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Autore: LadyHeather83    05/12/2020    2 recensioni
Marinette si trova in coma, dopo una brutta caduta durante l'allestimento della recita di fine anno.
Durante il suo risveglio, avrà una brutta sorpresa: non riesce a trovare Tikki, le foto di Adrien appese in camera sua, non ci sono, ed in più la madre le dà una notizia sconvolgente, dovrà servire al catering di fidanzamento di Adrien Agreste e Kagami Tsurugi.
Riuscirà a portare tutto alla normalità?
Genere: Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Kagami Tsurugi, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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REALTA’ PARALLELA

*

Capitolo 5 – Missione: ripristinare l’ordine naturale delle cose

*

Le immagini dei palazzi e negozi scorrevano veloci, e Adrien li osservava dal finestrino abbassato della berlina grigia.

Stava tornando a casa, avrebbe fatto la riabilitazione lontano da lei, da quella aver realizzato solo la sera prima, essere la ragazza di cui era follemente innamorato.

Da sempre.

Non era Kagami la ragazza dei suoi sogni, come credeva, infatti, la loro breve storia d’amore, era terminata qualche mese prima, perché la ragazza lo trovava insicuro e si era accorta che non si lasciava andare come doveva.

Complice il fatto, che si vedevano solo alle lezioni di scherma e se i genitori si dovevano incontrare per fare affari.

“Come mai sei così taciturno?” Chiese in tono accigliato Gabriel, rivolgendosi al figlio che gli sedeva accanto.

“Sono preoccupato per le condizioni di Marinette”. Rispose non degnandolo di uno sguardo.

“Starà bene, vedrai”.

“La fai sembrare una cosa da niente”.

Lo stilista non poteva sapere cosa le stava accadendo, e che l’unico modo per aiutarla a farla uscire dal coma, era lui, e la sua chiave che portava al collo.

“Gli esami sono apposto, no? Deve solo svegliarsi”.

Adrien sospirò. “E ti sembra una cosa da poco? Avrei preferito starle accanto”.

Lo stilista rivide quello sguardo, quello che compare ogni volta sulla sua faccia, quando va a fare visita alla teca di Emilie, e si riflette sul vetro.

“Preferisco averti sotto il mio tetto, piuttosto di lasciarti in ospedale da solo”.

“Tanto sono solo comunque” Lo disse sottovoce, facendolo sembrare quasi un sibilo.

La berlina grigia varcò l’imponente cancello di Villa Agreste, ed il gorilla premurosamente, aiutò Adrien ad uscire dall’auto, lo avrebbe portato in braccio su dalla scalinata, se il biondo non lo avesse liquidato con un “ce la faccio benissimo da solo”, sotto gli occhi contrariati del padre.

“Starò in ufficio tutto il giorno a lavorare, questo contrattempo, mi ha lasciato molto lavoro arretrato”.

“Mi spiace papà, non volevo esserti un peso” Gli rinfacciò andandosi a chiudere dentro la sua camera, senza aspettare una sua risposta e sbattendo la porta, facendola tremare.

*

Ohhh…finalmente a casa, e con il mio amato camembert” Plagg oltrepassò l’anta del comodino, dove Adrien, teneva il suo cibo preferito “…quella ricotta che hanno servito in ospedale, era acida come un limone. Per non parlare poi il tanfo di medicine che aleggiava nell’aria”. Il kwami ebbe quasi un conato di vomito, represso, quando Adrien, gli mise sotto il naso, la sua formaggio puzzolente preferito.

Plagg…cos’è questa storia del kawatama”. Chiese accomodandosi sul divano.

“Quale storia?” Chiese addentando quella leccornia.

Marinette mi ha detto che il mio kawatama e il suo, hanno attivato un portale, che ha intrappolato il suo spirito, in un’altra dimensione”.

Il kwami della distruzione volteggiò davanti il suo volto “Beh! Non se so molto, Tikki è molto più preparata di me su queste cose”.

Adrien sospirò, pensando che non avrebbe cavato un ragno da un buco.

“…so solo che il kawatama di Chat Noir e quello di Lady Bug, se uniti, possono aprire dei portali, ma dirti di preciso dove possono portare, quello non lo sa nessuno, essendo fatti con i capelli di tutti i portatori passati, potrebbe condurvi da loro, o nel futuro, chi lo sa…”.

“Quindi non sappiamo nemmeno dove sia Marinette di preciso, in quale epoca”.

“Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere stato il suo inconscio a portarla lì”.

Adrien inarcò un sopracciglio e Plagg, capì subito di doversi spiegarsi meglio.

“…mettiamo caso, che Marinette in cuor suo, è convinta che a te piace una ragazza che non sia lei, questo, la potrebbe a vivere una situazione, dove, che ne so, nemmeno ti conosce, o addirittura tu stai insieme ad un’altra persona”.

Il biondo scosse la testa “Continuo a non capire”.

Plagg sbuffò, sapeva che il moccioso non era molto portato nelle intuizioni, e la verità bisognava schiaffargliela in faccia, senza tanti giri di parole.

“Questo significa che Marinette, potrebbe essere stata catapultata in una realtà parallela, dove tutti i suoi maggiori incubi, si stanno avverando”.

“Quindi per riportarla qui, cosa dovrei fare?”.

“La domanda giusta è cosa dovreste fare” Sottolineò la parola dovreste.

Adrien sospirò, se anche lui doveva avere una parte in tutto ciò, non sapeva come poterla aiutare, era bloccato in casa con una gamba dolorante, e nemmeno i poteri di Chat Noir, lo avrebbero aiutato.

“Ok, e quindi, cosa facciamo?”.

“Se il mio ragionamento è giusto, Marinette, dovrebbe ripristinare l’ordine naturale delle cose, cioè, portare tutti gli avvenimenti, come sono qui, nel nostro presente, in nella realtà che sta vivendo adesso”.

“Ce la farà…la mia Ladybug, è un portento, può tutto”.

Plagg assottigliò gli occhi “Non mi sembri così sconvolto, di aver appreso che Marinette è in realtà Ladybug”.

Adrien sorrise e volse lo sguardo verso la parete finestrata “Forse, l’ho sempre saputo”.

*

Adrien si stava godendo la festa dell’alto della scalinata, appollaiato alla ringhiera, quando gli si avvicinò suo padre e si accomodò vicino a lui.

“Ti stai godendo la tua festa?”

“Non è poi così diversa da come quelle a cui siamo abituati a partecipare” Disse spicciolo.

“E’ in tuo onore, dovresti sembrare più contento”. Incalzò con il solito cipiglio.

“Non vedo che fretta c’era…”

“Ti sei già pentito della tua decisione? Tu e Kagami formate una bella coppia, e state bene assieme. Questo gioverà anche agli affari di famiglia”.

Il biondo inarcò un sopracciglio “Quindi si tratta solo di affari, di quello che provo io, non interessa niente a nessuno. Forse solo alla mamma”. Si rabbuiò.

Era chiaro come il sole, che a suo padre importasse di più il denaro, che la felicità di suo figlio.

“Non è vero…e questo lo sai. Abbiamo fatto pressioni per questo avvenimento, solo perché non sappiamo per quanto tempo tua madre, resterà con noi.” La osservava mentre parlava con Audrey “Le sue condizioni si sono aggravate dall’ultima visita”.

“Si, lo so” Disse con tono rassegnato abbassando lo sguardo e gesticolando con le mani. “Cosa dovremo fare?”.

“Starle accanto per il tempo che le rimane” Rispose scendendo gli scalini per raggiungerla.

*

Marinette tornò di corsa a Villa Agreste, il suo cellulare avrà suonato come minimo altre dieci volte, da quando ha lasciato l’appartamento del Maestro Fu.

Sul display dello smartphone, apparvero le notifiche di quattro chiamate perse da parte di Alya, più un messaggio in segreteria; e altre sei volte sua madre.

Stremata, sudata e quasi priva di fiato, si sedette nel vano del furgone, adibito al trasporto di cibo.

Sbloccò il telefono ed iniziò a cancellare le finestre temporanee, rivelando sotto di esse una foto che la ritraeva con il bel chitarrista.

Marinette la contemplò per qualche secondo, sorridendo.

“E’ il tuo ragazzo?” I suoi pensieri vennero interrotti da quella domanda.

La corvina ruotò il capo verso destra, in direzione di quella voce.

Adrien, era lì davanti a lei.

Il suo cuore mancò un battito.

“S-si, credo di si”. Balbettò spegnendo il display con il pulsante posto a lato.

“Come sarebbe a dire credi?”. Chiese con un cipiglio sorpreso.

Marinette non poteva dirgli la verità, e si guardò attorno, in cerca di una scusa plausibile “Ecco, vedi, io…”.

“Ah ho capito! Vi siete presi una pausa.”

“Si, bravo. Hai indovinato”.

“Mi spiace” Si rabbuiò per lei.

“Non devi dispiacerti per me, capita…” Fece spallucce.

“Stai bene?” Le chiese il figlio del padrone di casa, mettendole una mano sulla spalla amichevolmente.

“S-si, c-certo” Balbettò.

“Posso sedermi?” Adrien fece segno con la mano, chiedendo il permesso di accomodarsi.

“Se ci tieni, io però devo tornare dentro, mi stanno già cercando da un po'”.

“Anch’io, mi stavo soffocando, avevo bisogno di una boccata d’aria fresca”.

Marinette si guardò attorno, si aspettava che Kagami sbucasse da qualche parte e lo portasse via, come era solita fare quando stavano insieme.

“Non sei con la tua fidanzata?” Quell’ ultima parole uscì dalla sua bocca accompagnata da una smorfia di disgusto.

“In effetti…sono fuggito da lei”. Disse in tono rassegnato.

“Sembrate molto uniti…vi state anche fidanzando ufficialmente”.

Adrien sbuffò “Si, ma…”

“Ma” Lo invitò a continuare.

“Non lo so…e se stessi facendo un errore?” Le chiese guardandola negli occhi.

“E lo vieni a chiedere a me? Mi hai conosciuto solo ora”.

“Hai ragione, ma non so perché, ma sento che con te potrei parlare di qualsiasi cosa”.

Marinette accennò ad un sorriso, se solo sapesse la verità “Se ti serve una spalla su cui piangere, ti ascolto”.

“Sono un tipo che soffre in silenzio”. Adrien iniziò a muovere le mani nervosamente e a passarsi le mani nel casco biondo, spettinandoli.

“Non dovresti tenerti tutto dentro”.

“Di solito la mia confidente è mia madre, ma ultimamente passa molto tempo in ospedale, sai è molto malata. E mio padre passa il tempo tra trovarle una cura e lavoro”.

“Non lo sapevo, mi spiace” Gli mise una mano sopra la sua, e quel contatto, li fece sussultare entrambi.

“Non è colpa tua, figurati”.

“Se posso fare qualcosa…non esitare a chiedere”. Ammiccò Marinette.

“Grazie, sei molto gentile”. Le sorrise, in un’espressione che scaldò il cuore della ragazza e le fece imporporare le guance “Strano che ci siamo incontrati solo oggi, mi sembra di conoscerti da sempre”.

“Davvero?”

“Spero diventeremo ottimi amici”.

“Lo spero anch’io”. Gli sorrise, ma loro erano già ottimi amici, e Marinette voleva solo ritornare a casa, nel suo presente.

Non era un sogno quello che stava vivendo, se lo fosse stato, le immagini sarebbero sfocate, e non riuscirebbe bene a muoversi, qui invece riesce a fare tutto in modo fluido.

“Ah! Sei qui, ti stavo cercando dappertutto” Kagami si materializzò davanti a loro, con il solito tono freddo e distaccato.

Marinette pensò che cosa Adrien, ci trovasse in lei.

*

Kagami lo trascinò via sottobraccio, fino ad arrivare all’ingresso della villa.

“Sei sparito” Gli disse non facendo trasparire nessuna emozione, a volte Adrien, non riusciva a capire se era felice, triste o altro.

Era sempre stato convinto che tutte le ragazze fossero così, in realtà non ne aveva conosciute molte, aveva come modello di riferimento lei, e sua madre.

Sua madre, al contrario di Kagami, era una persona molto solare e disponibile con tutti.

Sperava che tra qualche anno, quando sarebbero stati una famiglia, lei sarebbe cambiata, in meglio.

Si, poi aveva conosciuto Alya, per lavoro, in quanto gestiva ilo suo blog, ma le loro conversazioni si erano limitate a qualche foto ed articolo; Chloè, l’aveva vista a qualche evento, ma non si era mai soffermato a parlare, a lei piaceva intrattenersi, insieme alla madre, con ospiti illustri e nomi noti nel campo della moda.

E poi c’era lei, apparsa dal nulla come un raggio di sole, dopo una tempesta: Marinette.

Dolce, disponibile, amichevole.

“Sono uscito per una boccata d’aria” Si limitò a dire fermandosi ai piedi della scalinata.

“E per caso ti sei fermato a parlare con la cameriera”. Disse in tono dispregiativo.

Marinette, si chiama Marinette.” Ribadì.

“Ah giusto, hanno anche un nome.”

“Ma perché ti comporti così…” La bloccò per un polso, mentre si apprestava a salire lo scalino.

Furono interrotti dai presenti che urlarono e alcuni che si prodigavano per chiamare un’ambulanza.

*

continua

 

  
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