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Autore: kiku_san    30/11/2020    3 recensioni
Frammenti di vita, confusi nel tempo breve di incontri rubati, possibili o impossibili.
Perdersi, ritrovarsi e di nuovo perdersi, sapendo che a loro non sarà concesso di fermarsi insieme.
[WinterWidow]
-
#1.1 Mosca-
#1.2 Mosca-
#1.3Mosca-
#2.Odessa-
#3 Washington-
#4.Bucarest-
#5.Berlino-
#6.Wakanda-
#7.Birnin-Zana-
#8.New York.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: Aspettando l’uscita eternamente rinviata di “Black Widow”, ma già sapendo che nel film il rapporto con il Soldato d’inverno non sarà preso in considerazione, mi è nata l’idea di scrivere questa serie di incontri possibili o impossibili su questo pairing che è tra quelli che amo di più nell’universo Marvel.
Visto che di fumetti so poco, la mia storia si basa in linea generale sul MovieVerse con l’unica incursione nei comics per quanto riguarda gli episodi ambientati a Mosca, dove ho ripreso la storia secondo cui Winter Soldier ha allenato Natasha Romanoff nella Red Room e i due sono stati amanti.
Per il resto seguo il canon dei film dando ampio margine a ciò che non è stato detto o mostrato.
POV di WinterSoldier e BlackWidow.


Winterwidow∞Incontri


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#1.1 Москва - 1998 -



(POV Black Widow.)

Lame di luce dorata entrano dalle grandi finestre, seduta sulla panca di legno sfilo lentamente le mezzepunte per il riscaldamento e mi massaggio le dita dei piedi, mentre osservo il pulviscolo che sembra danzare in controluce nei raggi del sole al tramonto, in una calda estate moscovita.
Madame B mi si avvicina con le labbra strette in quello che dovrebbe assomigliare ad un sorriso: “Natalia tocca a te, voglio che tu sia la migliore.”
Madame B dice voglio mai prova o cerca, l’unico modo per soddisfarla è adeguarsi perfettamente alla sua volontà, deluderla non è contemplato, anche se sei un’adolescente e devi ricacciare in gola la voglia di ribellarti tutte le volte che respiri.
Lascio per terra le scarpette che fin da bambina ho pensato fossero il mio destino e mi avvio a piedi nudi verso la “stanza”, quella da dove si esce vincitori o in barella.
Ivan Petrovitch Bezukhov mi osserva con aria di disapprovazione.
“Natalia Alianovna il tuo abbigliamento è inopportuno.”
Con i collant e gli scaldamuscoli, il body e lo scaldacuore, i capelli chiusi in uno chignon scomposto, appaio ciò che pensavo di essere fino a poco tempo fa.
“Non importa” l’uomo che esce dall’ombra ha un tono di voce ruvido e basso, “Sai perchè sei qui?” aggiunge sfiorandomi con occhi inespressivi.
Annuisco.
E’ alto, muscoloso, ha occhi chiari e spenti, capelli che gli sfiorano il collo, il viso contratto in un’espressione dura e un braccio di metallo.
Lui non mi lascia il tempo di gettargli una seconda occhiata che in due falcate mi è addosso, è rapido, forte, letale.
L’unica cosa che posso fare è sfuggire alle sue prese, di contrattaccare per ora non se ne parla.
Quando dopo qualche minuto mi getta a terra e mi blocca con il peso del suo ginocchio sullo sterno, capisco che da quella presa non riuscirò mai a liberarmi e spero che accetti la mia resa.
Ma lui mi si mette cavalcioni, con le ginocchia conficcate nelle mie costole e con la mano sinistra, quella di metallo, stringe il collo.
“Troppo facile stronzo” gli sibilo contro con l’ultimo respiro, disubbidendo ad ogni regola, disciplina e rispetto per i superiori.
Sono certa di aver visto passare un lampo d’incredultà nei suoi occhi chiari, che ora mi osservano e sembrano il cielo di Mosca prima della pioggia.
Lascia la mia gola, si alza, mi tende una mano per rimettermi in piedi.
Davanti a lui, diritta, impavida e piena di rabbia, nascondo il dolore che mi attraversa i muscoli e lo guardo aspettando da lui la mia sentenza.
“Niente più lezioni di ballo, da domani ti allenerai con me.”
Non credo alle mie orecchie, sono tra le prescelte per essere allenata dal miglior istruttore della Red Room, sono un’eletta, sono in lizza per diventare La Vedova Nera.
“A domani piccola ballerina” mi congeda lui con voce piatta e senza l’ombra d’un sorriso.
Io cerco il suo sguardo per potervi leggere una scintilla d’approvazione, ma quando non vi trovo che il vuoto, mi sembra che tutta la gioia per il successo ottenuto, dopo anni di fatiche e di sangue, si sia trasformata in un pugno di cenere e che d’ora in poi, il vero obiettivo a cui dedicare tutta me stessa, sarà quello di apparire meritevole ai suoi occhi.



  
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