’unica consolazione che avevano.
 

 
 
Note:
Bentrovati cari lettori :) spero che il capitolo vi sia piaciuto. Io, come al solito, non sono sicura di alcune parti, ma pazienza.
Che i Malandrini abbiano bruciato le tende del dormitorio è una mia teoria. Nei film Silente racconta che da giovane ha dato loro fuoco, e se l’ha fatto Silente, perché non i Malandrini? È un episodio che ho raccontato nella mia altra long “Waddiwasi – Tra parolacce e incantesimi”, ambientata al quinto anno dei Malandrini.
 
Altra specificazione (che ho aggiunto alle note del primo capitolo): quando ho iniziato a scrivere questa storia avevo appena finito di leggere "Innocent" di MarauderLover7 (su FanFiction.Net). Credo mi sia stata di ispirazione, perché nella sua storia Sirius scappa da Azkaban quando Harry ha otto anni, lo va a trovare dai Dursley e lo porta con sé. La storia è evidentemente diversa da questa, ma forse la voglia di scrivere questa What If mi è venuta anche perché avevo letto la sua storia, e mi sembrava giusto scriverlo. Anche perché se ve la cavate con l'inglese, è una storia fantastica (una delle mie ff preferite, ma mi fermo qui prima di fare spam).
 
Passiamo ai ringraziamenti (che sono la mia parte preferita perché vedo che in effetti ci sono persone a cui importa di questa storia):
Ringrazio GYHoggy2020 per le recensioni e Sbae per i twit.
Ringrazio le nuove persone che hanno aggiunto la storia in una delle categorie: grazie a hele06, Kaithlyn24, Lauracestmoi, Martina31 e Glundici per averla inserita tra le seguite; grazie a Amore ed HarryPotter che l’ha inserita tra le ricordate; e grazie a GYHoggy2020, i_am_rouge e book_addicted che l’hanno inserita tra le preferite.
E grazie infine anche ai lettori silenziosi :)
 
A domenica prossima con l’ultimo capitolo!
 
Ail
 
   
 
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