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Autore: lapacechenonho    03/12/2020    4 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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17- 004: Things you said under the stars and in the grass (Le cose che hai detto sotto le stelle, disteso sull’erba).
 
Da quel momento di avvicinamento tra Harry e Ginny, il tempo era passato. La neve si era sciolta al sole, il prato non era più imbiancato ma verde e rigoglioso, il freddo pungente aveva lasciato il posto al caldo estivo e l’inverno era diventato finalmente estate. Ginny aveva concluso la scuola con ottimi voti (ovviamente inferiori a quelli di Hermione) e quel tempo di transizione aveva permesso ad Harry e Ginny di avvicinarsi, seppur in modo cauto. Adesso parlavano e scherzavano tra di loro, riuscivano a stare nella stessa stanza contemporaneamente; una volta Harry aveva portato addirittura Teddy alla Tana!
Ginny sospirò e si sdraiò sull’erba del giardino di casa sua. Erano i primi giorni di luglio e l’arsura del giorno era insopportabile, trovava ristoro solo dopo il tramonto, quando l’aria diventava più fresca. Nel cielo spuntavano le prime stelle e quasi senza volerlo, Ginny si chiese se tra quelle stelle c’era anche suo fratello Fred. Era già passato un anno da quando non c’era più. Era stato un anno terribile per la sua famiglia: sua madre aveva spesso attacchi di pianto che nessuno riusciva a fermare, suo padre era diventato intrattabile, Percy era sempre cupo e andava costantemente in giro con la faccia da funerale, George per un periodo di tempo lunghissimo si era rifiutato di uscire dalla sua stanza. Non rideva, non mangiava, le poche volte che lo si vedeva era pallido e aveva gli occhi rossi e gonfi. Era come se condividesse la stanza con un Dissennatore che gli succhiava la felicità e lui, incurante, glielo lasciava fare.
La svolta era cominciata piano piano. Prima aveva iniziato a scendere a cena la sera di Natale, poi aveva ricominciato ad andare in negozio accettando l’aiuto di Ron e Verity, e infine aveva ripreso in mano la sua vita. Era un po’ più spento, ma era sempre George. Anche Ron aveva sofferto, anche se aveva cercato di non darlo a vedere, una volta lo aveva sentito piangere nella sua stanza, Ginny sarebbe voluta entrare ma era un dolore ancora troppo fresco anche per lei e probabilmente avrebbe pianto anche lei senza veramente essere d’aiuto al fratello. L’ago della bilancia era stato Bill. Aveva accusato il colpo perché si sentiva il fratello più grande che aveva mancato al compito di proteggere il fratello più piccolo ma aveva cercato di rimediare al suo errore cercando di bilanciare il dolore della sua famiglia. Cercava sempre di parlare con ognuno di loro e confortarli un po’. Era anche un po’ merito suo se Ginny non era crollata definitivamente.
«Non sapevo ti piacesse stare sdraiata sull’erba» commentò una voce divertita alle sue spalle. Non ebbe bisogno di girarsi, non era la voce di qualche suo fratello, era la voce di Harry. E come poteva non riconoscerla? Sorrise al cielo, senza guardarlo, ultimamente stare insieme ad Harry era diventato quasi terapeutico per la sua pace interiore, spesso era lei a cercare di stare con lui il più possibile.
«Di solito non lo faccio, infatti» commentò fissando il firmamento. «Oggi faceva troppo caldo in casa e mi sono sdraiata sull’erba alla ricerca di un po’ di fresco». Harry nel frattempo si era avvicinato e la sovrastava. Notò che aveva una cicatrice fresca sulla faccia, trattenne da chiedersi come se la fosse procurata. Poi Harry si sdraiò accanto a lei; il frinire dei grilli intanto iniziava a riempire l’aria intorno a loro.
«E così hai finito Hogwarts…» iniziò. Ginny aveva ancora gli occhi puntati verso il cielo, ma sentiva lo sguardo di Harry su di lei. Era penetrante. Era brucente.
«Già…» sospirò Ginny.
«Sai già cosa fare adesso che hai finito la scuola?» chiese. Era sinceramente interessato e Ginny non poté che rispondere sinceramente, come non aveva fatto con nessuno della sua famiglia fino a quel momento.
«Pensavo di fare qualche provino per il Quidditch» rispose mentre osservava la stella più luminosa del cielo. Era una notte senza luna ma ugualmente bella.
«Cavolo! Giocatrice professionista di Quidditch?!» esclamò Harry.
«Non c’è niente di male, no? Sono brava e mi piace volare, credo di essere abbastanza sportiva da accettare una sconfitta, ho tutte le carte in regola per diventarlo…» rispose facendo spallucce. Non aveva capito se Harry fosse più entusiasta o sconcertato.
«E hai ragione!» le diede man forte. «Nel mio breve periodo da capitano, posso dire che eri la giocatrice migliore che avesse la squadra Grifondoro». Ginny non riuscì a nascondere un sorrisetto compiaciuto. I complimenti sul Quidditch la lusingavano molto più che i complimenti sul suo aspetto fisico.
«Ti ringrazio» disse guardandolo per la prima volta. Dopo tanto tempo, i loro occhi finalmente si incontrarono ed il cuore di Ginny accelerò impercettibilmente la sua corsa, come se volesse andare nella cassa toracica di Harry e prendere il suo cuore per abbracciarlo. Ignorò quel breve riflesso fisiologico e tornò a concentrarsi sulla conversazione.
«So che quest’anno è toccato a te fare il capitano» le parole di Harry la riportarono alla realtà. «Com’è stato?» chiese. Ginny sospirò.
«Piuttosto strano» ammise. «Non è stato un anno sereno, almeno all’inizio. Dopo Natale è migliorata un po’ la situazione ma ci vorrà del tempo finché Hogwarts ritorni quella di sempre, quella che abbiamo conosciuto noi».
«Intendi quella dove al primo anno tu sei stata posseduta da un diario, c’era un professore con Voldemort sulla nuca, è entrato un ipotetico assassino, sono stato scelto per un Torneo in cui sarei potuto morire e tutte le altre cose che sono successe?» domandò con tono ilare. Ginny rise di gusto pensando a tutto ciò che era davvero accaduto in quegli anni.
«Però eravamo felici, non ci rendevamo conto di quello che accadeva per la maggior parte del tempo. È questo che è mancato quest’anno: la serenità. Perfino i ragazzini del primo anno erano terrorizzati» spiegò una volta tornata seria.
Tra loro scese il silenzio, ognuno era perso a contemplare le stelle, Ginny ancora a chiedersi se tra di esse ci fosse Fred, Harry chissà a cosa pensava. Ginny avrebbe voluto chiederglielo ma le sembrava una domanda troppo intima.
«Ginny» iniziò lui schiarendosi la voce. «Ti va di ricominciare?» domandò senza manco prendere fiato. Ginny si girò verso di lui con gli occhi sbarrati ma lui continuava a guardare il cielo.
«Ricominciare cosa?» chiese leggermente nel panico. Si era aspettata di tutto ma questa domanda l’aveva lasciata di stucco.
«A vederci, a stare insieme…Ricominciare seriamente, senza avvicinarci per poi allontanarci. Baciarci poi litigare, poi ricongiungerci. Stare insieme per davvero» rispose. «Sempre se vuoi, eh!» si affrettò ad aggiungere.
Ginny sospirò tirandosi su e sedendosi a gambe incrociate, si girò verso Harry ed anche Harry fece lo stesso. Lei sapeva di amare Harry, lo amava con ogni fibra del suo corpo. Ogni volta che lo vedeva le pupille si dilatavano ed il cuore andava più veloce. Ma non era ancora pronta. Aveva appena finito la scuola non sapeva se sarebbe riuscita ad entrare davvero in una squadra di Quidditch o se avrebbe dovuto trovare un ripiego, Harry aveva appena concluso il primo anno all’accademia di Auror. Le sembrava troppo presto…
«Harry…io…» balbettò. Si guardò intorno cercando le parole giuste da usare.
«Lascia stare. Fai come se non ti avessi detto niente» tagliò corto lui iniziando ad alzarsi. Ginny lo bloccò per il polso.
«Aspetta!» esclamò. «Non ho finito!» Harry si risedette, percepiva un po’ di astio da parte sua, ma non gliene fece una colpa. Probabilmente al posto suo, lei avrebbe reagito esattamente allo stesso modo. «Io voglio stare insieme a te» chiarì. «Ma ho bisogno di un altro po’ di tempo. Tempo per capire cosa fare dopo Hogwarts, per capire chi sono oltre Ginny Weasley di Grifondoro. E ho bisogno di farlo da sola» spiegò.
«E quindi?» domandò leggermente impaziente.
«Ti chiedo solo di aspettare per un po’» rispose lei quasi in un lamento. Come se fosse una supplica. Harry parve rilassarsi un po’, Ginny lo prese come un buon segno e si conseguenza si rilassò anche lei. Avvicinandosi, lui le lasciò una morbida carezza sulla guancia e un leggero bacio in fronte.
«Ci vediamo presto, Ginny» mormorò.
 
«Devo ammettere che quando sono tornato a casa ero piuttosto depresso» disse Harry ridendo una volta che ebbe sentito il racconto della moglie.
«Scusami, avevo davvero bisogno di un po’ di tempo…» rispose Ginny ridacchiando e pensando a quel periodo della sua vita.
«È stato un anno strano quello» commentò pensieroso, aveva la testa appoggiata alla spalla della moglie e fissava il loro salotto.
«Puoi dirlo forte!» convenne lei. «Però negli anni successivi mi sono fatta perdonare» si premurò di ricordare.
«Certo che sì!» affermò con una certa foga. «A partire da quando ci siamo messi ufficialmente insieme».
Questa volta non ci fu bisogno di una domanda o di un pretesto, le loro menti avevano iniziato a viaggiare ed avevano di nuovo diciotto e diciannove anni e un futuro da costruire.
 

   
 
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