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Autore: Marie_    30/11/2020    0 recensioni
Long AU su Bellamy e Clarke (una delle mie OTP in assoluto).
La storia è ambientata in epoca moderna, ci saranno alcuni riferimenti alla serie tv e i personaggi principali.
Clarke Griffin, giovane pittrice, si ritrova a insegnare arte, senza troppa convinzione, in un liceo in città cercando di prendere in mano la propria vita.
Bellamy Blake si muove a fatica tra il suo lavoro e il suo ruolo di tutore legale di Charlotte, studentessa di Clarke.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Charlotte, Clarke Griffin, Octavia Blake
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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'Cause if you stay where you are
You'll never get burned
And if you stay where you are
You'll never get hurt

But if you stay where you are
You'll never know
Why you burn at all.

Like a wakening volcano
We are ripped up and beginning to show
No turning back my heart
Love desire that'll be never spoken
Love that can fill the ocean
No turning back my heart
Be Still My Heart, Jacqui Treco


Si guardò ancora una volta nello specchio in camera sua passandosi una mano tra i capelli, si rimirava nella camicia, stava bene, certo, ma non era soddisfatto. "Troppo formale", si disse; sbuffando la sbottonò e la buttò su un mucchio di altre maglie e camicie che aveva, inutilmente, provato. Prese una t-shirt blu e senza troppe speranze la indossò. 
In quel momento Octavia si affacciò alla porta della camera: "dove deve andare il mio bel fratellone? Sei nervoso, hai un appuntamento?" "No, vado a cena da Clarke". La sorella lo guardò sorridendo furba "ah e non è un appuntamento?"; Bellamy si voltò imbarazzato verso la sorella "ma no, vuole farmi conoscere i suoi amici. Sarà una cena tranquilla" "È per questo che sei agitato? Ti senti sotto esame?" "Forse sì" ammise "Io ci tengo davvero a lei, questi ultimi giorni sono stati" sospirò "semplicemente incredibili. Abbiamo scoperto così tanto uno dell'altro, stiamo imparando a conoscerci e non posso fare a meno di desiderare di passare il tempo con lei. Sai, mi sembra che lenisca il mio dolore" abbassò gli occhi imbarazzato per quell'improvvisa confessione, erano pensieri che aveva in testa, sensazioni che albergavano nel cuore da giorni ma che non avevano mai preso concretezza. 
Invece rivelarsi così a Octavia gli aveva fatto prendere consapevolezza dei suoi sentimenti e ne era rimasto piacevolmente colpito.
 

"Quella va benissimo" lo risvegliò Octavia che lo guardava con un'espressione di pura gioia in volto, felice che il suo amato fratello avesse trovato un porto sicuro, un approdo dove potersi riposare e farsi accogliere. "Ricordati poi che non devi conquistare i suoi amici, penso che basterà loro guardarvi insieme. Così come è bastato a noi la prima volta che è venuta qui e di nuovo due giorni fa". Con la mente andarono entrambi a quanto successo.


 
Era entrata in sala guardandosi intorno timorosa, estranea in quella stanza. Si sentiva ancora fuori luogo ma allo stesso tempo grata di poter iniziare a far parte di quella famiglia a cui piano piano, in punta dei piedi, si stava legando. Bellamy l'aveva invitata per parlare della confessione da fare contro Pike e voleva che ci fosse anche Octavia quando avrebbero raccontato a Charlotte di Dax. Avevano deciso di dirle subito tutto per paura che la ragazza venisse coinvolta nei loro sporchi traffici; Bellamy era spaventato perché temeva la reazione di Charlotte: erano molto simili e sapeva che si sarebbero subito scontrati, entrambi troppo orgogliosi per cambiare la propria posizione, e per questo voleva la mediazione di Octavia.

Osservava Clarke muoversi curiosa per la sala, mentre sfiorava con le dita il dorso di alcuni libi e mentre si soffermava a guardare le fotografie e i quadri appesi. Vederla lì, in casa sua, fece nascere in lui uno strano calore, gli sembrava come se la sua presenza fosse naturale, come se lei avesse sempre abitato in quella casa. Percepiva la sua curiosità e il suo leggero disagio. "Ti metto alla prova", Clarke si girò verso di lui con sguardo interrogativo, "voglio vedere se sei davvero così competente in mitologia come sostieni e come dice Charlotte" le sorrise furbo sedendosi sul divano accanto a Octavia "vediamo come te la cavi con le citazioni dall'Iliade, io inizio e tu mi dici da che scena è tratto il brano" "Ci sto" rispose Clarke con lo sguardo acceso.

"Cantami, o Diva, del Pelide Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco"
"generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò.
Troppo facile Blake, proemio dell'Iliade", gli fece un sorriso di sfida. 
"Va bene, principessa:
così dirà allora qualcuno; sarà strazio nuovo per te,
priva dell'uomo che schiavo giorno avrebbe potuto tenerti lontano.
Morto, però, m'imprigioni la terra su me riversata,
prima ch'io le tue grida, il tuo rapimento conosca!"
"ma indietro il bambino, sul petto della balia bella cintura
si piegò con grido, atterrito dall'aspetto del padre,
spaventato dal bronzo e dal cimiero chiomato,
che vedeva ondeggiare terribile in cima all'elmo.
Sorrise il caro padre, e la nobile madre".
Terminò Clarke, Bellamy aveva scelto uno dei suoi passi preferiti, il saluto di Ettore alla moglie Andromaca e al figlio Astianatte, un momento carico di promesse, paure e amore. 
Si guardarono ed esistevano solo loro, come Ettore e Andromaca; la scelta di quel brano non era stata casuale, Bellamy voleva esprimere tutto il bene che provava per Clarke e assicurarle che l'avrebbe difesa e accompagnata sempre.

Dopo qualche istante Octavia li richiamò: "mi spiace interrompere il vostro siparietto, abbiamo capito che siete esperti di epica ma dobbiamo pensare a Charlotte"; annuirono entrambi ma senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra. 
In quel momento sentirono le chiavi girare nella toppa e la voce di Charlotte che urlava: "Sono tornata! Dove siete?". La ragazza si immobilizzò sulla porta della sala alla vista della sua prof "e lei cosa ci fa qui? Non è qui per farmi la paternale vero?". 
Clarke non fece in tempo a rispondere che si intromise Octavia fermandola e intervenendo prima che il fratello partisse in quarta: "lei è qui perché ti vuole raccontare una cosa e tu devi ascoltarla attentamente. Io la sento con te per la prima volta ma so per certo che non sarà facile per Clarke parlarne per cui sii disposta ad ascoltare". 
La ragazza si tolse la giacca e avanzò nella sala, Clarke le si avvicinò e mettendole una mano sulla spalla le disse: "io non ho alcun diritto di dirti chi puoi e chi non puoi frequentare ma voglio che tu abbia tutti gli elementi per giudicare Dax e ti prego di avere la pazienza di ascoltarmi". Charlotte la guardava incuriosita ma con un'aria di sfida "va bene, sentiamo". Si sedettero intorno al tavolo, da una parte Clarke e Bellamy e dall'altra Octavia e Charlotte.

Bellamy guardò la ragazza vicino a lui, incoraggiandola con lo sguardo e lei, sospirando, prese la parola. Inizialmente la voce le tremava ma piano piano non ebbe più timori, consapevole di non potersi mostrare debole davanti a Charlotte e con il suo desiderio di raccontare tutto perché potesse finalmente capire. Si fermò impercettibilmente quando arrivò a raccontare la sera dell'omicidio e immediatamente Bellamy le prese la mano infondendole forza per andare avanti.

Octavia la guardava con le lacrime agli occhi perché sapeva di tutto il dolore che Pike portava nelle vite delle persone e sapere che una ragazza che stava diventando così importante per loro avesse sofferto così tanto la faceva star male.  
Quando finì raccontare la mano di Bellamy ancora non si era allontanata e disse "abbiamo voluto raccontartelo perché dovevi sapere cosa hanno fatto Dax e Pike a Finn", Charlotte rimase in silenzio per qualche minuto mentre passa vado lo sguardo tra Clarke e Bellamy. Aprì la bocca un paio di volte  prima di incominciare a parlare e poi disse: "capisco perché mi vogliate mettere in guardia da Dax e Pike, capisco il dolore che hanno portato nelle vostre vite ma posso assicurarvi che è cambiato, ora non frequenta più Pike o altri del suo giro", Bellamy la interruppe subito: "non è cambiato. Sono molto bravi a mentire, a mostrarti quello che vogliono per portarti dalla loro parte senza che tu te ne accorga. E in men che non si dica hai perso la tua umanità e onestà trovandoti a fare qualcosa di cui poi ti penti" "stai parlando di me o di te, Bellamy?". Il ragazzo la gelò con lo sguardo "non ti permettere Charlotte. Questo è quello che ti dovevamo dire; spero che tu ti renda conto di quello che stai facendo. Mi auguro prenderai la decisione giusta". 
Charlotte si alzò bruscamente dalla sedia "tu non devi intrometterti nella mia vita" disse scandendo bene le parole e sputandogli addosso tutto l'avversione che provava per lui in quel momento "e neanche lei professoressa. Mi dispiace per sua perdita e capisco il suo dolore  ma quello che hanno fatto a voi non lo faranno a me". Li guardò un'ultima volta e se ne andò in camera sua.
Octavia si alzò e guardò Clarke: "grazie per aver condiviso con noi la tua storia, capisco che la ferita che ti porti dentro sia profonda e dolorosa giorno dopo giorno ma sappi che qui tu hai trovato degli amici e delle persone che sono pronte a portare il dolore con te. Ora scusate vado da Charlotte".
Bellamy guardò la sorella allontanarsi stupito per le sue parole e commosso dal bene che già voleva a Clarke, si girò verso di lei ancora con la mano stretta tra la sua e le sorrise dolcemente.
 
 

 
"Quando vi guardate sembrate entrare in un mondo totalmente vostro e secondo me non ti sei accorto che quando tu le hai preso la mano, lei si è totalmente lasciata andare come se avesse trovato la sua ancora. E poi quando lei posava lo sguardo su di te, tu stesso ti rasserenavi e la guardi veramente come se le stessi scrutando nell'anima".  Bellamy incupendosi scosse la testa: "Sì ma ci sono così tante cose che lei non sa di me e che non avrò mai il coraggio di dirle perché non mi vedrà più nello stesso modo" "non dire così" e lo abbracciò "lei ti vuole bene al di là del tuo passato però devi dirglielo altrimenti rischi di ferirla ulteriormente. Hai visto quanto soffre ancora per la perdita di Finn, fai in modo che non perda anche te!". Bellamy annuì "ora vado da Lincoln, jo chiamato Charlotte ed è dai suoi genitori. Divertiti questa sera, a più tardi". Si salutarono velocemente e dopo aver finito di prepararsi, anche Bellamy, con il volto cereo, uscì per affrontare la cena a casa di Clarke.
 
 

 

Bellamy arrivò davanti alla porta di Clarke e prima di suonare si fermò per ascoltare i rumori della casa e per calmare il suo cuore che batteva come impazzito. "Rimetti a posto quelle patatine" urlò una voce femminile "dai Jasper non fare il cretino!", sentì delle risate maschili e il rumore di una busta di plastica quando viene schiacciata "al volo Monty", dalle imprecazioni della ragazza immaginò che il lancio non fosse andato a buon fine. 
"Jasper Jordan, Monty Green", Bellamy sorrise sentendo quella voce e si immaginò Clarke che con la faccia corrucciata rimproverava i due amici e si figurò la fronte corrugata e gli occhi luminosi "se non la finite subito vi caccio a pedate. Ora torno in cucina, vedete di tenere tutto in ordine". 
Si intenerì a sentirla così tesa e di colpo non ebbe più paura. Bussò con risolutezza e tutti i rumori in casa si fermarono.

Venne ad aprire una ragazza corvina che con un grande sorriso lo accolse in casa "ciao, io sono Raven! Ti stavamo aspettando. Loro sono Monty e Jasper" disse indicandogli un ragazzo dai tratti asiatici e uno con degli strani occhiali in testa. Bellamy si presentò con un cenno del capo e si guardò intorno aspettandosi di veder comparire Clarke da un momento all'altro. 
"Ragazzi, perché tutto questo silenzio? Cosa avete combinato?" disse la bionda uscendo dalla cucina e arrivando in sala "Oh" si fermò di colpo alla vista di Bellamy e si aprì in uno splendido sorriso che al ragazzo parve quasi illuminare la stanza. La bionda abbassò la testa imbarazzata pulendosi le mani sul grembiule che ancora indossava "scusami, mi hai colto di sorpresa, non ho ancora finito di preparare". Bellamy rimase incantato a guardarla, col grembiule sporco e i capelli raccolti disordinatamente e venne investito da questi sentimenti a cui non sapeva ancora dare un nome "non ti preoccupare, anzi se vuoi ti posso aiutare"; Clarke annuì dolcemente e lo guidò verso la cucina. 
Si misero a lavorare fianco a fianco mentre i tre amici li guardavano sulla porta senza dire niente. 

Bellamy ogni tanto la osservava mentre era intenta a scolare la pasta o far saltare le verdure e gli veniva un nodo allo stomaco.
Come le altre volte in cui si erano visti, veniva preso dal desiderio di approfondire il contatto con lei, di sfiorarla, di conoscere il suo corpo e di disegnare le linee del suo volto con le dita fino a impararle a memoria. Lo prendeva così tanto da soffocarlo e si doveva sforzare per non allungare verso di lei la mano e per non sistemarle la ciocca ribelle che puntualmente le cadeva sul viso.

"Bene, dovremmo esserci" disse Clarke osservando soddisfatta quanto aveva preparato "tutti a tavola forza che si raffredda!". Monty e Jasper urlarono di gioia e corsero verso la tavola, affamati dopo una lunga giornata di lavoro.
 
Bellamy si trovò subito a suo agio, gli amici di Clarke si rivelarono vulcanici e lo coinvolgevano in tutti i loro discorsi tirando fuori degli aneddoti divertenti sulla bionda che ogni tanto sembrava voler sprofondare per l'imbarazzo.
Era molto colpito dal legame che univa quei quattro e dalla libertà che avevano nel trattarsi ed era evidente che avessero condiviso anni di amicizia segnati però da avvenimenti importanti che avevano inesorabilmente legato le loro vite.
Chiacchierarono per tutta la cena fino a che Clarke non si alzò dicendo "vado a prendere il dolce, arrivo" "ti aiuto" disse Raven alzandosi e lanciando un'occhiata complice agli amici.
 
"Allora Bellamy" iniziò Jasper puntando lo sguardo sul moro che improvvisamente si sentì come davanti alla corte marziale "non posso negare che tu ci sia piaciuto" "Jasper..." lo riprese Monty "Fammi parlare" l'amico scosse la testa arrendendosi "dicevo, ci sei piaciuto non solo come persona ma per come fai stare Clarke. Era da tanto che non la vedevamo così, non sulla difensiva con una persona conosciuta da così poco. Il fatto poi che ti abbia fatto già vedere dei suoi disegni vuol dire che è disposta a farti vedere il suo cuore. Da quando è morto Finn l'ha rinchiuso dietro una corazza per paura di essere ferita" "solo con noi" continuò Monty "che siamo amici suoi da sempre e che abbiamo vissuto con lei quel dolore si apre ogni tanto. Ma è come se volesse portare tutto il peso della sofferenza da sola, senza scaricarlo su di noi"

In cucina anche Raven cominciò a torchiare Clarke "me l'ero immaginata proprio così affascinante sai? Capisco perché ti piace", la bionda arrossì subito "non è vero che mi piace, siamo solo in sintonia. Poi stiamo lavorando al caso Pike, lo sai" "sì, sì e io sono il peggior ingegnere della storia. Ho un paio di occhi anche io e ci vedo piuttosto bene. Clarke guardami. Non aver paura di farti voler bene, lasciati amare" gli occhi della ragazza si inumidirono "sai che dopo Finn..." "lo so, ma so per certo che lui non vorrebbe vederti così. In questi ultimi giorni ti vedo che sei più serena, hai meno i muscoli tesi, hai persino usato dei colori negli ultimi disegni. Non puoi negare che provi per Bellamy ha qualcosa di speciale altrimenti non saresti così. Promettimi però che non ti tirerai indietro, non nasconderti dietro i timori; so che è la cosa più difficile ma riconosci che c'è qualcuno che ti vuole bene così come sei, cicatrici comprese". Clarke annuì risoluta e abbracciò grata l'amica.

"Si vede che sta nascendo un forte legame tra di voi, forse non ve ne rendete conto. Devi lasciarle i suoi tempi ma sono sicuro avrà il coraggio di mostrarti il suo cuore. A quel punto però" concluse minaccioso Jasper "devi averne cura altrimenti te la vedrai con noi". Bellamy annuì risoluto: "l'ultima cosa che voglio è ferirla, e in più non sono solo io che le faccio del bene, come dite voi, ma stare con Clarke allevia anche il dolore delle mie ferite".

Si interruppe vedendo le ragazze entrare in sala, Clarke e Bellamy si guardarono in modo diverso. Come se per la prima volta si stessero rendendo conto della portata dei loro sentimenti e fossero disposti a darsi una possibilità.

Mangiarono il gelato continuando a parlare ma poco dopo, accusando un'improvvisa stanchezza, Jasper e Monty salutarono gli amici abbracciandoli e promettendo che si sarebbero rivisti presto tutti quanti, magari per fare una gita. 
Clarke, Bellamy e Raven sistemarono insieme la cucina rimanendo per lo più in silenzio. Una volta finito la corvina li salutò "Buona notte Bellamy, è stato un piacere conoscerti. Spero di vederti presto" diede un bacio all'amica e andò in camera sua.

"Grazie per essere venuto" iniziò Clarke con gli occhi bassi mentre lo accompagnava alla porta "ci tenevo davvero a farti conoscere i miei amici. Sono dei pazzi ma sono le mie rocce" "e io sono contento di averli conosciuti e aver visto un po' più di te" disse Bellamy sollevandole il mento per far incontrare i loro occhi "non nasconderti con me. Mai" sussurrò.

Fremevano entrambi, gli occhi accesi incatenati uno in quelli dell'altra. Si avvicinarono piano per darsi il tempo eventualmente di ritirarsi ma questa volta nessuno si sarebbe fermato. Clarke chiuse gli occhi lasciandosi andare al delicato tocco delle labbra di Bellamy. Si staccarono ma rimasero con i volti vicini. 
Bellamy le passò l'indice sul viso accarezzando la guancia e spostando la ciocca di capelli. 
Sorrisero entrambi felici. Le dita del moro continuarono il loro viaggio e scesero lentamente lungo il collo, tracciarono il profilo della spalla e percorsero tutto il braccio. 
Clarke tremò a quel contatto ma non distolse mai lo sguardo dal volto di Bellamy, lo guardava negli occhi e studiava le lentiggini e la fossetta sul mento.

Bellamy le prese la mano e le lasciò un altro bacio sull'angolo delle labbra "buona notte principessa" "sogni d'oro Bell". A malincuore il ragazzo si allontanò mantenendo fino all'ultimo i suoi occhi in quelli azzurri di Clarke, si sorrisero un'ultima volta con il cuore traboccante di gioia. 

 

 

 


 

Scrivere questo capitolo è stato un parto. L'ho cancellato e riscritto più volte e comunque non è venuto come mi ero immaginata. Avrei voluto dare più spazio alla cena, amo Monty e Jasper, ma veniva troppo lungo però dovevo mettere quel ricordo e l'intervento di Octavia. Insomma non sono per niente soddisfatta, spero di avervi rallegrato con la fine del capito. Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio Marie 💕💕

  
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