8.
Nessuno di noi è veramente pulito.
Quell’affermazione gli risuonava in testa, mentre al volante della sua
auto percorreva la tangenziale, diretto verso l’agenzia investigativa.
Nessuno di noi è veramente pulito.
Lanciò un’occhiata al sedile del passeggero. La ventiquattrore nera era
chiusa, con il suo contenuto al sicuro.
- Se così dev’essere, ebbene, sia – mormorò, sempre più consumato
dal pensiero che sua moglie nascondesse qualcosa. Sicuramente in quei DVD
avrebbe trovato le risposte che cercava.
Ne era più che convinto.
*****
Per la terza volta nella sua vita, fermò la familiare nella piazza antistante la galleria dove si trovava l’agenzia
investigativa. Prese in mano la valigetta, se la mise sulle ginocchia e fece
scattare le chiusure tirando i due grilletti coi pollici.
I soldi erano ancora tutti lì dentro: duemila euro, in banconote da
dieci, prelevati dal suo conto corrente in banca.
Annuì, quindi prese in mano la valigetta e aprì lo sportello.
Fuori, cominciò ad avviarsi verso l’agenzia, quando un’automobile
parcheggiata attirò la sua attenzione.
Una Peugeot 206 verde bottiglia.
Ma guarda, è identica a quella di mia mogl…
Nel momento stesso in cui formulò quel pensiero, la vide.
Bulma era lì, all’ingresso
della galleria, con Yamazu che le correva dietro.
- Signora, la prego! Mi dia almeno cento euro! –
Sua moglie reggeva fra le mani una scatola di cartone: lì dentro
c’erano i DVD che la riguardavano.
- Cento calci nel culo, le do, altroché…! E ringrazi Dio che non ho chiamato i carabinieri! – gridò, all’indirizzo di Yamazu, che se ne stava con le orecchie abbassate e il
cappello in mano. Contrito, o più probabilmente deluso per non aver beccato un
centesimo.
Prima che Bulma potesse accorgersi della sua
presenza, fece velocemente dietrofront e s’infilò nei sedili posteriori della
sua macchina, osservando i movimenti di sua moglie dal lunotto posteriore.
Accovacciato sul divanetto, vide che sua moglie apriva la portiera
posteriore della sua macchina e vi adagiava la scatola. Poi la vide chiudere lo
sportello e infine salire al posto di guida, mettere in moto e fare manovra.
Gli passò accanto, e fu
allora che anche Vegeta scavalcò e saltò al posto di guida. Avviò il motore e
partì all’inseguimento.
*****
Non è niente. Non è niente. Stai tranquilla, va tutto bene.
Va tutto bene. Va… tutto… bene…
Mentre guidava, Bulma continuava a ripetersi
quel mantra, nella convinzione che adesso i DVD ce li aveva lei e nessuno li
avrebbe più rivisti.
Più di tutto, stava pensando a un modo per distruggerli. Come si può
distruggere un oggetto come un DVD? Potrei spezzarli, pensò, salvo poi
desistere dal proposito in quanto sarebbe stato faticoso spezzarli tutti uno
per uno.
Scioglierli in una qualche sostanza? Sì, forse
poteva andare. Ma se avesse sprigionato dei fumi tossici?
La domanda rimaneva anche se avesse deciso di
bruciarli, in più non sapeva se avrebbero mai preso fuoco, anche se sembrava la
soluzione più plausibile.
Si riservò di pensarci in un secondo momento. Per ora, bastava solo
farli sparire.
*****
La 206 verde svoltò nella via in cui
viveva la sua proprietaria insieme al marito che la stava seguendo.
Bulma entrò nel portone e
Vegeta la seguì qualche minuto dopo, per evitare che, vedendolo, s’insospettisse.
Parcheggiò accanto all’auto di sua moglie. Scese velocemente e guardò
sui sedili posteriori attraverso il finestrino: la scatola non c’era.
Sospirando, si avviò verso l’androne d’ingresso. Quando fece per
prendere le scale, un rumore attirò la sua attenzione.
Passi che salivano le scale dallo scantinato: sua moglie vi era scesa,
e ora stava risalendo.
Velocemente, si nascose dietro una colonna, mentre l’ascensore scendeva
e si fermava al piano terra, dove Bulma aprì la porta
e vi entrò.
Quando fu sicuro di essere rimasto solo, Vegeta fece capolino dal suo
nascondiglio improvvisato e si avviò anche lui verso lo scantinato.
*****
La cantina era ingombra di vecchi mobili, su cui erano accatastate
bottiglie vuote e conserve della madre di Bulma, che
regalava loro a cadenza periodica. In un angolo c’era un baule contenente i
vecchi giocattoli di Trunks, troppo piccolo per
contenere anche il suo triciclo dal telaio blu con le ruote rosse, che infatti era accatastato sopra una coppia di sedie
capovolte, reperti di un vecchio ammobiliamento.
- Dove l’hai messa, eh? – mormorò, guardandosi intorno in mezzo
al ciarpame.
Guardò in una cesta: qui erano contenuti libri e quaderni di Trunks, tutti perfettamente in ordine, o comunque non sembrava che qualcuno li avesse spostati per seppellirvici
qualcosa. La richiuse, tornando a guardarsi intorno.
Ragionò un momento: se sua moglie era furba (cosa che dubitava) doveva
aver nascosto la scatola in un posto dove non sarebbe potuta saltar fuori
all’improvviso, come ad esempio un contenitore. Lì di contenitori c’erano solo
il baule con i giocattoli e la cesta con dentro i libri. Ah, e ovviamente,
c’erano le scatole da scarpe con le calzature accantonate della famiglia.
Guardò in quella direzione: nessuna di quelle scatole era quella che
cercava, erano tutte colorate o al più nere, ma non ce
n’era una di semplice cartone.
- Se io fossi mia moglie – sussurrò – dove nasconderei una
scatola poco più grande di una scatola da scarpe? –
Immedesimandosi nel ruolo del suo investigatore preferito, il Tenente
Colombo, cercò di ipotizzare una situazione.
- Allora: lei entra qui e nasconde la scatola. Ci mette poco, circa
cinque minuti scarsi, poiché l’ho vista subito dopo che ho parcheggiato. È entrata
qui. Qual è la prima cosa che ha visto? –
Tornò verso la porta della cantina, quindi la chiuse e poi rientrò. La prima
cosa che vide fu il vecchio materasso di Trunks,
arrotolato sotto la catasta di sedie.
Vediamo se ci ho visto giusto, pensò.
Si accovacciò e provò a spostare il materasso. I suoi occhi s’illuminarono
quando trovò che stava cercando.
Nascosta dietro il materasso, praticamente spinta in fondo, quasi
vicino al muro, c’era la scatola di Yamazu.
Allungò il braccio e la estrasse dal nascondiglio.
E adesso vediamo cosa c’è sotto, pensò, prima di
dirigersi nuovamente verso la sua automobile.