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Autore: alexptt    30/11/2020    2 recensioni
Quattro potenti maghi, fra loro sconosciuti, si uniscono per il fine comune di proteggere il futuro della loro stirpe dai babbani, durante il periodo della caccia alle streghe. Nasce cosí la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, un luogo di rifugio e di apprendimento per giovani maghi e streghe. Le storie dei giovani fondatori si intrecciano a quelle dei primissimi studenti della scuola. Amori, intrighi e discordie porteranno ad una frattura, che cambierà inevitabilmente il destino di tutto il mondo magico.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Alle prime luci dell’alba una figura avvolta in un mantello scuro si dirigeva verso le cucine del castello. Reggeva in mano una lanterna, perchè la luce che entrava dalle finestre era ancora troppo debole. Qualcun altro si aggirava per i corridoi a quell’ora. Quando i due inevitabilmente si incrociarono, l’uomo abbassò il cappuccio e cosí fece la donna. “Helga, che ci fai qui a quest’ora?”

“Vado nelle cucine ad aiutare gli elfi con la colazione” rispose con tranquillità, come se fosse qualcosa di perfettamente ordinario. L’uomo corrugò la fronte : “Non sei obbligata a farlo, non rientra fra i tuoi compiti”

“Lo so, Godric, ma mi ricorda casa...”.  A quelle parole l’uomo sembrò addolcire lo sguardo e rilassare i lineamenti. 

“Sei mai stato nelle cucine?”

“A dire la verità no, ma devo ammettere che mi incuriosisce vedere come lavorano gli elfi domestici...”

“Seguimi allora” lo esortò lei con un mal celato entusiasmo.

Godric, sorpreso da quell’invito inaspettato, la seguí camminando a passo sostenuto per riuscire a starle dietro. 

Quando entrarono nella grande cucina nel seminterrato rimase senza parole. Quelle bizzarre creature si muovevano svelte e precise. Con qualche schiocco delle dita facevano apparire utensili, farine, frutta esotica.... all’uomo venne da chiedersi da dove facessero arrivare tutta quella roba. Qualcosa bolliva nei calderoni penzolanti sopra al fuoco emanando una forte aroma a Godric sconosciuta; Helga si muoveva fra gli elfi con leggiadria,dava consigli e cucinava lei stessa, non aveva paura di sporcarsi le mani. 

Era a dir poco incantevole il modo in cui sapeva adattarsi ad ogni situazione senza sembrare minimamente fuori luogo. In quel momento Godric si rese conto più che mai di quanto fosse preziosa la sua presenza in quel castello, non per il lavoro che svolgeva in cucina, ma per i valori che avrebbe trasmesso agli studenti. Avrebbe fatto capire loro che la magia è utile tanto quanto il lavoro duro e manuale. Avrebbe insegnato loro ad essere tolleranti, a non discriminare esseri più deboli... come gli elfi domestici. 

“Godric, dai, vieni qui. Assaggia questo” lo chiamò Helga, porgendo verso di lui una tazza con un liquido scuro all’interno. L’uomo osservò quella bevanda sconosciuta dall’aroma inebriante. Il sapore era amaro all’inizio, ma lasciava in bocca un che di piacevole.

“Lo chiamano caffè, ha un effetto energizzante” spiegò lei compiaciuta “non è niente di magico, lo producono i babbani d’oriente e lo commerciano mal volentieri. Fortunatamente gli elfi sanno come farlo arrivare fin qui. Sono creature davvero eccezionali”. Godric ammirava tutto ciò, sebbene non fosse esattamente il suo ambiente. 

 

Poco dopo uscirono insieme dalla cucina. Helga non aveva niente di importante da fare, cosí seguí Godric nel suo studio, nell’ala ovest del castello.

“Vuoi che ti lasci da solo?”

“No, passo fin troppo tempo da solo...”

“Ti manca tua moglie?”

“Lei mi mancherà sempre, ma no, non è per questo. Quando Lydia morí, io giurai sulla sua tomba che mai avrei guardato o toccato un’altra donna. Le ho promesso fedeltà eterna”

“È stato un gesto davvero nobile, Godric...davvero, ma non dovresti comunaue rimanere sempre da solo, non ti fa bene”

“Aspetta, c’è dell’altro. Ho infranto quel voto,Helga. Io...ho cercato di sedurre una donna, per fortuna lei mi ha respinto, altrimenti...”

Helga capí chiaramente di chi stesse parlando, dal momento che le donne in quel castello erano soltanto due. Sospirò con apprensione e lo guardò senza dire altro. Che cosa avrebbe potuto dire? Rowena, senza neppure volerlo, ammaliava ogni uomo che incontrasse e questo succedeva fin dai tempi in cui lavorava nella bottega : giovani poeti  le dedicavano continuamente sonetti e ballate, osannando la sua bellezza senza tempo. Helga, fin da quando era una bambina, le leggeva con una punta punta di invidia, poi, crescendo, aveva iniziato a realizzare quanto quella di Rowena fosse più una maledizione che una fortuna. Rowena era una donna estremamente intelligente e arguta, non si sarebbe mai concessa a nessuno che non fosse un suo pari. Nessun uomo sembrava essere degno di lei. A quanto pare, pensò Helga, aveva trovato in Salazar una  mente tanto brillante da poter competere con la sua. Non lo disse a Godric, sapeva che lui odiava quel genere di conversazione, non sopportava i pettegolezzi e le superficialità. Ma se si era davvero innamorato di Rowena....

“Non giudicarmi, Helga. Lei fa questo effetto. Credevo di essere migliore di cosi.”

“Amare non ci rende persone peggiori...”

“Non la amo, Helga, non la amo. Ho cercato di sedurla solo per...”

Helga capí. Certamente non se lo sarebbe mai aspettato da Godric, ma dopo tutto era pur sempre un uomo. 

“Sono sicuro che tua moglie ti avrà già perdonato. Non conoscevo Lydia, ma non credo volesse che volesse questo per te, rimanere per sempre solo, senza la compagnia di una donna. I morti sono morti, Godric, e in quanto tali non possono condizionarci la vita per sempre”

“Suppongo tu abbia ragione...ti ringrazio. Ultimamente sembra che io abbia sempre bisogno di una donna che mi aiuti ad aprire gli occhi”, si sforzó di sorridere, ma ne uscì soltanto un’espressione amareggiata. 

“Se avrai bisogno di un consiglio o di compagnia...bhe sappi che in qualunque momento ne avró bisogno anche io” disse Helga, mentre usciva dalla stanza accostando la porta. Fece qualche passo, poi si appoggió con le spalle al muro. Quella conversazione le aveva fatto mancare l’aria o forse era solo la presenza di Godric a renderla così nervosa. A differenza di Salazar e Rowena lui non la trattava come se fosse ancora una ragazzina, la considerava una donna adulta al pari di tutti gli altri.  Dopo che si fu ripresa si allontanó velocemente, appena un’ora piu tardi avrebbe nuovamente seduto accanto a lui al tavolo della colazione.

 

**************

Godric era pensieroso, in piedi in mezzo alla pedana da duello che aveva costruito nella sua aula. Aveva chiesto a Salazar di aiutarlo in una dimostrazione... si chiese se il mago avrebbe cercato di umiliarlo difronte agli studenti. 

Quando questi fecero il loro ingresso nell’aula rimasero a fissare il loro professore immobile su quella pedana, che sembrava non essersi accorto di loro. Fu la voce di Salazar a scuoterlo da quello stato di trance in cui si trovava da qualche ora...  ”Sir Gryffindor, vogliamo cominciare?”. Godric si rianimó, guardó i ragazzi e cercó di sorridere cordialmente :”Benvenuti alla vostra prima lezione di duello magico, anzi, la vostra prima lezione in assoluto in questa scuola. Partendo dalle basi...sappiate che questa disciplina non intende incitarvi all’attacco e alla violenza, ma ha il solo fine di aiutarvi a difendere da eventuali minacce voi stessi o chi ne abbia bisogno. È tutto chiaro?”. I ragazzi annuirono. 

“Molto bene. Uno degli incantesimi più comuni che cercheranno di utilizzare contro di voi è quello per disarmarvi. Una volta privati della bacchetta, avrete poco scampo. La formula dell’incantesimo è ...”

“EXPELLIARMUS!” sentì Salazar gridare, poi vide la propria bacchetta schizzargli via dalle mani e finire a terra qualche metro più indietro. Si voltó verso il mago che sogghignava soddisfatto. 

“È esattamente questo l’incantesimo, ragazzi. Spero abbiate osservato il movimento della bacchetta. Un incantesimo non è solo una formula pronunciata ad alta voce, ma richiede un preciso movimento del polso. Ringrazio il professor Slytherin per avervi mostrato quanto l’effetto sorpresa sia fondamentale in questi casi.” Tiró fuori una bacchetta di scorta e la puntó verso Salazar “adesso, professore, faccia vedere ai ragazzi come si para questo incantesimo.” Salazar pronunció “protego” e la bacchetta gli rimase saldamente stretta in mano. 

“La velocità e i riflessi sono tutto negli incantesimi di protezione. Col tempo vi abituerete. Adesso voglio che vi dividiate in coppie e che a turno proviate a disarmare l’avversario e a parare l’incantesimo.” I ragazzi obbedirono, si disposero come Godric aveva chiesto e poco dopo qualche bacchetta già iniziava a schizzare per aria. 

 

****************

 

Mentre Alya e Guinevere, in quanto studentesse della terza fascia di età, si trovavano a lezione di duello magico, Sibyl partecipava alla classe di storia di Rowena. Tutti i suoi compagni erano affascinati dall’insegnante, che dava sfoggio di grande conoscenza e sapeva tenere vivo l’interesse di tutti. Di tutti tranne che di Sybil, la quale era terribilmente annoiata e indignata dal fatto che i ragazzi della sua età non potessero imparare a duellare. Ad un certo punto decise di movimentare la situazione e, con la malizia che le era solita, domandó, senza aver chiesto il permesso di parlare :”Lady Revenclaw, mi perdoni, ci potrebbe dire che cosa faceva nella torre di astronomia insieme al professor Slytherin nel cuore della notte”?

Rowena si accigliò ma non si mostró innervosita dalla domanda. Il suo volto assunse un’espressione severa “Signorina Glenham, la sua domanda non solo non è pertinente alla lezione che ha appena deciso di interrompere, ma non è assolutamente adatta al contesto in cui ci troviamo. Non siamo qui per fare pettegolezzi. Ma...dal momento che sono dell’idea che ad ogni domanda si debba fornire una risposta, le diró che cosa stavo facendo questa notte. Il professor Slytherin, grande esperto e appassionato di astronomia, ha gentilmente accettato, su mia richiesta, di condividere con me la sua conoscenza, come io so facendo con voi. Quindi, se non le interessa quel che ho da dire, signorina, puó tornare nel suo dormitorio e aspettare la prossima lezione”

Quella risposta incrementó il malumore di Sibyl, che scese dalla sedia e si avviò verso la porta, sotto lo sguardo incredulo dei suoi compagni.

   
 
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