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Autore: moira78    03/12/2020    4 recensioni
Ormai alle soglie del nuovo millennio, Candy racconta a sua figlia e sua nipote la storia della sua vita. Ho cercato di riempire il vuoto lasciato dal finale sibillino dei romanzi dell'autrice originale, tentando di cogliere lo spirito dei personaggi e scrivendo in modo più dettagliato ciò che è accaduto dalla scoperta dell'identità del Principe della Collina in poi.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine fu il destino a scegliere per noi. Terence mi aveva chiesto scusa con tutto il cuore per il suo comportamento e io, per mia indole, lo avevo perdonato. Non avevamo più toccato l'argomento e avevo accettato la sua costante e rassicurante presenza in casa.

Prima o poi, ero certa che avremmo parlato ancora, io e lui.

Ed ero anche certa che quello che aveva da dirmi non avrebbe fatto bene né a me, né tantomeno a lui.

Avevamo tirato già fuori le valigie e ci apprestavamo a parlare con i bambini per chiedere anche il loro parere prima di lasciare la casa definitivamente, quando arrivò un telegramma.

Un telegramma non era una lettera e poteva portare sia buone che cattive notizie. Mentre lo aprivo con mani tremanti, però, già sentivo che sarebbero state brutte nuove: il mittente era la Casa di Pony.

Suor Lane mi annunciava con dolore la dipartita di Miss Pony.

Fu come aprire una diga che ero riuscita a chiudere momentaneamente e tornai a piangere come poco dopo la morte di Albert. Avrei voluto e dovuto essere forte per i miei figli, ma ancora una volta fu Terence a tirarmi fuori dal mio dolore.

Fu un dejà-vu quando venne da me dopo aver messo a letto Eleanor e Anthony: "Candy...", mi disse solo e io capii immediatamente.

Anthony aveva cominciato ad avere gli incubi ed Eleanor a non concentrarsi più sullo studio. Tutto puntava in un'unica direzione.

"Torneremo alla Casa di Pony", dichiarai asciugandomi le ultime lacrime, vedendo finalmente il futuro con chiarezza, "aiuterò Suor Lane e tornerò alla Clinica Felice. Iscriverò i bambini alla scuola del villaggio e ricomincerò tutto da dove lo avevo lasciato".

"Condivido la tua scelta, ma non pensi che i bambini avrebbero bisogno di una scuola migliore?", suggerì lui, con delicatezza.

"Sì, ci avevo pensato, ma avranno tempo di studiare nelle scuole migliori quando saranno più grandi. Avranno modo di conoscere i luoghi a me più cari".

Così partimmo.

Quando chiusi le stanze e la porta principale di quella grande casa, dove avevo vissuto una parte così felice della mia vita con il mio Albert, mi parve di vederlo morire di nuovo. Era come se gli stessi dando l'addio definitivo solo in quel momento.

L'addio a Terence era stato doloroso, ma sapevo che lui era vivo e stava bene. Avevo in grembo Eleanor e Albert mi era vicino. Perdere il mio secondo marito per una malattia, mentre era ancora relativamente giovane e con due bambini piccoli mi aveva straziato il cuore, ma con il mio solito spirito ottimista mi dissi che avevo i miei figli e un uomo devoto che ora mi era amico, al mio fianco.

Non mi bastava, questo urlava il mio cuore.

Rivolevo il mio principe, i suoi occhi azzurro cielo che mi guardavano teneramente, la sua risata, la sua voce, il suo appoggio e la certezza di trovarlo in ogni momento della mia vita. Era come se la piccola Candy che aveva appena visto andare via la sua sorellina Annie non avesse più nessuno a dirle: "Sei più carina quando ridi che quando piangi".

"Candy, non fare così". Terence mi prese per le spalle, fermamente e con dolcezza mentre mi scioglievo in singhiozzi davanti al cancello chiuso. Era lo stesso tocco di quando ci eravamo detti addio sulle scale di quell'ospedale di New York, tantissimi anni prima, mentre Susanna attendeva il suo ritorno nella propria stanza.

Quando mi voltai, vidi il suo volto segnato solo da qualche ruga e le espressioni tristi dei miei due miracoli. Corsi ad abbracciarli, mentre guardavo il mio ex marito con gratitudine: "Scusatemi, ora sono pronta. Andiamo".

La Casa di Pony era sempre la stessa, ma mi ci volle tempo per abituarmi all'idea che sarei stata lì senza la cara Miss Pony e, soprattutto, senza il mio Albert ai piedi di papà albero. C'erano sere in cui, dopo aver accarezzato il quadro di Slim e il portagioie, il mio sguardo correva lì e venivo sopraffatta dai ricordi.

Accanto a me avevo di nuovo Annie e Patty, persino Archie cercava di scuotermi e Robert assecondava la mia richiesta di turni più lunghi. I nostri figli giocavano tutti insieme ed era bellissimo vedere la sintonia che li legava: non mancava davvero nulla alla mia vita, se non l'uomo che amavo.

Dopo lunghe insistenze, Terry era tornato a New York da dove mi mandava lettere nelle quali mi raccontava come stava cercando di ricominciare con la sua vita. Ma avvertivo che i suoi tentativi zoppicavano, come i miei. Tornava spesso per vedere Eleanor a Anthony e per quanto riguardava le nostre conversazioni si riducevano a pochi convenevoli. Ci eravamo di nuovo allontanati.

Un giorno io e Suor Lane ci trovavamo in cucina, intente a preparare un dolce quando lei mi disse: "C'è nulla che posso fare perché i tuoi occhi tornino a sorridere come una volta?".

Le mie mani smisero d'impastare e usai l'avambraccio per togliermi un capello ribelle dalla fronte: "Se ha ricevuto il dono di compiere miracoli di resurrezione da Nostro Signore, sì", risposi sforzandomi di sorridere.

"Candy", mi ammonì lei con chiaro tono di rimprovero.

"Mi perdoni, non era mia intenzione essere blasfema", mi scusai.

"Non è questo. Tesoro, non ne abbiamo più parlato perché non volevo ferirti, ma è ora che tu vada avanti: lo devi a te stessa e ai tuoi figli".

"Tutte le mie scelte sono state fatte pensando in primis a loro. Appena saranno più grandi offrirò loro la possibilità di studiare nelle migliori scuole di Chicago e mi organizzerò per...".

"Non intendo nemmeno questo. Ti prego, non fare finta di non capire".   

Guardai Suor Lane e, nonostante l'amassi come una madre non potei impedire al mio sguardo d'indurirsi: "Non mi dica che anche lei vorrebbe vedermi di nuovo sposata?".

Lei scosse la testa e mi si avvicinò: "Candy, sai benissimo che non mi intrometterei mai a questi livelli nella tua vita privata, soprattutto dopo tutto quello che hai passato. Voglio solo dire che devi lasciare libero il tuo cuore di provare di nuovo emozioni. Godere delle piccole cose della vita, dei sorrisi dei tuoi figli e... perché no, innamorarti ancora una volta se lo desideri. Non è peccato, se è vero amore".

"Non ci si innamora a comando", sbottai ricominciando ad impastare con vigore.

"Non dico questo, ma se c'è una piccola, seppur flebile possibilità di gioia dentro di te non spegnerla. Sono certa che era anche quello che voleva tuo marito".

Scoppiai a piangere e dovetti sedermi, con l'aiuto di Suor Lane, perché le gambe non mi reggevano più. Le raccontai delle parole di Albert a Terence sul suo letto di morte e della discussione avuta col mio primo marito in merito a questo.

Lei rimase in silenzio ad ascoltarmi, accarezzandomi la testa come faceva quando ero piccola. Poi parlò: "Candy, tu ti sei sempre fidata del signor Albert, vero? Ebbene, non essere in collera con lui per quello che ha detto a Terence prima di morire, ma sii grata per il suo grande cuore. Voleva che tu avessi la possibilità di essere felice ancora una volta. Non essere nemmeno arrabbiata con il tuo primo marito, perché le sue parole dure possono derivare semplicemente dal dolore di averti persa, tanti anni fa. Perdona, lascia andare il dolore e concediti di tornare felice. Torna a essere la nostra Candy di sempre".

Non seppi cosa rispondere, vedendo le lacrime spuntare negli occhi di quella donna così speciale per me. L'abbracciai e piansi con lei per un tempo indefinibile.

Per la mia felicità ci volle molto, molto tempo. 
   
 
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