7.
- Arrivederla, Onorevole. Grazie della piacevole chiacchierata.
Ossequi… - Vegeta chiuse il cancelletto dell’ascensore a vista, che subito dopo
ricominciò la sua corsa, diretto verso l’attico.
- Vegeta – mormorò Bulma, facendo
capolino dalla porta del loro appartamento – Vieni qui. Che è successo? Fuori
c’è il finimondo. -
- Una cosa abbastanza brutta – rispose, entrando in casa. Bulma rimase ancora un po’ a spiare fuori attraverso lo
spiraglio tra i due battenti, poi si ritrasse e la chiuse quando vide che
dall’attico scendevano altri personaggi vestiti elegantemente, forse politici o
funzionari di stato.
In quel momento, suonò il telefono. Vegeta prese in mano la cornetta e
rispose.
– Pronto? Ah, ciao Junior, sei tu – Una pausa. – Come
dici? –
Bulma si avvicinò per
cercare di capire cosa si stessero dicendo, ma non riuscì a sentire nulla a
causa del suono delle sirene e del televisore acceso. Sullo schermo intanto, la
voce di Emilio Fede commentava le immagini.
- …L’ambasciatore è stato trovato riverso sul pavimento, freddato da un
colpo di pistola alla tempia. Scotland Yard sta indagando sulla pista
dell’omicidio politico, ma finora non ci sono state rivendicazioni… - mentre il
giornalista parlava, scorrevano le immagini, e quando la sequenza si fermò su
una foto del suo padrone di casa Crilin, a Bulma venne la pelle d’oca e prese il braccio sinistro di
suo marito, spaventata.
- D’accordo, allora è come dicevamo prima – confermò Vegeta
annuendo – Dobbiamo fare finta di niente, come se non esistessero. –
Altro cenno affermativo del capo – Sì. Certo. Grazie. Ciao, avvocato.
Ciao, ciao… - poi riagganciò.
- In che senso dobbiamo fare finta di niente? Hanno ucciso
l’ambasciatore, hai visto? Oh Mio dio, mio dio…!
–
- Junior ha visto la televisione, per cui mi ha telefonato per
consigliarmi. Stavamo parlando dei DVD che l’agenzia ha girato su di te.
–
- Ma-ma-ma – balbettò Bulma – Se
c’entrano qualcosa con l’omicidio del dottor Crilin, allora bisogna farli sparire, bisogna distruggerli!
–
- Nooo amore, tutto il contrario…! Li
dobbiamo assolutamente ignorare. Fare finta che non esistano. Chiaro? –
- Sì ma io… io non sono tranquilla – mormorò, per poi accasciarsi
lentamente sul divano, con una mano sulla bocca.
Vegeta si chinò, le prese lentamente
e dolcemente le mani: erano fredde come il ghiaccio.
- Bulma – le disse – Guardami
negli occhi. –
Lei si girò, i suoi occhi erano lucidi.
- Te lo richiedo: hai fatto qualcosa di cui ti devi vergognare? –
- No! Io non ho fatto niente. Te lo giuro! –
Quando Vegeta fece per chiederle altro, s’interruppe a causa del
campanello.
- Chi è, adesso? – domandò lei.
- Non lo so. Tu aspetti qualcuno? –
- No. Vado ad aprire – disse, alzandosi dal divano.
- Oh! Mi raccomando, eh…! Noi non sappiamo niente. –
- Sì. Sì. Va bene. – rispose lei, allontanandosi verso la porta.
Da tergo, Vegeta la osservò aprire l’uscio,
per vedere chi avesse suonato.
- Buonasera signora – la salutò una voce gentile – Mi scusi se la disturbo, ma avrei bisogno di fare una
telefonata. È possibile? –
- Certo, prego – rispose Bulma, ed
entrò un giornalista che Vegeta riconobbe subito.
- Ma lei è Hitoshi Kinomiya,
vicedirettore del Corriere della Sera! –
- Eh sì, sono proprio io – rispose il giovane giornalista con un
sorriso.
- Prego, si accomodi! Il telefono è da questa parte. –
- Grazie mille. –
- Sì, amore, il dottor Kinomiya farà una
telefonata e poi se ne va, eh? – disse Bulma,
nell’intento di evitare che il giornalista restasse più del necessario in casa
loro.
- Beh, magari desidera un caffè? –
- Ah, vuole … un caffè? – domandò Bulma,
con un’espressione a metà tra lo sconcertato e il sorpreso.
- Un giornalista non rifiuta mai un caffè. Lo prendo volentieri, grazie.
–
- Bene, allora tesoro: vai pure a fare il caffè. –
- Va bene… - disse, allontanandosi verso la cucina.
Il giornalista si sedette sul divano e compose un numero sulla tastiera
dell’apparecchio. Vegeta gli si sedette accanto e gli offrì una sigaretta, che
il ragazzo accettò, ringraziando.
- Buonasera, sono Kinomiya – salutò,
quindi disse – Il caporedattore, per favore. –
Vegeta tese l’orecchio per
ascoltare la conversazione.
- Ciao, sono stato dalla signora C18. Mi ha riferito che ha avuto
l’ultima telefonata con suo marito ieri… - una pausa – Sì. A sentire la
vedova, la telefonata è stata tranquilla… -
A quell’affermazione, Vegeta sghignazzò silenziosamente e scosse il
capo, mentre buttava fuori il fumo della sigaretta.
- Aspetta, aspetta. C’è qui un vicino di casa della signora che nega
che sia stata proprio tranquilla. Eh… sì. –
Pentendosi del suo commento, Vegeta si alzò lentamente e andò verso la
cucina.
- Porca put… - mormorò a mezza voce – Mi
sa che ho fatto un cazzata – disse a Bulma, che
sorvegliava il caffè sul gas.
- Ho visto… Mannaggia a te. Zitto, sentiamo cosa dice – rispose
lei, senza smettere di spiare il giornalista seduto sul suo divano.
Intanto, la conversazione del ragazzo continuava.
- …La signora ha tutto l’interesse ad avallare la tesi di un omicidio
politico, ma io credo che si tratti di una questione tutta familiare… Sì, credo
che il marito sia morto per un movente diverso, ecco. Un intrigo a sfondo
passionale. - Una pausa – …Lo penso perché quando abitavano a Milano, lui
l’aveva fatta seguire da un investigatore… - poi si girò verso il televisore –
Eh, guarda un po’: Emilio Fede ne sta giusto parlando in televisione. Come
avevo scoperto io, nei tabulati telefonici dell’albergo dove alloggiava,
compariva per tre volte il numero di un’agenzia investigativa di qui, l’agenzia Occhio Discreto. Sì… -
- Cristo – bestemmiò Vegeta, portandosi una mano alla faccia.
- Santo cielo – gli fece eco Bulma.
- Sì, certo. Ci vediamo in redazione più tardi. Ciao, grazie. Ciao.
– e riappese la cornetta.
Quasi contemporaneamente, marito e moglie uscirono dalla cucina, lei
reggendo in mano un vassoietto con sopra una tazzina di caffè e una
zuccheriera, che poggiò sul tavolino davanti al divano.
- Quanto zucchero? – domandò Bulma.
- Niente, grazie. Io lo prendo amaro – e prese
la tazzina, poi si mise a guardare i coniugi, in piedi davanti a lui: - Voi
siete molto amici della contessa, giusto? –
- Sì – disse Bulma
- No – disse Vegeta, e allora si guardarono per un momento.
- Avevate mai sospettato di nulla, per caso? –
- Eh, se parliamo di sospetti… - attaccò Vegeta, facendo un gesto con
le mani che indicava hai voglia quanti.
- Ma che cosa stai dicendo? – lo riprese Bulma
– Lo scusi dottor Kinomiya, ma mio marito non sa quel che dice. –
- Ma mi sembra che suo marito stesse avallando la tesi dei sospetti.
Secondo voi c’erano dei dissapori tra la contessa e suo marito? –
- Beh… - fece per rispondere Vegeta, ma Bulma gli tirò un leggero calcio con la caviglia.
- No, non credo. Li abbiamo sempre creduti una coppia affiatata.
–
- Capisco. Posso farvi qualche altra domanda? –
- Sì certo – Bulma fulminò con lo
sguardo il marito, che la guardò preoccupato.
- No, dottor Kinomiya. Non abbiamo più
intenzione di rispondere ad alcuna domanda, abbiamo anche già detto troppo. Le
abbiamo offerto il caffè e il telefono, ora se vuole scusarci… -
- Ma una domanda sola…? –
- Ci scusi dottore, non è per mandarla via, ma non approfitti della
nostra gentilezza, la prego – disse Vegeta porgendogli il soprabito che
si era tolto.
- Va bene – sorrise Kinomiya, alzandosi
dal divano e rivestendosi – Vi ringrazio di tutto e arrivederci. –
- Oh, dottor Kinomiya…? Per favore non
divulghi i nostri nomi sul suo articolo. –
- Stia tranquilla signora. Non comparirete da nessuna parte. –
- Prego, da questa parte – disse Vegeta, scortando l’ospite alla
porta.
- Buona serata e arrivederci – salutò il giornalista, prima di
girarsi e prendere le scale.
Vegeta chiuse delicatamente la porta. – Perché mi guardi così? ho
sbagliato qualcosa? –
- E me lo chiedi pure? Tutto hai sbagliato,
tu! Ma mi vuoi spiegare perché ogni volta che io dico
“No”, tu devi dire “Sì”? –
- Eh, mi sono sbagliato, scusami… ero confuso. –
Si sedettero entrambi sul divano.
- Tu… tu mi devi spiegare che cosa è successo. E… e lascia stare ‘sto caffè, adesso! –
Vegeta posò la tazzina da cui stava per bere il poco caffè lasciato da Kinomiya e guardò la moglie.
- Tu poi mi devi spiegare che cosa vuol dire intrigo a sfondo
passionale. –
- Un movente a sfondo passionale è quello a cui ho pensato anch’io
ricollegando tutto. Allora… tu prendi un marito, che ha una moglie bella come la
signora C18. Una signora ancora giovane. Cosa fa una signora ancora giovane e
bella, quando il marito è via di casa per lavoro? Esce, frequenta certi giri…
artisti, letterati, gente di un certo livello… e magari scoppia anche la
scintilla della passione… mi segui? –
Bulma annuì.
- …però la bella signora non sa che il marito ha un informatore che
spia le sue mosse. L’informatore vede… e riferisce al marito che sta a Londra.
Gli fa una telefonata e gli dice “Guarda che tua moglie non è stata molto
fedele”. E il marito una sera, va in bagno, allo specchio… e anziché finire di farsi la barba… prende la pistola… - formò una pistola con
la mano e se la portò alla tempia - …e PUM! Si spara una revolverata. È
normale. Un suicidio a sfondo passionale. –
Bulma gemette – Sì…
ma… l’investigatore non stava seguendo la signora C-18…! L’investigatore stava
seguendo me! –
Vegeta spalancò gli occhi. Guardò sua moglie e poi saltò su dal divano
come se avesse preso la scossa.
- Bulma! Ma tu allora mi stai
dicendo che quel poveraccio si è suicidato… per te? Assassina! Che cos’hai
fatto?! –
- No! no! Io non ho fatto niente! Non ho fatto niente! – piagnucolò,
alzandosi anche lei – Non è come dici tu, è stato un omicidio a sfondo
politico! È un complotto! –
Per poco Vegeta non si mise a piangere. Prese Bulma
e l’abbracciò – Sì amore mio, io ti credo! È un omicidio politico, noi
non c’entriamo niente! –
- Sì! Sì! Te lo giuro, amore! Te lo giuro
sulla mia vita! –
Stringendo sua moglie nell’abbraccio, non visto, Vegeta spalancò gli
occhi, pensando: Non me la racconta giusta… c’è qualcosa che non va. E devo
scoprire che cosa.