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Autore: tess89    22/08/2009    10 recensioni
Ccosa succederebbe ai nostri amati vampirelli se per un giorno interminabile un loro desiderio si realizzasse? Uno e un solo desiderio per un solo giorno... Vedremo cosa combineranno!
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saaaaaaaaaaalve gente! Quanto tempo! Ma è bello essere di nuovo qui! Ecco per voi un nuovo capitolo spero vi piaccia! Baci Tess
P.S.  Recensiteee!!



Capitolo 10
“Passioni incomprensibili”

Edward

Un disastro, non c'era altro modo per definire la situazione. Però vedevo il mondo da un'altra prospettiva. Jasper versione sex-simbol era affascinante. Certo, egocentrico e vanitoso che al confronto Rosalie era innocente come un agnellino, ma senza dubbio non mi dispiaceva osservare gli addominali scolpiti che spiccavano ogni qual volta si ammirava allo specchio. Le occhiate di Alice e di Bella ( oddio, non potevo realmente credere che quel ragazzo fosse lei!) mi riprendevano ogni volta.
Uffa! Che potevo farci? Ormai ero una donna... Caspita!
Osservai Il ragazzo bruno seduto sul divano. Mi guardava anche lui. L'attrazione tra noi due era palpabile. Mi faceva impressione. I miei istinti mi attiravano come una calamita verso di lui ma la mente mi riportava alla realtà ricordandomi che era una donna anche lei. Non fisicamente, certo.
Ma che potevo fare?! Mi tentava con quelle labbra rosee e piene malgrado i lineamenti virili.
Nella mia testa si formarono i ricordi dei momenti vissuti insieme a Bella. Potenti.
Il suo corpo stretto nel mio, il respiro irregolare, i baci...
Basta! Non era Bella! Era un ragazzo e basta! Ma con quella camicia sbottonata nei primi tre bottoni che scoprivano il petto liscio e bianco...
Scossi la testa mentre mi torcevo le mani tentando di frenare la passione che mi attanagliava nel vederlo così. D'altronde non è l'uomo a fare il primo passo, in genere?
Ma quella era mia moglie!! E l'uomo ero io non lei! Quale primo passo dovevo fare?
Che confusione...
Improvvisamente Jasper mi affiancò e mi carezzò il volto.
“Sento le tue emozioni...” Sussurrò. “Provaci.” Mi sorrise e mi strinse l'occhiolino.
Inarcai le sopracciglia profondamente preoccupato. Sarei arrossito violentemente se fosse stato possibile.
Lanciai un'occhiata al ragazzo... Bella...
Sospirai afflitto.
“Lei sente lo stesso.” Concluse accarezzandomi ancora.
Due ringhi profondi e irritati ci raggiunsero dal salotto.
Incontrai prima gli occhi di Alice. Dai suoi pensieri giungevano tutte le possibili torture nei miei confronti se Jasper non si fosse allontanato immediatamente.
Da Bella invece non veniva nulla ma il suo sguardo era lo stesso di quello di Alice. Era gelosa.
Chinai il capo imbarazzato. Volevo che finisse. Volevo che Bella e io tornassimo normali. Le avrei dimostrato quanto mi era mancata.
Poi pensai sinceramente che mi stavo sbagliando.
Non mi ero innamorato solo della bellezza di Bella, ma di Bella come animo, come gentilezza, come intelligenza, come ingenuità e altruismo.
Amavo Bella perchè era lei e basta. Non mi importava del resto.
Con passo cauto e con il suo sguardo intenso addosso, mi avvicinai a lei.

Bella

La guardavo avvicinarsi. Il mio corpo era scosso da tremori impensabili. La volevo, troppo.
Non potevo negarlo. Odiavo se guardava Jasper. Odiavo se non guardava me.
Lei era Edward. L'uomo che avevo sposato con tutto l'amore di cui il mio cuore era capace.
Poteva essere possibile, pur in una situazione come questa?
Che cosa assurda. E dovevo ammettere che quella mia magliettina gli stava decisamente bene!
Merda! No, Bella. Non lasciarti trascinare in questa situazione già imbarazzante di suo!
Oddio, ma perchè si deve avvicinare così? Si rende conto che è una tentazione solo a guardarla??
Cristo santo, non può venire così vicino, no!
Respira, Bella, rilassati. Tanto verrà per chiederti una cosa innocua, non ti scaldare tanto. Vorrà chiederti che... che pensa che sia una bella giornata, sì, sì. ... Sì?
“Ehm... Bella?”
“Si, Edward?” Deglutii rumorosamente. Meno male che non sono più capace di arrossire.
“Ehm, pensavo se...” Dimmi che pensi sia una bella giornata, ti prego, ti prego, nulla di più, nulla di più...
“Se...?” Lo incoraggiai allarmata e contemporaneamente desiderosa di sentire ancora il suono melodioso della sua voce.
“Se... ti andava di venire a caccia con me.” Disse con una piccola ruga tra le sopracciglia.
Avrei voluto morire così, senza dubbio. Stava in piedi di fronte a me e io le facevo praticamente la radiografia con lo sguardo. Di nuovo deglutii, il pomo di Adamo che mi saltellava nella gola.
Avrei voluto toccarla per capire se fosse reale, oppure no. Dio mio, qualcuno venga a darmi una mano!
Jasper si avvicinò leggermente, con il suo – ormai accertato e stabilito – passo di danza.
Vidi Edward che inarcava leggermente le sopracciglia prima di girarsi poco verso di lui con aria perplessa. “Che...”
Ma non ebbe il tempo di dire altro che me lo ritrovai tra le braccia. Jasper l'aveva spinta su di me. Finimmo entrambi, in un groviglio di braccia e gambe, distesi sul divano.
Non svegliatemi, vi prego, sono in paradiso...
L'uomo dentro di me esultò, fece qualche capriola all'indietro col salto mortale triplo e poi sospirò di meraviglia. La donna invece era più irritata e imbarazzata che altro.
Ci guardammo per un istante infinito negli occhi, oro nell'oro.
Poteva essere possibile? Rimasi immobile, senza respirare, senza parlare.
Poi finalmente lei... (cavolo, di nuovo!) lui si alzò.
Stavo con sguardo vacuo perso nel vuoto. Mille domande mi frullavano in testa. Per la prima volta dopo qualche mese dalla mia trasformazione, aveva bisogno di aria.
“Va bene, andiamo a caccia.” Dissi quasi senza pensarci.
Sotto lo sguardo allibito dei presenti uscimmo nel grande giardino. L'aria pura mi rilassò ma non aiutò a mantenere a mente lucida. Il mondo si stava rovesciando.
Correvamo nella foresta silenziosa. Non avevo sete ma sentivo che era il momento giusto per andare a caccia. Abbondare non fa mai male.
Vidi di sbieco una chioma color bronzo alla mia sinistra, ferma, aveva lasciato che la superassi.
“Edward, che succede?” Chiesi allarmata.
Chinò il capo. Sembrava non riuscisse a parlare.
“Edward?”
Sorrise malinconico. “ Che situazione imbarazzante...” Disse infine.
“A chi lo dici!” Dissi anch'io con un sorrisetto. Lei mi guardò leggermente colpita.
“Che c'è?” chiesi.
Si morse il labbro inferiore. “Ricordi quando mi rimproveravi che abbagliavo le persone?” Non capivo. “Di che parli?”
“Già, forse ti viene difficile ricordare. Eri umana” Sospirò e tentò di riprovarci. “Eravamo in un ristorante a Port Angeles. Mi avevi rimproverato di aver tentato di colpire la cameriera” Sorrise ai suoi pensieri.
Vaghi ricordi si insinuarono nella mia mente. Quasi per chiedere conferma tolsi lo scudo per mostrarglieli.
Una sala piena di tavoli, un separè con un tavolo appartato; il suo sorriso, abbagliante, folgorante, splendido.
“Si...” Disse lui infine contento che avevo ricordato.
“Non ti rendevi conto di aver abbacinato quella povera cameriera!” Dissi stizzita.
Sospirò. “Ora capisco come ti sentivi...”
“Che vuoi dire?” Domandai perplessa. Inoltre ero anche attratta da lui. Volevo andare ad abbracciarlo e stringerlo amorevolmente.
Sorrise. “Io ti abbagliavo, vero?”
“Decisamente...” Risposi guardando altrove.
“Ecco, tu ora abbagli me” Tornai a guardarlo. Non poteva averlo detto. Era la mia immaginazione. Lui provava quello che provavo io? Attrazione pura, folgorante e potente?
Potevamo guardarci dentro la nostra anima, senza guardare i nostri corpi, così cambiati e innaturali?
Provai a immaginare di avere davanti Edward. Bello come un dio pagano della bellezza.
Spettacolo irreale di magnificenza. Tolsi nuovamente lo scudo per mostrargli i miei pensieri. Lo sentii sorridere, pur avendo gli occhi chiusi.
Mi avvicinai lentamente e lui fece lo stesso. Così, con gli occhi chiusi, immersi nei nostri ricordi.
Finchè le mie labbra toccarono le sue.


Carlisle

Ovviamente non potevo provare stanchezza, ma ciondolavo in una sorta di cattivo presentimento.
Sarà stata una botta di pessimismo.
Parcheggiai la Mercedes nel garage, il resto della famiglia era a casa. Lo notai dalla fila di macchine posteggiate accanto alla mia. Non ne mancava una.
Sorrisi mentre scendevo dalla macchina con la ventiquattro ore in mano.
Respirai l'aria intorno. Aria di casa. La mia famiglia era a già riunita. Trovai anche l'odore di Jacob Black, probabilmente in soggiorno. Le scie di Edward e Bella scivolavano lontano nel bosco, probabilmente a caccia. Strano, la loro ultima caccia era stata due giorni prima. Mi strinsi nelle spalle e mi inoltrai nel portico d'ingresso.
La porta si aprì ancor prima di toccare la maniglia.
La facia preoccupata di mia moglie oltre la soglia mi fece allarmare tremendamente.
“Che succede?” Chiesi.
“Guarda tu stesso” rispose lei con aria afflitta.
Già nella mia testa prevedevo quale sorta di terapia medica dovessi proporre a qualcuno. Chi stava male? Fortunatamente avevo tutto il mio occorrente.
Ma ciò che mi si parò davanti non era quello che mi aspettavo.
“Che cosa è successo?” Ero sbalordito, incapace di realizzare se ciò che stavo guardando fosse vero oppure era solo un brutto scherzo della mia immaginazione.
Jasper indossava una camicia rosa e si rimirava allo specchio aggiustandosi i capelli.
Rosalie accarezzava il pelo folto di un orso bruno accucciato sul pavimento davanti a lei. Renesmee giocava con un bambino piccolo e dalla pelle abbronzata. Esme guardava stravolta i presenti. Alice era al piano di sopra, trafficava con alcuni vestiti, dal rumore mi sembravano una montagna, molti più del solito.
Edward e Bella, come previsto, non erano presenti.
Alice da sopra scattò in un secondo fino al mio fianco. “Ciao, papà!” Trillò contenta.
“Qualcuno vuole spiegarmi qualcosa?”
“Oh, sì scusa. Dunque Ognuno di noi, non sapendolo ha espresso un desiderio e quello si è avverato inspiegabilmente! Io ho desiderato una montagna di vestiti, infatti ti consiglio di non salire di sopra; Nessie ha chiesto un amichetto, infatti il cane sta facendo il suo dovere di animale da compagnia” Guardai allarmato il bambino che giocava con Nessie.
“Buona sera, dottor Cullen!” Mi salutò con la manina paffuta e abbronzata. Nessie gli sventolò un giocattolo sotto il naso per attirare la sua attenzione.
“Jake, Jake! Guarda che bella questa bambola! Me l'ha regalata la zia Alice!” strillò sorridendo.
I bambini tornarono a giocare.
Guardai allarmato Alice. “Stai scherzando, spero”
“No, purtroppo no. Ma c'è chi se lapassa peggio. Jasper si crede un sex-simbol e Emmett sputerà palle di pelo per le prossime due settimane.”
“Palle di pelo?”
Mi indicò l'orso bruno ai piedi di Rose.
“Quello è Emmett?!” L'orso mi fissò e mugolò piano sul suo posto prima di riposare di nuovo il muso in terra.
Dovetti aspettare un minuto per riprendermi. “E Edward e Bella?”
“Oh, loro sono i più comici.” Perse per un momento lo sguardo. “Ah. Stanno venendo. Arriveranno tra cinque... quattro... tre... due... uno...”
La porta alle mie spalle si aprì. Un vampiro dai capelli bruni e gli occhi d'oro, e un'altra dalla folta chioma familiarmente bronzea, fecero la loro apparizione nell'ingresso.
“Ciao, papà” Sussurrò la rossa.
“Buona sera, Carlisle.” Disse Il vampiro.
Scossi la testa. “Qualcuno vuole dirmi che diamine succede???”
Jasper si voltò verso di me. “E dai papino caro. Ogni tanto una scossa non ci fa mica male.”
Si animò i capelli con un frullo di dita e svolazzò al fianco di Alice facendole l'occhiolino.
Si decisamente. Qualcosa non andava. E il mio presentimento era azzeccato.



  
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